ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 23 giugno 2012

PADRE NOSTRO: COSA SIGNIFICA LIBERACI DAL MALE? LIBERACI DAL MALE O DAL MALIGNO?




Pontifex.RomaIn ambienti progressisti (modernisti) ed eticamente malsani (acattolici) si nega ereticamente l'esistenza di Satana, del male e del Maligno, tuttavia noi sappiamo, per dato certo ed inerrante, che Satana è un'entità angelica decaduta che, con gli altri angeli traditori, tenta e induce l'uomo al male ed al peccato; il fine unico è indurre l'uomo alla dannazione per sottrarre l'anima all'eterna visione beatifica di Dio (portarla all'Inferno). Satana è realtà concreta, non è astrazione od invenzione e, come già definito dall'incorrotto Magistero universale e dalla Scrittura, il ricondurre Satana ed il male a private inclinazioni od a figure meramente simboliche è eresia anticattolica. Cosa significa, quando recitiamo il Pater, la richiesta di grande aiuto "ma liberaci dal Male"? Perché i fedeli capiscano il valore e lo spirito di questa domanda, si spieghi loro che non preghiamo di essere liberati da tutti i mali, poiché ci sono cose credute generalmente mali che invece sono utili a chi le patisce, come quello stimolo inflitto all'Apostolo, affinché potesse rendere più perfetta, con l'aiuto di Dio, la sua virtù nella debolezza (2 Cor 12,7.9). Se l'efficacia di queste cose viene conosciuta, i giusti le accoglieranno con sommo piacere, piuttosto che chiedere di esserne liberati.

