UNA DELLE PRATICHE DI DEVOZIONE PIÙ RACCOMANDABILI AI FEDELI CATTOLICI IN ONORE DEL GLORIOSO ARCANGELO, È LA RECITA DELLA CORONA ANGELICA, DETTA IL ROSARIO DI SAN MICHELE. QUESTA DEVOZIONE, APPROVATA DALLA CHIESA FIN DAL 1851, È ARRICCHITA DA NUMEROSE INDULGENZE. QUESTA PRATICA DI DEVOZIONE È MOLTO ANTICA, POICHÉ SAN MICHELE L'HA PORTATA LUI STESSO DAL CIELO ALLA TERRA.
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Oh, ma che bei frutti ha dato e da il Conciliabolo Vaticano II, rappresentato dai suoi promotori modenisti...
Ascoltiamo
e leggiamo cosa ha detto Ratzinger, (in arte Benedetto XVI, pontefice
della "nuova Chiesa conciliare"), modernista conclamato, sulla cosidetta
"nuova evangelizzazione" promossa dal pernicioso Conciliabolo Vaticano
II...
«La nuova evangelizzazione? È nata con il Concilio»
Lo ha detto il Pontefice
parlando ai vescovi appena nominati. E ha aggiunto: “Siate testimoni credibili»
La sfida della “nuova evangelizzazione”, a cui sarà
dedicato il Sinodo dei vescovi che si apre il mese prossimo in Vaticano, in
realtà viene da lontano. Anzi, secondo papa Benedetto XVI, se ne possono
rintracciare le origini già nell'evento che ha dato forma alla Chiesa cattolica
così come la conosciamo oggi, il Concilio Vaticano II. E non è quindi un caso
che il 50.esimo anniversario della grande assise ecumenica cada proprio nel
mezzo del Sinodo.
Parlando questa mattina ai vescovi freschi di nomina
invitati a Roma per un Convegno promosso dalla Congregazione per i Vescovi,
papa Ratzinger ha ricordato come il suo predecessore Giovanni XXIII vedesse nel
Concilio da lui convocato l'occasione di “un balzo innanzi verso una
penetrazione dottrinale ed una formazione delle coscienze”, perché la dottrina
“certa ed immutabile” della Chiesa venisse “approfondita e presentata in modo
che risponda alle esigenze del nostro tempo”.
“Potremmo
dire - ha commentato Benedetto XVI - che la nuova evangelizzazione è iniziata
proprio con il Concilio, che il beato Giovanni XXIII vedeva come una nuova
Pentecoste che avrebbe fatto fiorire la Chiesa nella sua interiore ricchezza e
nel suo estendersi maternamente verso tutti i campi dell‘umana attività”.
Per il pontefice, i vescovi devono essere “audaci
nell’invitare gli uomini di ogni condizione all’incontro con Cristo e a rendere
più solida la fede”, di cui devono difendere in modo particolare la “unità”. Ma
soprattutto, ha aggiunto, i vescovi devono essere “testimoni credibili”, i
primi testimoni della fede, con il compito di accompagnare il cammino dei
credenti “offrendo l’esempio di una vita vissuta nell’abbandono fiducioso di
Dio”.
Infatti, ha spiegato ai novelli vescovi Benedetto XVI,
non si può essere “al servizio degli uomini, senza essere prima servi di Dio”:
“Il vostro personale impegno di santità vi veda assimilare ogni giorno la
Parola di Dio nella preghiera e nutrirvi dell’Eucaristia, per attingere da
questa duplice mensa la linfa vitale per il ministero”.
Gli
effetti di quella “nuova Pentecoste” rappresentata dal Concilio, ha concluso il
pontefice, “nonostante le difficoltà dei tempi, si sono prolungati,
raggiungendo la vita della Chiesa in ogni sua espressione: da quella
istituzionale a quella spirituale, dalla partecipazione dei fedeli laici nella
Chiesa alla fioritura carismatica e di santità”.
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Vediamo ora uno dei numerosissimi frutti avvelenati del Conciliabolo tanto decantato dagl'ultimi cinque pontefici modernisti...
Leggiamo il ridicolo allievo del modernista Ratzinger...
Presentato
il piano di riordino che tiene conto della crisi delle vocazioni: “Va
superata l’idea che la chiesa esista solo con il sacerdote”
È una riforma che assomiglia a una piccola rivoluzione quella
lanciata a Vienna dal cardinale Christoph Schoenborn. Un piano di
riordino e riduzione delle parrocchie che tiene conto della crisi delle
vocazioni e quindi della diminuzione del clero diocesano, e che però
allo stesso tempo valorizza il protagonismo dei laici nella Chiesa come
del resto è tradizione del cattolicesimo austriaco degli ultimi
decenni. Così si va verso comunità più piccole guidate da laici,
inoltre raggruppamenti di queste comunità verranno considerate
parrocchie e saranno gestite congiuntamente da sacerdoti e laici, la
responsabilità ultima sarà comunque del prete. Questo uno degli aspetti
più significativi del piano di riforma presentato oggi
dall’arcivescovo di Vienna.
«Dobbiamo liberarci – ha detto il cardinale – dell’immagine
tradizionale secondo la quale la Chiesa c’è solo quando è presente un
sacerdote». E anzi va riaffermato «il sacerdozio comune di tutti i
battezzati». Si tratta di dare vita, ha aggiunto il cardinale, a una
«nuova collaborazione di sacerdoti e laici sulla base della loro comune
vocazione cristiana».
Nel merito, il piano prevede che nei prossimi dieci anni, le 660
parrocchie attualmente esistenti siano ridotte e accorpate come entità
più grandi ma composte da singole ’filialì per meglio svolgere i
compiti pastorali e missionari.
«Più comunità locali dirette dai laici – ha spiegato ancora il
cardinale – formano nel loro insieme una nuova parrocchia che sarà
diretta congiuntamente da sacerdoti e laici con la responsabilità
finale di un parroco». Il cardinal Schoenborn ha ribadito espressamente
che la riforma non abolisce le parrocchie: «nelle nuove parrocchie si
potranno sviluppare comunità più numerose e più vive», poichè «la
Chiesa deve ridiventare missionaria ed essere vicina alle persone nei
luoghi in cui esse vivono».
Il cardinale ha quindi rilevato che la riforma comporta un «profondo
cambio di prospettiva», poichè «dobbiamo staccarci dall’idea chela
Chiesa esista solo là dove c’è un sacerdote», ma «così si ridà
importanza al principio del sacerdozio comune» di «tutti i battezzati e
cresimati», realizzando «una coesistenza di sacerdoti e laici sulla
base della loro vocazione comune di cristiani».
Fonte: Vatican Insider, 20/09/2012
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Un solo commento a
caldo: "Che il Signore ci liberi da tali personaggi che se fossero di
legno gli sarebbe già cresciuto il naso per tuttle le corbellerie che
dicono, altro "che nuova Pentecoste del conciliabolo"...
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