Bergoglio vuole riformare la 'banca di Dio'. Ma tra i segreti dell'istituto ci sono anche i soldi del pontefice.
Francesco è stato chiaro. «Vorrei una Chiesa povera per i poveri», è stato il messaggio del successore di Benedetto XVI. Perché la rivoluzione del pontefice «venuto dalla fine del mondo» passa anche dai soldi.
INVERTIRE LA ROTTA. Non che sia una scelta difficile per il nuovo papa. Abituato aviaggiare in metropolitana a Buenos Aires, la città da cui è partito per presentarsi al Conclave, e incline a una vita piuttosto frugale (in Argentina viveva in un piccolo appartamento dove si concedeva solo un pasto al giorno), Francesco ha già dimostrato di voler invertire la rotta della Chiesa. Tanto che ora ha intenzione di mettere le mani nell'Istituto delle opere religiose che conserva nei suoi forzieri i tesori del Vaticano, con un'operazione di trasparenza.
INVERTIRE LA ROTTA. Non che sia una scelta difficile per il nuovo papa. Abituato aviaggiare in metropolitana a Buenos Aires, la città da cui è partito per presentarsi al Conclave, e incline a una vita piuttosto frugale (in Argentina viveva in un piccolo appartamento dove si concedeva solo un pasto al giorno), Francesco ha già dimostrato di voler invertire la rotta della Chiesa. Tanto che ora ha intenzione di mettere le mani nell'Istituto delle opere religiose che conserva nei suoi forzieri i tesori del Vaticano, con un'operazione di trasparenza.
Ma dentro la «banca di Dio» ci sono anche i possedimenti personali del papa che, come recita il canone 1518 del Codice di diritto canonico del 1917 «è amministratore e gestore di tutti i beni ecclesiastici». Si tratta di un conto corrente segreto, su cui confluiscono numerose entrate. E la cifra depositata è ben lontana dall'idea di una Chiesa povera.
STIPENDIO DA PRESIDENTE. Francesco riceve infatti uno stipendio, anche se forse è più corretto definirlo un'indennità. Quale sia l'entità della somma che riceve mensilmente non è dato sapersi, però, almeno fino a quando lo Ior continuerà a celare il segreto sui suoi tesori.
Claudio Renzina, nel libro 101 misteri e segreti del Vaticano (edizioni Newton), ha spiegato che nel 2001 il cardinale Sergio Sebastiani, all'epoca presidente dell'Amministrazione del patrimonio della Santa sede, definì «una cosa normale» lo 'stipendio' per il pontefice, «così come lo prende il capo dello Stato italiano».
Secondo Rendina, quel riferimento al presidente della Repubblica lascia supporre che l'indennità del papa si aggiri sui 220 mila euro annui. Una cifra piuttosto alta, considerando cheJoseph Ratzinger riceve una pensione come papa emerito di 2.500 euro.
FONDO SPESE PER OGNI ESIGENZA. Il pontefice, in realtà, non avrebbe bisogno di denaro. Bergoglio è infatti il sovrano assoluto della Chiesa e ha poteri e attribuzioni illimitati.
Anche se ama «dare il buon esempio», come ha spiegato padre Federico Lombardi, portavoce della Santa sede quando Jorge Mario Bergoglio ha pagato il conto alla Casa del Clero in via della Scrofa dove il pontefice ha alloggiato prima del Conclave.
Inoltre il Francesco ha un 'fondo spese' per le necessità quotidiane di vita. E nessuno è autorizzato a chiedergli di rendere conto di questi soldi.
Sul conto anche i contribuiti che le diocesi del mondo versano al papa
Sul conto segreto del papa, però, confluiscono anche altri soldi. Per esempio, i contributi che le diocesi di tutto il mondo sono tenute a versare al pontefice (la tradizione fu iniziata da re Ina nel 700), come le congregazioni religiose e le fondazioni come sancito dal canone 1271 del Codice di diritto canonico.
