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giovedì 13 settembre 2012

Il lacchè dell'impero Ma cosa ha mai detto della violenza americana in Libia?


La Santa Sede: “Violenza inaccettabile, ma i simboli vanno rispettati”

Bengasi
Bengasi

Dopo l’attentato in Libia padre Lombardi esprime una condanna anche per le “provocazioni alla sensibilità dei credenti musulmani”. Il viaggio in Libano non è a rischio

Alessandro speciale roma
Una scintilla che potrebbe compromettere un equilibrio già delicatissimo: sono gli attacchi contro le rappresentanze diplomatiche statunitensi in Egitto e in Libia, scatenati sembra – anche se la situazione è tutt'altro che chiara – dalla diffusione del trailer di un film satirico su Maometto e l'islam di produzione statunitense. Durante l'attacco di questa notte al consolato americano di Bengasi, sono morti quattro funzionari tra cui l'ambasciatore J. Christopher Stevens.


Gli scontri arrivano ad appena due giorni dalla partenza di papa Benedetto XVI per il Libano, per un viaggio già reso complesso dalla guerra civile nella vicina Siria. L'instabilità siriana ha minacciato più volte di destabilizzare anche il Paese dei Cedri.


Non a caso, commentando gli attacchi contro le sedi diplomatiche Usa, il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, ha usato toni all'insegna della massima prudenza, criticando duramente invece le “ingiustificate offese e provocazioni” contro la sensibilità dei fedeli dell'islam.


“Il rispetto profondo per le credenze, i testi, i grandi personaggi e i simboli delle diverse religioni – queste le parole di Lombardi diffuse oggi in tarda mattinata – è una premessa essenziale della convivenza pacifica dei popoli. Le conseguenze gravissime delle ingiustificate offese e provocazioni alla sensibilità dei credenti musulmani sono ancora una volta evidenti in questi giorni, per le reazioni che suscitano, anche con risultati tragici, che a loro volta approfondiscono tensione ed odio, scatenando una violenza del tutto inaccettabile”.


Il Vaticano, ha spiegato Lombardi ai giornalisti presenti in Vaticano, continua a seguire da vicino l'evoluzione della situazione e le sue “ramificazioni” ma, naturalmente, non ci sono cambiamenti di sorta al programma di papa Benedetto XVI. Manifestanti con le bandiere nere dei salafisti – l'emblema delle proteste di questi giorni – sono comparsi oggi anche davanti alle ambasciate Usa di Tunisi e Tripoli.


Il portavoce della Santa Sede ha tenuto sottolineare come i motivi del viaggio papale – portare un messaggio di “pace, comprensione e dialogo” in Medio Oriente – siano “completamente opposti” rispetto a quelli di chi continua a creare tensioni tra le religioni. “Il messaggio di dialogo e di rispetto per tutti i credenti delle diverse religioni che il Santo Padre si accinge a portare nel prossimo viaggio in Libano – ha dichiarato Lombardi – indica la via che tutti dovrebbero percorrere per costruire insieme la convivenza comune delle religioni e dei popoli nella pace”.


Da Tripoli, il Vicario Apostolico, monsignor Giovanni Innocenzo Martinelli, ha messo in guardia in un'intervista al Sir dal rischio di una “nuova escalation di violenza, come accadde con le vignette blasfeme della Danimarca e le magliette leghiste, quando a Bengasi attaccarono la chiesa”. Per il presule, è “vergognoso produrre un film contro il profeta, quando la sensibilità del mondo arabo su questi temi è alle stelle. Questo significa provocare. Bisogna fare molta attenzione a non esacerbare ancora di più il clima e avere il coraggio, qualche volta, di chiedere scusa”.


Anzi, aggiunge il vescovo, l'Occidente dovrebbe avere il “coraggio” di fermare chi “gioca col fuco”, bloccando “tutti i progetti blasfemi” e moderando “una politica che sia rispettosa della religione”.

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