ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 8 agosto 2012

Un'occasione mancata

ovveroCome neutralizzare la resistenza antimodernista

di Belvecchio

Il mese di agosto è quello durante il quale molti chierici vanno in vacanza: è in questo mese che, a partire dal Vaticano II, in molte chiese si constata la vacanza perfino della celebrazione della S. Messa. Tutto molto umano, d’altronde, e quindi “umanamente” ben comprensibile, se non fosse che qui parliamo della pratica della Fede.
È la vacanza della pratica della Fede che sconcerta!


Ma ecco che proprio ad agosto giunge una notizia folgorante: si è costituito a Roma il Coetus Internationalis Summorum Pontificum, per iniziativa dei rappresentanti di diverse associazioni di fedeli, allo scopo di organizzare un pellegrinaggio internazionale di associazioni, gruppi e movimenti che sostengono il Motu proprio Summorum Pontificum e Sua Santità Benedetto XVI. Il pellegrinaggio avrà inizio giovedì 1 novembre 2012, Festa di Tutti i Santi e si concluderà sabato 3 novembre con la celebrazione di una S. Messa nella Basilica di San Pietro, alle ore 10,00.
La notizia non spiega che cosa si andrà a fare a Roma, e dove, nei giorni 1 e 2 novembre, tenuto conto, peraltro, che questi sono giorni dedicati tradizionalmente alla commemorazione dei defunti, realizzata in genere con la visita ai “propri” defunti nei rispettivi cimiteri.

Ma, a parte questo piccolo particolare, ciò che lascia perplessi è la dichiarata volontà di sostenere ilSummorum Pontificum e il Papa.
Il semplice fedele cattolico si chiede cosa ci sia da sostenere nel Summorum pontificum, tranne che non debba preventivamente riconoscere che esso vacilla da tutte le parti.
Ma come… non è un motu proprio del Papa?
Non dovrebbe bastare l’autorità pontificia?
Misteri moderni!

Ma evidentemente tale autorità non è quella che dovrebbe essere, così che il Papa avrebbe bisogno a sua volta del sostegno dei fedeli.
Ma non è questo il dovere di ogni fedele cattolico?
Perché allora costituire un apposito Coetus fidelium?

La verità è che queste sono tutte scuse e chi ha un poco di esperienza circa l’interminabile battaglia in difesa della Tradizione sa che iniziative come queste hanno lo scopo, ovviamente non dichiarato, di permettere a qualcuno di mettersi in mostra: farsi notare, e possibilmente lodare, da monsignori e vescovi. Anche qui si dirà: molto umano, ma decisamente, quando l’umano diventa troppo umano, ciò che si concretizza è il peggior nemico della Verità e della Tradizione.

Ma, caspita! Non vi va bene niente! Ogni occasione è buona per criticare!
Ma, insomma… quando la smetterete con questo zelo amaro?
Cosa rispondere a questa amorevole perplessità?
Semplice: dopo cinque anni dall’entrata in vigore del Summorum pontificum, il minimo che ci si potesse aspettare e che dovesse accadere è che a celebrare questa annunciata S. Messa tradizionale in San Pietro fosse proprio il Papa Benedetto XVI!Questa sì che sarebbe stata una notizia!
Questo sì che sarebbe stato un gesto di vera generosità!
Questo sì che avrebbe seriamente sostenuto il Summorum pontificum!
Ma non è così!… quindi… un’occasione mancata!

Potremmo chiudere con questa “amara” constatazione. Ma, visto che abbiamo iniziato, è nostro dovere considerare altri aspetti di questa folgorante notizia.

La costituzione del Coetus

Tra i protagonisti troviamo tanti “sostenitori” del Motu Proprio del 2007, ma nessun sostenitore della dottrina tradizionale.
Sarà un caso?
No, non lo è; è piuttosto un fatto quasi scontato.
Perché fu proprio nel 2007 che molti scoprirono la “bellezza” della liturgia antica, con in testa tanti chierici che fino ad allora l’avevano sempre considerata roba da irriducibili nostalgici e che ancora oggi si riempiono la bocca di distinguo e di ubbidienza al Sommo Pontefice, mentre quasi tutti i vescovi del mondo snobbano questa “forma straordinaria” della liturgia romana.
Qualcosa non torna. 
Ed è proprio l’illuminante aggettivo “straordinaria”, divenuto ordinario, che ne fornisce la spiegazione.

