ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 24 novembre 2012

Grazi(a)e corvo!


Per il "corvo" la grazia e un lavoro fuori dalla Santa Sede

Paolo Gabriele
PAOLO GABRIELE

E’ in via di definizione formale l’atto di clemenza per Paolo Gabriele. Per lui pronto un impiego in un ente collegato

Grazia a Natale e un impiego fuori dalla Curia. E’ in via di definizione formale l’atto di clemenza del Pontefice verso Paolo Gabriele,detenuto in Vaticano per il furto di documenti papali. Con il passaggio della sentenza in giudicato, la procedura di destituzione di diritto (prevista dal regolamento interno) comporta la sanzione disciplinare più grave e cioè il licenziamento e il divieto di riassunzione in altro dicastero o ufficio della Santa Sede. Dopo la scarcerazione, l’ex maggiordomo verrà destinato quindi ad un lavoro esterno ai sacri palazzi, in un ente collegato.

Oggi, nel mini-concistoro a San Pietro, riceve la porpora il suo principale sponsor, James Michael Harvey, alle cui dipendenze Gabriele lavorava alla prefettura della Casa pontificia. Con "il passaggio della sentenza in giudicato", il maggiordomo del Papa, Paolo Gabriele, "si apre a suo carico la procedura per la destituzione di diritto, prevista dal Regolamento Generale della Curia Romana", spiegava la segreteria di Stato vaticana in una nota del 25 ottobre. La "destituzione di diritto" è la sanzione disciplinare più grave nel regolamento, firmata il nel 1999 dal cardinale Angelo Sodano in attuazione della costituzione apostolica "Pastor bonus" di Giovanni Paolo II. All'articolo 70, infatti, la normativa prevede, in crescendo, le seguenti sanzioni disciplinari: "l'ammonizione orale, l'ammonizione scritta e l'ammenda pecuniaria", "la sospensione dall'ufficio", "l'esonero dall'ufficio", "il licenziamento dall'ufficio", "la destituzione di diritto".La destituzione di diritto, prevede, all'articolo 79, che "si incorre nella destituzione di diritto per condanna passata in giudicato concernente delitto doloso, commesso anche precedentemente all'assunzione in servizio, pronunciata dalla competente Autorità dello Stato della Città del Vaticano o da quella di altro Stato, che faccia ritenere la permanenza in servizio del dipendente incompatibile con la dignità dell'impiego nella Santa Sede. In questi casi non si richiede accertamento e valutazione dei fatti". Al secondo paragrafo, "la destituzione di diritto va comunicata alla Commissione Disciplinare della Curia Romana per le valutazioni di sua competenza ai sensi dell'articolo 29 del Regolamento Pensioni vigente". Al terzo paragrafo, infine, "il destituito di diritto non può essere riassunto in altro dicastero o ufficio dipendente dalla Santa Sede".

Intanto l'arcivescovo statunitense James Michel Harvey, che oggi riceverà la porpora cardinalizia insieme a cinque vescovi di paesi del Terzo Mondo, è stato nominato ieri dal Papa nuovo arciprete della Basilica di San Paolo fuori le mura. La nomina era stata anticipata dallo stesso Pontefice il giorno dell’annuncio del Concistoro e quindi l’attesa era per il successore di Harvey alla guida della Casa Pontificia. Il nome del segretario di Benedetto XVI circola con insistenza, ma non è chiaro se assumerà l’incarico di prefetto come titolare o come aggiunto (in ticket con un prelato di provenienza diplomatica) ripetendo così la situazione che aveva creato Giovanni Paolo II nel 1999, nominando insieme Harvey, allora assessore (cioè numero 3) della Segreteria di Stato, e il proprio segretario, Stanislao Dziwisz.


Le località di provenienza dei neo-cardinali esprimono le priorità e preoccupazioni di Benedetto XVI in questo momento del suo pontificato. Un concistoro senza italiani è raro, ma non unico: il 24 marzo 1924 Pio XI diede la porpora a due statunitensi, e il 19 dicembre del 1927 a due francesi, un canadese, uno spagnolo e un ungherese. Da Pio XI ad oggi, in 85 anni e 6 papi, in ogni concistoro c'è sempre stato almeno un italiano. Quello di domani sarà il quinto concistoro di questo pontificato, porterà a 90 i porporati nominati da Benedetto XVI, imprimendo ulteriormente il suo segno sul collegio cardinalizio. Gli ultraottantenni diventeranno 91 e il collegio cardinalizio sarà composto da 211 membri, con 117 europei, di cui 62 elettori, 22 americani del Nord, di cui 14 elettori; 30 latinoamericani, di cui 21 elettori; 18 africani, di cui 11 elettori; 20 asiatici, di cui 11 elettori, quattro dall'Oceania, di cui uno elettore. Benedetto XVI ha scelto di non superare, alla data del concistoro, il numero di 120 indicato da Paolo VI per i cardinali elettori, e ha internazionalizzato ulteriormente il collegio cardinalizio, non indicano italiani.

Ha inoltre dato peso alle chiese di Medio oriente e Asia, Africa e America Latina. I nuovi porporati porteranno la voce di queste chiese all'interno del collegio di consiglieri del Papa, i più vicini a lui nel governare la Chiesa. Anche monsignor Harvey, che aveva raccomandato Paolo Gabriele come maggiordomo del Pontefice, e per questo aveva offerto le sue dimissioni a Papa Ratzinger fin dall’arresto dell’assistente di camera, non viene certo punito perché ottiene la porpora cardinalizia in un’età relativamente giovane: 62 anni.

GIACOMO GALEAZZI
CITTA'DEL VATICANO

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