Adesso Viganò torna in pista per la successione a Bertone. Con lui Mamberti e Sandri per il nuovo governo del Papa.
Di Antonino D’Anna
Ora è tempo di pensare a che cosa succederà alla macchina vaticana. E i primi rumors che arrivano da Oltretevere parlano di un dibattito sulla sorte di Tarcisio Bertone, il Segretario di Stato vaticano che ha avuto un ruolo importante nel Papato appena conclusosi alla fine di febbraio. Ora l’elezione di Francesco al Soglio pontificio apre nuovi scenari e, soprattutto, pronostica una conclusione della carriera di Bertone alla guida del governo del Papa.
I NODI DA SCIOGLIERE- Essenzialmente, fanno notare ad Affaritaliani, i problemi sono due e sono emersi nel corso del Conclave: da un lato l’uscita di scena dell’attuale Segretario di Stato, che è stato al centro di polemiche negli anni scorsi per il suo stile certo non diplomatico (e fu voluto da Joseph Ratzinger proprio per questo, per la sua non provenienza dalle file della diplomazia vaticana); e dall’altra la questione dello IOR, la banca vaticana. Nel primo caso la questione è molto semplice e su questo si sono create due scuole di prensiero in Vaticano: la prima, più vicina al mondo ciellino che ha perso un papabile d’eccezione come Angelo Scola, pronostica un pensionamento di Bertone entro l’anno; la seconda, più curiale, parla di almeno altri 365 giorni al timone del governo papale. Lo stesso si sostiene per la permanenza di Bertone alla presidenza della Commissione Cardinalizia sullo IOR, con la differenza che la scuola curiale parla di un periodo molto più lungo. Vedremo che cosa succederà.
VIGANO’- E veniamo ora ai nomi per una possibile sostituzione alla guida della macchina vaticana. Il primo nome che circola è quello di Carlo Maria Viganò, attualmente nunzio papale in USA. È lui l’uomo che con le sue lettere – in qualche modo finite sulla stampa – ha dato origine allo scandalo di Vatileaks denunciando presunte malversazioni interne ai Sacri Palazzi e focalizzandosi sulla figura di Marco Simeon, uno dei golden boys targati Bertone, già collaboratore di Cesare Geronzi ed ex capostruttura Rai Vaticano. Monsignor Viganò, che in questo tempo ha avuto modo di conoscere tutti i cardinali americani che si sono presentati a questo Conclave (i quali a loro volta rappresentano la Chiesa locale più ricca di offerte – insieme a quella tedesca – per la Santa Sede), si è conquistato la loro fiducia. E adesso potrebbe fare ritorno in patria – prima da Arcivescovo e poi da cardinale – per assumere le redini del governo del Papa.
SANDRI- Attenzione anche al secondo nome, quello dell’italoargentino Leonardo Sandri, il quale peraltro infrangerebbe la regola che ad un Papa straniero associa un Segretario italiano e viceversa. C’è da dire che Sandri viene da una posizione di prestigio ma poco potere (la Congregazione per le Chiese orientali), solo che ha ampia esperienza in tema di diplomazia e Curia. Se non dovesse riuscire come Segretario, potrebbe benissimo essere il Sostituto, ossia il vice del Segretario di Stato (in Italia, più prosaicamente, avrebbe il ruolo del vicepresidente del consiglio dei Ministri).
MAMBERTI- Terzo e ultimo nome. Qui parliamo di un arcivescovo, Dominique Mamberti, che al momento fa il ministro degli esteri (precisamente è Segretario per i Rapporti con gli Stati). È nato in Marocco ma proviene dalla grande scuola della diplomazia francese, ed ha avuto tra i suoi maestri il cardinale Jean Louis Tauran, uomo di grandissima esperienza diplomatica. È anche relativamente giovane e insieme a Viganò potrebbe formare un’accoppiata niente male per quanto riguarda il governo della Curia. Ha lavorato, e bene, nelle nunziature di Algeria, Cile, Libano e alle Nazioni Unite dove il Vaticano ha un ruolo da osservatore permanente. È stato consacrato vescovo nel 2002 dall’allora Segretario di Stato Angelo Sodano. Con lui i sodaniani potrebbero benissimo riprendere il sopravvento dopo l’era Bertone.
