Giugno è il
mese consacrato al Sacro Cuore di Gesù. Una bellissima meditazione del
cardinale Burke ci aiuterà a sentire ancor più radicata in noi questa
importantissima devozione.
del card. Edmund Burke – pubblicato su Radici Cristiane n.65 - 2011
Non sorprende che vi sia sempre stata una devozione al Sacro Cuore
Trafitto di Gesù. Dalle Sacre Scritture emerge infatti una devozione
presente all’interno della Chiesa fin dalla prima discesa dello Spirito
Santo. È specialmente nell’applicazione della Parola del Signore alla
vita quotidiana dei cristiani che la Chiesa docente ha incoraggiato la
devozione al Sacro Cuore di Gesù.
Nella sua lettera enciclica sul culto del Sacro Cuore, Papa Pio XII
commentava lo sviluppo della devozione nella vita della Chiesa fin
dalle sue origini:
«È per altro Nostra persuasione che il culto tributato
all’amore di Dio e di Gesù Cristo verso il genere umano attraverso il
simbolo augusto del Cuore trafitto del Redentore, non sia mai stato
completamente assente dalla pietà dei fedeli, benché abbia avuto la sua
chiara manifestazione e la sua mirabile propagazione nella Chiesa in
tempi da noi non molto remoti (…)
Se però il Cuore trafitto del Redentore dovette sempre
esercitare un potente stimolo al culto verso il suo amore infinito per
il genere umano, poiché per i cristiani di tutti i tempi hanno valore le
parole del profeta Zaccaria, riferite al Crocifisso dall’evangelista
San Giovanni: “Vedranno Chi hanno trafitto”, è doveroso tuttavia
riconoscere che soltanto gradualmente esso venne fatto oggetto di un
culto speciale, come immagine dell’amore umano e divino del Verbo
Incarnato (Pio XII, Enciclica Haurietas Aquas, nn. 90 e 93).
La devozione al Sacro Cuore di Gesù era destinata a crescere e a
svilupparsi lungo i secoli cristiani, specialmente nei periodi in cui il
nostro amore per Dio diveniva freddo o in cui eravamo diventati
indifferenti al Suo amore.
In quei momenti, Dio nostro Padre ci richiamava al Sacro Cuore di
suo Figlio, l’immagine del Suo infinito amore per noi, in modo che noi
potessimo essere stimolati e rafforzati nell’amarlo a sua volta.
Il primo insegnamento
I grandi maestri della fede, dagli inizi della Chiesa, hanno sempre
parlato di come la Chiesa sia nata dal costato ferito di Cristo. Il
loro insegnamento era profondamente teologico e, quindi, spirituale.
Esso invitava il fedele a trarre dal cuore trafitto di Gesù la grazia
della salvezza, specialmente attraverso i sacramenti e, soprattutto,
attraverso l’ Eucaristia. Spesso la nascita di Eva dal fianco di un
Adamo dormiente venne presentata come la prefigurazione della nascita
della Chiesa dal fianco lacerato di Cristo addormentatosi nella morte.
Sant’Agostino di Ippona, grande padre della Chiesa Occidentale,
così commentava un passo del Vangelo di Giovanni raccontando la
sofferenza del Sacro Cuore del Cristo crocifisso: «Adamo dorme
perché sia formata Eva; Cristo muore perché sia formata la Chiesa. Dal
fianco di Adamo che dorme è formata Eva (Gn. 2, 21); dal fianco di
Cristo morto in croce, colpito dalla lancia (cf. Gv. 19, 34), sgorgano i
sacramenti con cui viene formata la Chiesa».
I primi Padri della Chiesa pensavano che, nel Cuore di Gesù, i
cristiani potessero trovare la fonte della loro vita in Cristo. Come la
Chiesa stessa nacque dal costato ferito di Cristo, così ogni cristiano
giunge alla vita spirituale grazie al glorioso Cuore trafitto che
continuamente sprigiona i sette doni dello Spirito Santo su di noi.
Anche san Giovanni Crisostomo, grande maestro della Chiesa
orientale, sottolinea come il costato trafitto di Cristo sia la fonte di
ogni grazia, la fonte della nostra vita nella Chiesa: «“E subito ne
uscì sangue e acqua”. Non è per puro caso o involontariamente che
queste due sorgenti zampillarono in quel momento. È perché sangue e
acqua sono due elementi costitutivi della Chiesa. Coloro che sono già
stati ammessi ai sacri riti conosco bene ciò; intendo coloro che sono
stati rigenerati nelle acque del battesimo e nel cibo Eucaristico col
corpo e il sangue di Cristo. È a questa fonte che tutti i misteri
cristiani fanno risalire le loro origini. E così quando avvicini le tue
labbra a questa coppa, fallo come se stessi bevendo il prezioso sangue
dal costato di Cristo stesso».
