"ALLA SUA IPOCRITA ED ILLECITA SCOMUNICA RISPONDEREMO A TEMPO DEBITO, VIA WEB."
Mons. Lefebvre
scriveva: «Il giorno del giudizio, Dio ci chiederà se siamo stati fedeli e
se abbiamo obbedito a delle autorità infedeli. L’obbedienza è una virtù
relativa alla Verità e al Bene. Ma se essa si sottomette all’errore e al male,
non è più una virtù, ma un vizio.» (Mons. Lefebvre, lettera del 9 agosto
1986).
Il Giorno 8 Marzo 2013, alle 19.46 sono stato raggiunto da una telefonata del Superiore della Fraternità San Pio X in Italia, don Pierpaolo Petrucci, che ha comunicato, a me e ad Anna Rita, la nostra “scomunica”: divieto di ingresso nelle Cappelle della Fraternità e privazione dei Sacramenti, con l’accusa di “calunnie nei confronti del Superiore Generale della Fraternità Monsignor Fellay”. In un primo momento non ho risposto a questa illegittima “scomunica”, chiudendo velocemente quella conversazione, che aveva del grottesco. Successivamente, il giorno 9 Marzo 2013, ho comunicato a don Petrucci, per SMS, che alla sua ipocrita “scomunica” avremmo risposto via Web, attraverso il nostro Blog.
OVVIAMENTE NOI REPINGIAMO IN MANIERA RISOLUTA L’ACCUSA, INFONDATA, DI “CALUNNIA” nei confronti del Superiore Generale della Fraternità San Pio X Monsignor Bernard Fellay.
«Coloro che vogliono che la Fraternità ripeta il Vaticano II, semplicemente stanno cercando di evitare di essere perseguitati a causa della croce di Cristo. Vogliono che siate mondani, mantenendo solo l’apparenza esterna della Tradizione. Vogliono tornare con i giudaizzanti di Roma, ma Dio non permetta che io voglia qualcosa di diverso dalla Croce del Signore Nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo. Su quanti seguiranno la Tradizione in questo modo, sia pace e misericordia. (VI, 12-16)»
Si legga adesso la Lettera stessa di San Paolo. E nessuno dica che la Parola di Dio non sia più applicabile!
Il Giorno 8 Marzo 2013, alle 19.46 sono stato raggiunto da una telefonata del Superiore della Fraternità San Pio X in Italia, don Pierpaolo Petrucci, che ha comunicato, a me e ad Anna Rita, la nostra “scomunica”: divieto di ingresso nelle Cappelle della Fraternità e privazione dei Sacramenti, con l’accusa di “calunnie nei confronti del Superiore Generale della Fraternità Monsignor Fellay”. In un primo momento non ho risposto a questa illegittima “scomunica”, chiudendo velocemente quella conversazione, che aveva del grottesco. Successivamente, il giorno 9 Marzo 2013, ho comunicato a don Petrucci, per SMS, che alla sua ipocrita “scomunica” avremmo risposto via Web, attraverso il nostro Blog.
Rispondiamo perciò a don Petrucci e
a chi sta sopra e dietro di lui, con il sostegno di un santo Sacerdote tradizionale, che ha analizzato la questione trovandone i riferimenti legislativi nel Codice di Diritto
Canonico del 1917 (unico Codice lecito della Chiesa Cattolica: non il Codice "riformato" di Giovanni Paolo II e nemmeno l'arbitrario "terzo" Codice della Fraternità San Pio X che è un frutto ibrido dei precedenti due), per dimostrare a tutti che questo
atto prevaricatore, iniquo e violento è totalmente fuori dall’applicazione delle leggi
della Santa Chiesa Cattolica.
OVVIAMENTE NOI REPINGIAMO IN MANIERA RISOLUTA L’ACCUSA, INFONDATA, DI “CALUNNIA” nei confronti del Superiore Generale della Fraternità San Pio X Monsignor Bernard Fellay.
