ANCHE NELLA MORTE IL CARDINAL MARTINI HA DISORIENTATO E SCANDALIZZATO I FEDELI.
I
telegiornali ed i grandi mezzi di comunicazione, sempre ben allineati e
coperti al potere, ci hanno mostrato folle che piangono, si commuovono,
salutano il cardinal Martini. Qualcuno di loro avrà forse letto i testi del defunto porporato contenenti concetti contrari al cattolicesimo?
Non credo. Certo, la processione ci sta, ed è evidente. Ma occorre
vedere quanto queste folle siano frutto di spontanea determinazione o
invece di sapiente manipolazione mediatica.
Intanto analizziamo un
fatto. A parte i discorsi di circostanza ed i messaggi che la Santa Sede
non poteva non mandare (non fanno molto testo), una certa sinistra
becera e radicale ha messo il cappello sulla bara di Martini.
Un'operazione scorretta, ma in parte anche legittima viste le posizioni
assunte in vita dal porporato che di questa infedeltà alla dottrina
dovrà pur rendere conto. Davanti alla bara, si è avuto uno zibaldone
sinistrorso di chiacchiere (certe dichiarazioni di Vendola lasciano ...
... esterrefatti), e persino islamiche (oltre
l'immancabile don Ciotti), a riprova del fatto che Martini veramente
ortodosso al Magistero non è stato, anzi. Ma il cardinale ha
scandalizzato e forse disorientato il popolo di Dio anche nella morte.
La Chiesa rigetta da sempre quello che si chiama
accanimento terapeutico, ossia infierire con mezzi meccanici o medici
quando non vi è alcun modo di salvare la vita. Tuttavia, il cardinale ha
scelto deliberatamente e con lucidità, di non assumere cibo e liquidi,
in un certo senso ripercorrendo la vicenda di Eluana Englaro.
Puntualmente, si è risentita la vedova Welby in compagnia delle sirene
dei radicali. Ecco, siamo certi che le intenzioni del cardinale fossero
rette, ma il risultato pare avallare venti di dolce morte, con sconcerto
e scandalo per i fedeli.
In quanto alle offese e agli insulti di chi da blog insignificanti
ci assale, diciamo: raglio di asino non sale al cielo. Quando non si sa
a che cosa aggrapparsi, quando le argomentazioni sono assenti, ecco
l'insulto vile e gratuito. Giusto perdonare, è da cristiani.
Con certa gente fare... veleno non ha senso, fiato sprecato.
Bruno Volpe
ANCHE NELLA MORTE IL CARDINAL MARTINI HA DISORIENTATO E SCANDALIZZATO I FEDELI. |
I
telegiornali ed i grandi mezzi di comunicazione, sempre ben allineati e
coperti al potere, ci hanno mostrato folle che piangono, si commuovono,
salutano il cardinal Martini. Qualcuno di loro avrà forse letto i testi del defunto porporato contenenti concetti contrari al cattolicesimo?
Non credo. Certo, la processione ci sta, ed è evidente. Ma occorre
vedere quanto queste folle siano frutto di spontanea determinazione o
invece di sapiente manipolazione mediatica.
Intanto analizziamo un
fatto. A parte i discorsi di circostanza ed i messaggi che la Santa Sede
non poteva non mandare (non fanno molto testo), una certa sinistra
becera e radicale ha messo il cappello sulla bara di Martini.
Un'operazione scorretta, ma in parte anche legittima viste le posizioni
assunte in vita dal porporato che di questa infedeltà alla dottrina
dovrà pur rendere conto. Davanti alla bara, si è avuto uno zibaldone
sinistrorso di chiacchiere (certe dichiarazioni di Vendola lasciano ...
... esterrefatti), e persino islamiche (oltre
l'immancabile don Ciotti), a riprova del fatto che Martini veramente
ortodosso al Magistero non è stato, anzi. Ma il cardinale ha
scandalizzato e forse disorientato il popolo di Dio anche nella morte.
La Chiesa rigetta da sempre quello che si chiama
accanimento terapeutico, ossia infierire con mezzi meccanici o medici
quando non vi è alcun modo di salvare la vita. Tuttavia, il cardinale ha
scelto deliberatamente e con lucidità, di non assumere cibo e liquidi,
in un certo senso ripercorrendo la vicenda di Eluana Englaro.
