Monti? E’ negoziabile
Ufficiale. Todi 3 è saltata. Cattolici senza casa
I valori (e le liste). Critiche dalla Cei. Riccardi non si candida, Acli divise
Dopo l’endorsement il diluvio, non quello universale ma quasi. C’è maretta nel mondo cattolico dopo che l’Osservatore Romano prima, Avvenire poi – e due giorni fa sul Corriere della Sera il direttore Marco Tarquinio ha confermato che “Monti ha la stima della chiesa” – si erano schierati, con pochi se e pochi ma, per Mario Monti. L’ultima notizia è che il Forum delle associazioni cattoliche di Todi, quelle che dovrebbero adoperarsi per mobilitare la base e portare i voti, hanno deciso di non invitare Monti dopodomani a Roma al raduno che avrebbe dovuto incoronarlo come loro re. Una decisione del tutto impensabile fino a pochi giorni fa. Perché?
Risponde Carlo Costalli, referente del Forum: “Siamo ancora in attesa di un suo pronunciamento sui valori ‘non negoziabili’, come anche sulla composizione delle liste. Se Monti verrà al raduno le porte saranno aperte, ci mancherebbe, ma a questo punto un invito non c’è”. E col Forum, in attesa, è anche il cardinale Angelo Bagnasco, capo della Conferenza episcopale italiana, che ancora non riesce a trovare un contenitore politico in grado di offrire garanzie certe su questi valori, soprattutto dopo che Andrea Riccardi a Radio Anch’io ha affermato: “I valori sono importantissimi, ma non sono l’urgenza della nostra formazione”. Dice Paolo Maria Floris, membro del Cammino Neocatecumenale e presente a Todi come presidente dell’associazione Identità cristiana: “Noi abbiamo chiesto che l’agenda Monti muti con garanzie precise sui valori. Questo ancora non è avvenuto. Monti ha detto che la priorità è l’economia. Ma per noi i valori sono il fondamento di tutto, anche dell’economia”. Quindi? “Quindi niente, restiamo in attesa e vediamo cosa succede”.
La situazione è ingarbugliata. Monti gode di un rapporto diretto con l’appartamento papale e ritiene che alla fine la base cattolica non avrà alternative: o lui o nessuno. Un’idea che sembra guadagnare concretezza dopo l’improvvisa apertura di ieri di Silvio Berlusconi circa la possibilità di modificare il codice civile per concedere diritti alle coppie omosessuali. L’altroieri, poi, al ricevimento per l’ordinazione episcopale di don Georg Gänswein, segretario di Ratzinger e ora anche prefetto della Casa pontificia, a parte Gianni Letta non c’era nessun politico cattolico del Pdl invitato. In fila a stringergli la mano, dietro a Monti e al vicesegretario generale di Palazzo Chigi Federico Toniato, c’era sostanzialmente tutto il rassemblement di centro: Riccardi, Pier Ferdinando Casini, Lorenzo Cesa e Rocco Buttiglione. Una foto di gruppo che sembra dire molto, eppure – assicurano in Vaticano – “la chiesa vuole mantenersi equidistante e non appoggia nessuno”. Un’equidistanza che, dice Maurizio Gasparri, “mi hanno confermato alte gerarchie anche subito dopo l’endorsement dell’Osservatore”. Sembra sia stato principalmente Rino Fisichella, oggi capo della Nuova evangelizzazione ma fino a poco tempo fa cappellano di Montecitorio, a farsi sentire nei piani alti del palazzo apostolico e a consigliare, ascoltato, “più prudenza”. Di qui la sua uscita: “Nessun appoggio a Monti. I cattolici sono in tutti i partiti”. Parole che hanno dato coraggio anche ad altri. Monsignor Domenico Mogavero, attuale commissario Cei per l’immigrazione: “E’ un clamoroso errore santificare il governo tecnico”. E ancora Domenico Sigalini, presidente della commissione Cei per il laicato e assistente generale dell’Azione cattolica: “I credenti non si riconoscono in un’unica leadership dunque non ha senso evocare l’epoca lontana dell’unità politica dei cattolici”.
Nelle scorse ore sorprendentemente Riccardi, che pure sostiene apertamente Monti, ha dichiarato di non volersi candidare: “Resto nella società civile”, ha detto. Non tanto un passo indietro il suo, quanto la volontà di non spendersi in prima persona. Mentre passi indietro concreti sono stati fatti da altri mondi cattolici di peso. Luigi Bobba, ex presidente della Acli, ha spiegato che la decisione di candidarsi con Monti del suo successore alla guida delle Acli, Andrea Olivero, è “a titolo personale”. Le Acli, dice Bobba, stanno col Pd. Così Raffaele Bonanni, presente alla convention di Italia Futura ma poi per giorni silenzioso, fino a una lettera spedita al Corriere dove dice: “La Cisl difenderà le sue idee però ogni sindacalista, compreso il sottoscritto, resterà fuori dall’agone politico”.
© - FOGLIO QUOTIDIANO
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