Ma
prima di passare all’esposizione dei “Delitti
e Pene Canoniche”, che riguarda l’aspetto giuridico della vicenda a noi
accaduta, vorrei sottolineare lo
scritto di San Clemente I Papa per mettere in risalto anche l’aspetto
pastorale portato avanti dalla Fraternità San Pio X che sembra stia prendendo tutta
l’impronta settaria di una Chiesa autocefala: “Non mancarono mai ministri della grazia
divina che, ispirati dallo Spirito Santo, predicassero la penitenza. Lo stesso
Signore di tutte le cose parlò della penitenza impegnandosi con giuramento:
Com'è vero ch'io vivo - oracolo del Signore - non godo della morte del
peccatore, ma piuttosto della sua penitenza”. Ora noi sappiamo che
Monsignor Lefebvre ha creato, con la Grazia di Dio, la Fraternità San Pio X per
la salvaguardia della Messa di Sempre e del Sacerdozio Cattolico. Perché tutto
questo? Semplice: per la salvezza delle anime. Ora, in riferimento alla comunicazione
dataci da don Petrucci, dove sarebbe questa salvaguardia per la salvezza delle nostre
anime, la mia e di Anna Rita? Ammettendo, per ipotesi, che il peccato a
noi imputato fosse vero (e non lo è), non doveva don Petrucci, per salvaguardare
le nostre anime, spiegarci dettagliatamente il nostro peccato e convincerci di
peccato, scrivendoci ufficialmente o chiedendoci di incontrarlo? Questo non è
stato fatto, denotando una superficialità, o forse cattiveria, nell’infliggerci
una grave pena senza averci dato la possibilità né di difenderci né di poterci
pentire del presunto peccato di calunnia
nei confronti della persona del Superiore Generale della Fraternità San
Pio X. Dov'è finita, quindi, la ragion d'essere della Fraternità, quella
ragione con cui Mons. Lefebvre la fondò, cercando di salvaguardare la
Messa cattolica, il Sacerdozio cattolico ed in definitiva la Fede
cattolica, tutte cose non finalizzate a se stesse, ma alla salus animarum?
Continua
San Clemente I Papa:
“Aggiunse ancora
parole piene di bontà: Allontànati, o casa di Israele, dai tuoi peccati. Di' ai
figli del mio popolo: Anche se i vostri peccati dalla terra arrivassero a
toccare il cielo, fossero più rossi dello scarlatto e più neri del silicio,
basta che vi convertiate di tutto cuore e mi chiamiate « Padre », ed io vi
tratterò come un popolo santo ed esaudirò la vostra preghiera (cfr. Ez 33, 11; Os 14, 2; Is 1,
18, ecc.)”. Forse che questo presunto peccato di calunnia
sarebbe addirittura
riuscito a superare il Cielo per non concedere, da parte dei capi della
Fraternità, la misericordia con cui Dio tratta comunque le anime, anche
se accusate di una grave colpa
come quella di calunnia? E' forse Mons. Fellay più "in alto" di Dio, se
con i rinnegatori della Fede in Dio andiamo a fare colloqui dottrinali
ed accordi pratici, mentre a chi critica il Superiore lanciamo anatemi senza possibilità di replica?
Siamo
all’assurdo: coloro che dovrebbero incarnare nella propria vita la Tradizione
della Chiesa, vilipesa dai modernisti, “assassini conciliari della Fede” che
tante anime hanno condotto e conducono all’inferno, si abbassano a queste illecite
azioni, illecite in quanto non esiste in essi autorità alcuna per poterlo fare, né quella
concessa da parte della Chiesa, in quanto non sono incardinati (e se anche lo
fossero hanno agito fuori della legislazione), né quella concessa da Dio, che
come attributo principale ha la Misericordia, e solo dopo il Giudizio. Ma è evidente che questa, fatta nei nostri
confronti, è l’ennesima azione prevaricatrice inflitta a chi è giustamente
contrario a qualsiasi accordo con i modernisti, che da 50 anni occupano
satanicamente la Chiesa, basti vedere il clamoroso trattamento fatto a
Monsignor Williamson, il quale, se non gli fosse stato impedito di entrare
nell’ultimo Capitolo della Fraternità, per poi esserne buttato fuori
definitivamente, avrebbe messo in riga tutti quanti, perché quanto a
preparazione Teologica e a dirittura morale ne avrebbe zittiti molti.
