Papa: Chiedo con insistenza a Dio
il dono dell'unità dei cristiani
CITTÀ DEL VATICANO - Venerdì prossimo inizia la Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani, che quest'anno ha come tema: 'Quel che il Signore esige da noi', ispirato a un passo del profeta Michea (cfr Mi 6, 6-8). "Invito tutti a pregare, chiedendo con insistenza a Dio il grande dono dell`unità tra tutti i discepoli del Signore", ha detto il Papa a conclusione dell'udienza generale. "La forza inesauribile dello Spirito Santo ci stimoli ad un impegno sincero di ricerca dell'unità, perché possiamo professare tutti insieme che Gesù è il Salvatore del mondo".
OREMUS PRO..american killers
Sako: "Ci sarà un futuro per i cristiani in Medio Oriente?"
L'appello dell'arcivescovo di Kirkuk: un sostegno internazionale, favorito dalla Chiesa, sarebbe un aiuto per provare a garantire una vita degna per tutti
La situazione in Medio Oriente "è preoccupante, così come lo sono certi discorsi sulla primavera araba che si sentono da parte di certi dirigenti". Con queste parole inizia l'appello sul futuro dei cristiani mediorientali lanciato oggi dall'Arcivescovo caldeo di Kirkuk, Louis Sako. Il messaggio, pubblicato dall'Agenzia Fides, auspica un'iniziativa della Santa Sede e della Chiesa universale per mobilitare la comunità internazionale a sostegno dei cristiani in Medio Oriente.
Secondo Mons. Sako, Il "miscuglio di etnie, religioni e lingue" presenti nell'area mediorientale comporta fatalmente tensioni e conflitti, poiché in quella regione del mondo "non si è mai affermato un criterio di cittadinanza in grado di integrare tutti, a qualsiasi religione o etnia appartengano". I processi disgregativi oggi in atto in Iraq - e che in futuro potrebbero colpire anche la Siria - secondo l'Arcivescovo "peggiorano la situazione", perchè nei vuoti di potere istituzionale la sicurezza non viene più garantita e si aprono spazi all'azione dei gruppi criminali e estremisti.
In questo contesto, per i cristiani in Medio Oriente l'incertezza si trasforma facilmente in inquietudine e paura. "Ci chiediamo se è ancora possibile pensare a una convivenza armoniosa e degna del suo nome" scrive l'Arcivescovo caldeo, accennando alle discriminazioni subite da chi non segue quella che lui definisce la "religione di Stato". Una condizione che, secondo monsignor Sako, viene aggravata dalle strategie mediorientali messe in campo dai diversi soggetti geopolitici: "La comunità internazionale" annota l'Arcivescovo, con evidente riferimento al conflitto siriano "crede che si possa migliorare la situazione sostenendo un incerto programma per arrivare alla democrazia attraverso le armi! Il risultato è lo scontro tra una opposizione armata e un regime che distrugge tutto".
La speranza manifestata da Mons. Sako è che il soccorso della Chiesa ai cristiani del Medio Oriente si manifesti in forme sempre più concrete. "Si dice che qui è fiorito il cristianesimo e che la nostra presenza è importante" nota l'Arcivescovo di Kirkuk, "ma non si dice mai cosa rende possibile perseverare nella speranza". Secondo l'ecclesiastico iracheno, "queste Chiese di origine apostolica meritano un sostegno adeguato da parte della Chiesa universale nella loro missione di comunione e testimonianza". Un "sostegno internazionale, favorito dalla Chiesa universale, sarebbe un grande aiuto per provare a garantire una vita degna per tutti".
