Con la discussione sulle questioni pregiudiziali si è aperto oggi in
Vaticano il processo a Claudio Sciarpelletti, il tecnico informatico
della Segreteria di Stato accusato di favoreggiamento nell’ambito delle
indagini per furto aggravato di documenti riservati; filone che ha
portato alla condanna dell’ex assistente di camera del Papa, Paolo
Gabriele. Respinta l’eccezione di nullità di rinvio a giudizio,
sollevata dall’avvocato di parte, per imprecisione dell’imputazione. La
prossima udienza si terrà sabato prossimo, 10 novembre, alle ore 9
quando saranno ascoltati l’imputato e altri testimoni chiamati dalla
difesa. Massimiliano Menichetti:
Prima udienza del processo Sciarpelletti. Respinta la questione pregiudiziale sulla nullità di rinvio a giudizio, sollevata dalla difesa, per imprecisioni sull’imputazione. Precisata l’esatta configurazione del reato che, è stato spiegato, si inquadra nella fattispecie del favoreggiamento personale. “Tra Claudio Sciarpelletti e Paolo Gabriele non c’era una grande amicizia”, ha ribadito l’avvocato Gianluca Benedetti, che difende il tecnico informatico accusato di aver aiutato con il suo comportamento Paolo Gabriele, condannato a tre anni, pena ridotta a diciotto mesi, per aver rubato documenti riservati.
In sostanza la linea difensiva, tratteggiata dall’avv. Benedetti, punta sulla totale estraneità ai fatti criminosi da parte del suo assistito e a sottolineare il normale “rapporto di conoscenza”, non di “amicizia profonda tra i due”. A questo proposito la puntualizzazione che l’ex assistente di camera del Papa avrebbe negato, per sei anni, la sostituzione del proprio computer e che solo una volta, Sciarpelletti, sarebbe intervenuto sulla sua stampante.
“Tutto parte da un anonimo, credo un officiale della Segreteria di Stato, che parla di frequenti contatti tra Paolo Gabriele e Claudio Sciarpelletti – ha spiegato davanti ai giudici il legale di parte -. Un'informativa di un autore ignoto, da cui qui si passa a una supposta amicizia su cui Sciarpelletti avrebbe mentito”.
L’avv. Benedetti ha escluso che il suo cliente abbia intralciato la giustizia ed ha parlato di “dedizione e servizio per la Santa Sede” per oltre “venti anni”. Ha indicato l’atteggiamento collaborativo, riconosciuto dai gendarmi, che l’uomo avrebbe avuto durante le indagini. Punto questo però che ha sollevato la precisazione del presidente del Tribunale Vaticano, Giuseppe Dalla Torre, il quale ha sottolineato che comunque “Sciarpelletti ha fornito tre versioni diverse dei fatti”.
Sul fronte delle richieste è stata accettata dal Tribunale quella relativa all’acquisizione del “fascicolo di servizio” del tecnico informatico vaticano. Non entrano a far parte degli atti invece, perché giudicati non esaustivi, i tabulati telefonici e le mail relative ai contatti tra Sciarpelletti e Gabriele. Quattro i testimoni presenti oggi, voluti dalla difesa, tra loro anche mons. Carlo Maria Polvani, il responsabile dell'ufficio informazione della Segreteria di Stato; lo stesso Paolo Gabriele; il vice comandante della Guardia Svizzera William Kloter e il vicecommissario della Gendarmeria Gianluca Gauzzi Broccoletti. Assente per giustificati motivi, il capo della Gendarmeria Domenico Giani. Tutti saranno ascoltati, insieme a Sciarpelletti, sabato prossimo quando riprenderà il processo.
Prima udienza del processo Sciarpelletti. Respinta la questione pregiudiziale sulla nullità di rinvio a giudizio, sollevata dalla difesa, per imprecisioni sull’imputazione. Precisata l’esatta configurazione del reato che, è stato spiegato, si inquadra nella fattispecie del favoreggiamento personale. “Tra Claudio Sciarpelletti e Paolo Gabriele non c’era una grande amicizia”, ha ribadito l’avvocato Gianluca Benedetti, che difende il tecnico informatico accusato di aver aiutato con il suo comportamento Paolo Gabriele, condannato a tre anni, pena ridotta a diciotto mesi, per aver rubato documenti riservati.
In sostanza la linea difensiva, tratteggiata dall’avv. Benedetti, punta sulla totale estraneità ai fatti criminosi da parte del suo assistito e a sottolineare il normale “rapporto di conoscenza”, non di “amicizia profonda tra i due”. A questo proposito la puntualizzazione che l’ex assistente di camera del Papa avrebbe negato, per sei anni, la sostituzione del proprio computer e che solo una volta, Sciarpelletti, sarebbe intervenuto sulla sua stampante.