Puntualmente, si è risentita la vedova Welby in compagnia delle sirene
dei radicali. Ecco, siamo certi che le intenzioni del cardinale fossero
rette, ma il risultato pare avallare venti di dolce morte, con sconcerto
e scandalo per i fedeli.
In quanto alle offese e agli insulti di chi da blog insignificanti
ci assale, diciamo: raglio di asino non sale al cielo. Quando non si sa
a che cosa aggrapparsi, quando le argomentazioni sono assenti, ecco
l'insulto vile e gratuito. Giusto perdonare, è da cristiani.
Con certa gente fare... veleno non ha senso, fiato sprecato.
Bruno Volpe
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Il Cardinal Martini
Da vivo lo chiamavano l’Antipapa, [per
la verità era lui a definirsi l'Ante-Papa, nel senso che apriva la
strada al Papa, ben diverso da Anti, anche se ha assunto posizioni molto
autonome] per le sue posizioni in totale, chiaro e netto
contrasto con le direttive papali. Ora che è morto, come per tutti i
defunti, ma in particolare per quegli ecclesiastici montati e sostenuti
da certa corrente massonica, è stato immediatamente canonizzato e il suo
operato enfatizzato come se avesse salvato l’umanità da pericoli
mortali. Si! Mi riferisco al Card. Martini, ovviamente e lo dico con le
lacrime agli occhi tanta è l’amarezza che mi pervade il cuore.
Le solenni esequie nel Duomo di Milano |
Sta
però di fatto che è doverosa e sacrosanta mantenere la verità almeno
nella nostra testa, nelle nostre idee, nella nostra fede, perché un vero
cristiano deve saper innanzitutto distinguere il bene dal male, la
verità dall’errore, il peccato dal peccatore, senza condannare nessuno,
ma anche senza cadere nel pericolo di conformarsi pedissequamente a
tutte le iniziative, dichiarazioni, lezioni, scritti ecc. di coloro che,
pur essendo Ministri di Dio, Sacerdoti, Vescovi, Cardinali, purtroppo
non sono in piena sintonia con il Papa e con il Magistero della Chiesa.
Folla sul Sagrato del Duomo durante le esequie |
La sua posizione
possibilista e qualunquista su tutto è stata chiara da sempre, sin da
quando rivestiva il ruolo di Direttore dell’Istituto Biblico, poi con
l’iniziativa della ‘Cattedra dei non credenti’ laddove invitava tutti,
atei e credenti, a mettersi in discussione, i primi nel mettere in
dubbio il fondamento del loro ateismo, e i secondi nel mettere
altrettanto in dubbio i fondamenti della loro fede, senza però offrire
loro motivazioni teologiche fondanti, ‘conditio sine qua non’ per
l’approfondimento della propria fede, altrimenti di che cosa si va a
discutere? Si corre solo il pericolo di scardinare quella poca fede
rimasta in quel piccolo ‘resto’ della Chiesa cattolica che si sforza di
proclamare le Verità di Fede contenute nel Credo e nella fedeltà al
Papa, a costo di essere ancora derisa e forse, un domani, non è da
escludere, anche minacciata di morte.
Folla durante le esequie: Dimostrazione di grande popolarità |
E allora mentre affidiamo alla
misericordia di Dio questo Suo Figlio sacerdote, dobbiamo mantenere la
nostra fede con coraggio, fedeli a nostro Signore Gesù Cristo, vero Dio e
vero Uomo, morto e risorto per ciascuno di noi, che ha voluto farsi
conoscere non solo attraverso la Sacra Scrittura, la ‘Parola’, ma che ha
voluto altresì rendersi perennemente vivo e presente nei Sacramenti
della Chiesa Cattolica. E se è di basilare importanza approfondire ‘la
Parola’, è ancor più importante, poi, viverla nei Sacramenti, altrimenti
si rimane a metà dell’Oceano, in balia delle onde, e senza poter mai
approdare a porto sicuro. E’ la posizione in pratica del protestantesimo
in genere che tante lacerazioni ha creato dentro la Chiesa con il
moltiplicarsi di ‘santoni’ che hanno creato chiesuole e chiesette. Altro
che dialogo, altro che apertura! Quando si accetta che Gesù Cristo
venga fatto a pezzi dalle ultime trovate pseudo-teologiche, staccandolo
dalla Chiesa cattolica e dal Papa, si rischia grosso, qui sulla terra e
nell’aldilà!
