È davvero encomiabile la scelta, da parte dell’Università di Harvard, di offrire una dettagliata scheda informativa su un presunto testo evangelico che è stato appena scoperto, e che farà sicuramente parlare di sé nei prossimi giorni [cfr. Aggiornamenti in calce al post]. Si tratta di un frammento papiraceo datato al IV secolo, scritto in copto, che gli studiosi hanno proposto di identificare come parte di un inedito “Vangelo della moglie di Gesù”.

Vediamo come si presenta il frammento (che misura circa 4 x 8 cm), al recto (r) e al verso (v):
 

Il testo, come si può constatare, è solo parzialmente leggibile, e presenta passaggi di un dialogo fra Gesù e i discepoli. Al v. 3r si parla di una “Maria” (probabilmente la Maddalena), di cui sembra essere in questione la dignità discepolare (come accade in altri testi apocrifi, ad es. nel Vangelo di Tommaso o nel Vangelo di Maria); mentre ai vv. 1r e 1v compare la parola “madre” (nel primo caso si allude forse allo Spirito, qualificato in questo modo anche nel cosiddetto Vangelo degli Ebrei, citato da Origene; nel secondo caso il testo è troppo lacunoso, ma potrebbe nascondere un riferimento a Maria, la madre di Gesù). Il curioso titolo di questo nuovo frammento evangelico deriva però dal v. 4r, dove troviamo un detto – purtroppo mutilo – attribuito a Gesù, che comincia con l’espressione “Mia moglie […]” (il testo copto è inequivocabile: tahime).
Come si spiega cautamente nella scheda fornita dall’Università di Harvard, questo fugace accenno non costituisce in alcun modo una “prova” del fatto che Gesù fosse sposato. Siamo infatti di fronte a un manoscritto copto che viene datato al IV secolo (forse la traduzione di un testo greco precedente), e che pare ben distante dal poter fornire elementi di un qualche interesse per la ricostruzione del Gesù storico. Quel che il testo potrebbe offrire, invece, è un ulteriore – e potenzialmente prezioso – squarcio sui dibattiti che animarono gli ambienti cristiani dei primi secoli, e che coinvolsero inevitabilmente anche temi legati alla sessualità, al matrimonio e al celibato. Da questo punto di vista, in effetti, lo stesso “stato civile” di Gesù non avrebbe potuto che essere – o tornare – al centro dell’attenzione. E nulla impedisce che la sua del tutto probabile condizione di celibe – apparentemente data per scontata dai Vangeli canonici, ma di cui nessun testo fa parola in maniera diretta – possa essere stata messa in dubbio o in discussione, quantomeno a partire dal II secolo.
Questo nuovo frammento evangelico potrebbe dunque attestare l’esistenza di gruppi protocristiani che credevano in un Gesù “sposato”, e che attraverso questa immagine, si sarebbe tentati di arguire, intendevano difendere la bontà del matrimonio (non è chiaro se in senso spirituale, come accade nel Vangelo di Filippo, o in un senso più concreto). La cautela, in questi casi, non è mai troppa. Ma come spiega Karen L. King, che per prima ha potuto lavorare sul papiro, è probabile che questa scoperta non si dimostrerà priva di implicazioni per lo studio delle prime comunità cristiane.
Sull’autenticità del frammento, cioè sul fatto che non si tratti di un falso moderno, si sono espressi positivamente due eminenti papirologi: Roger Bagnall, dell’Università di New York, e AnneMarie Luijendijk, dell’Università di Princeton. E la loro analisi è stata confermata anche sul piano linguistico, dal coptologo Ariel Shisha-Halevy, dell’Università di Gerusalemme. Nel frattempo, tuttavia, si attendono altri pareri. E chissà se questo nuovo frammento, una volta tanto, potrà resistere all’appetito dei divulgatori à la Dan Brown… Il titolo, scelto in maniera puramente indicativa, non aiuterà di certo.
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Nota
Un’immagine ingrandita del papiro si può esaminare in questa bella pagina del New York Times.
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Aggiornamenti
19.09: Già si affacciano i primi dubbi sull’autenticità del papiro (anche se sarà difficile contrastare l’autorevolezza di Bagnall). A sollevarli è un blogger tutt’altro che “devoto”: Thomas Verenna. Tra i molti interventi a caldo, il suo ci sembra per ora il più interessante, anche perché insiste sulla bizzarra inchiostratura in corrispondenza del termine chiave tahime.
19.09: Altre cautele sono espresse in modo molto puntuale e circostanziato da Simon J. Gathercole (Università di Cambridge). Ai dubbi di natura paleografica si aggiungono quelli di tipo intertestuale: troppe somiglianze col testo copto del Vangelo di Tommaso?
20.09: Il giovane coptologo Alin Suciu (Università di Amburgo), tramite Twitter, si dice convinto dell’inautenticità del papiro, e parla apertamente di “modern forgery”. Si attende un intervento più dettagliato nel suo sito personale.
20.09: In questo articolo dell’Huffington Post, il parere negativo di Alin Suciu si affianca a quello di Stephen Emmel (Università di Münster), tra i massimi esperti di gnosticismo e di letteratura copta.
20.09: Anche James R. Davila (Università di St Andrews), nel suo autorevole e seguitissimo blog, affonda il coltello nella piaga: “Insomma, ci troviamo di fronte a un frammento che, fortuna delle fortune, preserva esattamente – ma proprio esattamente – le parole che vorremmo vedere sulle labbra di Gesù in un antico frammento evangelico”. Semplice coincidenza?
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 LA NUOVA PUNTATA DEL DANBROWNISMO ACCADEMICO: IL PAPIRO DELLA "MOGLIE DI GESU'"!