Ma
andiamo per ordine: la prima accusa di calunnia
è stata fatta nei miei confronti da don Emmanuel du Chalard, uno dei fautori dello scandaloso gruppo del G.R.E.C. Costui
nel 1996 si stava già adoperando per fare l’ignobile accordo con i modernisti
conciliari assasini della fede ”. Prima di una Confessione con
questo personaggio, fui accusato da lui di calunnia in riferimento ai nostri articoli che parlavano appunto della
combriccola modernista del G.R.E.C, di cui anche lui fa parte, come afferma
pubblicamente il libro sul G.R.E.C.. Io chiaramente ho obbiettato a tale accusa,
ribadendo che i nostri articoli sono
documentati con fonti certe, e che addirittura in questo caso la fonte era esattamente uno di
loro, il Père Michel Lelong che ha scritto il libro, “Pour la nécessaire
réconciliation” pubblicato nel Dicembre 2011.( Il libro in
questione parla del francese GREC (Groupe de Réflexion Entre
Catholiques – Gruppo di riflessione tra cattolici) e dei rapporti organici
che i responsabili della Fraternità Sacerdotale San Pio X hanno mantenuto con
questo gruppo, in vista dell'accordo con la Roma conciliare). Forse il povero Du Chalard
non ne era al corrente… o forse pensava di
intimidirmi con quel suo assurdo atteggiamento. Di fatto io gli ho contestato
l’accusa dicendogli che quella pubblicata era la verità, e che quindi non stavo
facendo nessun peccato
di calunnia ma anzi stavo, insieme ad Anna Rita, facendo un servizio alla verità.
Ad ogni modo, io gli ho garantito
che se lui mi avesse fornito una documentazione seria che avesse dimostrato il
contrario delle mie affermazioni, io avrei immediatamente pubblicato una
smentita agli articoli precedenti, fornendo tale documentazione e con delle scuse
immediate. Lui allora mi ha detto: “Se io le fornisco la documentazione lei
pubblica la smentita?” Naturalmente gli ho risposto: “Lo farò immediatamente.”
Du Chalard allora ha replicato dicendomi di aspettare in Cappella perché mi
avrebbe portato questa documentazione. Io allora mi sono seduto in Cappella,
mentre Du Chalard entrava in Sacrestia per prendere
questa presunta documentazione. Dopo qualche istante questo signore si è
presentato, consegnandomi un ridicolo foglietto volante, stampato dal web, che
faceva riferimento ai commenti di un Forum francese, in cui un commentatore anonimo esprimeva una sua
opinione personale, asserendo che il G.R.E.C “non esiste più”. Intanto, ammesso che un anonimo
sia “attendibile”, dire che una realtà “non esiste più” conferma il fatto che questa
realtà sia realmente esistita, e qui il problema non sta nell’attuale esistenza
o meno del G.R.E.C., ma nel fatto che qualcuno lo abbia inconcepibilmente messo in
piedi! Quindi, nessuna calunnia nel parlare di questo argomento, confermato
persino da un anonimo che cercava di negarlo. Faccio notare che il foglietto
consegnatomi non conteneva nemmeno il commento per intero, ma riportava solo la
parte finale del discorso di quell’anonimo, che evidentemente era cominciato in
una pagina precedente, e che neanche compare nella “documentazione” datami per
smentire la realtà. Riporto qui sotto il “prezioso documento”… fonte molto
attendibile ….
Il link alla pagina:http://www.fecit-forum.org/forum.php?id=19143
Come si può evincere da questa presunta “documentazione”
nessuna smentita con scuse era possibile, in quanto era una presa per i
fondelli. Forse Du Chalard
pensava che fossi scemo? O forse pensava che mi sarei impaurito? Sta di fatto che, per Carità
cristiana, evitai di pubblicare l’accaduto, in quanto avrei dovuto mettere in
risalto l’atteggiamento inqualificabile di questo Sacerdote. Ma credo che a
questo punto, visto quanto è successo a me e ad Anna Rita, sia giunto il
momento di raccontarlo, proprio in riferimento al fatto che veniamo accusati di
calunnia, senza dimostraci dettagliatamente quali siano queste calunnie nei
loro confronti, quando le azioni degli accordisti sono facilmente rintracciabili
nel Web su Siti più che attendibili e benemeriti come, Unavox, Sapinière, Non
Possumus Spagnolo, Syllabus, Avec L’Immaculèe, ecc.
