di Piero Vassallo
L'accanimento terapeutico consiste nell'esecuzione di
trattamenti di documentata inefficacia. Il qualunque assiduo frequentatore di
cliniche ha udito sussurri o ha assistito a colloqui finalizzati ad ottenere il
consenso di malati terminali all'esecuzione di trattamenti inefficaci ma
funzionali all'incremento della fama e della carriera di un primario ambizioso
e cinico.
Di qui l'elevazione di opportune difese morali e giuridiche
contro l'esercizio della medicina vana ed empiamente fine a se stessa.
L'alternativa all'esercizio della terapia accanita, dunque,
non è il suicidio approvato dalla disperazione degli atei moderni e postmoderni
ma la sospensione delle cure, che procurano inutili sofferenze.
L'avversione all'accanimento terapeutico non nasce
dall'insano desiderio di abbandonare vigliaccamente la vita ma dalla volontà di
tutelare i diritti del malato.
Contrario all'accanimento terapeutico era anche il
pensiero del compianto cardinale Carlo Maria Martini, il quale invitava i
medici "a non prolungare i trattamenti quando ormai non giovano più
alla persona".
Visibile nelle discusse e forse incaute aperture al
socialismo e alle unioni pederastiche sotto la bandiera rossa, il minimalismo teologico
del card. Martini non ha influito nel giudizio sull'accanimento terapeutico,
giudizio ortodosso, che pertanto può essere condiviso senza riserve da
chiunque.
Disgraziatamente la cultura laica prospera nel soqquadro del
vocabolario e nella devastazione della logica a monte di esso.
Dopo che Herbert Marcuse ha stabilito che il principio di identità e non
contraddizione è orribilmente fascista, l'acrobazia mentale e
la parola televisiva annullano e sostituiscono la logica.
Sbandierato dagli ateologi francofortesi e californiani in
odore di gnosticismo, l'urlante delirio irrompe sulla scena postmoderna.
Squisitamente visionaria cioè francofortese è la festa
inscenata, nelle sedi della neodestra lugubre e allucinata e della sinistra
cadaverica, da giornalisti tanatofili, che, nell'ovvio giudizio formulato dal
cardinale Martini e nella conseguente, impeccabile decisione di rifiutare
terapie inutili e dolorose, credono di leggere l'approvazione teologica
dell'eutanasia.
Il demenziale applauso all'immaginata morte volontaria del
card. Martini, applauso scosciante nella destra sconvolta dai francofortesi e
nella sinistra alterata da Nietzsche, autorizza a concludere che sul pensiero
dei moderni splende il sole della necrofilia a tutto tondo.
L'insana passione tanatofila del Faustus di Thomas Mann si
rovescia nella rivoluzione comunista e nelle pagine ebbre e vedovili della
destra sedicente nuova.
Nel rito antivitale i teorici dell'et destra et sinistra vedono
finalmente la vera luce della rivoluzione anticristiana: il lumicino
cimiteriale.
La grande illusione dei cattolici dialoganti e tolleranti
adesso può contemplare il paradiso terrestre dei non credenti: il festante
obitorio delle false speranze.
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