UNA REGIONE CHE SRAGIONA - FORMINCHIONI È ORMAI ACCERCHIATO - NON BASTAVA DACCÒ E L'AMPIO GIRO DI FACCENDIERI CHE RUOTAVA INTORNO AL PIRELLONE, ORA SI AGGIUNGE L'IMPRENDITORE PIO PICCINI: DICE DI AVER PAGATO LA SEGRETARIA DEL CELESTE AFFINCHÉ CONVINCESSE LUCCHINA E I CIELLINI A CONCEDERE ALLA SUA AZIENDA APPALTI SULLA SANITÀ...
Davide Carlucci per "La Repubblica"
ROBERTO FORMIGONIROBERTO FORMIGONI
ROBERTO FORMIGONI MANI ALZATE
C'è un nuovo amico sul quale Roberto Formigoni dovrebbe dare forse qualche spiegazione. Si chiama Pio Piccini, è un imprenditore umbro arrestato e poi condannato a un anno e otto mesi per il crac Eutelia-Omega. In passato si è molto parlato, e anche un po' favoleggiato, di un finanziamento elargito alla fondazione Italiani Europei di Massimo D'Alema e dei suoi incontri con l'ex presidente del consiglio. Non si conoscevano, invece - a parte qualche anticipazione di Repubblica - le rivelazioni dell'industriale sui suoi rapporti con il governatore lombardo.
ROBERTO FORMIGONI MANI ALZATE
LA SEGRETERIA A LIBRO PAGA
Piccini non è intimo con il Celeste come Piero Daccò, arrestato per il crac San Raffaele e per lo scandalo Maugeri. Ma può vantare anche lui una conoscenza di vecchia data con il governatore.
Piccini non è intimo con il Celeste come Piero Daccò, arrestato per il crac San Raffaele e per lo scandalo Maugeri. Ma può vantare anche lui una conoscenza di vecchia data con il governatore.
Le cose più importanti le dice il 15 settembre 2010 in un interrogatorio che solo ora è stato reso noto perché è da lì che parte l'inchiesta, da poco conclusa, sui bandi pilotati per la telemedicina in Regione Lombardia. «I miei rapporti con Formigoni risalgono al 1983», premette Piccini interrogato dai pm di Roma Paolo Ielo e Giuseppe Cascini e dal procuratore aggiunto di Milano Francesco Greco. Poi entra nel merito delle sue «erogazioni» nei confronti di Gianna Antonini Strippoli, segretaria storica del governatore.
ROBERTO FORMIGONI
«Nelle mie aziende lavorava la figlia della sua segretaria storica. Ho retribuito la madre con 1000 euro mensili». E ancora: «Me la presenta Formigoni... mi gestiva tutta una serie di rapporti con il mondo Compagnia delle opere e con il mondo Cl». Sarà lei, racconta Piccini, a presentarle nel 2000 il signor B., il suo «punto di riferimento operativo», «un faccendiere ben introdotto nella Regione Lombardia», l'uomo che periodicamente incontra il direttore generale della sanità, Carlo Lucchina. E sarà lei a «gestire i rapporti con Milano, con il presidente, per alcuni appuntamenti ».
ROBERTO FORMIGONI
LA PERCENTUALE DA GIRARE
Più avanti, Piccini spiega che i suoi sforzi sono stati premiati. Incontra Lucchina, gli spiega cosa vuol fare, occuparsi con una sua società della digitalizzazione delle cartelle cliniche. «Dopo qualche periodo ci ha richiamato, ci ha detto che gli sembrava molto interessante » e subito «è stata decisa una prima sperimentazione sull'ospedale di Cremona e di Oglio Po», affidata da Lombardia Informatica a Telecom che «ha dato una parte di questa attività a noi».
PIERANGELO DACCO'Più avanti, Piccini spiega che i suoi sforzi sono stati premiati. Incontra Lucchina, gli spiega cosa vuol fare, occuparsi con una sua società della digitalizzazione delle cartelle cliniche. «Dopo qualche periodo ci ha richiamato, ci ha detto che gli sembrava molto interessante » e subito «è stata decisa una prima sperimentazione sull'ospedale di Cremona e di Oglio Po», affidata da Lombardia Informatica a Telecom che «ha dato una parte di questa attività a noi».
Per quest'affare, da estendere poi in tutta la Lombardia, il faccendiere avrebbe dovuto percepire poi 200 mila euro all'anno, «pari a circa il 2 per cento del valore della gara». E «una parte di quel 2 per cento» sarebbe dovuta andare a Lucchina. Nel descrivere il meccanismo, Piccini è esplicito: «La Regione avrebbe dovuto emanare un bando che sostanzialmente riproduceva i contenuti del progetto di cui disponevo a seguito della sperimentazione, e che pertanto mi avrebbe garantito alte probabilità di aggiudicazione».