L'ultimo dato disponibile dell'Elemosineria apostolica è del 2009 e ammonta, secondo la dichiarazione del Bilancio consuntivo consolidato della Santa sede e della Città del Vaticano a 63,8 milioni di euro.
Tuttavia i soldi sono in parte donati a istituzioni assistenziali, a piccoli progetti di carità e ai monasteri di clausura bisognosi: nel 2007, L'Osservatore Romano segnalava circa 10 mila interventi.
IL FONDO DEI CAVALIERI DI COLOMBO. Poi c'è il fondo d'investimento dei Cavalieri di Colombo, il Vicarius Christi fund. Si tratta di corporate bond emessi da oltre 740 società statunitensi e canadesi che fruttano, tra polizze vita e servizi di assistenza domiciliare circa 5 miliardi di dollari (3,8 miliardi di euro).
Gli interessi del fondo sono presentati annualmente al papa dal 1982. E il pontefice li destina ai fini che ritiene più opportuni.
I PROFITTI GENERATI DALLO IOR. Al conto del papa sono destinati anche i profitti generali dello Ior, come aveva spiegato Angelo Caloia nel 2007, all'epoca presidente della «banca di Dio»: nel mese di marzo, l'istituto mette infatti a disposizione del pontefice la differenza tra le entrate e le uscite dell'anno precedente. Ovviamente la somma è segreta.
Anche se in passato qualche cifra è trapelata: 60,7 miliardi di lire nel 1992, 72,5 nel 1993, 75 nel 1994 e 78,3 nel 1995.
SOLDI DAI DIRITTI D'AUTORE. Infine ci sono i guadagni dei diritti d'autore, come quelli di Giovanni Paolo II. A distanza di anni dalla morte di Karol Wojtyla, i suoi libri sono ancora venduti e l'introito si aggira sul milione di euro. Insomma, se vuole davvero una Chiesa povera, Francesco deve rimboccarsi le maniche.
L'ultimo dato disponibile dell'Elemosineria apostolica è del 2009 e ammonta, secondo la dichiarazione del Bilancio consuntivo consolidato della Santa sede e della Città del Vaticano a 63,8 milioni di euro.
Tuttavia i soldi sono in parte donati a istituzioni assistenziali, a piccoli progetti di carità e ai monasteri di clausura bisognosi: nel 2007, L'Osservatore Romano segnalava circa 10 mila interventi.
IL FONDO DEI CAVALIERI DI COLOMBO. Poi c'è il fondo d'investimento dei Cavalieri di Colombo, il Vicarius Christi fund. Si tratta di corporate bond emessi da oltre 740 società statunitensi e canadesi che fruttano, tra polizze vita e servizi di assistenza domiciliare circa 5 miliardi di dollari (3,8 miliardi di euro).
Gli interessi del fondo sono presentati annualmente al papa dal 1982. E il pontefice li destina ai fini che ritiene più opportuni.
I PROFITTI GENERATI DALLO IOR. Al conto del papa sono destinati anche i profitti generali dello Ior, come aveva spiegato Angelo Caloia nel 2007, all'epoca presidente della «banca di Dio»: nel mese di marzo, l'istituto mette infatti a disposizione del pontefice la differenza tra le entrate e le uscite dell'anno precedente. Ovviamente la somma è segreta.
Anche se in passato qualche cifra è trapelata: 60,7 miliardi di lire nel 1992, 72,5 nel 1993, 75 nel 1994 e 78,3 nel 1995.
SOLDI DAI DIRITTI D'AUTORE. Infine ci sono i guadagni dei diritti d'autore, come quelli di Giovanni Paolo II. A distanza di anni dalla morte di Karol Wojtyla, i suoi libri sono ancora venduti e l'introito si aggira sul milione di euro. Insomma, se vuole davvero una Chiesa povera, Francesco deve rimboccarsi le maniche.
di Dario Colombo
Le nuove sfide della Chiesa, la situazione della Curia romana e
soprattutto il Vatileaks. Sono questi alcuni dei temi che affronteranno
domani a pranzo a Castel Gandolfo Papa Francesco e il suo predecessore,
il Papa emerito Benedetto XVI.
