Il Vaticano prosegue la guerriglia contro Rep. a colpi di smentite sui corvi
Non ci sono corvi oltre l’ex maggiordomo, almeno per il momento. Prima padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede, poi la segreteria di stato vaticana con una nota ufficiale, hanno rispedito al mittente, e cioè al quotidiano Repubblica, l’indiscrezione secondo la quale l’ex aiutante di camera Paolo Gabriele, già indagato per il furto di documenti dall’appartamento papale e ora agli arresti domiciliari, avesse dei complici. Repubblica fa nomi pesanti: l’ex governante del Pontefice, la tedesca e fedele Ingrid Stampa, l’ex segretario di Benedetto XVI Josef Clemens e il cardinale Paolo Sardi che per diversi anni ha collaborato alla stesura dei testi papali (e con il quale in segreteria di stato era andata a lavorare la Stampa): tre personalità un tempo molto vicine a Ratzinger, e c’è chi ritiene che abbiano coltivato del dispiacere per non aver più potuto godere di una certa familiarità col Pontefice.
Lombardi risponde non soltanto spiegando che l’indiscrezione ricopia “un articolo firmato da Paul Badde, apparso su Die Welt online una settimana fa (15 luglio) senza aggiungere praticamente nulla se non alcuni argomenti non pertinenti e interpretati in modo infondato”, ma anche elencando alcune smentite che il Vaticano ha dovuto recentemente riservare a Repubblica: “A questo punto è giusto far notare – ha detto Lombardi – come l’informazione data in articoli di Repubblica su tutta questa vicenda sia stata particolarmente, e direi inspiegabilmente, caratterizzata da interventi che ho dovuto ripetutamente e pubblicamente smentire”. E ancora: “Ricordo semplicemente alcune occasioni più evidenti. La presunta intervista (mai esistita) con la moglie di Paolo Gabriele poco dopo l’arresto (27 maggio); l’intervista con un monsignore non identificato in cui si affermava l’esistenza di una (assolutamente inesistente) équipe di ‘relatori’ coordinata da una donna, che doveva riferire direttamente al Papa (28 maggio); l’articolo su un presunto ‘hacker’ (assolutamente inesistente) consulente informatico del Vaticano improvvisamente scomparso (14 giugno); l’indicazione di tre nomi di cardinali che sarebbero stati interrogati dalla commissione cardinalizia (falso in tutti e tre i casi) (19 giugno). Ora questo articolo copiato in modo praticamente letterale dal tedesco una settimana dopo, che addita intenzionalmente come ‘complici’ tre persone degne di stima e rispetto sembra colmare la misura”. La puntigliosità di Lombardi conferma che al momento per il Vaticano non vi sono altri sospettati oltre a Paolo Gabriele, o che comunque non ve ne siano tra le personalità interne alla curia romana. La Stampa, Sardi e Clemens, tra l’altro, “sono da molti anni al fedele servizio del Santo Padre” scrive la segreteria di stato.
La notizia non è di poco conto, perché dice ancora una volta che internamente la tesi che Vatileaks sia figlia di una sorta di regolamento di conti tra fazioni opposte non trova riscontri. O che, comunque, la tesi non viene in nessun modo presa in considerazione. Certo, questa visione delle cose cozza con il contenuto delle lettere che l’ex segretario del governatorato Carlo Maria Viganò ha scritto al Papa e al segretario di stato Tarcisio Bertone dichiarandosi vittima di coloro che hanno lavorato per “metterlo in cattiva luce”, ma è anche vero che un conto è Vatileaks e la fuga dei documenti riservati dall’appartamento papale alle redazioni dei giornali, un altro è il “promoveatur ut amoveatur” di un presule divenuto scomodo.