In particolare, alla Santa Sede viene riconosciuto dall'Arcivescovo di rito orientale un "ruolo cruciale" per "garantire ai cristiani la possibilità di vivere nel proprio Paese e rimanere al proprio posto". Ma vengono chiamate in causa anche le responsabilità dei cristiani autoctoni, così come quelle dei musulmani. Secondo mons. Sako, i cristiani mediorientali devono sottrarsi alla "trappola del nazionalismo" e riproporre sempre a tutti "le forme dell'amore vissute e predicate nel Nuovo Testamento". Mentre i musulmani "devono aggiornare l'applicazione dell'insegnamento del Corano". La formula ideale riproposta da mons. Sako è quella della "laicità positiva" che "rispetta la religione e può esprimere uno sguardo più adeguato sulla persona". Uno sguardo - affiorato ad esempio nella Dichiarazione sulla libertà religiosa promulgata dal Concilio Vaticano II - per il quale "i diritti umani non rimangano sospesi in aria, separati dalle persone concrete che dovrebbero poterli esercitare".
REDAZIONEROMA
http://vaticaninsider.lastampa.it/nel-mondo/dettaglio-articolo/articolo/medio-oriente-middle-east-medio-oriente-21586/
SiriaSyria: attacchi a siti religiosi Raise
Mer Gen 23, 2013 14:16
Siria
Siria: attacchi a siti religiosi Sollevare tensioni
Human Rights Watch
Siria: attacchi a siti religiosi Sollevare tensioni
Human Rights Watch
Gruppi di opposizione armati sembrava aver deliberatamente distrutto siti religiosi nelle zone miste del Nord Siria, nel mese di novembre e dicembre 2012, Human Rights Watch ha detto in seguito ad indagini in governatorati Latakia e Idlib. L'opposizione armata (...)
http://ilsismografo.blogspot.com/2013/01/siria-syria-attacks-on-religious-sites.html
Comunicato n. 9/13 del 22 gennaio 2013, San Vincenzo
Nigeria: terrificante massacro di Cristiani nel silenzio Generale, testimoniato da Padre JC Martos
Ecco
Una forma alternativa di ecumenismo:
E
'veramente curioso, Che sui vari TG veniamo informazio do Tanti Fatti
di Cronaca, also drammatici, Che Pero in un Confronto QUESTO paiono
minori, e Una notizia Documenta Del Genere dati non Venga. Forse
queste Persone Contano di meno per il colore della pelle o per Loro
il that Sono Cristiani?
Una
tragedia che ha bisogno di essere conosciuto da tutti. ATTENZIONE
IMMAGINE GRAFICA
Sicuramente
è il momento di smettere di porgere l'altra guancia e di arrecare
pregiudizio nostri paesi, consentendo questa religione di operare
senza restrizioni nei nostri paesi. Cosa succede se alla fine
dai numeri parti conquistare l'Europa che provvederà a fermare le
atrocità stesso dai accadendo qui. Come possiamo essere così
sbadato da giocare con le nostre future generazioni vive perché ci
rifiutiamo di affrontare il nemico in faccia e vietare la pratica
dell'Islam nei nostri paesi, proprio come hanno vietare la pratica
del cristianesimo in questi.
Quello
che vedi e imparare qui, non sarà possibile visualizzare nel
mainstream e "ufficiali" dei media ...
Leggere
e trasmettere.
Dichiarazione
di Padre Juan Carlos Martos
Questo
è un esempio brutale di quanto la lotta tra musulmani e cattolici in
Nigeria ha raggiunto.
I
musulmani sono determinati a imporre la loro 'religione' in tutta
l'Africa e in altri continenti e paesi del mondo. L'Islam ha un
solo obiettivo: dominare il mondo ad ogni costo!
E
dove sono le organizzazioni internazionali sui diritti umani "?
I
cristiani sono bruciati vivi in Nigeria: un diritto terribile
Olocausto di fronte dell'indifferenza internazionale! come
denunciato da Padre Juan Carlos Martos, a nome del Clarettiani
Missionari, via del Sacro Cuore di Maria, Roma, Italia.
Con
la pubblicazione di questo documento grafico su Facebook, ho voluto
rendere il mondo a conoscenza di alcuni eventi terribili del tutto
ignorati o minimizzati dai media mainstream, un autentico genocidio
così crudele e disumana paragonabili solo con gli atti più odiosi e
vili nei campi di sterminio nazisti .