Karen L. King - Hollis Professor of Divinity - Harvard University
di Francesco Colafemmina

Karen L. King, affermata docente ad Harvard, ha svelato appena ieri a Roma l'esito delle sue ricerche su un anonimo papiro che - udite udite - parlerebbe di un Gesù ammogliato. La King è una grande esperta di gnosticismo, ha in passato commentato il vangelo-bufala gnostico di Giuda. Oggi si cimenta in un'impresa fenomenale: ribaltare la visione comune della figura di Gesù, applicando le sue personali  convinzioni all'ermeneutica di un brandello di papiro di provenienza sconosciuta. 
Ed è da queste convinzioni della King, già autrice di opere discutibili e danbrowniane come "Il Vangelo di Maria Maddalena: Gesù e la prima donna apostolo", che bisogna partire. Vediamo infatti cosa dice la professoressa King in qualche modo off-the-records, nel reportage esclusivo scritto da Ariel Sabar per lo Smithsonian Magazine:

"Come mai solo la letteratura che afferma che [Gesù] era celibe è sopravvissuta? E tutti i testi che mostrano che aveva una relazione intima con la Maddalena o che era sposato non sono sopravvissuti? E' una casualità? O è per via del fatto che il celibato è divenuto un ideale per la Cristianità? [...] Il papiro mette in grande questione l'assunzione secondo cui Gesù non era sposato, che egualmente non ha alcuna evidenza."

E aggiunge:

"Mette in dubbio l'intera affermazione cattolica che il celibato sacerdotale sia basato sul celibato di Gesù. Loro dicono sempre 'questa è la tradizione, questa è la tradizione'. Ora vediamo che questa tradizione alternativa è stata messa sotto silenzio. Ciò che mostra [questo testo] è che ci sono stati dei primi cristiani per i quali le cose non stavano così, che potevano comprendere invero che l'unione sessuale nel matrimonio poteva essere una imitazione della creatività e della generatività di Dio e poteva essere spiritualmente giusta e appropriata".

Ecco chiarito il senso della scoperta. Ecco chiarita l'ideologia che muove certo mondo accademico. La King nel suo studio sul papiro si mostra cauta e nega che la sua volontà sia quella di attestare l'esistenza di un legame maritale fra Gesù e la Maddalena, mentre nel reportage organizzato con lo Smithsonian Magazine (perché organizzare un reportage se ci si predica schivi e riservati?) manifesta i suoi veri obiettivi. Ma veniamo al dunque. Il papiro è scritto in dialetto copto-saidico e risale, secondo la datazione della King, al IV secolo d.C. Di che parla? Impossibile chiarirlo, dato il testo mutilo, ma ecco la traduzione datane dalla King, riga per riga (con tanto di congetture):

1. “no [a] me. Mia madre mi ha dato la vi[ta…” 
2 ] I discepoli dissero a Gesù, “.[ 
3 ] negare.  Maria è degna di
4 ]……” Gesù disse loro, “mia moglie . .[  
5 ]… sarà capace di essere mia discepola . . [ 
6 ] Che i malvagi si corrompano … [ 
7] Per me, io abito con lei per... [ 
8] una immagine [
Va precisato che allo stato attuale il testo è considerato spurio o falso da almeno uno dei tre reviewers nominati dall'Università di Harvard per valutarne l'autenticità. In particolare a colpire è l'uso dell'inchiostro che - guardacaso - è più marcato nei pressi della parola "ta hime" (mia moglie). 