Dicono i frequentatori di Castel Gandolfo che Benedetto XVI, almeno fino all’Assunta (15 agosto), non vuole essere disturbato. Inutile sottoporgli dossier che esulino dalla stesura del libro su “Gesù di Nazaret” dedicato ai Vangeli dell’infanzia. Ciò non significa che egli non governi la chiesa. Vatileaks, in fondo, è figlia di una sua dirompente decisione: l’istituzione nel 2011, tramite motu proprio, dell’Autorità d’informazione finanziaria che dovendo vigilare su tutti i conti vaticani ha creato non pochi malumori. Ma prima di Vatileaks, altre crisi: le critiche del mondo ebraico per il ritorno della messa antica in cui vi è l’espressione “perfidi giudei”, la revoca della scomunica ai vescovi lefebvriani, “i traditori del Concilio” per molta parte di chiesa. E ancora la possibilità – criticatissima questa volta “da destra” – concessa agli anglicani di tornare in comunione con Roma. Crisi pesanti ma anche volute, da un Papa più di governo di quanto sembri.
© - FOGLIO QUOTIDIANO
Vaticano, smentito l'allontanamento di tre nuovi «corvi»
Paolo Gabriele rimane l'unico indagato del caso Vatileaks, la fuga di documenti riservati finiti sui giornali e, infine, nel libro di Gianluigi Nuzzi «Sua Santità». In Vaticano, però, c'è il forte sospetto che il maggiordomo del Papa non abbia agito da solo
CITTÀ DEL VATICANO - Paolo Gabriele rimane l'unico indagato del caso Vatileaks, la fuga di documenti riservati finiti sui giornali e, infine, nel libro di Gianluigi Nuzzi 'Sua Santità'. In Vaticano, però, c'è il forte sospetto che il maggiordomo del Papa non abbia agito da solo. Tanto che, dal giorno dell'arresto per «furto aggravato» delle carte del Papa (non per la loro diffusione), il 23 maggio, alla concessione dei domiciliari, il 21 luglio, ci sono stati altri interrogatori condotti da gendarmeria e magistratura vaticana, nel quadro di un processo che potrebbe essere celebrato in autunno.
PROSEGUONO LE «AUDIZIONI» - E, parallelamente, sono proseguite le «audizioni», meno circostanziate e più discrete, svolte da tre cardinali (Herranz, Tomko e De Giorgi) che riferiscono direttamente al Papa. Segno che la fuga di notizie ha posto questioni di 'governance' vaticana, poi, il Papa ha voluto incontrare cardinali e arcivescovi di primo piano della Chiesa cattolica mondiale prima di ritirarsi a Castel Gandolfo per il periodo estivo. E' in questo contesto che sui giornali sono iniziate a fioccare ipotesi sui complici del 'corvo', culminate in un articolo oggi duramente smentito dalla Santa Sede.
I SOSPETTI DI «REPUBBLICA» - A innescare la reazione vaticana è stato un pezzo di Repubblica che riecheggia i sospetti già tratteggiati il 15 luglio Die Welt. Sul quotidiano tedesco Paul Badde indicava tre personalità di Curia - il cardinale italiano Paolo Sardi, ex capo della sezione della segreteria di Stato che appronta i discorsi del Papa, il vescovo tedesco Josef Clemens, ex segretario personale di Rartzinger, e la sua ex governante Ingrid Stampa - che si sarebbero mosse «presso, accanto o dietro» Paolo Gabriele. E sosteneva che il caso Vatileaks non va spiegato come «un colpo di Stato», una«rivoluzione di palazzo» o un romanzo alla «Dan Brown» ('Die Welt' ricorda le critiche indirizzate per mezzo stampa anche al segretario del Papa Georg Gaenswein) ma alla luce delle «gelosia» che attraverserebbero l'entourage di Ratzinger.
LA SMENTITA DI PADRE LOMBARDI - Oggi Repubblica titola: «La governante, il ghostwriter e l'ex segretario di Benedetto, altri tre corvi attorno al Papa». Secondo il quotidiano di largo Fochetti, i tre «sono ora tenuti a distanza dal Pontefice». Proprio oggi, peraltro, la sala stampa della Santa Sede ha reso noto la nomina di mons. Pier Luigi Celata a 'vicecamerlengo' di Santa Romana Chiesa proprio in sostituzione del cardinale Sardi, le cui dimissioni non sono mai state pubblicate. Pochi minuti dopo, però, sul sito internet di Radio Vaticanaè stata pubblicata una «dura smentita» del portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, che riguarda «per l'ennesima volta il quotidianoLa Repubblica», che «ha pubblicato oggi un articolo praticamente copiato da un servizio di una settimana fa di 'Die Welt'». Con mossa inusitata, la segreteria di Stato vaticana ha poi rincarato la dose con una seconda nota in linea con la denuncia di Lombardi.