I nomi, per il momento, sembrano essere questi. La diplomazia potrebbe tornare nella stanza dei bottoni del Vaticano. Ma attenzione all’incognita: si chiama Francesco. Il quale potrebbe anche scegliere di continuare sulla scia di un Segretario più pastore e meno diplomatico, criterio adottato per Bertone.
Francesco, il Papa che può sorprendere il mondo
Giovedì, 14 marzo 2013 - 08:14:00
di Antonino D'Anna
È stata un'elezione di compromesso tra i cardinali che non se la sentivano di issare sul trono di Pietro un candidatoapparentemente più forte. Non è difficile vedere nella scelta di Francesco, 76enne e già dato per secondo nel conclave 2005 che elesse Ratzinger, un accordo tra i blocchi che altrimenti avrebbero finito per impantanare il Conclave. Ma la scelta ha finito per porre le basi per un forte rinnovamento della Chiesa cattolica.
ITALIANI BATTUTI- Gli italiani hanno perso. Come da manuale, non riuscendo (o volendo) imporre un candidato tricolore come Angelo Scola, non sono riusciti a dire la loro e dare un Papa italiano alla Chiesa dopo 35 anni. Pagano le divisioni e lo scontro tra CEI e Santa Sede che abbiamo visto lo scorso anno, con il Segretario di Stato Tarcisio Bertone contro i vescovi italiani. Adesso dovranno riflettere seriamente sul futuro. Resta comunque il fatto che Bertone ha vinto e per il momento resterà in sella, almeno fino alla fine dell'anno. Dopo Francesco provvederà.
UN PAPA CHE PUO' SORPRENDERE- La seconda sorpresa è nel personaggio che è stato eletto. Si presenta ricordando che lo scopo del Papa è quello di essere eletto dal Conclave in qualità di Vescovo di Roma. È la prima volta che viene fatto un accenno così esplicito al ruolo del Papa in quanto vescovo della Chiesa di Roma. E più volte Francesco ricorda di essere a capo della Diocesi romana, salutando il vescovo emerito Joseph Ratzinger e ringraziando il suo vicario, il cardinale Agostino Vallini. Altra curiosità: si è presentato con la semplice veste bianca addosso, niente rocchetto e mozzetta rossa e dunque con tutte le insegne della dignità papale. È facile prevedere che da Bergoglio ci dovremo aspettare molta più collegialità e dunque un ruolo minore della figura papale e del governo vaticano. Sono premesse che accontentano i vescovi del mondo, innovano la Chiesa e permettono un dialogo ecumenico più forte specie nei confronti dei cristiani non cattolici che hanno sempre incontrato nell'autorità del Papa il nodo più spinoso dei loro contrastati rapporti. Francesco è una figura che ricorda molto Giovanni XXIII e – pur promettendo un Pontificato che non sembra essere lungo – potrebbe compiere gesti clamorosi. Inclusa l'indizione di un Concilio, perché l'uomo è perfettamente capace di farlo.
RAPPORTI CON L'ISLAM- Il nome è davvero un programma. San Francesco d'Assisi andò a incontrare il nipote del Saladino, al-Malik al-Kamil, per provare a convertirlo. Francesco promette di essere l'uomo del dialogo col mondo arabo, una presenza sempre più importante in Europa con la quale si deve dialogare. E così anche nel mondo, ovviamente.
