ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 29 marzo 2013

60 ANNI DI CRISI? MA LA CRISI DOV'E'?



C'è molta confusione. Confusione nel leggere i primi gesti del nuovo Papa e nell'emettere sentenze definitive in senso positivo o negativo.

E' chiaro che il nuovo pontefice sta inanellando innovazioni formali o sostanziali che riguardano l'immagine esterna del Papa, la sua autorità e l'indirizzo che egli dà alla Chiesa. Ora, possiamo ampiamente sorvolare sugli elementi estetici, pur essendo essi sostanziati dalla tradizione in segni dell'autorità del Pontefice.


Questi segni - banalissimi pezzi di stoffa o di cuoio - possono essere obliterati laddove si creda necessario un rinnovamento "epocale" del Cattolicesimo. Un rinnovamento alla luce del Vangelo, un ritorno alle origini, un'apertura alla penetrazione dello Spirito Santo nelle nostre anime.

Credo che questo sia il centro della questione. Ci sono stati nella storia Papi che hanno segnato il cambiamento, che hanno rinnovato o riformato la Chiesa, e ci sono stati Papi che hanno continuato l'opera dei loro predecessori. Continuità e discontinuità non dovrebbero esser categorie nettamente applicabili al governo di un Pontefice. Più che altro bisognerebbe entrare nel merito, grattare quella patina superficiale, andare oltre i gesti per comprenderne il loro ultimo significato.

1. Il Rinnovamento

Sono 60 anni che la Chiesa parla di rinnovamento, di apertura al mondo, di nuova evangelizzazione. E in 60 anni la Chiesa più che rinnovarsi ha solo perso consensi, ha perso autorevolezza, ha perso ministri, ha in qualche caso anche perso la fede. Questa crisi conclamata del Cattolicesimo nella sua patria d'origine - l'Europa - si è riverberata anche nella periferia. Prendiamo l'esempio della diocesi di Buenos Aires nella quale ci sarebbe da attendersi risultati straordinari negli anni in cui Bergoglio è stato Arcivescovo. Le statistiche dicono che invece la crisi ha colpito anche qui, specialmente i religiosi. Le religiose attestate negli anni '50 attorno alle 4000 unità, sono scese a 3000 fino agli inizi degli anni '90. Oggi sono circa 1700. I religiosi invece attestati intorno alle 1000 unità negli anni '90, sono scesi oggi a circa 600.
Si mantiene invece più o meno stabile il numero dei sacerdoti diocesani. Perché? Perché la vera débacle del Cattolicesimo è quella che riguarda la vita contemplativa. La spiritualità cattolica si è spostata verso l'ambito del fare (preti diocesani). La pressione del mondo ha pressoché sconfitto la scelta radicale dei religiosi. Più mondo nella Chiesa ha significato minore rinuncia al mondo. E' un'equazione perfetta.

Quando oggi si parla di rinnovamento, tuttavia, si cerca di ignorare la realtà. La si trasforma. Si immagina infatti che ad un mondo mutato corrisponda, debba corrispondere, una nuova religiosità, un nuovo modo di evangelizzare, un nuovo modo di vivere la vita contemplativa. Così si pensa all'apostolato dei laici come un metodo valido per soppiantare le carenze dei religiosi e supportare le defezioni dei sacerdoti diocesani. Magari un domani si ordineranno sacerdoti uomini sposati, sul modello orientale, e questo in nome della necessità della Chiesa di adattarsi alla società che cambia.

Davanti a questo processo di rinnovamento si apre perciò un bivio: rinnovarsi per adattarsi alla società o per cristianizzare la società. Finora la Chiesa ha percorso la prima strada, che è anche la più facile perché non genera contrasti, ma si fonda sulla permeabilità reciproca.

2. Società di oggi e società di ieri 

La differenza essenziale sta nelle forze che animano la società contemporanea. Forze dichiaratamente anticristiane e specialmente anticattoliche. Il laicismo, la massoneria, il relativismo sono ideologie ben più potenti di quella collettivista o socialista. Esse hanno plasmato la società contemporanea sin dalla rivoluzione francese. Ed oggi si apprestano a mutarla ancora in nome dell'edificando nuovo ordine mondiale che non è una fiaba per complottisti di quart'ordine, ma una impellente necessità per le élites finanziarie che ormai hanno il mondo in pugno.