E pensare che nel
Giugno dello scorso anno, durante una conferenza tenuta al convento di Vigne di
Narni (era presente Anna Rita) questo sacerdote disse di non seguire i Blog in
Internet, perché pubblicherebbero sempre false notizie, prive di fonti certe ed
attendibili… Complimenti per la coerenza…
Dopo questo evento,
questa gente è tornata alla carica venerdì sera, dopo aver letto sul nostro blog
la pubblicazione della lettera dei 37 Sacerdoti francesi contrari alla linea
direttiva di Mons. Fellay e della loro ulteriore spiegazione alla loro lettera.
Evidentemente l’aver fatto eco alla voce di questi sacerdoti, ci ha ottenuto il
titolo di “peccatori
pubblici imperdonabili”, rei di "calunnia verso il Superiore generale della Fraternità", anche
se riportiamo cose non nostre ma dette da altri, e che oltretutto sono anche
vere, perché dettagliatamente descritte con dovizia di particolari e quindi
facilmente verificabili, se non altro da chi conosce personalmente i Sacerdoti
nominati con Nome e Cognome all’interno della testimonianza. Inoltre questa
gente è tornata alla carica in modo del tutto fuori legge, cioè comminando una
pena senza processo, senza possibilità di contraddittorio, senza difensori,
senza sentenza emessa da chi ne abbia vera facoltà, e senza un atto scritto,
pubblico, firmato ed ufficiale, ma con una “telefonata” fatta al volo, di
soppiatto, di cui non restano tracce scritte che dimostrino nero su bianco la
prevaricazione commessa coscientemente contro la Legge della Chiesa e contro il
diritto naturale e spirituale delle anime.
Ora passiamo
all’esposizione della legislazione prevista nei casi di gravi colpe commesse
con relative pene:
DELITTI E PENE CANONICHE
I Delitti
Secondo il Codice di Diritto Canonico del 1917 (canoni 2195-2198)
il Delitto è una colpa esterna ed imputabile cui si aggiunge una Sanzione o una
Pena.
Il Delitto presuppone un
fatto sanzionato con una Pena determinata
dalla Legge ecclesiastica, mentre la violazione di una Legge non
sanzionata da una Pena non costituisce un Delitto e quindi non è punibile canonicamente,
ma solo moralmente, ossia è un peccato e non un Delitto (F. Roberti, De delictis et poenis, Roma, 1944, I, p.
53 sg.).
La Colpa
Ai canoni 2199-2209 il Codice spiega che esiste Delitto soltanto
se il Delinquente è responsabile in coscienza della sua azione o Colpa.
Le Pene
Nei canoni 2214-2219 la Chiesa insegna che Essa ha il diritto di
conferire delle Pene ai suoi sudditi (canone 2214, § 1). Nello stesso tempo
essa ricorda ai Vescovi che hanno il
diritto di conferire le Pene ecclesiastiche, rifacendosi al Concilio di Trento
(sess. XIII, cap. 1), che “bisogna unire il rigore con la mansuetudine, la
giustizia con la misericordia, la severità con la dolcezza”.
È il legittimo Superiore (Papa per la Chiesa universale,
Vescovo residenziale per la Diocesi, Superiore di un Ordine religioso per i
religiosi con voti facenti parte di quell’Ordine specifico) che può applicare la Pena, privando il
soggetto di un bene spirituale o temporale, per la sua correzione e per
l’espiazione del Delitto (can. 2215).
Nel nostro caso la Pena della proibizione di entrare nelle
Cappelle della FSSPX e la privazione dei Sacramenti ci è stata inflitta da un
soggetto non avente Autorità (il Superiore del Distretto Italiano della FSSPX).
Quindi canonicamente è nulla. Potremmo appellarci ad un Tribunale
ecclesiastico.
La Pena deve essere proporzionata al Delitto, inoltre nell’interpretazione della Legge penale si
deve applicare al reo l’interpretazione più benevola, mai la più rigida
(can. 19).
A noi è stata applicata la più rigida: la proibizione
dell’ingresso nella cappella, oratorio o chiesa.
