Spretato il sacerdote del Banco Alimentare
Il vescovo di Crema ha comunicato la decisione vaticana su don Mauro Inzoli dimesso dallo stato clericale per «motivi gravissimi»
La Congregazione per la dottrina della fede ha stabilito la dimissione dallo stato clericale di monsignor Mauro Inzoli, 62 anni, il sacerdote cremasco di Comunione e Liberazione che per anni ha animato il Banco Alimentare, l’annuale raccolta di viveri non deperibili da donare ai poveri che in tutta Italia coinvolge centinaia di migliaia di persone.
Questa mattina il vescovo di Crema Oscar Cantoni ha comunicato ai sacerdoti della diocesi di aver emesso in data 9 dicembre, un decreto che dispone la dimissione dallo stato clericale di Inzoli su mandato dell’ex Sant’Uffizio. La drastica pena – la più grave per un sacerdote – è stata comminata al termine di un procedimento canonico, è sospesa per 60 giorni in attesa di un eventuale ricorso dell’interessato per un secondo grado di giudizio.
Le motivazioni del provvedimento non sono state rese note. Ma la citazione della norma del canone 1720 del Codice di Diritto Canonico lascia poco spazio all’immaginazione. I «delicta graviora» di competenza della Congregazione per la dottrina della fede, oltre alla profanazione dell’eucaristia e l’attentato al Pontefice, riguardano gli abusi sui minori, l’assoluzione del complice in confessionale, l’induzione ad atti turpi in confessionale.
Mauro Inzoli, originario di Torlino Vimercati, nel cremasco, è stato ordinato sacerdote nel 1976. È stato vicario parrocchiale, insegnante al seminario vescovile di Crema, rettore dell’istituto Santa Dorotea di Napoli, quindi cappellano a Ricengo e Bottaiano, e poi parroco della Santissima Trinità di Crema dove rimane fino al 3 ottobre 2010. Don Inzoli ha presieduto fino a pochi mesi fa la fondazione del Banco Alimentare.
ANDREA TORNIELLICITTÀ DEL VATICANO
http://vaticaninsider.lastampa.it/news/dettaglio-articolo/articolo/inzoli-pedofilia-paedophilia-pedofilia-20553/
Meeting di Rimini, indagine per truffa. La replica: «Ipotesi infondate»
Sequestro preventivo di beni per oltre un milione di euro. «Una misura sproporzionata»
REDAZIONEROMA
La Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli, l’assise di Cl che si tiene tutti gli anni a Rimini, avrebbe fatto figurare nei bilanci perdite fittizie, spalmando quote dei ricavi su società collegate, per richiedere e ottenere contributi pubblici a cui altrimenti non avrebbe avuto diritto. Questo, almeno, in base ad una indagine del Nucleo Polizia Tributaria della Guardia di Finanza e dalla magistratura riminese, che oggi ha portato anche a un sequestro preventivo di beni per oltre un milione di euro. L’ipotesi di reato è truffa aggravata per il conseguimento di erogazione pubbliche.
Sono indagati un amministratore, il direttore generale ed il responsabile amministrativo della Fondazione in quanto – secondo l’ipotesi accusatoria -, a vario titolo, hanno avuto responsabilità sia nella ideazione che nella realizzazione del disegno che avrebbe permesso al Meeting di ottenere le
contribuzioni illecite. L’ente è stato, inoltre, segnalato all’autorità giudiziaria per responsabilità amministrativa.
La fondazione Meeting avrebbe utilizzato - è stato spiegato dalla Guardia di Finanza - rapporti commerciali con alcune società caratterizzate dal comune riferimento culturale al movimento di Comunione e Liberazione, controllate dalla Associazione Compagnia delle Opere di Milano, per tarare il proprio bilancio e far figurare perdite, e giustificare così l’erogazione di contributi pubblici.
In serata è stato diffuso un comunicato della Fondazione Meeting. «L’ipotesi di reato – si legge nella nota - è per noi infondata, così come è sproporzionata la misura del sequestro preventivo della somma ipoteticamente ricevuta in modo irregolare, che oltre tutto rappresenta solo una minima parte del bilancio del Meeting. Nella sua storia ultra trentennale -prosegue il comunicato - il Meeting ha sempre operato con la massima trasparenza e non è mai stato riscontrato alcun tipo di irregolarità nella gestione. Rispetto all’ipotesi di reato contestato siamo certi di aver operato con la massima correttezza, confortati anche da documenti in nostro possesso e già da tempo messi a disposizione nel corso delle indagini. Siamo pronti – conclude la nota - a collaborare ulteriormente con totale disponibilità per il completo accertamento della verità dei fatti».
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.