La liturgia tradizionale, quella che la Chiesa ha usato per 2000 anni, fino al Vaticano II, ilSummorum pontificum l’ha trasformata in una cosa “straordinaria”, una cosa eccezionale, una cosa riservata a questo o a quello, per questa o per quella occasione.
La liturgia ordinaria della Chiesa moderna, dice il Summorum Pontificum, è invece quella inventata da un certo Bugnini e sottoscritta da Paolo VI: nella Chiesa moderna, ordinario è ciò che vanta 40 anni di vita, da Paolo VI, contro ciò che ne vanta 2000, da Papa San Pietro, che va relegato nella “straordinarietà”.

Ed ecco che per sostenere e difendere questa anomalia, per sancire ufficialmente questo capovolgimento di valori, per fissare una volta per tutte che per la Chiesa moderna la Tradizione è una cosa “straordinaria”, si costituisce un appositoCoetus internationalis con lo scopo dichiarato di celebrare, di esaltare, tale anomalia, come se si trattasse del più sano degli insegnamenti tradizionali.Stupefacente! Ma, fino ad un certo punto!
Poiché, leggendo tra le righe, si capisce che insieme al Summorum Pontificum si intende “concelebrare” il cinquantennale dell’inizio del Vaticano II, cioè il cinquantennale dell’inizio della distruzione della liturgia tradizionale.
Confermando così che la contraddizione è ormai di casa anche in tanti ambienti che si dicono difensori della Tradizione.

La contraddizione! 
Già, perché lo stesso Summorum pontificum si fonda su un’affermazione contraddittoria: il Messale del 1962 non è mai stato abrogato… quindi… si stabiliscono delle norme per usarlo come “straordinario”!
Qualunque insegnante di diritto farebbe notare che le due cose non possono essere sostenute contemporaneamente: se non è stato abrogato è sempre in vigore, se invece si stabiliscono ex novo delle norme per il suo uso, perfino “straordinario”, allora è stato abrogato.
Solo la Chiesa figlia del Vaticano II poteva partorire una tale mostruosità giuridica.

Ma ecco che per rimediare, per sancire che anche l’assurdo deve trovare la sua esaltazione in questa nuova Chiesa conciliare che persegue l’unità nella diversità (!)… ecco che nasce il Coetus internationalis Summorum pontificum, per organizzare, giustamente (!), un apposito “pellegrinaggio” e ricordare che va celebrato sia chi volle l’abrogazione di fatto della liturgia tradizionale: il Vaticano II, sia chi, facendo finta di ripristinarla, l’ha relegata in una posizione subalterna di “straordinarietà”: il Summorum pontificum.

Questa celebrazione dei contrari, così cara a certa mentalità moderna e ormai di casa nella nuova Chiesa conciliare, tutta tesa a trarre delle false “sin-tesi” dall’incontro amoroso tra “tesi” e “anti-tesi”, si compiace poi di celebrare la sua stessa contraddizione: come dice il Summorum pontificum, chi vuole la liturgia tradizionale -  del tutto legittimamente, beninteso, perché ovviamente non ritiene idonea la liturgia moderna -… questo fedele, questi fedeli, laici e chierici… devono accettare e celebrare quella stessa liturgia moderna contro la quale si organizzano e si battono.
In tempi normali, quando i cattolici non erano soggetti alla moderna “angoscia esistenziale”… questo si sarebbe chiamato: schizofrenia.
Oggi no! Oggi si fanno pellegrinaggi per dichiararne la bontà.E questo introduce un altro elemento.

Si tenta di indurre in errore i fedeli

Vista dal di fuori, di primo acchito, questa iniziativa sembrerebbe essere finalizzata a dare spessore alla celebrazione secondo i libri liturgici tradizionali… la Tradizione avanza!
Falso! Ciò che avanza è la confusione!
E questo è incontestabile, poiché se si volesse ripristinare la liturgia tradizionale, mai abrogata!, basterebbe usarla. In primis il Papa, quindi i cardinali e i vescovi, poi tutti gli altri ordinati… non ci sarebbe bisogno di inventarsi artificiosi coetus e falsi pellegrinaggi: il libri sono lì, il loro uso non è mai stato abrogato, il Papa ha voluto metterlo nero su bianco… motu proprio… e allora?
Allora, la verità è che si tratta di un trucco: tutti possono usare la liturgia tradizionale… tutti… tranne i cattolici che lo vogliono. Questi devono chiedere il permesso ai vescovi… e i vescovi rispondono in due modi: o rispondono no! o autorizzano una specie di riserva indiana dove relegare gli strambi cattolici che sono fissati col vecchiume.
E quando i vescovi dicono: no!, ecco che il Summorum pontificum, nella sua illuminata preveggenza, delega il tentativo di costituzione della riserva indiana ad un’apposita Commissione Pontificia, cioè dipendente dal Pontefice, la quale farà di tutto per dimostrare che i fedeli passatisti hanno ragione, ma hanno ragione anche i vescovi modernisti… quindi bisogna pregare e aspettare la conversione dei cuori!