I Superiori che hanno Potere di infliggere le Pene
Secondo il Codice di Diritto Canonico
(canoni 220-2225) sono soltanto coloro che hanno il Potere di fare Leggi (il Papa, il Concilio Ecumenico, il Vescovo
del luogo, il Superiore di religione[1])
entro il confine della loro Giurisdizione (il Papa per tutta la Chiesa
universale, il Vescovo solo per la sua Diocesi, il Superiore religioso
solamente per i religiosi del suo Ordine). Chi non ha Potere legislativo (per
es. i Cardinali e i Parroci) non può infliggere Pene. A maggior ragione il
Superiore del Distretto Italiano della FSSPX ed anche il Superiore Generale di
essa.
I Soggetti delle Pene
La Pena ecclesiastica (canoni 2226-2235)
può essere applicata soltanto a coloro che sono soggetti ad una Legge o Precetto sanzionato con una Pena da chi ne ha
autorità: il Papa, il Vescovo, il Superiore religioso. Solo costoro e non
altri hanno l’autorità di sanzionare.
[1] Per esempio il
Superiore dell’Ordine Francescano per i Religiosi Francescani, il Superiore
Domenicano per i Domenicani e così via.
L’Interdetto
È una censura (canoni 2268-2277) che
proibisce ai fedeli alcune funzioni sacre (di partecipare alla Messa, di
ricevere i Sacramenti, o addirittura di
entrare in chiesa), che sono determinate
per diritto, senza escluderli dalla Corpo della Chiesa (scomunica). Ora
solo la S. Sede e chi riceve il mandato
da Essa può lanciare l’Interdetto (generale, locale o personale). Per
esempio il Vescovo può lanciarlo, avendo ricevuto la giurisdizione dal Papa
sulla propria Diocesi, solo su una parrocchia o sui parrocchiani della sua
Diocesi. Inoltre alle persone che hanno ricevuto l’Interdetto è proibita la
partecipazione attiva alle funzioni o ai Sacramenti, ma la presenza passiva può essere tollerata, tranne che non sia
stato loro proibito l’ingresso nella chiesa, che rappresenta la maggior Pena dell’Interdetto.
I singoli Delitti e le loro Pene
Il Codice (canoni 2314-2414) parla di
Delitti contro la Fede e l’Unità della Chiesa (canoni 2314-2319), contro la
Religione (2320-2329), contro le Autorità, le persone e le cose ecclesiastiche
(canoni 2330-2349, ma si tratta di delitti contro il Papa, i Cardinali, i
Vescovi con giurisdizione, ed in tal caso l’Autorità ecclesiastica può arrivare
a comminare Pene proporzionate al Delitto[2]),
dal canone 2350 sino al 2414 si parla di Delitti contro la vita, la libertà, la
proprietà, la buona fama e i buoni
costumi, ecc.
Il caso che si è applicato a noi è quello
riguardante la “buona fama”. Infatti ci si accusa di “Detrazione e Calunnia”. Ma
secondo la Teologia Morale “i Giornali [e quindi i siti web, ndr] possono lecitamente pubblicare i delitti di
uno, se essi sono pubblicamente noti o non possono più restare nascosti a lungo.
Per il bene pubblico, i giornali possono
indagare lecitamente e rivelare anche mancanze occulte, se il loro autore
ricopre cariche pubbliche per le quali è incapace; possono pubblicare e criticare i difetti in cui sono incorse persone di
pubblici uffici nell’esercizio delle loro mansioni” (E. Jone, Compendio di Teologia Morale, Torino,
Marietti, VI ed., 1964, p. 311, n.° 377).
Perciò la rivelazione di una mancanza che è utile per il bene pubblico o
dei privati non è diffamazione, non è neppure un peccato e non incorre in Pene
ecclesiastiche onde l’Interdetto lanciato contro di noi non ha ragione di sussistere in sé, non essendovi delitto e neppure
peccato di “Diffamazione”, e neanche nel
Soggetto che lo ha lanciato, il quale non ha l’Autorità per farlo.
