ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 7 febbraio 2013

Deus ludit in orbe terrarum


STORIA DI UN "PAPIRETTO"
Ora che il card. Martini è passato al giudizio di Dio, non sarà inutile richiamare qui uno dei tanti episodi di cui fu infelice protagonista nella speranza che i suoi collaboratori ancora viventi (come Ravasi) vogliano seriamente riflettere sulle proprie responsabilità prima che sia troppo tardi.
* * *
Tutta la tradizione della Chiesa,dal tempo degli Apostoli fino al secolo XIX, ha sempre sostenuto - "sempre, dico, dovunque e da tutti -che i Vangeli sono stati scritti pochi anni dopo l'Ascensione di Gesù al Cielo, da testimoni oculari quali Matteo e Giovanni, e da credenti della prima, primissima generazione cristiana, discepoli degli Apostoli quali Marco e Luca, che "hanno appreso di Gesù da coloro che ne furono testimoni fin da principio" (Lc., 1,3) .

Certezze
Così S . Giovanni Bosco, con piena ragione e autorevolezza, poté scrivere all 'inizio della sua Storia
sacra, che Matteo "scrisse nell'anno 41 della nostra era [una decina di anni dopo Gesù]. Marco scrisse
nell'anno 44, Lu.ca nel 55" . Questa datazione era scritta fino al Concilio nell ' introduzione ad ogni edizione  cattolica dei Vangeli. Insomma, i testimoni videro e ascoltarono Gesù e scrissero di Lui quando erano ancora vivi centinaia anzi migliaia di persone che avevano conosciuto e ascoltato di persona Gesù stesso e avrebbero potuto smentirli, se essi avessero scritto cose false . In una parola, la più prossima vicinanza dei Vangeli alla vita di Gesù era garanzia della loro verità storica assoluta e nessuno avrebbe mai potuto dire che era stata la capacità fabulatrice della comunità cristiana primitiva a
scrivere di Gesù, a inventare i detti e i fatti di Gesù, cosa che avrebbe richiesto un certo lasso di tempo (almeno 40 anni) .
Ma con l'illuminismo, verso la fine del '700, si cominciò a mettere in dubbio e a negare questa certezza,
fino ad allora indiscussa. Noi sappiamo che "il secolo dei lumi" (le siècle des lumieres), i cui protagonisti
sono chiamati illuministi, in realtà dovrebbe essere chiamato il "secolo di Lucifero e dei luciferiani" e i "lumi"portati da costoro all'Europa e al mondo sono in realtà soltanto bagliori d 'inferno,volti alla negazione di tutto, al rifiuto e alla distruzione della Verità. Il “padre” di costoro fi Voltaire, che, rivolto a Cristo e alla Sua Chiesa, bestemmiava con furore. “Ecrasez l’infame” (schiacciate l’infame”), dove l’”infame” era appunto ritenuto il divino Maestro di Nazareth il nostro amabilissimo Redentore.
”Esegesi" demolitrice
Sulle orme del'illuminismo e con il suo diabolico spirito demolitore si mossero per circa 200 anni i razionalisti protestanti, quindi i modernisti di ogni specie, che diedero inizio e sviluppo a una "nuova esegesi cioè alla revisione e alla demolizione di ogni certezza che la Chiesa con la sua veneranda e venerabile Tradizione ci aveva offerto da sempre. Si mosse e si affermò tutto un establishment esegetico e teologico che andava da Reimarus a Bultmann e i loro discepoli, volti a screditare la verità storica dei Vangeli e ad affermare che essi sarebbero stati scritti non prima del 100 d.C. e anche qualche decennio dopo il 100, opera quindi non dei "telstimoni che videro e ascoltarono Gesù ", ma opera di comunità cristiane dotate di sentimento religioso, di creatività, anche di "fede", ma non certamente ancorate alla verità e alla documentazione storica.
Si diffuse anche in ambienti cattolici (in quelli protestanti datava dal1919-1925), quali scuole di teologiaSeminari, Facoltà teologiche, il castello fantastico dei due sistemi razionalistici protestanti della Formen geschichte e della Redaktiongeschichte che ritardano , contro la Tradizione della Chiesa cattolica, la datal della composizione dei Vangeli al 100 dopo Cristo , molti decenni dopo il luminoso passaggio di Gesù in mezzo a noi.
Naturalmente i modernisti fecero proprie queste posizioni e tentarono l’attacco al Vangelo, a Gesù Cristo e alla Chiesa. Fin dal 1835 David Straussy aveva detto: "La storia evangelica sarebbe inattaccabile se si potesse stabilire che è stata scritta da testimoni oculari o per lo meno da uomini vicini agli avvenimenti".
Questo, però, era un punto fermo nella tradizione e nel magistero cosante della Chiesa. Ma "i novatori"