Nel suo caratteristico linguaggio forte, san Giovanni Crisostomo ci
ricorda dell’unità della nostra partecipazione alla Santa Messa e al
Sacrifico del Calvario. Il costato di Cristo, il suo Sacro Cuore, sono
un ricordo costante della sua viva presenza in noi, nei cuori di chi Lo
ama, di chi pone il proprio cuore nel Suo.
Il Medioevo
Un notevole sviluppo della devozione al Sacro Cuore di Gesù si
verificò durante il Medioevo. San Bernarndo di Chiaravalle (1070-1153),
scrivendo riguardo l’amore di Cristo, ci ricorda che, attraverso la
preghiera, i nostri cuori divengono tutt’uno col Cuore di Cristo.
Timothy T. O’ Donnell, nel suo Heart of the Redeemer (“Il
Cuore del Redentore”), ci ha inoltre fornito i testi di una bellissima
preghiera e di un inno al Sacro Cuore di Gesù composti nel XII e nel
XIII secolo. L’inno, Summi Regis Cor (“Il Cuore del Supremo
Re”), illustra – in modo penetrante – l’intimo amore verso Dio che è
sempre stato ispirato dalla devozione al Sacro Cuore di Gesù.
I frati dell’Ordine dei Predicatori, o Domenicani, e l’Ordine dei
frati Minori, o francescani, hanno molto incoraggiato la devozione al
Sacro Cuore di Gesù. San Francesco d’Assisi, fondatore dell’Ordine dei
Frati Minori, meditò così intimamente sulla profonda sofferenza del
Cuore di Cristo che Dio gli concesse il favore di portare sul proprio
corpo i segni delle ferite di Cristo, le stimmate, in particolare il suo
fianco trafitto.
San Bonaventura, figlio spirituale di san Francesco e grande
teologo del XIII secolo, conferì una piena realizzazione a ciò che
apprese da san Francesco riguardo la devozione al Sacro Cuore di Gesù.
Ci ha infatti lasciato ispiranti riflessioni teologiche sull’unione dei
nostri cuori col Sacro Cuore di Gesù.
La Francia del XVII secolo
Nel XVII secolo si assisté a un fiorire di devozione al Sacro Cuore
di Gesù in Francia. Tre scrittori spirituali, in particolare,
incoraggiarono la diffusione della devozione tra tutti i fedeli. Questi
furono il card. Pierre de Bérulle, san Francesco di Sales e san Giovanni
Eudes.
San Francesco di Sales influenzò grandemente santa Giovanna
Francesca di Chantal, fondatrice delle Sorelle della Visitazione della
Beata Vergine Maria, che avevano un monastero e una scuola
nell’arcidiocesi, dove la devozione del Sacro Cuore di Gesù era molto
diffusa.
San Giovanni Eudes aiutò a sviluppare l’aspetto liturgico della
devozione al Sacro Cuore e al Cuore Immacolato di Maria, grazie a cui il
figlio di Dio assunse un cuore umano. Fondò anche un ordine religioso
composto da uomini e donne intitolato al Sacro Cuore di Gesù e Maria.
Molte comunità di religiosi e religiose sono state fondate sotto
l’ispirazione del Sacro Cuore di Gesù. Abbiamo ad esempio le Sorelle
degli Apostoli del Sacro Cuore di Gesù, la Società del Sacro Cuore e le
Sorelle Carmelitane del Divino Cuore di Gesù. I Padri Gesuiti hanno
inoltre una forte devozione al Sacro Cuore.
Santa Margherita Maria Alacoque
Santa Margherita Maria Alacoque, delle Sorelle della Visitazione
della Beata Vergine Maria, era profondamente imbevuta della devozione al
Sacro Cuore di Gesù. La figura di San Francesco d’Assisi influenzò
infatti molto la sua devozione.
Presso il convento della Visitazione di Paray-le-Monial, Cristo,
inoltre, le apparve e le rivelò il suo Sacro Cuore. Le apparizioni si
verificarono tra il 27 dicembre del 1673 e l’Ottava della solennità del
Corpus Christi del 1675.
Tutte si verificavano in occasione della preghiera prima del
Santissimo Sacramento. Se ne verificarono quattro, l’ultima delle quali
fu la più importante. Le apparizioni riferite da santa Margherita Maria
furono di carattere privato, nessuno è tenuto a crederci. Esse hanno
però goduto della massima approvazione da parte della Chiesa.
