ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 6 novembre 2012

FRA ALCHIMIA E IDIOZIE CLERICALI

LA CROCE (?) DI PALADINO IN SANTA CROCE: FRA ALCHIMIA E IDIOZIE CLERICALI

Piazza Santa Croce - i passanti si arrampicano sulla pseudo-croce di Paladino
di Francesco Colafemmina

La strana alleanza fra il Cardinal Betori e Mimmo Paladino è indubbiamente un fenomeno da indagare. Fenomeno d'altra parte non nuovo di cooperazione e reciproca affratellante benedizione fra uomini di Chiesa e produttori di arte contemporanea, categoria a sé della mercificazione artistica dei nostri tempi. 
L'ultimo esperimento, dopo quello - bocciato grazie al Cardinal Farina - dell'ambone in Santa Maria del Fiore, è la grande croce - dicasi croce - deposta dal Paladino nella piazza di Santa Croce a Firenze (a un costo non meglio precisato ma di certo ingente).

Per l'occasione sentite cosa ha affermato l'Arcivescovo di Firenze, intervenendo all'inaugurazione dell'installazione: "la Croce ridà orientamento anche alla vita delle persone, che non si ritrovano in uno spazio qualsiasi, ma in un luogo connotato da una precisa identità, come lo vollero i nostri padri quando lo crearono come spazio della predicazione della Parola, la parola della Croce".  Per poi aggiungere che tale orientamento "conduce a un approdo preciso, una basilica francescana che è al tempo stesso il pantheon dei grandi del nostro popolo, credenti e non". Sì, avete capito bene: un "Pantheon"!

Secondo progetto di Paladino per l'ambone di Santa Maria del Fiore
(notare i soliti simboli ricorrenti nel portale di San Giovanni Rotondo)
Primo progetto di Paladino per l'ambone di Santa Maria del Fiore
(notare la conchiglia massonica, il simbolo del Bagatto, il ramoscello d'acacia, etc.)
Astenendoci da savonaroliane prediche sulla bruttezza dell'arte contemporanea che allontana da Dio e dalla preghiera, idolatrando gli artisti e le loro forme nuove, create nella consapevolezza d'esser demiurgi antagonisti del Creatore, mi soffermerò su alcuni dati concreti.

Lucio Dalla con il coccodrillo di Paladino - Firenze, maggio 2008
Mimmo Paladino è un appassionato di alchimia. Non chiedetemi perché, ma lo è.Tanto che nel 2008 realizzò per Lucio Dalla un coccodrillo in maiolica argentata esposto dal cantante in occasione del suo concerto  fiorentino in onore di Benvenuto Cellini. In quell'occasione Dalla rivelò di averlo ricevuto da Paladino con questa spiegazione: il coccodrillo era il simbolo degli alchimisti e Cellini fu uno dei più grandi alchimisti della sua epoca. 

In numerosi dipinti di Paladino, come in molte sue installazioni ritornano simboli alchemici, magici, esoterici: il simbolo dell'infinito, la mano aperta, il tavolino a tre gambe, la testa dell'agnello, stelle a varie punte, figure geometriche simboliche come il triangolo con la punta verso il basso o verso l'alto, numeri, ramoscelli di acacia, cappelli frigi,  etc. etc.
Di questa sua vena alchemica Paladino non ha mai fatto mistero. Già nel 1986 in occasione della Biennale di Venezia ebbe a scrivere: "Come non essere sensibile in questo caso al linguaggio alchemico, vecchio come il mondo, mi sembra, poiché attinge alla fonte della vita stessa, e trasporta nel suo corso la bellezza e il meraviglioso. Per quanto riguarda i miei quadri, gli incontri con l'Alchimia, se sono fortuiti, non sono meno nutriti di questa stessa sostanza che è sepolta nel più profondo di noi stessi e che si esprime per mezzo del linguaggio analogico nel mio lavoro." (Arte e alchimia: XLII Esposizione internazionale d'arte, la Biennale di Venezia, 1986, p.275).


Coerente con questa sua logica, Paladino ha dapprima istoriato i portali alchemici del tempio massonico di San Giovanni Rotondo dedicato a San Pio, ha successivamente adornato il nuovo Evangeliario Ambrosiano voluto da Sua Eminenza il Cardinal Tettamanzi e ha finora invano cercato di mettere un piede nel Duomo di Firenze, per approdare infine alla prova apparentemente bigotta o spiritual-chic della grande croce adagiata nella piazza di Santa Croce.

En passant: il nuovo altare e ambone di Santa Croce a Firenze. Realizzato nel 2012 sembra un'opera degli anni '60.
Per molti uomini di Chiesa gli anni '60 sono l'unico passato, l'unico presente e l'unico futuro. 
Ora il punto non è se Paladino sia più o meno degno di fare arte sacra o di esprimere una vaga spiritualità cattolica. Il punto è che non si può coniugare l'alchimia e il simbolismo esoterico con il Cattolicesimo e non si può d'altra parte in nome di un vago buonismo parrocchiale ignorare l'ampia casistica simbolica esposta costantemente dal Paladino. Compito dei Pastori è difendere e guidare il proprio gregge, non esporlo al ludibrio del relativismo estetico, simbolico e spirituale, non manipolare la bellezza ricevuta dai propri antenati e sfigurarla nell'elogio compiaciuto del brutto e del deforme. Ancora una volta dunque è il clero e solo il clero la radice consapevole e colpevole della decadenza, meglio del sovvertimento delle arti sacre. Sovvertimento che esita in una trasformazione non meramente estetica e formale dell'arte ma oggettiva, cogente, giacché l'arte per il Cattolicesimo è manifestazione e insegnamento della fede. E se la fede è insegnata dagli indotti, attraverso le allusioni simboliche e lo spiritualismo pneumatico ed esoterico di taluni artisti, essa fede sarà già altro da sé. Questo tuttavia i Pastori stentano a comprenderlo, obnubilati come sono dal mondo e dai suoi allettamenti. Così si perdono in verbose stronzate e non si accorgono che la Croce è per i Cristiani oggetto di adorazione non accozzaglia di pietre da scarabocchiare o addirittura da calpestare.

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