Cercarono in ogni modo di scardinarlo.Secondo loro, gli evangelisti,separati da Gesù almeno . da una
trentina di anni, non sono testimoni oculari o auricolari, ma riecheggiano una "tradizione" che non si è limitata a raccogliere e a tramandare, ma ha soprattutto inventato. Il santo Pontefice Pio X bloccò con 1'enciclica Pascendi (1907) i modernisti e i negatori di ogni genere, ma nonostante la sua spada sguainata, non riuscì a debellarli (mancando la cooperazione dei vescovi come egli ebbe a deplorare al termine dellsua vita) e molti continuarono a seminare zizzania nel segreto, aspettando l 'ora di rifarsi e di penetrare nella Chiesa non solo a livello di studiosi, ma in mezzo al clero e al popolo cristiano per mezzo della predicazione, delle riviste, dei giornali,di ogni mezzo di comunicazione.
Un altro tentativo i novatori lo fecero negli anni '40 del secolo scorso con la "nouvelle théologie" dei vari Teilhard, Chenu, de Lubac, Rahner,Congar ... e compagnia brutta:, ma il venerabile Pio XII, di santa memoria, li smascherò e li mise a tacere con la Humani generis (12 agosto 1950) che Romano Amerio nel suo Jota unum chiama "il terzo sillabo"dopo il Sillabo di Pio IX e la Pascendi di San Pio X.
Papa Pacelli era un buon Pastore,a immagine di Gesù, e aveva a buoni "cani da pastore", quali Ottaviani e teologi del Sant'Ufficio, e allora i”lupi" rimasero ancora, ma per poco, nelle loro tane. Alla morte di Pio XII ,il 9 ottobre 1958, i lupi uscirono e ...dilagarono nella Chiesa, salendo sulle cattedre delle facoltà teologiche, anche sulle cattedre episcopali e , qualcuno indossando la porpora, seminò l 'errore a piene mani tra un gregge di anime sempre più confuse, sbandate e disperse .
Testi di studio della Sacra Scrittura, in particolare dei Vangeli, che sono il cuore pulsante della Sacra
Scrittura, testi di studio di quella che avrebbe dovuto essere la buona e sacra Teologia della Chiesa vennero diffusi (e lo sono ancora) nei seminari e diverse generazioni di futuri preti sono stati formati non sullVerità che salva, ma sull'errore che confonde e fa tralignare le anime.
Dico: testi di studio, corsi di teologia,"esperti", sedicenti esegeti e teologi per decenni sono andati avanti
così , nonostante che la Chiesa in se stessa, come ha garantito Ge("portae inferi non praevalebunt'),
non abbia mai fatte proprie (e come potrebbe?) le loro posizioni.
Conosciamo anche noi di questi testi e di questi uomini che riducono a mito, a favola ciò che la Chiesa ,
da Gesù a oggi, ha sempre insegnato.
Questi testi hanno l'imprimatur (e qualche volta sono stati scritti) da mitre e porpore illustri, ma a leggerli vedi the gli autori non credono alla storicità dei Vangeli alla risurrezione di Gesù, né al valore sacrificale, espiatorio e soddisfattorio della Sua Passione. Un giorno o l’altro, verranno a dirci che Gesù è morto di raffreddore!
Un frammento di papiro
Dio, però, se la ride di tutti costoro, dei loro titoli accademici delle loro inconsistenti disquisizioni e li disperde come pula al vento.
Tu tti sanno che nel 1947 a Qumràn, sul Mar Morto, sono stati scoperti interessantissimi e antichissimi manoscritti. Uno di questi manoscritti grande poco più di qualche centimetro, chiamato dagli esperti il papiro 7Q5 (perché è il 'frammento n.5 trovato nella grotta 7 di Qumràn) è stato fin dal 1971 identificato dall'illustre papirologo spagnolo, gesuita padre José O'Callaghan.
Si tratta del testo del Vangelo di Marco 6 , 52-53: "Perché non avevano compreso il fatto dei pani, il loro cuore era indurito. Compiuta la traversata fino a terra, vennero a Genezareth eapprodarono" .
A esserne sorpreso fu lo stesso O'Callaghan e all'inizio rimase titubante, in quanto non si era mai pensato che quel deposito di manoscritti, essendo legato alla dimore degli Esseni in quel luogo, potesse contenere testi cristiani come il Vangelo di Marco. Quel deposito era stato sigillato nel 68 d. C. dagli Esseni in fuga davanti all'arrivo dell'esercito romano che espugnerà Gerusalemme nel 70. Non si era mai pensato alla possibile presenza di un testo evangelico tra i frammenti di papiro trovati nelle grotte di Qùmran anche perché la comunià dei nuovi esegeti (modernisti) aveva diffuso già che nel 68 d . C (anno in cui la grotta fu sigillata dagli Esseni) non potevano esserci ancora i Vangeli, messi insieme, secondo loro , decenni dopo, persino all’inizio del secolo .