UNA CHIESA DEI POVERI- Sempre nel nome Francesco c'è il desiderio di una Chiesa più semplice, spirituale, vicina ai poveri. Bergoglio viene dal Cono Sud dove si è sviluppata la Teologia della Liberazione, pericolosa miscela di marxismo e Vangelo alla quale il predecessore Ratzinger ha dato la caccia negli anni '80. Ma quella teologia aveva posto l'opzione preferenziale per i poveri come primo obiettivo. È probabile che Francesco metterà l'opzione preferenziale per i poveri al primo posto. Basta con affarismi, denaro, IOR e Vatileaks. Su questo tema è lecito attendersi dal nuovo Papa una ventata di forte sobrietà.
DURO SU NOZZE GAY E ABORTO- Sotto il profilo della morale sessuale, Francesco sembrerebbe essere in continuità col predecessore. Contro le nozze gay in Argentina, tre anni fa, ha preso una posizione molto forte sostenendo che con le nozze omosessuali fossero in gioco “l'identità e la sopravvivenza della famiglia: papà, mamma e figli. Sta in gioco la vita di tanti bambini che saranno discriminati privandoli della maturazione umana che Dio chede si dia con un padre e una madre”. Nel settembre 2012 prende posizione sugli aborti e sottolinea: “L'aborto non è mai una soluzione. Dobbiamo ascoltare, accompagnare e capire dal nostro punto di vista per dalvare due vite: rispettare l'essere umano più piccolo e indifeso, adottare mezzi che possano difendere la sua vita, permettere la nascita ed essere creativi nella ricerca di cammini che lo portino al suo pieno sviluppo”. Ha dato dell'“ipocrita” ai preti che non battezzano i figli nati da relazioni extraconiugali.
Insomma, il pastore è mite ma fermo su alcuni punti. Su altri troverà il modo di dialogare. Si prospetta un Papato di creazione e non di conservazione. Che potrebbe lasciare il mondo a bocca aperta.
http://affaritaliani.libero.it/specialeconclave/francesco-il-papa-che-pu-sorprendere-il-mondo14032013.html
Sotto il patrocinio del primate argentino il card. Jorge Mario Bergoglio, Arcivescovo di Buenos Aires, che si “sottopone” volentieri agli eretici con il gesto incredibile di inginocchiarsi e di farsi “benedire”.
Il "cugino" dello Spirito Santo ha eletto un altro modernista patentato secondo il suo "cuore" che puzza di zolfo...http://nullapossiamocontrolaverita.blogspot.com/2013/03/niente-di-nuovo-sotto-il-soleeletto-il.html
Niente di nuovo sotto il sole...Eletto il 6° "Pontefice" modernista della "nuova Chiesa Conciliare"...
13 dicembre 2012, Bergoglio alla sinagoga del tempio NCI-Emanu El della "Fundación Judaica", in compagnia del rabbino "progressista" Sergio Bergman.
ARGENTINA
III Encuentro Fraterno della Comunión Renovada de Evangélicos y Católicos en el Espíritu (CRECES)Sotto il patrocinio del primate argentino il card. Jorge Mario Bergoglio, Arcivescovo di Buenos Aires, che si “sottopone” volentieri agli eretici con il gesto incredibile di inginocchiarsi e di farsi “benedire”.
Il "cugino" dello Spirito Santo ha eletto un altro modernista patentato secondo il suo "cuore" che puzza di zolfo...http://nullapossiamocontrolaverita.blogspot.com/2013/03/niente-di-nuovo-sotto-il-soleeletto-il.html
«Riforme? Lasciamole al nuovo Papa. E ora la curia si metta al suo servizio”
Le luci su San Pietro si sono spente da poco. Francesco ha fatto ritorno in Santa Marta. Poco oltre le murta leonine, nel seminario minore romano in cima al colle vaticano, Camillo Ruini, 82 anni, presidente emerito dei vescovi italiani, è comosso per un’elezione «inaspettata».
Eminenza, come ha saputo dell’elezione del nuovo Papa?