Noi abbiamo soltanto ripreso un articolo,
dopo aver chiesto gentilmente la traduzione di esso ai gestori del Sito
Unavox.it, pubblicato sul sito La Sapinière, riguardo ad una Lettera inviata da
37 Sacerdoti della FSSPX al suo Superiore Generale. Lettera già pubblicata da
la La Sapinière (testo originale), poi da noi, ed infine anche dal sito
benemerito di Unavox.it, che ci è sembrata circostanziata, documentata e priva
di parole offensive anche se dottrinalmente ferma. Per questo motivo siamo
stati accusati di “Diffamazione”, condannati, senza essere stati sottomessi ad
un regolare processo (con una pubblica accusa, un avvocato difensore, dei
giudici e la nostra presenza per poterci difendere o correggere), che non si
nega anche al peggior criminale.
--------------------------------
[2] La “Congregazione
del Concilio” in data 29 giugno 1950 ha stabilito la scomunica riservata alla
S. Sede per il Delitto di sovvertimento della legittima potestà ecclesiastica”.
Siccome è il legittimo Superiore (Papa per la Chiesa universale, Vescovo
residenziale per la Diocesi, Superiore di un Ordine religioso per i religiosi
con voti facenti parte di quell’Ordine specifico) che può applicare la Pena, privando il soggetto di un bene
spirituale o temporale, per la sua correzione e per l’espiazione del Delitto
(can. 2215), ed inoltre il Delitto di cui siamo stati accusati, moralmente e
canonicamente parlando, non sussiste, la
Pena inflittaci è un abuso di potere non avente forza di legge.
Inoltre i canonisti
distinguono nettamente tra il peccato di
Ingiuria, Calunnia o Detrazione (ammesso che vi sia Calunnia e che non ci
si trovi davanti ad una semplice divergenza d’interpretazione) e Delitto di Ingiuria.
Infatti il peccato è senza Pena canonica, ma vi è solo
una colpa morale che può essere anche
mortale, e se ne occupa la Teologia morale, mentre il Delitto di Calunnia è accompagnato
da una Pena canonica (CIC, can. 1938).
Il canone 1938 recita:
“Nella causa di ingiurie o diffamazione, affinché sia istituita un’azione
penale, è richiesta una denuncia previa o una querela della parte lesa” (§ 1).
“Ma se si tratta di ingiuria o
diffamazione grave, subita da un chierico o religioso, specialmente se è
costituito in dignità, allora l’azione penale può essere istituita ex officio”
(§ 2). Tuttavia il canone 1934 specifica che “L’azione penale deve essere
riservata ad un promotore della giustizia”. Ora nel nostro caso ciò non è stato
fatto.
Inoltre i canonisti
spiegano che il Delitto di Ingiuria è
quello commesso “contro il Papa, i Cardinali, l’Ordinario del luogo o Vescovo
residenziale” (cfr. P. Palazzini, voce “Ingiuria”,
in “Enciclopedia Cattolica”, Città del Vaticano, 1951, vol. VI, coll.
2006-2009). Per di più “la Pena canonica non è mai irrogata ipso facto, latae sententiae, vale a dire
automaticamente, ma deve essere applicata da un giudice avente Giurisdizione
ricevuta dalla S. Sede, ossia essa è sempre ferendae
sententiae” (ivi).
Quindi la Pena
d’Interdetto lanciata da don Petrucci o mons. Fellay contro di noi è nulla, sia
perché non si tratta di un Delitto di
Detrazione, sia perché non vi è stata
sentenza di un Giudice avente Giurisdizione, sia perché il nostro non è nemmeno un peccato di Detrazione, come
spiega Ernest Jone nel Compendio di
Teologia morale (Torino, Marietti, VI ed., 1964, n. 377, p. 311) su citato.
Padre Felice Maria
Cappello nel suo Tractatus canonico-moralis
de censuris, III ed., Torino, 1933 spiega che il Delitto di Detrazione o
Ingiuria contro l’Autorità ecclesiastica consiste in 1°) disobbedienza al Papa (can. 2331 § 1); 2°) cospirazione
contro l’Autorità del Papa (can. 2331, § 2); 3°) appellarsi al Concilio
Ecumenico contro il Papa (can. 2332); 4°) violazione di Lettere, Encicliche ed
Atti della S. Sede (can. 2333); 5°) provvedimenti contrari alla libertà della
Chiesa (can. 2334-2336); 6°) iscrizione alla massoneria (can. 2335); gli altri
reati riguardano i parroci che si oppongono alle decisioni del loro Vescovo
diocesano.
