ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 19 settembre 2012

Un approfondimento sugli studi di Romano Amerio




 Nel 1985 uscì un libro-verità, Iota unum, che venne subito soffocato; ma che, come accade ai capolavori, è riuscito a stare in piedi di forza propria fino ad oggi, che nel panorama attuale, dove il Concilio Vaticano II non è più un totem da adorare, è diventato una fonte essenziale per tutti coloro che studiano in maniera critica l’Assise, nella quale venne allontanata, nei modi e nell’insegnamento, la Tradizione. L’autore è il filosofo Romano Amerio (1905-1997), che ha lasciato, per ragionamenti e forma espressiva, un lavoro di raffinato ed approfondito scavo nella rivoluzione che fu protagonista nella Chiesa fra il 1962-1965. A mantenere viva la sua memoria e le sue opere è stato ed è lo studioso Enrico Maria Radaelli, devoto discepolo del filosofo luganese, che nel 2009 ha dato nuovamente alle stampe Iota unum, grazie all’editore Lindau di Torino.
Il 30 ottobre 2009 si tenne un convegno alla Biblioteca Angelica di Roma proprio su Romano Amerio, al quale partecipò, oltre allo stesso Radaelli, Monsignor Antonio Livi, Francesco Colafemmina e Maria Guarini, «una donna di Fede e di scienza», come la definisce Monsignor Brunero Gherardini nella prefazione al libro La Chiesa e la sua continuità. Ermeneutica e istanza dogmatica dopo il Vaticano II (Diffusioni Editoriali Umbilicus Italiae, pp. 238, € 21.00), «l’apis argumentosa che cerca, studia, spiega e lancia ai quattro venti, con la costanza dei forti, i frutti della sua intelligenza, del suo studio, del suo impegno per la sana dottrina e la Santa Madre Chiesa». Maria Guarini, responsabile, fra l’altro, di un importante sito Internet, Chiesa e postconcilio, dal quale combatte con eleganza e puntualità, una coraggiosa battaglia a difesa della Fede e della Tradizione, ha raccolto i contributi di quel convegno nel volume sopracitato, ma ha anche ampliato alcune tematiche di grande interesse attuale che usciranno dal coro di applausi che fra poco ascolteremo quando, da ottobre, inizierà il 50° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II.
Maria Guarini sottolinea l’approccio multidisciplinare che Romano Amerio utilizzò nel redigere il suo capolavoro e da esso parte per aprire nuove piste di analisi di ciò che significa difendere la Dottrina e trasmetterla correttamente: «Nel presente tempo storico, ci troviamo a difendere e diffondere la Fede cattolica mostrandone e tenendone vivi i principi sul versante della Dottrina, individuando le distorsioni e gli sviamenti intervenuti nell’ultimo cinquantennio, per ritrovare la Via Maestra. È dalla Dottrina infatti che scaturisce, nell’ambito ecclesiale, la Pastorale. Il problema si pone quando la pastorale si svincola dalla dottrina, veicolando – come accade all’atto pratico: de facto se non de voce -, nuovi insegnamenti a volte impliciti ma non senza conseguenze. Non può esistere, infatti, una prassi che innovi asetticamente». Il comportamento e il linguaggio, indirizzati ad un dialogo che si è dimostrato fallace, sia perché non ha conquistato «i lontani», sia perché ha allontanato i «vicini», hanno finito per stravolgere molti principi base della Fede cattolica.
L’autrice parla apertamente di riforme travestite da aggiornamenti e «“nuovi metodi” di iniziazione» che hanno rinnegato, con sfregio e spregio, la viva Tradizione, spacciandola, spesso, per «Tradizione vivente», ovvero evoluzione di ciò che per quasi due millenni si è tramandato. I principi si sono adeguati al moderno modo di sentire e le variazioni sono penetrate ovunque, nel culto, nella vita sacramentale, nella testimonianza, variando così l’etica comportamentale delle persone e relativizzando il loro pensiero. Si è voluta una Chiesa «dialogante» e non più «docente»; il linguaggio si è fatto fluido, ambiguo, perdendo il carattere di definitorietà; il timbro di monoteismo ha messo sullo stesso piano cristianesimo, ebraismo, islamismo e l’antropocentrismo ha tutto inghiottito…
L’attenta analisi del volume – dove sono elencate, con nomi e cognomi, alcune “sentinelle della Tradizione” e dove viene riproposta la supplica al Santo Padre di Monsignor Gherardini e di alcuni studiosi ed intellettuali italiani affinché voglia promuovere un approfondito esame del pastorale Concilio Ecumenico Vaticano II – scava nelle variazioni di stampo antropocentrico che sono avvenute nel Concilio del XX secolo, un Concilio ecumenico a tutti gli effetti, che Giovanni XXIII e Paolo VI collocarono in un ambito pastorale e non dogmatico-definitorio. Un Concilio è della Chiesa, ma non è la Chiesa e laddove vengono denunciati  e focalizzati problemi, come questo libro e molti altri studi, convegni, saggi, articoli stanno realizzando (grazie anche ad un dibattito vivacissimo che si è esteso e si estende su Internet) è perché c’è bisogno di fare chiarezza e verità per risolvere i problemi e restituire ai ministri di Dio e ai fedeli l’autentica Fede.
Cristina Siccardi

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