Di grazia? Di quali cuori? Dei cuori dei vescovi che odiano la Tradizione e che per virtù dello Spirito Santo verrebbero improvvisamente assaliti dal suo profondo amore? 
O dei cuori dei fedeli che per virtù del Vaticano attuale devono mutare l’amore per la Tradizione in amore per il modernismo?

Mistero! Mistero… così misterioso… che basta un po’ di riflessione per comprendere come iniziative come questa abbiano uno scopo dichiarato e uno scopo nascosto. Lo scopo dichiarato è di attrarre i fedeli che guardano alla Tradizione, lo scopo nascosto è di condurre questi fedeli all’accettazione della liturgia moderna e all’indifferenza per la liturgia tradizionale, passando per la preventiva equivalenza delle due, come dice il Papa.
Cosa che ha un nome e cognome: lavaggio del cervello!

Ma così offendete i fedeli… griderà subito, indignato, qualcuno… un po’ interessato e un po’ più modernista!
Nessuna offesa! Assolutamente nessuna offesa… quando si dice la verità!


È da 50 anni che assistiamo a queste folgorazioni sulla via di… Roma. Potremmo fare nomi e cognomi. Ci limitiamo solo a richiamare alla memoria di tanti fedeli tradizionali la loro diretta conoscenza di taluni chierici entrati a Roma pieni di ardore e oggi ridotti a sostenere le più edulcorate e impossibili conciliazioni. Ci limitiamo a segnalare la nascita di tanti portavoce internauti che, in nome della Tradizione, difendono ogni iniziativa atta a ridurre la Tradizione ad una mera concezione intellettuale.
Nessuna offesa… dunque. Ma la messa in guardia contro i lupi travestiti da agnelli!


La difesa della liturgia tradizionale priva della dottrina tradizionale

Chi in questi anni ha condotto la battaglia per la difesa della Tradizione, ha imparato a proprie spese che nel variegato mondo che si definisce tradizionale è in voga la strana idea che una cosa è la difesa della liturgia, altra è la difesa della dottrina.
Tolto il caso ben noto del mai troppo compianto Mons. Marcel Lefebvre, che aspetta ancora la remissione della inaudita scomunica, in 50 anni c’è stato un fiorire di iniziative diverse aventi come unico scopo quello di mantenere l’uso dei libri liturgici del 1962. Di dottrina neanche a parlarne. Anzi… quando in qualche occasione qualcuno ha provato a parlarne… subito è arrivata la risposta: ma la dottrina è prerogativa del Magistero, è prerogativa del Vaticano, non spetta a noi laici sostituirci al Magistero e al Papa.
Vero, verissimo… sacrosanto!
Ma allora perché, di grazia, si continua a chiedere di mantenere una liturgia che lo stesso Magistero, lo stesso Vaticano, gli stessi papi hanno voluto accantonare?
Con quale presunzione laica si continua a suggerire al Magistero e al Papa cos’è opportuno fare per la Lex orandi?

Perché delle due l’una, o i laici non hanno prerogative o, se ce l’hanno, la prima e più impellente prerogativa è quella di pretendere che il Vaticano, il Magistero, il Papa, insegnino la vera dottrina, la dottrina trasmessa da Nostro Signore agli Apostoli: la dottrina tradizionale.
 Senza la dottrina tradizionale anche la liturgia tradizionale diventa una cosa vuota, che ognuno può riempire come vuole, com’è accaduto in questi ultimi 40 anni in tanti Istituti detti tradizionali e come è accaduto con lo stesso Summorum pontificum: se volete potete celebrare la liturgia tradizionale, ma a condizione che non professiate la dottrina tradizionale, ma quella del Vaticano II.
Basta un minimo d’intelligenza per capire che la liturgia tradizionale intrisa di Vaticano II equivale esattamente alla distruzione, non solo della liturgia tradizionale stessa, ma della liturgia tout court: equivale alla distruzione della Tradizione e quindi alla distruzione della Fede.