Con
mia grande sorpresa, Facebook mi ha criticato per la pubblicazione di
questo documento grafico come una prova della Shoah che i cristiani
hanno sofferto in Nigeria negli ultimi dieci anni. Secondo la
politica Facebook'sSecurity della rete 'sociale', questa foto è
stata classificata come 'pornografico', 'violento' o 'appropriato' e
quindi mi è stato annullato a pubblicare qualsiasi immagine per una
settimana. E sono stato minacciato misure drastiche se insisto
pubblicare tutti i documenti che dimostrano le violazioni terribili
dei diritti umani in Nigeria.
Questo
atteggiamento da parte (spagnolo) Facebook Management è un attacco
alla libertà di espressione tanto quanto un insulto vergognoso alle
500 vittime (solo in questo episodio orribile) macellati dal terrore
islamico solo per essere cristiani.
Ho
pensato che questo social network, nato negli Stati Uniti, non si
sarebbe piegato in ginocchio di fronte a terrore. In
particolare, quando ancora guarendo le ferite subite nel
raccapricciante 9/11 attacco, proprio come il nostro proprio 3/11 al
stazione ferroviaria di Madrid, tutte le vittime innocenti della
furia selvaggia e la follia del terrore islamico.
Questo
sembra ancora più inaccettabile in Spagna, uno stato democratico, in
cui i diritti di opinione, di espressione e di religione
sono
garantiti dalla Costituzione (art. 16 e 20), se vi è un tentativo di
limitare tali diritti, per non parlare con minacce e coercizione
indebolendo così la loro libertà di espressione, condannando come
"appropriato" di un documento grafico (non un
fotomontaggio), che riflette una realtà brutale in tutta la sua
crudezza.
Al
contrario, gli amministratori di Facebook Spagna dovrebbe accogliere
con favore questa protesta pubblica sostenendo che un tale barbaro
atto non potrà mai essere replicato e che i suoi responsabili siano
consegnati alla giustizia. Questo è un diritto e un dovere di
ogni cittadino: un servizio alla società, obiettivo finale, mi
sento, di qualsiasi rete che si definisce 'sociale'.
Purtroppo,
se gli omicidi continuano, questo è molto, perché la verità è
sempre nascosto al popolo sovrano, in modo da non essere a conoscenza
e 'disprezzato' da essa: il silenzio complice dei media mainstream
porta alla indifferenza della comunità internazionale di fronte
politica questo Olocausto indicibile! Per non parlare della
codardia già radicata nel mondo occidentale di fronte al terrorismo
islamico. Una conseguenza della stupida "Alleanza di
civiltà": un altro episodio deplorevole del nostro ex primo
ministro Rodriguez Zapatero.
Potete
immaginare la reazione dell'organizzazione terroristica islamica nel
(impossibile) caso di un massacro di musulmani in una moschea, dalle
mani dei terroristi cristiani? E come sarebbe ampiamente i
nostri mezzi coprire e condannare il crimine ed i criminali?
Pertanto,
da questo blog modesta, vi chiedo un favore da tutte le persone che
mi stanno leggendo: si prega di diffondere questa immagine e le sue
osservazioni utilizzando tutti i mezzi che hai. Se solo per
commemorare questi martiri in quanto, purtroppo, Facebook sembra
essere dalla parte dei carnefici, impedendo la pubblicazione di tali
tragici eventi.