Due vesti bianche, una accanto all’altra, a tavola, per un incontro storico: la talare semplice di Joseph Ratzinger e quella con la fascia color avorio e la mantellina di Jorge Mario Bergoglio per la prima volta si sfioreranno. Sarà un incontro tanto storico quanto riservato: non ci sarà nessuna autorità ad accogliere il Papa, nessuna cerimonia ufficiale, niente telecamere; sarà tutto off-limits anche per rispettare il volere di Benedetto XVI che ha deciso di rimanere per sempre nell’ombra e in preghiera. Gli unici presenti saranno Mons. Georg Gaenswein, segretario particolare di Ratzinger e Prefetto della Casa Pontificia, il reggente Padre Leonardo Sapienza, Don Alfred Xuereb, attuale segretario di Bergoglio ed ex secondo segretario di Ratzinger e l’assistente di camera del papa «Sandrone» Mariotti.
In privato, lontani da occhi indiscreti, il nuovo e il «vecchio» Papa parleranno liberamente: Francesco chiederà al suo predecessore di pregare intensamente per il suo pontificato ma soprattutto chiederà consigli anche sul caso Vatileaks. Nonostante la lunga «relatio», redatta dai tre cardinali ultraottantenni che hanno indagato sullo scandalo dei corvi, sia da giorni sulla sua scrivania, Bergoglio, racconta più di un cardinale, vuol chiedere a Benedetto XVI un parere su come affrontare la vicenda, prima di procedere con le nuove nomine. Non sono pochi, infatti, i porporati convinti che prima di qualsiasi atto ufficiale il Papa leggerà attentamente il rapporto stilato dai cardinali detective Herranz, Tomko e De Giorgi per avere una fotografia chiara della Curia Romana, realtà che Bergoglio sta imparando a conoscere in questi giorni, avendo sempre rifiutato incarichi di governo. Dopo l’incontro con Ratzinger, il Papa potrebbe anche convocare il cardinale spagnolo Julian Herranz, che guidava la commissione d’inchiesta su Vatileaks, per farsi raccontare a voce i passaggi più importanti contenuti nei due tomi da 300 pagine dell’inchiesta.
Ma ogni dubbio di Francesco potrà esser dissipato già domani dal Papa emerito: tra i due, in questi giorni, i contatti non sono di certo mancati; Bergoglio ha telefonato a Castel Gandolfo subito dopo l’elezione per dare la notizia a Ratzinger e ringraziarlo per i quasi otto anni di Pontificato. Una seconda telefonata è stata invece il 19 marzo, quando il Papa ha chiamato Benedetto XVI per gli auguri di buon onomastico.
Domani ci sarà invece il primo incontro dal vivo in cui il Papa emerito farà anche visitare al nuovo Pontefice il Palazzo Apostolico e i giardini dove ogni pomeriggio di sole passeggia insieme alle quattro memores (le laiche consacrate che curano l’appartamento) e a Suor Birgit Wansing, dell’Istituto di Schönstatt, per recitare il rosario. Nel frattempo a Castel Gandolfo la gente aspetta con ansia: sarà un incontro riservatissimo, ma curiosi e turisti sperano di vedere Francesco e Benedetto XVI affacciarsi insieme dalla finestra che dà sulla piazza della cittadina romana. Una speranza che forse rimarrà soltanto un sogno: dopo pranzo Francesco tornerà in Vaticano ma quello con il Papa emerito non sarà l’ultimo incontro dal vivo; Benedetto XVI, i primi di maggio, farà ritorno all’interno delle Mura Leonine per trasferirsi definitivamente nel monastero «Mater Ecclesiae»: lì troverà il silenzio e la preghiera ma soprattutto troverà Papa Francesco che gli darà il benvenuto.