Ebbene! Questo imperativo della dottrina è anche solo timidamente presente in questa folgorante iniziativa di cui ci stiamo occupando?Non è nostra intenzione fare la critica dei promotori, ma dal momento che è dovere di ogni cattolico guardare alle diverse iniziative alla luce dell’insegnamento cattolico tradizionale… la domanda, non solo è pertinente, ma doverosa.
Basta dare un’occhiata veloce ai gruppi che si sono riuniti a Roma per costituire il Coetus, per accorgersi del grande assente: la dottrina cattolica tradizionale. Ci si sbraccia perché venga mantenuta la liturgia tradizionale, e subito si comincia ad accettare che essa è “straordinaria”, come dice il Papa, che essa è tanto più straordinaria per quanto è priva della dottrina tradizionale, che essa è tanto più straordinaria per quanto è fine a se stessa, e infine, paradossalmente, è tanto più straordinaria per quanto si nutre della dottrina del Vaticano II, come insegna il Summorum pontificum.
Perché è inevitabile, come in tutte le cose della vita: quando non si ha una visione propria si finisce con l’assumere quella degli altri.
Quindi?

Quindi, il succo del discorso è che non si capisce che cosa si vada a fare a Roma a novembre, se non una simpatica gitarella per assistere ad una qualunque S. Messa, davvero “extra-ordinaria”
, alla quale si potrebbe assistere, con maggior frutto e con una spesa di gran lunga inferiore, nella cappella  abituale.

Tranne che non si debba pensare, e noi lo pensiamo, che si tratti di una delle moderne operazioni di propaganda per promuovere un prodotto a cui sono più interessati i produttori che i consumatori.
Attenzione, gente… attenzione! Perché in giro c’è fin troppa pubblicità ingannevole!

Chi sono i veri promotori dell’iniziativa?

Già, perché quando si commette un delitto in genere c’è un esecutore, ma c’è anche un mandante e la giurisprudenza insegna addirittura che non v’è delitto senza movente.

Gli esecutori sono noti o, per esseri più esatti, si sono resi noti… perché in verità tanti di essi erano di fatto noti solo a loro stessi… ma internet serve prima di tutto a questo: a rendere noti gli ignoti.

I mandanti?
Per individuarli è sempre un po’ più complicato, ma il movente può aiutare non poco.
In genere si pone l’interrogativo: cui prodest?Anche a voler tralasciare certi monsignori di Curia, giova in primis ai vescovi.
A chi più di loro può interessare un’iniziativa che prenda per mano tanti fedeli tradizionali in buona fede per condurli, in modo indolore, sulle spiagge assolate della nuova religione partorita dal Vaticano II?
A chi più che ai vescovi che hanno in odio la Tradizione può interessare che tanti fedeli tradizionali in buona fede si convincano che non c’è migliore insegnamento tradizionale dell’insegnamento antitradizionale del Vaticano II?
A chi più che ai vescovi modernisti può interessare che tanti fedeli tradizionali in buona fede si convincano che la loro amata liturgia tradizionale è equivalente all’invisa liturgia moderna?
E a chi, più che ai vescovi modernisti può interessare che tanti fedeli tradizionali in buona fede finiscano col disertare le cappelle della Tradizione per rimpinguare le loro deserte chiese parrocchiali dove si celebra una liturgia protestante?
A chi? Se non a costoro?Certo, ci sono anche certi laici che si fanno volentieri strumento dei vescovi per lucrare, non tanto le vecchie obsolete indulgenze per il benessere dell’anima, quanto le più pratiche e più redditizie prebende per il benessere del corpo e soprattutto della psiche: perché non c’è niente di più gratificante dell’amicizia e della riconoscenza di un vescovo o perfino di un monsignore rigorosamente modernisti.

Cui prodest? 
Giova a tutti coloro che della Tradizione non gliene importa niente, se non a parole, perché in fondo non gliene importa niente di una Chiesa cattolica che insegni e pratichi la Tradizione… sarebbe una Chiesa obsoleta!

Il movente

Neutralizzare la cinquantennale resistenza contro il dilagare del modernismo nella dottrina, nella liturgia, nella pratica della Fede.
Richiamare tanti fedeli, soprattutto giovani, che si accostano alla Tradizione, per far credere loro che la Tradizione si può servire a braccetto con i vescovi che la odiano.
Fiaccare, se possibile, la resistenza di tanti che sono rimasti sulla breccia per anni, a costo di immani fatiche e di continue vessazioni, magari facendo leva sulla loro stanchezza e facendo intravedere un radioso orizzonte con tanto di sol dell’avvenire che si erge alto con la scritta Summorum pontificum.

