Nel 1985 uscì un libro-verità, Iota unum,
che venne subito soffocato; ma che, come accade ai capolavori, è
riuscito a stare in piedi di forza propria fino ad oggi, che nel
panorama attuale, dove il Concilio Vaticano II non è più un totem da
adorare, è diventato una fonte essenziale per tutti coloro che studiano
in maniera critica l’Assise, nella quale venne allontanata, nei modi e
nell’insegnamento, la Tradizione. L’autore è il filosofo Romano Amerio
(1905-1997), che ha lasciato, per ragionamenti e forma espressiva, un
lavoro di raffinato ed approfondito scavo nella rivoluzione che fu
protagonista nella Chiesa fra il 1962-1965. A mantenere viva la sua
memoria e le sue opere è stato ed è lo studioso Enrico Maria Radaelli,
devoto discepolo del filosofo luganese, che nel 2009 ha dato nuovamente
alle stampe Iota unum, grazie all’editore Lindau di Torino.
Il
30 ottobre 2009 si tenne un convegno alla Biblioteca Angelica di Roma
proprio su Romano Amerio, al quale partecipò, oltre allo stesso
Radaelli, Monsignor Antonio Livi, Francesco Colafemmina e Maria Guarini,
«una donna di Fede e di scienza», come la definisce Monsignor Brunero
Gherardini nella prefazione al libro La Chiesa e la sua continuità. Ermeneutica e istanza dogmatica dopo il Vaticano II (Diffusioni Editoriali Umbilicus Italiae, pp. 238, € 21.00), «l’apis argumentosa
che cerca, studia, spiega e lancia ai quattro venti, con la costanza
dei forti, i frutti della sua intelligenza, del suo studio, del suo
impegno per la sana dottrina e la Santa Madre Chiesa». Maria Guarini,
responsabile, fra l’altro, di un importante sito Internet, Chiesa e postconcilio,
dal quale combatte con eleganza e puntualità, una coraggiosa battaglia a
difesa della Fede e della Tradizione, ha raccolto i contributi di quel
convegno nel volume sopracitato, ma ha anche ampliato alcune tematiche
di grande interesse attuale che usciranno dal coro di applausi che fra
poco ascolteremo quando, da ottobre, inizierà il 50° anniversario
dell’apertura del Concilio Vaticano II.
Maria Guarini sottolinea l’approccio
multidisciplinare che Romano Amerio utilizzò nel redigere il suo
capolavoro e da esso parte per aprire nuove piste di analisi di ciò che
significa difendere la Dottrina e trasmetterla correttamente: «Nel
presente tempo storico, ci troviamo a difendere e diffondere la Fede
cattolica mostrandone e tenendone vivi i principi sul versante della
Dottrina, individuando le distorsioni e gli sviamenti intervenuti
nell’ultimo cinquantennio, per ritrovare la Via Maestra. È dalla Dottrina infatti che scaturisce, nell’ambito ecclesiale, la Pastorale. Il problema si pone quando la pastorale si svincola dalla dottrina, veicolando – come accade all’atto pratico: de facto se non de voce
-, nuovi insegnamenti a volte impliciti ma non senza conseguenze. Non
può esistere, infatti, una prassi che innovi asetticamente». Il
comportamento e il linguaggio, indirizzati ad un dialogo che si è
dimostrato fallace, sia perché non ha conquistato «i lontani», sia
perché ha allontanato i «vicini», hanno finito per stravolgere molti
principi base della Fede cattolica.
L’autrice parla apertamente di riforme travestite da aggiornamenti e «“nuovi metodi” di iniziazione» che hanno rinnegato, con sfregio e spregio, la viva Tradizione, spacciandola, spesso, per «Tradizione vivente», ovvero evoluzione di ciò che per quasi due millenni si è tramandato. I principi si sono adeguati al moderno modo di sentire e le variazioni sono penetrate ovunque, nel culto, nella vita sacramentale, nella testimonianza, variando così l’etica comportamentale delle persone e relativizzando il loro pensiero. Si è voluta una Chiesa «dialogante» e non più «docente»; il linguaggio si è fatto fluido, ambiguo, perdendo il carattere di definitorietà; il timbro di monoteismo ha messo sullo stesso piano cristianesimo, ebraismo, islamismo e l’antropocentrismo ha tutto inghiottito…
L’attenta analisi del volume – dove sono elencate, con nomi e cognomi, alcune “sentinelle della Tradizione” e dove viene riproposta la supplica al Santo Padre di Monsignor Gherardini e di alcuni studiosi ed intellettuali italiani affinché voglia promuovere un approfondito esame del pastorale Concilio Ecumenico Vaticano II – scava nelle variazioni di stampo antropocentrico che sono avvenute nel Concilio del XX secolo, un Concilio ecumenico a tutti gli effetti, che Giovanni XXIII e Paolo VI collocarono in un ambito pastorale e non dogmatico-definitorio. Un Concilio è della Chiesa, ma non è la Chiesa e laddove vengono denunciati e focalizzati problemi, come questo libro e molti altri studi, convegni, saggi, articoli stanno realizzando (grazie anche ad un dibattito vivacissimo che si è esteso e si estende su Internet) è perché c’è bisogno di fare chiarezza e verità per risolvere i problemi e restituire ai ministri di Dio e ai fedeli l’autentica Fede.
Cristina Siccardi
L’autrice parla apertamente di riforme travestite da aggiornamenti e «“nuovi metodi” di iniziazione» che hanno rinnegato, con sfregio e spregio, la viva Tradizione, spacciandola, spesso, per «Tradizione vivente», ovvero evoluzione di ciò che per quasi due millenni si è tramandato. I principi si sono adeguati al moderno modo di sentire e le variazioni sono penetrate ovunque, nel culto, nella vita sacramentale, nella testimonianza, variando così l’etica comportamentale delle persone e relativizzando il loro pensiero. Si è voluta una Chiesa «dialogante» e non più «docente»; il linguaggio si è fatto fluido, ambiguo, perdendo il carattere di definitorietà; il timbro di monoteismo ha messo sullo stesso piano cristianesimo, ebraismo, islamismo e l’antropocentrismo ha tutto inghiottito…
L’attenta analisi del volume – dove sono elencate, con nomi e cognomi, alcune “sentinelle della Tradizione” e dove viene riproposta la supplica al Santo Padre di Monsignor Gherardini e di alcuni studiosi ed intellettuali italiani affinché voglia promuovere un approfondito esame del pastorale Concilio Ecumenico Vaticano II – scava nelle variazioni di stampo antropocentrico che sono avvenute nel Concilio del XX secolo, un Concilio ecumenico a tutti gli effetti, che Giovanni XXIII e Paolo VI collocarono in un ambito pastorale e non dogmatico-definitorio. Un Concilio è della Chiesa, ma non è la Chiesa e laddove vengono denunciati e focalizzati problemi, come questo libro e molti altri studi, convegni, saggi, articoli stanno realizzando (grazie anche ad un dibattito vivacissimo che si è esteso e si estende su Internet) è perché c’è bisogno di fare chiarezza e verità per risolvere i problemi e restituire ai ministri di Dio e ai fedeli l’autentica Fede.
Cristina Siccardi
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