DA:
Juan Carlos Martos cmf Segretariato di PVMissionari Clarettiani Via
Sacro Cuore à Maria-500197-Roma
Siria: le bombe dei terroristi uccidono una suora cattolica
Siria: le bombe dei terroristi uccidono una suora cattolica
Non dimenticate suor Rima e le centinaia di vittime di questa guerra
Suor Rima, 40 anni, siriana di Aleppo, era una religiosa delle Suore Maestre di S. Dorotea – Figlie dei Sacri Cuori. Insieme a un’altra consorella di origini italiane, portava avanti il lavoro di missione cristiana fra i giovani, gestendo un convitto per studentesse, situato a pochi metri dall’Università di Aleppo. Lo scorso 15 gennaio, la religiosa è rimasta vittima nell’attentato all’ateneo costato la vita a 87 persone e rivendicato dagli estremisti islamici. Fino ad ora il suo corpo non è stato ancora ritrovato. A confermare la sua scomparsa è mons. Mario Zenari, nunzio vaticano a Damasco.
Il prelato racconta che le due religiose erano ormai le uniche suore dorotee rimaste nel convento. Le altre quattro erano state richiamate in Italia alcuni mesi fa per ragioni di sicurezza. Insieme alla consorella, suor Rima condivideva le sofferenze di questa guerra. Nonostante la paura, il freddo e il rischio di morire sotto i bombardamenti, esse visitavano ogni giorno le famiglie del quartiere, cristiane e musulmane, offrendo ospitalità e aiuto spirituale agli sfollati della guerra, soprattutto alle giovani studentesse dell’università.
Il prelato racconta che le due religiose erano ormai le uniche suore dorotee rimaste nel convento. Le altre quattro erano state richiamate in Italia alcuni mesi fa per ragioni di sicurezza. Insieme alla consorella, suor Rima condivideva le sofferenze di questa guerra. Nonostante la paura, il freddo e il rischio di morire sotto i bombardamenti, esse visitavano ogni giorno le famiglie del quartiere, cristiane e musulmane, offrendo ospitalità e aiuto spirituale agli sfollati della guerra, soprattutto alle giovani studentesse dell’università.
“La mattina dell’attentato – racconta mons. Zenari – suor Rima aveva meditato il passo in cui Gesù scaccia i demoni, confessando a Dio di essere disposta a offrire la sua vita se il suo sacrificio poteva alleviare le sofferenze della popolazione siriana. Dopo la preghiera, le due religiose sono uscite per la quotidiana visita alle famiglie e agli ammalati, dandosi appuntamento a casa per l’ora di pranzo”.
Il vescovo sottolinea che l’ultimo a veder viva suor Rima è stato il giardiniere del convento delle vicine suore carmelitane, anch’esso situato a poche decine di metri dall’università. Intorno alle 12, l’uomo stava conversando con la religiosa di ritorno dal lavoro mattutino, quando i due sono stati investiti da un muro di fuoco. Una volta riaperti gli occhi il giardiniere, rimasto ferito, ha visto intorno a sé solo macerie.
Mons. Zenari racconta commosso che i familiari e la consorella “hanno visitato tutti gli ospedali della città, sperando di trovare almeno il corpo della religiosa”. Tuttavia “la maggior parte delle salme estratte dalle macerie sono irriconoscibili. Per avere un riscontro si dovrà procedere all’esame del Dna”.
Il nunzio sottolinea che suor Rima è la prima religiosa cattolica vittima della guerra. “Purtroppo essa è una delle tante vite spezzate da questa carneficina, che sta devastando la vita di tutta la popolazione siriana senza distinzione di credo, etnia, appartenenza politica”. “La situazione – aggiunge – è drammatica: chi non muore sotto le macerie dei bombardamenti o nelle sparatorie, sopravvive con difficoltà. Ad Aleppo, come in altre città della Siria, manca tutto: luce, gas, cibo, medicinali. Per scaldarsi, la gente taglia gli alberi dei giardini pubblici”.
“Il giorno dell’attentato all’Università di Aleppo – continua il nunzio – altre 120 persone sono morte in sparatorie, bombardamenti, omicidi sommari in altre province della Siria. In totale 216 vittime in un solo giorno. Queste cifre fanno ormai parte della nostra quotidianità. I media non si stupiscono più. Ma dietro ogni persona trucidata si celano storie di sofferenza e dolore, che non devono essere dimenticate”.
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