«Ho appreso la notizia della fumata bianca quando avevo terminato da pochi minuti la messa in San Giovanni in Laterano per il nuovo Papa da eleggere ed ero appena entrato nella mia auto. Ho detto subito all’autista di cercare di arrivare in Vaticano. Ci siamo riusciti e ho avuto la fortuna di poter entrare nella Cappella Sistina quando il nuovo Papa stava ricevendo l’obbedienza e il saluto di ciascun cardinale. Così ho potuto baciargli anch’io la mano; il Papa mi ha abbracciato e mi ha chiesto come avessi fatto ad arrivare così presto. Ho saputo soltanto dopo essere arrivato in Sistina che il nuovo Papa era il cardinale Bergoglio e che aveva preso il nome di Francesco I».
«Ho appreso la notizia della fumata bianca quando avevo terminato da pochi minuti la messa in San Giovanni in Laterano per il nuovo Papa da eleggere ed ero appena entrato nella mia auto. Ho detto subito all’autista di cercare di arrivare in Vaticano. Ci siamo riusciti e ho avuto la fortuna di poter entrare nella Cappella Sistina quando il nuovo Papa stava ricevendo l’obbedienza e il saluto di ciascun cardinale. Così ho potuto baciargli anch’io la mano; il Papa mi ha abbracciato e mi ha chiesto come avessi fatto ad arrivare così presto. Ho saputo soltanto dopo essere arrivato in Sistina che il nuovo Papa era il cardinale Bergoglio e che aveva preso il nome di Francesco I».
Cosa pensa del nome?
«Mi sembra che sia una scelta coraggiosa e piena di significato: san Francesco è forse il santo che più di tutti si avvicina a Gesù, il santo della gioia, della povertà, di un amore totalmente sincero alla Chiesa. Il santo particolarmente caro a noi italiani, che insieme a san Domenico ha saputo dar vita alla più grande riforma riuscita nella Chiesa, senza rompere l’unità della Chiesa stessa».
«Mi sembra che sia una scelta coraggiosa e piena di significato: san Francesco è forse il santo che più di tutti si avvicina a Gesù, il santo della gioia, della povertà, di un amore totalmente sincero alla Chiesa. Il santo particolarmente caro a noi italiani, che insieme a san Domenico ha saputo dar vita alla più grande riforma riuscita nella Chiesa, senza rompere l’unità della Chiesa stessa».
C’è bisogno di una riforma?
«La Chiesa ha sempre bisogno di riforma e di rinnovamento per esser come Gesù Cristo la vuole, la sposa che riflette la luce del suo sposo. Oggi questo bisogno sembra essere particolarmente grande, ma lasciamo al nuovo Papa di fare le scelte che lo Spirito Santo suggerirà alla sua intelligenza e al suo cuore».
«La Chiesa ha sempre bisogno di riforma e di rinnovamento per esser come Gesù Cristo la vuole, la sposa che riflette la luce del suo sposo. Oggi questo bisogno sembra essere particolarmente grande, ma lasciamo al nuovo Papa di fare le scelte che lo Spirito Santo suggerirà alla sua intelligenza e al suo cuore».
Si aspettava questa elezione?
«Non posso dire che me l’aspettavo, anche se, come tutti sanno, già nel Conclave precedente la figura del cardinale Bergoglio era emersa. Diciamo che per questo Conclave lo ritenevo una scelta concretamente possibile. E ora sono profondamente felice che sia stata compiuta».
«Non posso dire che me l’aspettavo, anche se, come tutti sanno, già nel Conclave precedente la figura del cardinale Bergoglio era emersa. Diciamo che per questo Conclave lo ritenevo una scelta concretamente possibile. E ora sono profondamente felice che sia stata compiuta».
Francesco si è affacciato alla loggia centrale della Basilica vaticana e ha chiesto di pregare. Cosa pensa di questo primo gesto?
«E’ perfettamente in linea con quello che si sa della spiritualità e del comportamento quotidiano del cardinale Bergoglio».
«E’ perfettamente in linea con quello che si sa della spiritualità e del comportamento quotidiano del cardinale Bergoglio».
La Chiesa è arrivata a questro Conclave accompagnata da molte voci di contrasti interni, per non dire di scandali: c’è bisogno di un ritorno alle origini?