E poi c'è da dire che il papiro proviene da un anonimo collezionista che lo avrebbe acquistato nel 1997 da un altro collezionista che lo acquistò negli anni '60 nella Germania dell'Est. Ce n'è per un bel romanzo...
Ora, il centro del testo è appunto quell'espressione "mia moglie", in copto saidico "ta hime". "Shime" e "hime" sono usati in questo dialetto per tradurre sia donna che moglie (guné), ma non è questo il punto. Anzitutto va precisato che questo testo rientra necessariamente nella serie infinita di testi gnostici redatti a cavallo fra il II e il IV secolo dopo Cristo. Nella gnosi infatti il legame fra Gesù e Maria Maddalena giustifica l'unione divina fra il Cristo e la Sofia, emanazioni dirette della divinità che si oppone al Demiurgo, ossia al creatore del mondo come noi lo conosciamo. 
E visto che con tutta probabilità questo papiro proviene sempre dallo stesso contesto in cui furono redatti i codici di Nag Hammadi, è interessante notare come la parola "hime" diventi sinonimo della parola "hotre" o "koinonos" che sempre identificano il ruolo della Maddalena quale "convivente" di Gesù nel cosiddetto Vangelo di Filippo. Va però compreso perché - come nota il famoso ricercatore finlandese dei testi di Nag Hammadi, Antti Marjanen - nello pseudo-Vangelo di Filippo la parola "hime" non ricorra mai per definire il rapporto fra Gesù e la Maddalena. Dunque è il Vangelo di Filippo a sbagliarsi su questa relazione o è il papiro anonimo a tradurre malamente (i testi in copto sono traduzioni dal greco) un termine proprio della "teologia" gnostica  (come ad esempio il greco syzygos)?
In ogni caso siamo dinanzi ad una palese mistificazione della storia. Far passare il messaggio che la Chiesa Cattolica - a questa restringe il suo campo di accuse la King - avrebbe manipolato la storia della tradizione dei testi evangelici al fine di imprimere la propria ideologia sessista fondata sul maschilismo e il celibato sacerdotale è oltre che antistorico, palesemente infondato. Perché chi si intenda minimamente di storia della tradizione saprà che nell'antichità era l'autorevolezza delle fonti e la loro antichità a decretare l'accoglimento o meno di un testo. Insomma, non c'era internet dove chiunque può pubblicare una propria versione fantasiosa di un fatto storico e raggiungere potenzialmente lo stesso pubblico di una fonte autentica.
Sappiamo d'altra parte che la gnosi non deriva dal Cristianesimo, ma si è appropriata di alcuni aspetti del Cristianesimo e li ha rielaborati a suo uso e consumo. Purtroppo però questa visione "settaria" della Gnosi non è condivisa dalla professoressa King, che nel suo volume What is Gnosticism? (del cui acquisto mi pentii quattro anni fa solo dopo aver letto le prime pagine), invece di indagare la storia e la dottrina gnostica, si profonde in dotte elucubrazioni metodologiche che lasciano passare questa idea di fondo: la Gnosi in quanto dottrina separata dal Cristianesimo e dall'identità propria non esiste. E' stato piuttosto il Cristianesimo del II e III secolo a mettere ciò che non gli andava a genio nel bidone dei rifiuti chiamato poi Gnosi. 
Questo spiega il clamore che la "scoperta" sta suscitando ovunque nel mondo. Decontestualizzando un pezzo di papiro venuto fuori dalla spazzatura dell'antichità si finisce per operare non certo a favore della ricerca e del progresso degli studi storici, ma si dà solo sfogo alle proprie ideologie anticattoliche, a quell'ansia incontenibile di intaccare attraverso un lacerto di storia la solidità di secoli di tradizione, nella convinzione che la Chiesa Cattolica continui ad essere una sorta di onnipotente e malvagia setta intenta a coprire la verità del Gesù storico. E così anche un eminente accademico scade al livello meschino di un Dan Brown.