A questa strana domanda, risponde il “Generale” Enrico Borgenni, dopo aver letto il nostro libro: “Cristiani, musulmani, ebrei, hanno lo stesso Dio? No!”. «Mi permetto di rilevare – circa la “Appendice III: un Papa in moschea”, là dove viene descritta la visita di Giovanni Paolo II, fatta alla grande moschea di Damasco il 6 maggio 2001, e posare la mano sul cenotafio di S. Giovanni Battista, che anche l’Islam venera come profeta, e che, secondo la tradizione locale islamica, custodisce la testa del Santo – quanto segue. 1. La testa di S. Giovanni Battista è conservata e venerata in apposito reliquiario nella Basilica romana di “S. Silvestro in Capite”, nell’omonima Piazza di S. Silvestro, come risulta dalla cartolina che Le allego, dal XII secolo. Attualmente, il reliquiario è in restauro, e il cranio del Santo è conservato in una tela trasparente con alla base una scritta inequivocabile “Caput Sancti Joannes Baptistae, praecursoris Domini Jesu Christi”. Quindi, il cenotafio della Moschea non contiene tale reliquia e la tradizione islamica è falsa!
Il termine “cenotafio” stesso definisce un monumento funebre vuoto, in onore di un morto illustre (come quello di Dante nella Chiesa di S. Croce, in Firenze). L’usanza dei cenotafi risale ai tempi omerici ed ebbe notevole diffusione nel mondo antico, greco e romano 1. Non sono a conoscenza di come la testa del Battista sia pervenuta a Roma, ma ritengo che la tradizione cattolica di oltre nove secoli sia più attendibile di una tradizione locale islamica! Infine, non posso non rilevare che Giovanni Paolo II, per onorare il Precursore di Gesù, poteva più comodamente attraversare il Tevere e recarsi nella Basilica di “S. Silvestro in Capite” senza alcuna necessità di entrare in una moschea; fatto che, come cattolico, mi ha profondamente addolorato! Ed ecco un’ulteriore “prova” storica della plurisecolare esistenza della reliquia nella citata Basilica: La Banca Toscana di Firenze ha pubblicato, quale strenna natalizia, per il 2002, un libro sul condottiero mediceo “Giovanni dalle bande nere”, da me avuto da un amico. Nella descrizione del sacco di Roma (a pag. 86), sono riportati degli stralci di una lettera del Vescovo di Como dell’epoca, Cardinale Scaramuccia Trivulzio, con la quale, il 24 maggio 1527, egli informava il Suo segretario sugli esiti del saccheggio: «... Il capo di S. Giovanni Battista, quale era in S. Silvestro, spogliato dell’argento e gettato il capo a terra»2. Evidentemente, la profanazione descritta dal Cardinale Trivulzio, nel maggio 1527, conferma la presenza in Roma, nella stessa chiesa di oggi, del capo del Precursore di Gesù. Le unisco alcune fotocopie probanti, tratte dal libro in questione, relative alla parte d’interesse nonché alla nota in calce. Nel rinnovarLe la mia stima profonda, Le porgo il mio saluto! Generale Enrico Borgenni da Chiesa Viva - Marzo 2002 Note: 1 Cfr. Zingarelli, Vocabolario della lingua italiana; Arch. Roberto Gabetti Ord. Politecnico di Torino, Grande Dizionario Enciclopedico UTET, vol. IV. 2 Questa lettera è tratta (come indicano le note 219, 223 2 224) dal libro di C. Milanesi “Il sacco di Roma del XCXXVII. Narrazioni di contemporanei”, Firenze 1867, alle pagine 171-190 e 484, 485 e 504. |
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