«Credo che il ritorno alle origini, nel senso di avvicinarsi per quanto possibile a quella piena fiducia in Dio, a quel distacco dai beni terreni, e sopprattutto a quello slancio missionario che la Chiesa ha avuto alle sue origini, sia un’aspirazione irrinunciabile per ogni Papa e per ogni vescovo che voglia guidare i credenti sulla via del Vangelo. Quanto ai contrasti e agli scandali non possiamo negare che ci siano molte cose bisognose di correzione. Naturalmente le voci, in particolare quelle degli organi d’informazione, gonfiano e talvolta inventano, ma non tutto può essere ricondotto a semplici voci».
«Credo che il ritorno alle origini, nel senso di avvicinarsi per quanto possibile a quella piena fiducia in Dio, a quel distacco dai beni terreni, e sopprattutto a quello slancio missionario che la Chiesa ha avuto alle sue origini, sia un’aspirazione irrinunciabile per ogni Papa e per ogni vescovo che voglia guidare i credenti sulla via del Vangelo. Quanto ai contrasti e agli scandali non possiamo negare che ci siano molte cose bisognose di correzione. Naturalmente le voci, in particolare quelle degli organi d’informazione, gonfiano e talvolta inventano, ma non tutto può essere ricondotto a semplici voci».
Secondo lei, esiste un problema riguardo al governo centrale della Chiesa?
«C’è un problema strutturale, affrontato già dal Concilio Vaticano II, ma che non ha ancora trovato una soluzione concreta davvero soddisfacente e stabile: quello del rapporto tra il primato del Papa e il collegio dei vescovi. Ho molta fiducia che Francesco saprà fare un significativo passo in avanti in questa direziene. C’è poi il problema del rapporto della curia con il Papa, e anche con i vescovi di tutto il mondo. Una cosa è chiara: la curia non può essere che uno strumento al servizio del Papa, non un organismo in qualche modo autonomo e meno che meno un condizionamento per l’esercizio del ministero del successore di Pietro e per i suoi rapporti con l’episcopato».
«C’è un problema strutturale, affrontato già dal Concilio Vaticano II, ma che non ha ancora trovato una soluzione concreta davvero soddisfacente e stabile: quello del rapporto tra il primato del Papa e il collegio dei vescovi. Ho molta fiducia che Francesco saprà fare un significativo passo in avanti in questa direziene. C’è poi il problema del rapporto della curia con il Papa, e anche con i vescovi di tutto il mondo. Una cosa è chiara: la curia non può essere che uno strumento al servizio del Papa, non un organismo in qualche modo autonomo e meno che meno un condizionamento per l’esercizio del ministero del successore di Pietro e per i suoi rapporti con l’episcopato».
Cosa ha pensato quando ha saputo della rinuncia di Benedetto XVI?
«Sono rimasto profondamente sorpreso e anche addolorato, ma poi ho pensato, come ho anche scritto, che un cardinale, e ogni sincero cattolico, le decisioni del Papa le accoglie, anche quando provocano dolore».
«Sono rimasto profondamente sorpreso e anche addolorato, ma poi ho pensato, come ho anche scritto, che un cardinale, e ogni sincero cattolico, le decisioni del Papa le accoglie, anche quando provocano dolore».
Quali sono le urgenze principali della Chiesa oggi?
«Non credo che sia questo il momento nel quale io debba fare una specie di programma per il nuovo Papa: lasciamolo fare a lui e allo Spirito Santo che lo guida».http://www.paolorodari.com/2013/03/14/riforme-lasciamole-al-nuovo-papa-e-ora-la-curia-si-metta-al-suo-servizio/
«Non credo che sia questo il momento nel quale io debba fare una specie di programma per il nuovo Papa: lasciamolo fare a lui e allo Spirito Santo che lo guida».http://www.paolorodari.com/2013/03/14/riforme-lasciamole-al-nuovo-papa-e-ora-la-curia-si-metta-al-suo-servizio/
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