Perciò noi (scrive San Pio V) qui deprechiamo soltanto quei mali che non possono arrecare all'anima nessun vantaggio, non già gli altri, se deve derivarne qualche frutto salutare.
Questa preghiera, dunque, intende chiedere che, come noi siamo stati liberati dal peccato e dal pericolo della tentazione, lo siamo anche dai mali interni ed esterni; che siamo immuni dall'acqua, dal fuoco, dalle folgori; che la grandine non rechi danno alle messi, né ci angustino la carestia, le sedizioni, le guerre.
Chiediamo inoltre a Dio che tenga lontane da noi le malattie, la peste, il saccheggio, le catene, il carcere, l'esilio, i tradimenti, gli agguati e ci eviti tutti gli altri mali, per i quali specialmente la vita umana suole svolgersi nel terrore e nell'affanno, ed elimini le cause di atti disonorevoli e di delitti. Ne solo invochiamo che siano lontani da noi quelli che sono mah per consenso generale, ma domandiamo anche che quelle cose che quasi da tutti sono ritenute come beni, quali le ricchezze, gli onori, la salute, la forza, la vita stessa, non siano volte al male e alla morte dell'anima nostra.
Preghiamo anche Dio di non esser vittime di morte improvvisa (in stato di peccato mortale), di non provocare su di noi la sua collera (la collera di Dio è un concetto dogmatico), di non incorrere nei supplizi che sovrastano gli empi, di non essere avvolti nel fuoco del Purgatorio, dal quale invochiamo devotamente e piamente che gli altri pure siano liberati.
La Chiesa interpreta, tanto nella Messa quanto nelle Litanie, questa Preghiera, nel senso che da noi vengano tenuti lontani i mali passati, presenti e futuri.
La bontà di Dio ci libera dal male non in un solo modo, ma trattiene le tante sventure che ci sovrastano, come leggiamo aver salvato il grande Giacobbe dai nemici che l'uccisione dei Sichimiti aveva eccitati contro di lui. E scritto infatti: "II terrore di Dio invase tutte le città d'intorno e non osarono inseguire quelli che si ritiravano" (Gn 35,5).
Così tutti quelli che in cielo regnano con Cristo Signore sono stati liberati da ogni male per opera di Dio e se egli non vuole che noi, viventi ancora in questo pellegrinaggio, siamo sciolti da qualunque affanno, ci sottrae però a non pochi di essi, quantunque siano quasi una liberazione dai mali le consolazioni che Dio da a volte ai colpiti dalla sventura. Di queste si consolava il Profeta dicendo: "Secondo la moltitudine dei miei dolori nel mio cuore, le tue consolazioni hanno allietato l'anima mia" (Sal 93,19).
Dio inoltre libera gli uomini dal male quando, versando essi in grandissimo pericolo, li conserva integri e incolumi, come accadde a quei fanciulli gettati nella fornace ardente e a Daniele: questi non fu affatto toccato dai leoni (Dn 6,22) né quelli dalle fiamme (Dn 3,21).
Il male dal quale chiediamo di essere liberati è specialmente il demonio 
Malvagio in modo speciale è il demonio, secondo san Basilio Magno, san Giovanni Crisostomo e sant'Agostino, perché istigatore della colpa degli uomini, cioè del delitto e del peccato.
Dio si serve anche di lui come di suo ministro per far scontare le pene agli scellerati e facinorosi; poiché da Dio vengono agli uomini tutti i mali (altro dogma di fede) che soffrono a causa dei loro peccati.
In questo senso si esprimono le Sacre Scritture: "Potrà esserci nella città un male che Dio non abbia mandato?" (Am 3,6). "Io sono il Signore, io non un altro, che formo la luce e creo le tenebre, faccio la pace e creo il male" (Is 45,6.7).
Ma il demonio è chiamato "cattivo" anche per questo: sebbene noi non gli abbiamo fatto alcun male, tuttavia ci fa perpetua guerra e ci perseguita senza tregua con odio mortale. Che se egli non può nuocere a noi, muniti come siamo di fede e d'innocenza, tuttavia mai pone fine alle sue tentazioni con mali esterni e con qualunque altro mezzo nocivo; perciò preghiamo Dio di liberarci dal male.
Diciamo dal male, non dai mali, perché appunto quei mali che ci vengono dal prossimo li attribuiamo al demonio (altro dogma di fede) come al vero autore e incitatore di essi.
Perciò non dobbiamo andare in collera contro il prossimo, ma rivolgere tutto l'odio e l'ira contro Satana, dal quale gli uomini sono spinti a offenderci. Se pertanto il prossimo ti offenderà in qualsiasi modo, nelle tue preghiere a Dio Padre chiedigli che non solo ti liberi dal male, ossia dalle offese che il prossimo ti avrà fatte, ma anche che strappi questo tuo stesso prossimo dalle mani del demonio, per la cui istigazione gli uomini sono indotti al male.
Come sopportare i mali
Si deve poi notare che se noi in seguito a preghiere e a voti non siamo liberati dal male, abbiamo il dovere di sopportarlo con pazienza, certi di renderci graditi a Dio tollerandolo. È male quindi sdegnarci o dolerci che Dio non esaudisca le nostre preghiere; tutto si deve attribuire alla sua volontà, pensando che sia utile e salutare solo ciò che a Dio piace (altro dogma di fede), non quello che a noi sembra bene.
Si devono infine esortare i buoni fedeli a rassegnarsi alla necessità di sopportare, nel breve corso della vita terrena, le contrarietà o le sventure di qualsiasi genere con animo non solo sereno, ma lieto: "Poiché tutti quelli che vogliono santamente vivere in Gesù Cristo soffriranno persecuzione" (2 Tm 3,12).
Ancora la Scrittura afferma: "Per via di molte tribolazioni dobbiamo arrivare al regno di Dio" (At 15,21). "Non doveva forse il Cristo patire tali cose e cosi entrare nella sua gloria?" (Lc 24,26).
Sarebbe ingiusto che il servo fosse più favorito del padrone, come è vergognoso, secondo san Bernardo, che vi siano membra delicate sotto un capo coronato di spine (Sermo de omn. sanct., 5, 9).
Insigne esempio, raccomandato all'imitazione, è quello di Uria che, alle esortazioni di David di restare in casa, disse: "L'arca di Dio e Giuda e Israele abitano sotto le tende e io entrerò nella mia casa? " (2 Sam 11,11).
Se con tali pensieri e meditazioni noi andiamo a pregare, otterremo che, sebbene cinti da ogni parte di minacce e attorniati di mali, resteremo inviolati come i tre fanciulli rimasti intatti nel fuoco e certamente potremo sopportare con energia e costanza le avversità, come i Maccabei. Nelle offese e nei travagli imitiamo i santi Apostoli che, anche fustigati con verghe, si rallegravano di essere stati fatti degni di soffrire oltraggi per Gesù Cristo.
Così disposti, potremo cantare con grande letizia dell'animo: "I principi mi hanno perseguitato senza ragione, ma solo le tue parole ispirano timore al mio cuore. Io mi rallegrerò delle tue parole, come colui che ha trovato grandi tesori" (Sal 118,161).  
Fonte e citazioni:
Catechismo ad uso di parroci pubblicato da Papa San Pio V per decreto del dogmatico Concilio di Trento
Pubblicazione a cura di Carlo Di Pietro
L'autore del presente articolo ha scritto e pubblicato: CLICCA QUI


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