Dopo il conflitto Urss - Usa venne il conflitto Occidente - Islam, oggi il conflitto mostra il suo vero volto: potenti vs deboli, super-stati vs popoli, banche vs risparmiatori. E' una storia antica che tuttavia oggi sembra non mostrare vie d'uscita. L'Europa dei burocrati corrotti e complici di un potere finanziario spregiudicato sottomette sempre più i popoli, affama i deboli, mostra l'avido volto del capitalismo globalizzante. Di più: il potere globale mira a sovvertire i cardini della società. E' il controllo della vita e della morte a rappresentare il fronte attuale dello scontro. Sovvertire la società naturale fondata sul matrimonio fra uomo e donna, generalizzare l'uso dei metodi di controllo e di pianificazione delle nascite, dare il via libera alla necessità della morte come sanzione dell'inutilità dell'individuo improduttivo, malato o ancorato alla tecnologia medica.

Comprendete bene che la Chiesa Cattolica dovrebbe essere il nemico acerrimo dei portatori di questa visione, siano essi animati o meno (e di certo per me lo sono) da una forza diabolica. Di qui la fondamentale importanza dei valori non negoziabili. Valori che pur essendo inquadrati in una dimensione antropologica non possono prescindere dalla dimensione teologica, essendo l'uomo creatura divina. Di qui anche la guerra perenne della Chiesa con il mondo contemporaneo e con la nozione di società quale laboratorio di ingegneria sociale ad uso e consumo dei poteri globali.

3. L'ecumenismo e il dialogo con le religioni

Sono sempre 60 anni che la Chiesa parla di ecumenismo, parla di "sforzi" e "avvicinamenti". E' comprensibile dunque che un Papa possa completare dei processi ecumenici, altrimenti essi resterebbero pura propaganda. Va da se, tuttavia, che il giudizio sulla bontà o meno di tali processi è un altro paio di maniche. Nel caso specifico di Papa Francesco si potrebbe ad esempio restar interdetti dall'apparente ignoranza della lingua greca (cosa che non è sfuggita a molti quotidiani ellenici il 19 marzo scorso, quando Francesco non ha saputo pronunciare correttamente l'irìni pàsi che introduceva la lettura del Vangelo) cui si unisce d'altro canto una quasi naturale propensione all'abbraccio con l'Ortodossia. Ci si potrebbe domandare quanto questo processo sia meditato nel profondo. E si potrebbe forse dar ragione ai metropoliti greci quando ripetono in questi giorni senza rinunciare ad una certa violenza nei toni - penso al metropolita del Pireo, Serafim -  che l'obiettivo dell'azione del Papa è quello di dar vita al primo passo del processo di creazione di una religione mondiale unita, quello dell'unione fra Cattolicesimo e Ortodossia? Che a tale obiettivo fa da sfondo l'intenzione di unire le religioni in un periodo di drammatica crisi economica che presto diverrà sociale e umanitaria, affinché esse possano attutire il doloroso travaglio del nuovo ordine mondiale?

L'ha scritto nero su bianco l'associazione di teologi greci "O Sotir": "Si va formando pian piano nei fatti una pseudochiesa di adogmatica commistione cristiana. Gli uomini mondani si sono rallegrati e in vari modi hanno lodato il Patriarca per la sua presenza a Roma. Perché per loro la creazione di una religione globale che vada bene per tutti i popoli è auspicabile e un obiettivo da perseguire."

Ecco dunque che il processo ecumenico andrebbe forse letto correttamente come un valido metodo per unire le forze nella battaglia contro il Nemico ed i suoi potenti emissari su questa terra. Ma cosa potrebbe accadere nel momento in cui la Chiesa Cattolica e il Papa compissero gesti forti sotto il profilo ecumenico senza tuttavia aggiungere il collante dei principi fondamentali che fanno ancora dell'uomo una creatura ordinata al progetto di Dio?

In questo senso come giudicare però la volontà del Papa di praticare l'opzionale rituale della lavanda dei piedi a detenuti di quel carcere che appartengono a confessioni religiose diverse? Per non parlare della novità di ammettere anche una ragazza musulmana al rito (c'erano donne fra gli Apostoli?). E poi cosa ci fa una musulmana in chiesa? C'è forse il rischio di un indifferentismo religioso in questa commistione di uomini che non credono in Cristo ospitati quali comparse allettanti nella liturgia di istituzione dell'Eucaristia?