Le apparizioni non furono però concesse a santa Margherita per una
sua consolazione privata ma per una missione che Nostro Signore le
confidò, vale a dire la diffusione della devozione al suo Sacro Cuore. A
partire dalla prima apparizione, Nostro Signore spiegò a santa
Margherita che il suo Cuore è infiammato dall’amore per il genere umano e
che Egli desiderava che lei fosse l’apostola del suo Divino Amore.
Fu durante la prima apparizione che Nostro Signore le chiese il suo
cuore, che lei poi offrì misticamente a Lui. In altre parole, ella
collocò il suo cuore completamente nel suo Sacro Cuore.
L’unione del cuore di santa Margherita col Sacro Cuore è il modello
di come i nostri cuori devono essere riposti nel Sacro Cuore di Gesù,
in modo che essi vengano purificati da tutti i desideri erronei e
infiammati dal Divino Amore.
Alla fine della prima apparizone, Nostro Signore le disse: «Ti conferisco ora il titolo di amata discepola del Mio Sacro Cuore».
Fu grazie alla quarta apparizione, durante l’Ottava del Corpus
Christi del 1675, che Nostro Signore pronunciò le bellissime parole che
esprimono il profondo significato della devozione al suo Sacro Cuore:
«Ecco questo Cuore che ha così tanto amato gli uomini e che
nulla ha risparmiato, arrivando anche al punto di consumarsi, per
provare loro che Esso è amore. E in cambio ricevo da gran parte degli
uomini nient’altro che l’ingratitudine, il disprezzo, i sacrilegi e la
freddezza con cui essi mi trattano in questo Sacramento d’Amore. Ma ciò
che è ancora più doloroso per me è che anche le anime a Me consacrate si
comportano in questo modo».
Nostro Signore chiese poi che fosse fatta ammenda: in particolare
Egli chiese l’osservanza della Messa del primo venerdì, la Comunione di
Riparazione, l’Ora Santa del giovedì notte prima del Primo Venerdì (in
memoria dell’Agonia nell’orto), e la festa solenne in onore del Sacro
Cuore.
Fu durante l’ultima grande apparizione che Cristo rivelò l’immagine
del Sacro Cuore così come è raffigurata su statue, dipinti e icone: il
suo Cuore trafitto sul fuoco, coronato dalla Croce e avvolto dalla
Corona di Spine.
Altre testimonianze e insegnamento Papale
La storia della devozione al Sacro Cuore include molte
testimonianze di santi. Santa Teresa di Lisieux aveva una profonda
devozione al Sacro Cuore. La sua autobiografia, Storia di un’anima, contiene come appendice le parole con cui ella consacrò il suo cuore al Sacro Cuore di Gesù, “Atto di offerta all’Amore Misericordioso”.
Nel suo Diario di un’anima, il Beato Papa Giovanni XXIII scrive: «Oggi
tutto ciò che concerne il Sacro Cuore di Gesù è divenuto per me
familiare e doppiamente caro. La mia vita sembra destinata a essere
spesa nella luce irradiata dal Tabernacolo, ed è al cuore di Gesù che
devo guardare per una soluzione a tutti i miei problemi. Sento che se
volessi essere pronto per versare il mio sangue per la causa del Sacro
Cuore, il mio più vivo desiderio sarebbe poter fare qualcosa per quel
prezioso oggetto del mio amore». La devozione al Sacro Cuore di Gesù era il centro della sua vita spirituale.
Quando visitai la cella di san Massimiliano Kolbe al Campo di
Concentramento di Auschwitz, mi fu mostrata anche un’altra cella vicina
alla sua. La guida mi raccontò che lì vi era morto un dottore. Dopo la
sua morte, le guardie scoprirono che egli aveva inciso un’immagine nel
gesso della parete con le sue unghie. Quando la famiglia chiese quale
fosse l’immagine, essi riconobbero immediatamente la figura del Sacro
Cuore di Gesù, che era stato intronizzato nella loro casa di famiglia.
Rinchiuso a morire nella cella, il dottore aveva compiuto un magnifico
gesto di speranza nell’amore infinito di Dio.
L’insegnamento papale, specialmente da Papa Leone XIII fino
all’attuale Pontefice, considera la devozione al Sacro Cuore come una
forma privilegiata di vita devozionale per tutti i fedeli. Citando Papa
Leone XIII, Papa Pio XII definì la devozione al Sacro Cuore di Gesù «la
scuola più efficace dell’amore di Dio; l’amore di Dio, noi diciamo, che
deve esser la base su cui costruire il Regno di Dio nei cuori degli
individui, delle famiglie e delle nazioni...».
Fonte: Radici Cristiane n.65
Notizia del 01/06/2012 stampata dal sito web www.lucisullest.it
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