Ma7Q5  s 'impose. Quel frammento venne indiscutibilmente datato dal papirologo inglese Colin H. Roberts a prima del 50 d . C., quando per il pensiero modernista dominante nel secolo XX, nessun Vangelo “poteva” e  doveva" essere stato scritto a quella data cosi vicina agli eventi di Gesù che vi sono narrati.
Gli specialisti onesti aggiunsero subito che quel passo di Mc. 6, 52-53 non poteva venire da una raccolta fatta prima di Marco ma presupponeva un Vangelo, quello di Marco appunto, già completamente terminato quale noi lo possediamo.
Si trattò di una scoperta davvero esplosiva: era il più antico manoscritto dei Vangeli che veniva a confermare in modo assoluto ciò che la Tradizione della Chiesa aveva sempre affermato circa la data di composizione degli Evangeli.
Ma questo il padre O'Callaghan non "doveva" scoprirlo, perché era un fatto troppo scomodo, che faceva crollare gli studi, i libri, le affermazioni di un intero establishment esegetico- teologico,che aveva imposto nell ' ultimo secolo una datazione ritardata.
Però i fatti sono più duri delle teorie tanto più che O'Callaghan possedeva un'eccezionale competenza e erudizione e la sua autorevolezza come papirologo era indiscussa, avendo al suo attivo oltre duecento
lavori scientifici e identificazioni papirologiche che aveva ricevuto i più larghi consensi.
A numerosi biblisti, in primis al card. Martini, allora a capo del Pontificio Istituto Biblico, dove s ' insegnava la "nuova esegesi", sarebbe piaciuto porre una pietra sulla scoperta "scandalosa" di O'Callaghan.
Martini, infatti, dissuase Paolo VI dal dare notizia della scoperta di O'Callaghan (v . 30 Giorni, giugno 1991). Ma non era possibile celare a lungo una scoperta così esplosiva cosicché un articolo dello stesso O'Callaghan l'annunziò su Biblica, la rivista del Pontificio Istituto Biblico, un po' timidamente e con un titolo interrogativo . L'articolo fu setacciato da molti professori del Biblico,sbalorditi dalla scoperta. Infine fu sottoposto a uno specialista laico, il prof. Sergio Daris dell ' Università di Trieste che non trovò errori e diede la sua approvazione .
L'intervento decisivo , però, fu quello dello studioso protestante Carsten Peter Thiede, che, competente in materia, dimostrò validamente la scoperta del padre O'Callaghan.
Le reazioni dei "nomi illustri" dell 'esegesi e della teologia di moda furono persino furibonde perché i
loro "studi" , le loro posizioni, i loro libri crollavano come fantasiosi e insostenibili castelli in aria. Brillava la verità della Tradizione cattolica di sempre, testificata in modo ineccepibile anche dalla scienza. Dovette riconoscerlo a denti stretti perfino il card. Martini affermando: "Nel piccolo frammento 7Q5 sarebbe [sic] contenuta una eccezionale conferma documentaria di ciò che la Chiesa ininterrottamente ha insegnato per 19 secoli sino al Concilio"(v. 30 Giorni cit.).
Sta però di fatto che le menti più preparate e oneste dovettero riconoscere la verità sul frammento di Qumràn, il 7Q5, e ora, nel 2011, 40 anni dopo la scoperta, passando attraverso le analisi fatte al computer,non è stato trovato altro testo che corrisponda a quel frammento se non il Vangelo di Marco.

Dio si diverte
Ecco, amici: a Dio, questo Dio davvero ironico e persino "umorista",basta un frammento della piccolezza di un francobollo , come il 7Q5 per demolire intere biblioteche messe insieme da razionalisti e modernisti,anche da quelli che occupano posti elevati, per farci ritrovare la Verità di sempre, assoluta ed eterna, e la fede certa e ardente di grandi ed umili credenti.
Questo "papiretto" di Qumràn non vi pare che sia davvero un "francobollo" datoci da Dio per farci
leggere la "lettera" da Lui scritta della Sacra Scrittura, in primo luogo i Vangeli del Figlio Suo, con umiltà,obbedienza e certezza assoluta?
Ai "potenti" e ai "saggi" di questo mondo occorrono biblioteche intere per propalare frottole e menzogne. Dio basta un "papiretto", un "francobollo"per mandare al macero queste biblioteche e riaffermare la Verità.
Davvero "Deus ludit in orbe terrarum"Dio si diverte e gioca sulla faccia della terra.

Candidus
               
sì sì no no 30 Novembre 2012

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.