UN PASSAGGIO SULLA POLVERINI
Prima di occuparsi di sanità, il signor B. aveva un piede in Ferrovie Nord, oggi Trenord, altro feudo ciellino partecipato dalla Regione. Lo dice Piccini e lo conferma Giovanni Pizzoli, manager Telecom che si era occupato della gestione in appalto della rete in fibra ottica per la società di trasporti milanese. Il commendatore, ricorda, «aveva contatti con i vertici di Ferrovie Nord». Pizzoli conferma il racconto di Piccini, a cui Telecom aveva subappaltato alcune forniture.
ANTONIO SIMONE BPrima di occuparsi di sanità, il signor B. aveva un piede in Ferrovie Nord, oggi Trenord, altro feudo ciellino partecipato dalla Regione. Lo dice Piccini e lo conferma Giovanni Pizzoli, manager Telecom che si era occupato della gestione in appalto della rete in fibra ottica per la società di trasporti milanese. Il commendatore, ricorda, «aveva contatti con i vertici di Ferrovie Nord». Pizzoli conferma il racconto di Piccini, a cui Telecom aveva subappaltato alcune forniture.
E parla di un altro incontro in Regione, «nell'ufficio del presidente Formigoni», per la presentazione, alla presenza del governatore, del faccendiere e di Lucchina, di uno strumento da far acquistare agli ospedali, prodotto da General Electric, la multinazionale americana, finanziatrice dei meeting Cl, il cui ex numero uno in Italia, Sandro De Poli, è indagato nell'inchiesta per turbativa d'asta. Alle spartizioni dei bandi voleva partecipare anche Lucchina, ma i suoi guai giudiziari con Omega lo hanno fatto cadere in disgrazia. Ben diverse le sue ambizioni solo pochi mesi prima.
CARLO LUCCHINA
«In Lombardia tutto bene - dice in un'intercettazione Piccini - . Lui mi consigliava di fare un passaggio tramite Formigoni sulla Polverini o tramite Gasparri...». Sogni di un'espansione nel Lazio che non si sono mai realizzati.
RENATA POLVERINI MAURIZIO GASPARRI
LE STERLINE D'ORO
In Lombardia, invece, qualcosa le aziende di Piccini l'avevano avviata. La nuova sperimentazione a Lecco prometteva bene e già erano in corso contatti con Giuseppe Genduso e Ambrogio Bertoglio, i vertici dell'azienda ospedaliera. L'accordo, che prevedeva la solita retrocessione di denaro a Lucchina, sarebbe stato suggellato «con la consegna di due sterline d'oro da collezione» consegnate dal luogotenente di Piccini ai due manager.
In Lombardia, invece, qualcosa le aziende di Piccini l'avevano avviata. La nuova sperimentazione a Lecco prometteva bene e già erano in corso contatti con Giuseppe Genduso e Ambrogio Bertoglio, i vertici dell'azienda ospedaliera. L'accordo, che prevedeva la solita retrocessione di denaro a Lucchina, sarebbe stato suggellato «con la consegna di due sterline d'oro da collezione» consegnate dal luogotenente di Piccini ai due manager.
TUTTI I NODI VENGONO AL PIRELLONE - NELLA REGIONE PIÙ INDAGATA D’ITALIA, LA LOMBARDIA, GLI SCANDALI NON SI CONTANO PIÙ - IL LEGHISTA STEFANO GALLI HA CONFESSATO VIA FACEBOOK (NON IN TRIBUNALE) DI AVER SPESO 6 MILA € DI RIMBORSI PER IL MATRIMONIO DELLA FIGLIA, MA DI AVERLI GIÀ RESTITUITI - AL PIRELLONE LA MAGISTRATURA È ANDATA A NOZZE: 17 INDAGINI CHE HANNO COINVOLTO QUASI TUTTI - EPPURE FORMINCHIONI SOGNA DI TORNARE FRA 5 ANNI…Fabio Poletti per "la Stampa"
ROBERTO FORMIGONI AL PIRELLONE CON UNA DELLE SUE DIVISE
Aveva giurato: «Ho la coscienza a posto. Non sono mica come il laziale Franco "Batman" Fiorito». Cinque giorni dopo, Stefano Galli, maroniano di ferro, capogruppo della Lega al Pirellone, ci ripensa e si rimangia tutto. La confessione la fa via Internet, mica ai magistrati che lo aspettavano proprio ieri: «Cari amici di Facebook ho provveduto a rimborsare interamente le spese sostenute per il ricevimento matrimoniale di mia figlia, che erroneamente erano state inserite nella mia personale lista dei rimborsi».