“Tutto parte da un anonimo, credo un officiale della Segreteria di Stato, che parla di frequenti contatti tra Paolo Gabriele e Claudio Sciarpelletti – ha spiegato davanti ai giudici il legale di parte -. Un'informativa di un autore ignoto, da cui qui si passa a una supposta amicizia su cui Sciarpelletti avrebbe mentito”.
L’avv. Benedetti ha escluso che il suo cliente abbia intralciato la giustizia ed ha parlato di “dedizione e servizio per la Santa Sede” per oltre “venti anni”. Ha indicato l’atteggiamento collaborativo, riconosciuto dai gendarmi, che l’uomo avrebbe avuto durante le indagini. Punto questo però che ha sollevato la precisazione del presidente del Tribunale Vaticano, Giuseppe Dalla Torre, il quale ha sottolineato che comunque “Sciarpelletti ha fornito tre versioni diverse dei fatti”.
Sul fronte delle richieste è stata accettata dal Tribunale quella relativa all’acquisizione del “fascicolo di servizio” del tecnico informatico vaticano. Non entrano a far parte degli atti invece, perché giudicati non esaustivi, i tabulati telefonici e le mail relative ai contatti tra Sciarpelletti e Gabriele. Quattro i testimoni presenti oggi, voluti dalla difesa, tra loro anche mons. Carlo Maria Polvani, il responsabile dell'ufficio informazione della Segreteria di Stato; lo stesso Paolo Gabriele; il vice comandante della Guardia Svizzera William Kloter e il vicecommissario della Gendarmeria Gianluca Gauzzi Broccoletti. Assente per giustificati motivi, il capo della Gendarmeria Domenico Giani. Tutti saranno ascoltati, insieme a Sciarpelletti, sabato prossimo quando riprenderà il processo.
http://www.news.va/it/news/processo-sciarpelletti-respinta-la-nullita-sul-rin
CITTÀ DEL VATICANO - Ritiene di essere stato
incastrato da una "informativa anonima" concepita nella segreteria di
Stato. Prende le distanze dal maggiordomo del Papa. E sottolinea la sua
"dedizione" alla Santa Sede. Claudio Sciarpelletti, tecnico informatico
del Vaticano, il secondo - e ultimo - imputato del caso 'Vatileaks', si è
espresso così, per bocca del suo avvocato, nel processo aperto oggi nel
tribunale vaticano. E' accusato di favoreggiamento nei confronti di
Paolo Gabriele nell'ambito della vicenda del furto di documenti
riservati del Papa. Ma la sua difesa sostiene che va prosciolto perché
non ha intralciato le indagini come sostiene l'accusa. Dopo la mattinata
di oggi, dedicata all'esame delle eccezioni presentate dall'avvocato
Gianluca Benedetti, il processo proseguirà - e forse si concluderà -
sabato prossimo, dopo le testimonianze di cinque testi tra i quali lo
stesso Paolo Gabriele.Sciarpelletti, cittadino italiano, era stato
arrestato in Vaticano per una notte il 25 maggio, due giorni dopo
l'arresto dell'ex assistente di Camera del Pontefice. La notizia non è
però trapelata sino al momento del rinvio a giudizio dei due indagati,
lo scorso 13 agosto. Il suo caso è stato stralciato e separato da quello
del maggiordomo il 29 settembre alla prima udienza, per essere ripreso
oggi dopo la conclusione del sinodo sulla 'nuova evangelizzazione'.
L'informatico era stato trovato in possesso di una busta con alcuni
documenti sensibili, ossia - ha precisato durante il primo processo il
suo legale - una "corrispondenza mail" e un "libello inqualificabile".
La requisitoria del 'promotore di giustizia' (pm) Nicola Picardi ha
rivelato che si tratta di "una relazione dal titolo 'Napoleone in
Vaticano' riprodotta da Gianluigi Nuzzi nel volume 'Sua Santità'". Il
capitolo del libro di Nuzzi racconta di una misteriosa vicenda relativa
ad un'auto dei gendarmi vaticani crivellata di colpi di arma da fuoco in
territorio italiano, si focalizza sulla figura del comandante della
gendarmeria, Domenico Giani, e si conclude con una ricostruzione che
solleva la questione del "conflitto di interessi" in cui incorrerebbe,
per le sue attività in Italia, un gendarme, Gianluca Gauzzi
Broccoletti.(segue)
http://www.diariodelweb.it/Cronaca/Articolo/?nid=20121105_267419
Vaticano/ Informatico a processo: Incastrato da denuncia anonima
Avvocato del co-imputato: Con maggiordomo non "grande" amicizia
http://www.diariodelweb.it/Cronaca/Articolo/?nid=20121105_267419
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