«Faccio notare - ha dichiarato il portavoce vaticano - che l'articolo di 'Die Welt' non era stato ripreso finora dalla generalità della stampa tedesca, che ne aveva giustamente riconosciuto l'evidente parzialità e la grave responsabilità di indicare alcune persone come corresponsabili senza argomenti oggettivi. Per questo non avevo ritenuto opportuno reagire ad esso con decisione». Il gesuita non smentisce che Ingrid Stampa, Josef Clemens e Paolo Sardi siano tre delle svariate persone effettivamente ascoltate in queste settimane nel quadro delle indagini, quando precisa che «il fatto di essere sentiti da una commissione nel corso delle sue indagini non significa in alcun modo essere sospettati. Era ovvio che le tre persone indicate nell'articolo possano essere state ascoltate, ma ciò non dice nulla sul loro essere sospettate di corresponsabilità e 'complicità' (come afferma - fatto di estrema gravità - il rimando in prima pagina del giornale)». Il gesuita ha poi puntualizzato: «La mia prudenza nel parlare delle indagini e delle persone è sempre stata motivata dalla stessa ragione: Il rispetto del segreto sulle indagini e della comunicazione dei risultati da parte delle legittime istanze nel tempo e nel modo debito, opponendomi ad indiscrezioni parziali e incontrollate i cui risultati deleteri sono sempre evidenti. Certamente non ha alcun senso mettere in collegamento la mia prudenza con quanto affermato oggi in questo articolo, di cui il minimo che possa dire è che ritengo gravissimo gettare simili sospetti su persone degne di rispetto, che hanno svolto con impegno molti anni di servizio totalmente dedicato alla persona del Santo Padre». Nello specifico, «quanto a un loro 'allontanamento' dai loro incarichi, il card. Sardi ha terminato il suo compito in Segreteria di Stato quando aveva ormai compiuto i 75 anni, la signora Stampa continua a lavorare in Segreteria di Stato, e Sua Ecc. Clemens è Segretario del Pontificio Consiglio dei Laici da diversi anni ed è falso che abbia ricevuto dal Papa una lettera come quella descritta nell'articolo di Die Welt (lettera a cui Repubblica fa riferimento solo indirettamente)».
LA REPLICA DI REPUBBLICA - Lombardi poi ha insistito sul fatto che «l'informazione data in articoli di 'Repubblica' su tutta questa vicenda sia stata particolarmente - e direi inspiegabilmente - caratterizzata da interventi che ho dovuto ripetutamente e pubblicamente smentire». Sul sito internet del quotidiano è apparsa una risposta dell'autore del pezzo contestato: «Ho scritto l'articolo dopo aver consultato numerosi fonti interne al Vaticano, dopo giorni di accurata inchiesta. Confermo che i tre sospettati sono stati ascoltati dalle due commissioni d'inchiesta: quella cardinalizia e quella che si occupa dell'indagine penale».
LA SECONDA NOTA DEL PORTAVOCE VATICANO - A conferma della posizione di Lombardi è poi uscita una seconda, più stringata, nota: «A proposito di quanto pubblicato in questi giorni in articoli di stampa apparsi in Italia e in Germania, sulle indagini per la vicenda della diffusione di documenti riservati, articoli che insinuano gravi sospetti di complicità da parte di alcune persone vicine al Santo Padre, la Segreteria di Stato esprime ferma e totale riprovazione per tali pubblicazioni, non fondate su argomenti oggettivi e gravemente lesive dell'onorabilità delle persone interessate, da molti anni al fedele servizio del Santo Padre». La smentita è inequivocabile. Rimane da capire se gli interrogatori svolti in Vaticano abbiano permesso di individuare eventuali complici di Paolo Gabriele. In una non affollata conferenza stampa presieduta da Lombardi, nel tardo pomeriggio di sabato scorso nei locali di Radio Vaticana, l'avvocato del maggiordomo, Carlo Fusco, ha sostenuto che, sebbene siano emerse «connessioni con altre circostanze», non ci sono «reti» di persone che avrebbero aiutato Paolo Gabriele e, più specificamente,«non c'è una personalità forte che lo ha orientato», e l'assistente di camera del Pontefice avrebbe agito non per «soldi» o «benefici personali indiretti», bensì mosso da un personale convincimento di«aiuto» al Papa e sotto «stress».