Alla fine sono solo 6mila euro. Briciole rispetto ai 2 milioni che ancora mancano all'appello. Spalmati tra cene, aperitivi, leccalecca, fuochi d'artificio e gadget vari, per la gioia di una quarantina di amministratori di tutti i partiti in questo consiglio regionale, l'ultimissimo dell'era del Celeste Roberto Formigoni, destinato a passare alla storia come il più inquisito, travolto da diciassette indagini della magistratura che hanno risparmiato quasi nessuno.
STEFANO_GALLI
Ma si sa, se Roma è ladrona la Lega ce l'ha d'oro. E su Facebook, Stefano Galli tenta una impossibile giustificazione: «Mi rendo conto che si tratta di una macchia indelebile, ma se avessi voluto arricchirmi avrei accettato le centinaia di migliaia di euro che mi sono state offerte per influenzare gli appalti negli ospedali, cosa che ho denunciato. Non avrei certo rischiato di rovinare la mia vita per 6mila euro». Giusto.
Cosa saranno mai 6mila euro quando ai dipendenti della Regione hanno tagliato mille euro a testa di buoni pasto nel nome della spending review? Paolo Valentini, capogruppo del Pdl al Pirellone, indagato pure lui per una serie di cene «istituzionali» pure da 1500 euro, chiede di non dimenticare il buono che c'è: «Non passiamo le sere al ristorante. Siamo la migliore regione d'Italia».
ROBERTO FORMIGONI
A guardare questo emiciclo dove i consiglieri regionali si fanno la foto ricordo con l'iPhone - banchi del centrodestra - o si affannano sui tablet - al centrosinistra - sembra di essere all'ultimo giorno di scuola. I tabelloni con i voti interessano nessuno. Ma la più bella della classe trova il modo di ritagliarsi il suo spazio.
Come sempre Nicole Minetti del Pdl è assediata dai giornalisti che vogliono sapere chi ha portato all'hotel Principe di Savoia pagando oltre 800 euro a spese dei contribuenti, che ne ha fatto di creme di bellezza e sedute in una beauty farm tutte messe in nota spese. L'assedio è pressante e lei a un certo punto sbotta dietro agli occhiali da sole: «Che fai? Mi hai toccato una tetta? Se mi tocchi un'altra volta poi ti tocco io e so' cazzi...». Non c'è verso di sapere altro se non delle sue tette, le domande sulle spese pazze finiscono contro un muro di gomma.
REGIONE LOMBARDIA
Gente che va gente che viene in questo ultimo giorno di scuola. Filippo Penati, ex Pd sotto inchiesta per il sistema Sesto stringe mani e distilla auguri. Per lui l'addio alla politica è definitivo. Il pensiero va all'ex assessore al Pdl Domenico Zambetti, ancora in galera per le sue relazioni con la n'drangheta. Al Pirellone al suo posto arriva Giulio Gallera. Per uno che entra nel Pdl altri ne escono e si moltiplicano. Gli ex di An danno vita al gruppo di «Centrodestra Nazionale».
Altri tre del Pdl formano Lombardia Popolare, un gruppo filo Mario Monti pronto ad appoggiare Albertini. Tutti e tre Doriano Riparbelli, Marcello Raimondi e Angelo Gianmario sono sotto inchiesta per i rimborsi spese. Ma quello che conta è che potranno presentarsi alle elezioni senza nemmeno l'obbligo di raccogliere le firme visto che il gruppo è nato prima che siano indette le elezioni.
La corsa al posto sicuro in lista - regionale o nazionale - interessa tutti. Pure il Celeste Governatore Roberto Formigoni che nel giorno dei saluti ai giornalisti, stringe mani e distilla promesse con vista dal trentanovesimo piano di Palazzo Lombardia, il suo faraonico gioiello architettonico che svetta su Milano. L'ultima inchiesta che travolge il Pirellone non gli manda di traverso lo spumante: «E' una montatura della magistratura contro la Regione».
Ora tutti guardano avanti. Pure Formigoni che non ha ancora sciolto la sua riserva su candidarsi al Parlamento: «Me lo stanno chiedendo in molti ma non ho ancora deciso...». Ma poi, con un sorriso dei suoi, annuncia che a volte anche i Formigoni tornano: «E' l'ultima occasione che ho di fare gli auguri come Presidente della Regione. Ci diamo appuntamento fra cinque anni, magari anche prima...».
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