Mi spiace, Reverendissimo Cardinal
Martini, pregherò per lei, questo si, però mi permetta di non unirmi
alla grancassa roboante del solito coro dei suoi sostenitori ‘adulti’.
Martini, l’aborto e la vera carità
Mer Set 5, 2012 14:11
“Ritengo
che vada rispettata ogni persona che, magari dopo molta riflessione e
sofferenza, in questi casi estremi segue la sua coscienza, anche se si
decide per qualcosa che io non mi sento di approvare“.
Questo il pronunciamento sibillino del defunto cardinal Martini sull’aborto citato nei giorni della sua dipartita, a prova della sua apertura e della sua bontà (insieme ai tanti silenzi e ai tanti gesti per prendere le distanze dai principi non negoziabili). Non ritornerei su questo argomento, per rispetto ad un defunto, se questa frase come tante altre in cui apriva ad eutanasia ecc. non fosse ormai il manifesto non solo dei nemici della Chiesa ma anche di tanti che si dicono cattolici.
Cosa si può notare in questa visione dell’aborto proposta da Martini, prendendo le distanze dalla posizione ufficiale della Chiesa? Anzitutto un fatto: Martini si è sempre voluto presentare come l’uomo del dialogo, l’uomo che non condanna, l’uomo di Chiesa buono… a differenza degli altri. Gli altri, dal papa a Ruini…, condannano, stigmatizzano, fulminano… perché sono personaggi cattivi, reazionari, oscurantisti… Io, Martini, sono diverso, voglio una Chiesa diversa….io non condanno, io capisco, io comprendo…
Vediamo prima allora, quale è la posizione della Chiesa. La Chiesa condanna, da sempre, l’aborto. Lo condanna perché è l’uccisione di una creatura umana, già formata, innocente, chiamata alla vita e perciò degna di rispetto. La Chiesa, condannando l’aborto, dimostra anche cosa sia la vera pietà: perché l’uccisione di un figlio è, anche per chi la realizza, la rinuncia al grande dono della vita; perché la donna che abortisce, come ormai è sempre più chiaro dagli studi medici, vivrà sempre come un dolore immenso questo suo gesto. L’aborto è contro il figlio, contro la madre ed il padre, contro la società.
La condanna dell’aborto, va di pari passo con la necessità,
proclamata dalla Chiesa, di aiutare le famiglie: la Chiesa ha creato gli
orfanatrofi e i Centri Aiuto alla vita. Non si limita a predicare, ma
va incontro ai bisogni. I teorici dell’aborto libero, dell’aborto come
diritto, non hanno mai fatto nulla per aiutare le ragazze madri in
difficoltà. Anzi, con la loro visione (“tanto c’è l’aborto”), hanno
legittimato anche il disinteresse dello Stato dinnanzi alle maternità
difficili!
Infine, la Chiesa, condannano l’atto dell’aborto, non giudica, non condanna, come vorrebbe far credere Martini, la persona, non le toglie il rispetto: il giudizio ultimo su di lei è infatti di Dio e di Dio solo.
Per questo ogni cattolico direbbe: “L’aborto è un abominevole delitto (Concilio Vaticano II, in accordo con secoli di Tradizione); uccide il figlio e la madre; danneggia la famiglia e la società; è sangue innocente versato; ogni coscienza retta lo rinnega; lo Stato dovrebbe impedirlo, e, nello stesso tempo, venire incontro a chi si trova in condizioni di difficoltà, per prevenire questa tragedia. Questo non è un giudizio sulla persona che abortisce, che anzi, va aiutata, dopo ciò che ha fatto, a rinascere”. Potrebbe poi dire: “non è questione di quello che ‘io mi sento o non mi sento’, come per Martini, perché io non sono nessuno. E’ questione di fatti: abortire è uccidere. Non è questione di ‘rispetto’, perché il rispetto è sempre dovuto, anche agli assassini di persone adulte. Lo Stato che mette in galera un criminale non significa che non lo rispetti: fa solo osservare la legge, senza la quale la società precipiterebbe nel caos”. E concluderebbe: “condannare l’aborto non è mancanza di carità, ma al contrario, è carità, perché la carità è legata alla verità. Un padre che sgrida il figlio perché si droga, non manca di carità, ma al contrario, lo ama. Così la Chiesa indica a tutti che il figlio è un dono, che la vita va rispettata, e così facendo insegna agli uomini l’amore (e a rifuggire l’odio e la tristezza della morte)”.