Padre Lombardi
Paolo Gabriele rimane l'unico indagato del caso Vatileaks, la fuga di documenti riservati finiti sui giornali e, infine, nel libro di Gianluigi Nuzzi «Sua Santità». In Vaticano, però, c'è il forte sospetto che il maggiordomo del Papa non abbia agito da solo
CITTÀ DEL VATICANO - Paolo Gabriele rimane l'unico indagato del caso Vatileaks, la fuga di documenti riservati finiti sui giornali e, infine, nel libro di Gianluigi Nuzzi 'Sua Santità'. In Vaticano, però, c'è il forte sospetto che il maggiordomo del Papa non abbia agito da solo. Tanto che, dal giorno dell'arresto per «furto aggravato» delle carte del Papa (non per la loro diffusione), il 23 maggio, alla concessione dei domiciliari, il 21 luglio, ci sono stati altri interrogatori condotti da gendarmeria e magistratura vaticana, nel quadro di un processo che potrebbe essere celebrato in autunno.
PROSEGUONO LE «AUDIZIONI» - E, parallelamente, sono proseguite le «audizioni», meno circostanziate e più discrete, svolte da tre cardinali (Herranz, Tomko e De Giorgi) che riferiscono direttamente al Papa. Segno che la fuga di notizie ha posto questioni di 'governance' vaticana, poi, il Papa ha voluto incontrare cardinali e arcivescovi di primo piano della Chiesa cattolica mondiale prima di ritirarsi a Castel Gandolfo per il periodo estivo. E' in questo contesto che sui giornali sono iniziate a fioccare ipotesi sui complici del 'corvo', culminate in un articolo oggi duramente smentito dalla Santa Sede.
I SOSPETTI DI «REPUBBLICA» - A innescare la reazione vaticana è stato un pezzo di Repubblica che riecheggia i sospetti già tratteggiati il 15 luglio Die Welt. Sul quotidiano tedesco Paul Badde indicava tre personalità di Curia - il cardinale italiano Paolo Sardi, ex capo della sezione della segreteria di Stato che appronta i discorsi del Papa, il vescovo tedesco Josef Clemens, ex segretario personale di Rartzinger, e la sua ex governante Ingrid Stampa - che si sarebbero mosse «presso, accanto o dietro» Paolo Gabriele. E sosteneva che il caso Vatileaks non va spiegato come «un colpo di Stato», una«rivoluzione di palazzo» o un romanzo alla «Dan Brown» ('Die Welt' ricorda le critiche indirizzate per mezzo stampa anche al segretario del Papa Georg Gaenswein) ma alla luce delle «gelosia» che attraverserebbero l'entourage di Ratzinger.
LA SMENTITA DI PADRE LOMBARDI - Oggi Repubblica titola: «La governante, il ghostwriter e l'ex segretario di Benedetto, altri tre corvi attorno al Papa». Secondo il quotidiano di largo Fochetti, i tre «sono ora tenuti a distanza dal Pontefice». Proprio oggi, peraltro, la sala stampa della Santa Sede ha reso noto la nomina di mons. Pier Luigi Celata a 'vicecamerlengo' di Santa Romana Chiesa proprio in sostituzione del cardinale Sardi, le cui dimissioni non sono mai state pubblicate. Pochi minuti dopo, però, sul sito internet di Radio Vaticanaè stata pubblicata una «dura smentita» del portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, che riguarda «per l'ennesima volta il quotidianoLa Repubblica», che «ha pubblicato oggi un articolo praticamente copiato da un servizio di una settimana fa di 'Die Welt'». Con mossa inusitata, la segreteria di Stato vaticana ha poi rincarato la dose con una seconda nota in linea con la denuncia di Lombardi.