Il programma è allettante, gli attori preparati, gi effetti speciali assicurati… ma c’è sempre qualcosa che scompiglia perfino i progetti più accurati… ed in questo caso è la profonda fede nella Tradizione cattolica che impregna di sé tanti fedeli, i quali non si lasceranno ingannare e non scambieranno le lucciole per lanterne.

Noi fedeli tradizionali abbiamo gli occhi fin troppo abituati al buio che ci circonda, per non accorgerci subito di che cosa veramente si tratti.

http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV310_Una_occasione_mancata.html

Un Coordinamento Nazionale
Summorum Pontificum ?


di Veronica Rasponi

Pubblicato su Corrispondenza Romana del 4 agosto 2012



Dal sito www.summorumpontificum.org, si apprende che per il 3 novembre è in programma un pellegrinaggio organizzato dal neonato Coordinamento Nazionale del Summorum Pontificumcon Santa Messa secondo il rito straordinario celebrata in San Pietro. Iniziativa lodevole, lodevolissima, che verrà presentata a Roma il 10 settembre, della quale ci si può solo rallegrare. E c’è da sperare che, per l’occasione, la basilica sia colma di fedeli. Scorrendo il suddetto sito, si rimane invece un pò più perplessi quanto alla natura del Coordinamento e ai suoi intendimenti.

La prima ragione di perplessità è l’evidente mancanza di rappresentatività di un’organizzazione che, al di là di qualche nome e qualche sigla rintracciabili alla voce “aderenti”, compresa “Una voce”, dice davvero poco. Per essere altamente rappresentativa del mondo tradizionale, un’associazione di questa portata dovrebbe presentarsi a volto scoperto poiché la sua bontà è anche legata alla credibilità e affidabilità dei promotori.

La seconda ragione di perplessità è che lo spirito con cui si presenta il Coordinamentopare la riproposizione in chiave, diciamo tradizionale, dell’infausto adagio secondo cui bisogna cercare ciò che unisce invece di ciò che divide. Ma proprio questo diventerebbe subito fonte di divisione. Nel “Patto di consultazione e di collaborazione” proposto dalCoordinamento, per esempio, con l’intento di unire il maggior numero di aderenti e accontentare un pò tutti, si auspica un reciproco arricchimento delle due forme d’uso “del medesimo rito romano”, equiparando Vetus e Novus Ordo. Anzi, per non scontentare proprio nessuno, sembrerebbe persino che qualcuno ne immagini una commistione. Ma questa equiparazione o, peggio, commistione non è per nulla condivisa da molti cattolici che fruiscono del Motu ProprioSummorum Pontificum.

La terza ragione di perplessità nasce dal fatto che in seguito al Motu Proprio pontificio si è sviluppato un movimento di fedeli della Messa tradizionale che per la sua vastità e ricchezza non può essere incanalato in un “coordinamento”.  Pretendere di “organizzarlo” o “normalizzarlo” in una struttura, quale essa sia, significherebbe immiserirlo e indebolirlo. La varietà e la molteplicità dei gruppi che aderiscono al Motu Proprio è tale che nessuno ha il titolo di presentarsi come leader o portavoce del movimento, senza che oltretutto si sappia chi muove le fila e in quale direzione.

Infine, il “Patto di consultazione e collaborazione” dice testualmente di voler «promuovere ed incrementare il pieno inserimento degli Aderenti nella vita pastorale delle Diocesi di appartenenza, in filiale obbedienza agli Ordinari Diocesani e in comunione con la Santa Chiesa Cattolica; intrattenere ogni utile rapporto con gli Ordinari Diocesani, i parroci e gli enti religiosi della Diocesi di appartenenza». Proprio così, i fedeli della Messa antica dovrebbero consegnarsi con mani e piedi legati a quei vescovi, parroci ed enti religiosi diocesani che fino a oggi hanno fatto di tutto per ostacolare l’applicazione del Motu proprio Summorum Pontificum a cui il Coordinamento si richiama.

Insomma, senza voler giudicare le intenzioni, ci sembra di intravvedere la costituzione di un organismo che intende ergersi a interlocutore dell’apparato burocratico fatto di curie episcopali, consigli pastorali e uffici di enti religiosi standone all’interno e condividendone metodi e scopi. Una sorta di opposizione interna a cui viene concessa la dose minima di possibilità d’azione in modo da tenere buono tutto quel mondo che invece, là fuori, scalpita.
Ma forse le nostre preoccupazioni sono esagerate e per questo aspettiamo la data del 10 settembre per poter esprimere un giudizio più motivato e definitivo.

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