Marino, Riccardi e lo strano caso dei fondi alla “salute riproduttiva”
Abbiamo cercato di saperne qualcosa di più, in primo luogo perché si sa quali significati gli organismi dell’Onu – e l’Hrp in questo non fa certo eccezione – riescono ad attribuire all’apparentemente innocua definizione di “salute riproduttiva”. Accanto alla promozione della salute materno-infantile, e quindi alla lotta alla mortalità materna e al miglioramento della salute della donna legata alla sua possibilità di procreare, quella definizione ricomprende infatti il vasto e spinoso capitolo – spinoso almeno per i cattolici, ma non solo per loro – della contraccezione (preventiva e d’emergenza) e dell’aborto, senza contare l’altro controverso capitolo della vaccinazione contro il papillomavirus, indirizzata a bambine e adolescenti. Proprio la scorsa settimana, tra l’altro, l’Hrp ha presentato a Ginevra l’edizione aggiornata di “Aborto sicuro: guida tecnica e politica per i sistemi sanitari”. Leggiamo direttamente sul sito dell’Hrp – che dedica il mese in corso alla promozione e all’informazione della pillola del giorno dopo – la descrizione delle sue attività. Che prevede anche “la messa a punto di soluzioni sicure e accettabili in materia di aborto medico, compresa l’utilizzazione di mifepristone-misoprostol (si tratta dell’aborto chimico con la Ru486, ndr). La ricerca continua per migliorare l’efficacia e ridurre gli effetti secondari di questi medicamenti”.
In tempi pre obamiani, tanto bastava agli Stati Uniti guidati dai presidenti Bush padre e figlio per rifiutare i fondi ai programmi internazionali di pianificazione famigliare, tradotti soprattutto in politiche di promozione di aborto, sterilizzazione e contraccezione (quei fondi, già aboliti da Reagan e poi ripristinati da Clinton, sono ora tornati a finanziare le politiche antinataliste dell’Onu grazie a Obama).
Tornando all’Hrp e al finanziamento annunciato da Marino, abbiamo dunque chiesto al ministero per la Cooperazione internazionale e l’integrazione qualche informazione in più, e in quali termini il dicastero guidato da Andrea Riccardi intenda eventualmente attuare quel finanziamento. L’ufficio stampa ci ha risposto che “allo stato attuale dei fatti ancora non esiste nessuna decisione del ministro al riguardo. Il ministro valuta, di tutte le proposte che arrivano sul suo tavolo, tutte le compatibilità, dal punto di vista finanziario e da quello etico. Teniamo anche conto che l’Italia contribuisce con settantacinque milioni di euro alla Gavi (Grande alleanza per i vaccini), che promuove campagne di immunizzazione nei paesi poveri del mondo, nelle quali è ricompresa anche la vaccinazione contro il papillomavirus”. Forse è una mezza smentita del senatore Marino, ma forse no.
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