«Faccio notare - ha dichiarato il portavoce vaticano - che l'articolo di 'Die Welt' non era stato ripreso finora dalla generalità della stampa tedesca, che ne aveva giustamente riconosciuto l'evidente parzialità e la grave responsabilità di indicare alcune persone come corresponsabili senza argomenti oggettivi. Per questo non avevo ritenuto opportuno reagire ad esso con decisione». Il gesuita non smentisce che Ingrid Stampa, Josef Clemens e Paolo Sardi siano tre delle svariate persone effettivamente ascoltate in queste settimane nel quadro delle indagini, quando precisa che «il fatto di essere sentiti da una commissione nel corso delle sue indagini non significa in alcun modo essere sospettati. Era ovvio che le tre persone indicate nell'articolo possano essere state ascoltate, ma ciò non dice nulla sul loro essere sospettate di corresponsabilità e 'complicità' (come afferma - fatto di estrema gravità - il rimando in prima pagina del giornale)». Il gesuita ha poi puntualizzato: «La mia prudenza nel parlare delle indagini e delle persone è sempre stata motivata dalla stessa ragione: Il rispetto del segreto sulle indagini e della comunicazione dei risultati da parte delle legittime istanze nel tempo e nel modo debito, opponendomi ad indiscrezioni parziali e incontrollate i cui risultati deleteri sono sempre evidenti. Certamente non ha alcun senso mettere in collegamento la mia prudenza con quanto affermato oggi in questo articolo, di cui il minimo che possa dire è che ritengo gravissimo gettare simili sospetti su persone degne di rispetto, che hanno svolto con impegno molti anni di servizio totalmente dedicato alla persona del Santo Padre». Nello specifico, «quanto a un loro 'allontanamento' dai loro incarichi, il card. Sardi ha terminato il suo compito in Segreteria di Stato quando aveva ormai compiuto i 75 anni, la signora Stampa continua a lavorare in Segreteria di Stato, e Sua Ecc. Clemens è Segretario del Pontificio Consiglio dei Laici da diversi anni ed è falso che abbia ricevuto dal Papa una lettera come quella descritta nell'articolo di Die Welt (lettera a cui Repubblica fa riferimento solo indirettamente)».
«Faccio notare - ha dichiarato il portavoce vaticano - che l'articolo di 'Die Welt' non era stato ripreso finora dalla generalità della stampa tedesca, che ne aveva giustamente riconosciuto l'evidente parzialità e la grave responsabilità di indicare alcune persone come corresponsabili senza argomenti oggettivi. Per questo non avevo ritenuto opportuno reagire ad esso con decisione». Il gesuita non smentisce che Ingrid Stampa, Josef Clemens e Paolo Sardi siano tre delle svariate persone effettivamente ascoltate in queste settimane nel quadro delle indagini, quando precisa che «il fatto di essere sentiti da una commissione nel corso delle sue indagini non significa in alcun modo essere sospettati. Era ovvio che le tre persone indicate nell'articolo possano essere state ascoltate, ma ciò non dice nulla sul loro essere sospettate di corresponsabilità e 'complicità' (come afferma - fatto di estrema gravità - il rimando in prima pagina del giornale)». Il gesuita ha poi puntualizzato: «La mia prudenza nel parlare delle indagini e delle persone è sempre stata motivata dalla stessa ragione: Il rispetto del segreto sulle indagini e della comunicazione dei risultati da parte delle legittime istanze nel tempo e nel modo debito, opponendomi ad indiscrezioni parziali e incontrollate i cui risultati deleteri sono sempre evidenti. Certamente non ha alcun senso mettere in collegamento la mia prudenza con quanto affermato oggi in questo articolo, di cui il minimo che possa dire è che ritengo gravissimo gettare simili sospetti su persone degne di rispetto, che hanno svolto con impegno molti anni di servizio totalmente dedicato alla persona del Santo Padre». Nello specifico, «quanto a un loro 'allontanamento' dai loro incarichi, il card. Sardi ha terminato il suo compito in Segreteria di Stato quando aveva ormai compiuto i 75 anni, la signora Stampa continua a lavorare in Segreteria di Stato, e Sua Ecc. Clemens è Segretario del Pontificio Consiglio dei Laici da diversi anni ed è falso che abbia ricevuto dal Papa una lettera come quella descritta nell'articolo di Die Welt (lettera a cui Repubblica fa riferimento solo indirettamente)».