http://www.libertaepersona.org/wordpress/2012/09/martini-laborto-e-la-vera-carita/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=martini-laborto-e-la-vera-carita
Questo il pronunciamento sibillino del defunto cardinal Martini sull’aborto citato nei giorni della sua dipartita, a prova della sua apertura e della sua bontà (insieme ai tanti silenzi e ai tanti gesti per prendere le distanze dai principi non negoziabili). Non ritornerei su questo argomento, per rispetto ad un defunto, se questa frase come tante altre in cui apriva ad eutanasia ecc. non fosse ormai il manifesto non solo dei nemici della Chiesa ma anche di tanti che si dicono cattolici.
Cosa si può notare in questa visione dell’aborto proposta da Martini, prendendo le distanze dalla posizione ufficiale della Chiesa? Anzitutto un fatto: Martini si è sempre voluto presentare come l’uomo del dialogo, l’uomo che non condanna, l’uomo di Chiesa buono… a differenza degli altri. Gli altri, dal papa a Ruini…, condannano, stigmatizzano, fulminano… perché sono personaggi cattivi, reazionari, oscurantisti… Io, Martini, sono diverso, voglio una Chiesa diversa….io non condanno, io capisco, io comprendo…
Vediamo prima allora, quale è la posizione della Chiesa. La Chiesa condanna, da sempre, l’aborto. Lo condanna perché è l’uccisione di una creatura umana, già formata, innocente, chiamata alla vita e perciò degna di rispetto. La Chiesa, condannando l’aborto, dimostra anche cosa sia la vera pietà: perché l’uccisione di un figlio è, anche per chi la realizza, la rinuncia al grande dono della vita; perché la donna che abortisce, come ormai è sempre più chiaro dagli studi medici, vivrà sempre come un dolore immenso questo suo gesto. L’aborto è contro il figlio, contro la madre ed il padre, contro la società.
Foto di aborto procurato
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Infine, la Chiesa, condannano l’atto dell’aborto, non giudica, non condanna, come vorrebbe far credere Martini, la persona, non le toglie il rispetto: il giudizio ultimo su di lei è infatti di Dio e di Dio solo.
Per questo ogni cattolico direbbe: “L’aborto è un abominevole delitto (Concilio Vaticano II, in accordo con secoli di Tradizione); uccide il figlio e la madre; danneggia la famiglia e la società; è sangue innocente versato; ogni coscienza retta lo rinnega; lo Stato dovrebbe impedirlo, e, nello stesso tempo, venire incontro a chi si trova in condizioni di difficoltà, per prevenire questa tragedia. Questo non è un giudizio sulla persona che abortisce, che anzi, va aiutata, dopo ciò che ha fatto, a rinascere”. Potrebbe poi dire: “non è questione di quello che ‘io mi sento o non mi sento’, come per Martini, perché io non sono nessuno. E’ questione di fatti: abortire è uccidere. Non è questione di ‘rispetto’, perché il rispetto è sempre dovuto, anche agli assassini di persone adulte. Lo Stato che mette in galera un criminale non significa che non lo rispetti: fa solo osservare la legge, senza la quale la società precipiterebbe nel caos”. E concluderebbe: “condannare l’aborto non è mancanza di carità, ma al contrario, è carità, perché la carità è legata alla verità. Un padre che sgrida il figlio perché si droga, non manca di carità, ma al contrario, lo ama. Così la Chiesa indica a tutti che il figlio è un dono, che la vita va rispettata, e così facendo insegna agli uomini l’amore (e a rifuggire l’odio e la tristezza della morte)”.
http://www.libertaepersona.org/wordpress/2012/09/martini-laborto-e-la-vera-carita/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=martini-laborto-e-la-vera-carita
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