http://stanzevaticane.tgcom24.it/2013/03/22/i-papi-a-pranzo-per-parlare-di-vatileaks/
Due vesti bianche, una accanto all’altra, a tavola, per un incontro storico: la talare semplice di Joseph Ratzinger e quella con la fascia color avorio e la mantellina di Jorge Mario Bergoglio per la prima volta si sfioreranno. Sarà un incontro tanto storico quanto riservato: non ci sarà nessuna autorità ad accogliere il Papa, nessuna cerimonia ufficiale, niente telecamere; sarà tutto off-limits anche per rispettare il volere di Benedetto XVI che ha deciso di rimanere per sempre nell’ombra e in preghiera. Gli unici presenti saranno Mons. Georg Gaenswein, segretario particolare di Ratzinger e Prefetto della Casa Pontificia, il reggente Padre Leonardo Sapienza, Don Alfred Xuereb, attuale segretario di Bergoglio ed ex secondo segretario di Ratzinger e l’assistente di camera del papa «Sandrone» Mariotti.
In privato, lontani da occhi indiscreti, il nuovo e il «vecchio» Papa parleranno liberamente: Francesco chiederà al suo predecessore di pregare intensamente per il suo pontificato ma soprattutto chiederà consigli anche sul caso Vatileaks. Nonostante la lunga «relatio», redatta dai tre cardinali ultraottantenni che hanno indagato sullo scandalo dei corvi, sia da giorni sulla sua scrivania, Bergoglio, racconta più di un cardinale, vuol chiedere a Benedetto XVI un parere su come affrontare la vicenda, prima di procedere con le nuove nomine. Non sono pochi, infatti, i porporati convinti che prima di qualsiasi atto ufficiale il Papa leggerà attentamente il rapporto stilato dai cardinali detective Herranz, Tomko e De Giorgi per avere una fotografia chiara della Curia Romana, realtà che Bergoglio sta imparando a conoscere in questi giorni, avendo sempre rifiutato incarichi di governo. Dopo l’incontro con Ratzinger, il Papa potrebbe anche convocare il cardinale spagnolo Julian Herranz, che guidava la commissione d’inchiesta su Vatileaks, per farsi raccontare a voce i passaggi più importanti contenuti nei due tomi da 300 pagine dell’inchiesta.
Ma ogni dubbio di Francesco potrà esser dissipato già domani dal Papa emerito: tra i due, in questi giorni, i contatti non sono di certo mancati; Bergoglio ha telefonato a Castel Gandolfo subito dopo l’elezione per dare la notizia a Ratzinger e ringraziarlo per i quasi otto anni di Pontificato. Una seconda telefonata è stata invece il 19 marzo, quando il Papa ha chiamato Benedetto XVI per gli auguri di buon onomastico.
Domani ci sarà invece il primo incontro dal vivo in cui il Papa emerito farà anche visitare al nuovo Pontefice il Palazzo Apostolico e i giardini dove ogni pomeriggio di sole passeggia insieme alle quattro memores (le laiche consacrate che curano l’appartamento) e a Suor Birgit Wansing, dell’Istituto di Schönstatt, per recitare il rosario. Nel frattempo a Castel Gandolfo la gente aspetta con ansia: sarà un incontro riservatissimo, ma curiosi e turisti sperano di vedere Francesco e Benedetto XVI affacciarsi insieme dalla finestra che dà sulla piazza della cittadina romana. Una speranza che forse rimarrà soltanto un sogno: dopo pranzo Francesco tornerà in Vaticano ma quello con il Papa emerito non sarà l’ultimo incontro dal vivo; Benedetto XVI, i primi di maggio, farà ritorno all’interno delle Mura Leonine per trasferirsi definitivamente nel monastero «Mater Ecclesiae»: lì troverà il silenzio e la preghiera ma soprattutto troverà Papa Francesco che gli darà il benvenuto.
http://stanzevaticane.tgcom24.it/2013/03/22/i-papi-a-pranzo-per-parlare-di-vatileaks/
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.