LA REPLICA DI REPUBBLICA - Lombardi poi ha insistito sul fatto che «l'informazione data in articoli di 'Repubblica' su tutta questa vicenda sia stata particolarmente - e direi inspiegabilmente - caratterizzata da interventi che ho dovuto ripetutamente e pubblicamente smentire». Sul sito internet del quotidiano è apparsa una risposta dell'autore del pezzo contestato: «Ho scritto l'articolo dopo aver consultato numerosi fonti interne al Vaticano, dopo giorni di accurata inchiesta. Confermo che i tre sospettati sono stati ascoltati dalle due commissioni d'inchiesta: quella cardinalizia e quella che si occupa dell'indagine penale».
LA SECONDA NOTA DEL PORTAVOCE VATICANO - A conferma della posizione di Lombardi è poi uscita una seconda, più stringata, nota: «A proposito di quanto pubblicato in questi giorni in articoli di stampa apparsi in Italia e in Germania, sulle indagini per la vicenda della diffusione di documenti riservati, articoli che insinuano gravi sospetti di complicità da parte di alcune persone vicine al Santo Padre, la Segreteria di Stato esprime ferma e totale riprovazione per tali pubblicazioni, non fondate su argomenti oggettivi e gravemente lesive dell'onorabilità delle persone interessate, da molti anni al fedele servizio del Santo Padre». La smentita è inequivocabile. Rimane da capire se gli interrogatori svolti in Vaticano abbiano permesso di individuare eventuali complici di Paolo Gabriele. In una non affollata conferenza stampa presieduta da Lombardi, nel tardo pomeriggio di sabato scorso nei locali di Radio Vaticana, l'avvocato del maggiordomo, Carlo Fusco, ha sostenuto che, sebbene siano emerse «connessioni con altre circostanze», non ci sono «reti» di persone che avrebbero aiutato Paolo Gabriele e, più specificamente,«non c'è una personalità forte che lo ha orientato», e l'assistente di camera del Pontefice avrebbe agito non per «soldi» o «benefici personali indiretti», bensì mosso da un personale convincimento di«aiuto» al Papa e sotto «stress».
Padre Lombardi
http://www.diariodelweb.it/Articolo/Religione/?d=20120723&id=256785
Smascherate altre bugie di Marco Ansaldo e di “Repubblica”
E’ successo ancora una volta. Dopo che il vaticanista di “Repubblica”, Marco Ansaldo, si è completamente inventato il rapimento/uccisione
da parte del Vaticano del responsabile informatico della Santa Sede,
dopo che si è illecitamente inventato, direttamente dalla sua postazione
in redazione, un dialogo privato tra il segretario di Stato Bertone e Benedetto XVI, oggi Ansaldo ha pubblicato una ennesima falsa notizia: la governante del pontefice, Ingrid Stampa, l’ex segretario di Benedetto XVI, Josef Clemens, e il cardinale Paolo Sardi sarebbero sospettati dagli inquirenti penali e dalla Commissione cardinalizia sul caso “Vatileaks”, ovvero la fuga di documenti riservati vaticani riguardanti i rapporti all’interno e all’esterno della Santa Sede.
Secondo la tattica continuamente usata da Marco Politi de “Il Fatto Quotidiano”, suo stretto compagno di bufale anticlericali, anche Ansaldo si è nascosto dietro alla solita fonte anonima e «interna alle Mura vaticane». Ognuno evidentemente ha il suo suggeritore misterioso a cui far dire di tutto e di più.
Immediata, anche questa volta, la dura smentita di padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana, nei confronti di “Repubblica”, definendo “invettive” le invenzioni di Ansalo e spiegando: «L’articolo di “Repubblica” di questa mattina sulla vicenda della fuga di documenti vaticani ricopia (in diverse espressioni anche letteralmente e non solo nella citazione finale) un articolo firmato da Paul Badde, apparso su “Die Welt” online una settimana fa (15 luglio), senza aggiungere praticamente nulla se non alcuni argomenti non pertinenti e interpretati in modo infondato. Faccio notare che l’articolo di Die Welt non era stato ripreso finora dalla generalità della stampa tedesca, che ne aveva giustamente riconosciuto l’evidente parzialità e la grave responsabilità di indicare alcune persone come corresponsabili senza argomenti oggettivi. Per questo non avevo ritenuto opportuno reagire ad esso con decisione».