4. Evangelizzazione

Bergoglio ha un carattere certamente diverso da quello di Ratzinger. Resterà ad abitare a Santa Marta? In fondo è un'ottima idea se il suo obiettivo è quello di fare pulizia nella Curia prima di andare a risiedere nel Palazzo Apostolico. L'elemento chiave del suo "programma" è tuttavia l'evangelizzazione. E anche questo suo voler essere un Papa "vicino" è un fattore fondamentale in tal senso. Certo, bisogna sperare che questi gesti non siano semplicemente delle deliziose caramelle offerte ad un popolo di fedeli che è imbevuto di democratismo e non sopporta alcuna forma di elitarismo, di verticalità, pur essendo nei fatti governato - negli angoli più diversi del mondo - solo da élites, da pochi potenti che si fingono uguali ai propri sudditi.
C'è un rischio populista insito in questo modo di evangelizzare spogliandosi di ogni autorità. E c'è probabilmente un altro rischio, finora forse ignorato da molti.

La Chiesa è in crisi - giova ribadirlo -. E' in crisi da più di '60 anni. E la crisi della Chiesa è crisi della legge e dell'autorità. I fedeli, i sacerdoti, spesso anche Vescovi e Cardinali, non rispettano più i comandamenti, violano le norme etiche, hanno in spregio il Vangelo e l'autorità di chi dovrebbe annunciarlo e difenderlo. Predicano da decenni amore e gioia, misericordia aperture e collegialità, ma ignorano la penitenza (quella raccomandata più volte dalla Vergine), ignorano il rigore, ignorano la piccolezza dell'uomo peccatore, ignorano l'obbedienza. Ecco perché temo che questa volontà di Papa Francesco di segnare la distanza fra una Chiesa "gnostica" o meglio farisaica (autoreferenziale) e una Chiesa che "esce da se stessa" per perdonare e accogliere, per dialogare e rinnovarsi nell'abbraccio con le periferie esistenziali, corrisponda ad un modo datato di combattere la crisi.

La Chiesa farisaica non esiste più. E' al massimo appannaggio di pochi gruppi. La Chiesa è animata invece dal caos, dal bricolage della fede. E' tutta un fai da te! Ci si sveglia già la mattina, si apre il Vangelo, e si va ad evangelizzare facendosi guidare dallo Spirito. Ognuno immagina la "sua" Chiesa fondata su nessuna tradizione e su nessuna autorità. Ma questo modo "anarchico" di vivere il Vangelo ha già mostrato le sue enormi lacune. Ecco perché in ultima analisi, non mi conforta l'idea alchemica dell' "uscire da se stessi", che il Papa ha ribadito proprio ieri, per essere rinnovati. Mi accora piuttosto sentire il Papa che afferma: "Ricordate bene: uscire da noi, come Gesù, come Dio è uscito da se stesso in Gesù e Gesù è uscito da se stesso per noi".

Forse in questa visione c'è il rischio di una vera gnosi. Andare incontro alle periferie esistenziali, perdonarle senza convertirle, sporcarsi con il peccato di cui è impregnato il mondo, tanto Dio perdona sempre e comunque. Dove si è perso il Cristo giudice? Dove il Cristo che fa nuove tutte le cose, che riporta luce dove vi era il buio, perfezione dove la deformità, che cancella il peccato dopo la conversione e trasforma la tristezza in gioia?  

Mi auguro che Papa Francesco possa fugare tutti questi dubbi e queste riserve. Ma non ci si deve stupire della loro formulazione. I tempi nei quali viviamo sono indubbiamente difficili. La società nella quale siamo nati non è più la stessa, i cambiamenti introdotti dalle tecnologie e dall'ingegneria sociale negli ultimi dieci anni sono semplicemente enormi, e i rischi per i popoli di tutta la terra, rischi di povertà oppressione e inganno sono di certo inediti nella storia dell'umanità per la loro omogenea diffusione su tutto il pianeta e per la cancellazione di vie d'uscita. Il capitalismo post-industriale è un binario morto, una fiume che non si può risalire. E la Chiesa dovrebbe aiutarci a comprenderlo e offrirci   i mezzi spirituali, intellettuali e sociali per non perdere la speranza, per avere sempre nuova forza, per  riconoscere e combattere il Nemico. Invece negli ultimi otto anni abbiamo solo assistito ad una Chiesa sottoposta ad attacchi, vilipesa e divisa. Abbiamo visto il Papa fatto oggetto di violente contestazioni, vilipeso. Ma anche non rispettato dai suoi Vescovi, utilizzato dai suoi Cardinali come parafulmine per i loro errori. E sono proprio questi Cardinali ad aver eletto Bergoglio.
di Francesco Colafemmina

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