ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 7 novembre 2012

Sgarbi quotidiani

DUE PAROLE SULL'INTERVISTA A SGARBI DI VATICANINSIDER.IT
Qual è il vero Sgarbi? Quello dello specchio o quello di spalle?
di Francesco Colafemmina
Per tutti gli entusiasti sgarbiani o sgarbofili. L'intervista pubblicata ieri da Vaticaninsider.it è senza dubbio un passo avanti, ma mi preme spegnere le illusioni di coloro che nelle parole di Sgarbi intravvedono una speranza per il futuro dell'architettura e dell'arte sacra in Italia.
Si tratta in primo luogo di una occulta recensione di un recente volume di Sgarbi edito da Cantagalli e sul quale non ho volutamente indugiato ("L'ombra del divino nell'arte contemporanea"). Perché anzitutto è un'accozzaglia di temi e suggestioni. Si va dall'esaltazione con tanto di fotografie dell'o r e e e n d o reliquiario con l'ampolla di sangue di Giovanni Paolo II fatto realizzare dal Cardinal Dziwidz al meritorio e ineccepibile restauro della cattedrale di Noto. Il Cardinale in questione racconta peraltro le ultime ore di vita di Giovanni Paolo II in questo libro (non chiedetemi cosa c'entri questo con l'arte sacra). Ci sono poi contributi di Mons. Crociata e interviste ad artisti che fanno arte sacra.
Reliquiario con ampolla di sangue prelevata da don Stanislao mentre Giovanni Paolo II era in fin di vita
Non basta. Ciò che più mi preme ribadire è come non bisogna intendere la critica di Sgarbi come una consonanza con le idee ad esempio espresse dal sottoscritto in questo blog. Non vi è una volontà di recuperare il sacro attraverso la tradizione. Sgarbi lo comprende, sente che questa è l'esigenza, ma arriva a conclusioni a mio parere insostenibili. La prima in ambito architettonico: l'apprezzamento per Mario Botta (ribadito nell'ultima intervista). La seconda in ambito artistico: la rivalutazione di Vangi, che recentemente ha sfigurato il duomo di Arezzo e contro il quale Sgarbi aveva ingaggiato una lotta furibonda all'epoca dell'adeguamento liturgico della cattedrale di Pisa. 
Ultima chiesa di Mario Botta: le Tavole della Legge o... - più prosaicamente - lo slittone!
Portare Botta e Vangi ad esempi di come dovrebbe essere l'architettura e l'arte sacra mi pare una mistificazione. 
Ancora più inquietante il passaggio sull'astrattismo nell'intervista a Galeazzi: "Ovviamente il ruolo della bellezza non è patrimonio esclusivo dell’arte figurativa ma insita anche nell’astratto (dove esprime «l’idea assoluta di un Dio che è dentro di noi»), però bisogna riconsiderare la figura dell’artista in relazione al divino". Queste sono idee alla Couturier dell'ultima ora, rivalutazioni dell'astratto in ragione della sua capacità di esprimere l'assoluto, ovvero concetti totalmente estranei al cattolicesimo in primo luogo perché l'astratto è negazione formale e sostanziale dell'incarnazione.

In ultimo mi preme aggiungere un episodio personale, ma che non vedo perché tacere. Circa due anni fa proposi a Cantagalli un volume incentrato sulla rivalutazione dell'arte sacra attraverso la riscoperta di tanti artisti che fanno arte sacra tradizionale. Il volume sarebbe stato composto da interviste ad artisti e a liturgisti. Il progetto fu bocciato a motivo della crisi economica. Dopo un anno, a gennaio 2012, ecco emergere il libro di Sgarbi concepito più o meno allo stesso modo, ma privo, a mio parere, di una visione organica.

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