Padre Lombardi anche questa volta non ha nominato, per correttezza e rispetto, il vaticanista laicista (o vati-laicista) Marco Ansaldo, aggiungendo però che «è giusto far notare come l’informazione data in articoli di “Repubblica” su tutta questa vicenda sia stata particolarmente – e direi inspiegabilmente – caratterizzata da interventi che ho dovuto ripetutamente e pubblicamente smentire [...] In un tema complesso e delicato come questo, mi sembra che i lettori di uno dei più diffusi quotidiani italiani meritassero ben altro rispetto della correttezza e della deontologia dell’informazione». Dopo padre Lombardi è intervenuta anche la Segreteria di Stato, esprimendo «ferma e totale riprovazione per tali pubblicazioni, non fondate su argomenti oggettivi e gravemente lesive dell’onorabilità delle persone interessate, da molti anni al fedele servizio del Santo Padre».
Si ribadisce il consiglio già dato in precedenza: evitare di informarsi su quanto accade in Vaticano dal “trio della disinformatio”, Marco Politi, Marco Lillo & Marco Ansaldo, persone che sfruttano la popolarità loro concessa per portare avanti personali guerre ideologiche.
http://www.uccronline.it/2012/07/23/smascherate-altre-bugie-di-marco-ansaldo-e-di-repubblica/
Secondo la tattica continuamente usata da Marco Politi de “Il Fatto Quotidiano”, suo stretto compagno di bufale anticlericali, anche Ansaldo si è nascosto dietro alla solita fonte anonima e «interna alle Mura vaticane». Ognuno evidentemente ha il suo suggeritore misterioso a cui far dire di tutto e di più.
Immediata, anche questa volta, la dura smentita di padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana, nei confronti di “Repubblica”, definendo “invettive” le invenzioni di Ansalo e spiegando: «L’articolo di “Repubblica” di questa mattina sulla vicenda della fuga di documenti vaticani ricopia (in diverse espressioni anche letteralmente e non solo nella citazione finale) un articolo firmato da Paul Badde, apparso su “Die Welt” online una settimana fa (15 luglio), senza aggiungere praticamente nulla se non alcuni argomenti non pertinenti e interpretati in modo infondato. Faccio notare che l’articolo di Die Welt non era stato ripreso finora dalla generalità della stampa tedesca, che ne aveva giustamente riconosciuto l’evidente parzialità e la grave responsabilità di indicare alcune persone come corresponsabili senza argomenti oggettivi. Per questo non avevo ritenuto opportuno reagire ad esso con decisione».
Padre Lombardi anche questa volta non ha nominato, per correttezza e rispetto, il vaticanista laicista (o vati-laicista) Marco Ansaldo, aggiungendo però che «è giusto far notare come l’informazione data in articoli di “Repubblica” su tutta questa vicenda sia stata particolarmente – e direi inspiegabilmente – caratterizzata da interventi che ho dovuto ripetutamente e pubblicamente smentire [...] In un tema complesso e delicato come questo, mi sembra che i lettori di uno dei più diffusi quotidiani italiani meritassero ben altro rispetto della correttezza e della deontologia dell’informazione». Dopo padre Lombardi è intervenuta anche la Segreteria di Stato, esprimendo «ferma e totale riprovazione per tali pubblicazioni, non fondate su argomenti oggettivi e gravemente lesive dell’onorabilità delle persone interessate, da molti anni al fedele servizio del Santo Padre».
Si ribadisce il consiglio già dato in precedenza: evitare di informarsi su quanto accade in Vaticano dal “trio della disinformatio”, Marco Politi, Marco Lillo & Marco Ansaldo, persone che sfruttano la popolarità loro concessa per portare avanti personali guerre ideologiche.
http://www.uccronline.it/2012/07/23/smascherate-altre-bugie-di-marco-ansaldo-e-di-repubblica/
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