Anche qui non è
assolutamente il nostro caso (cfr. F. Liuzzi, voce “Autorità Ecclesiastiche. Delitti contro le”, in “Enciclopedia
Cattolica”, Città del Vaticano, 1949, vol. II, coll. 491-496).
Conclusione
Il sospetto,
neanche tanto infondato, è che la vicenda capitata a me e alla mia fidanzata,
sia un ulteriore passo di pulizia interna
alla Fraternità per tutti coloro che sono giustamente contrari alla linea
“accordista” di Monsignor Fellay e della sua cerchia di fedelissimi. Dopo la
scandalosa abdicazione dal Papato del modernista Ratzinger, codesti signori si
ripresenteranno al “nuovo pontefice Francesco” (che a sua volta è un modernista come tutti gli altri Cardinali), “ripuliti” da ogni voce contraria alle
loro inqualificabili azioni prevaricatrici e fuori da ogni legge della Chiesa,
per poi entrar a far parte dell’attuale combriccola modernista Vaticana,
affinché si possano sentir dire - da questi “condannati” - che sono Cattolici.
A noi, come anche
ad altri appartenenti alla Fraternità molto più importanti di noi, è stata imposta una pena
ingiusta, formulata su un accusa di calunnia totalmente infondata e mai dimostrata. Forse chi
appoggia la linea “accordista” di Monsignor Fellay e della sua cerchia più
ristretta dovrebbe spiegare ai fedeli la risposta“modernista” che Fellay ha dato a Levada riguardo al Preambolo Dottrinale, ancora
ad oggi nascosto, datogli dagli “assassini conciliari della Fede, prima
di formulare accuse
e comminare pene assolutamente infondate. Coloro che accusano il
prossimo di "peccato mortale pubblico di calunnia", senza minimamente
dimostrarlo, incorrono loro stessi in modo manifesto nel peccato della calunnia,
aggravato dalla condanna esecutiva del privare iniquamente le anime
della ricezione dei Santi Sacramenti, veicolo di Salvezza, e soprattutto
della negazione di ricevere il Santissimo Corpo di Cristo, che è il nutrimento indispensabile dell'anima. Questo scandaloso atto - commesso per motivi abbietti di interessi personali - dell'imporre il silenzio sotto ricatto di togliere il nutrimento spirituale, è talmente iniquo che rende palesemente indegni,
non coloro che lo subiscono (indegni) di ricevere i Sacramenti, ma
coloro che lo infliggono, (indegni) di poter continuare a celebrarli.
Per concludere
questo nostro intervento, che è soprattutto un servizio di informazione, ringraziamo innanzitutto il Signore Gesù
per aver provveduto immediatamente al nostro sostentamento
sacramentale, non lasciandoci neanche una Domenica senza il suo Sacratissimo
Corpo, e se anche dovremo fare centinaia di chilometri a settimana per
trovare una Santa Messa Cattolica e poter ricevere il Corpo del Signore,
saremo ben lieti di farlo, perchè per il Signore...questo ed altro! Inoltre ringraziamo vivamente il
Sacerdote tradizionale, che ci ha aiutato a trovare i riferimenti giuridici,
con il Codice di Diritto Canonico del 1917, per confutare le ingiuste pene
inflitte a chiunque sia giustamente contrario, alla linea “accordista” portata
avanti da Monsignor Fellay.
In definitiva un
solo commento rimane da fare per queste dolorose vicende e lo faremo con le
stesse parole di Monsignor Williamson (Lui sì...ripetutamente calunniato, dall'attuale indegna Dirigenza della Fraternità di Mons. Lefebvre, di essere a capo di una congiura contro il vertice della FSSPX) che descrivono bene tutti coloro che
hanno avuto l’intenzione di far parte della “nuova Chiesa Conciliare”, mettendo
da parte l’aspetto Dottrinario per portare avanti un accordo meramente pratico
con evidenti cedimenti morali, irriverenti nei confronti di Nostro
Signore Gesù Cristo…
Cruccas Gianluca e Anna Rita Onofri…
-----------------------------------
Commento Eleison
di Monsignor Williamson del 16 Giugno 2012
I Galati di oggi
«O stolti Galati», grida San Paolo (Gal III, 1), rimproverando severamente uno dei suoi beneamati greggi che stava cedendo o voleva tornare dal Nuovo al Vecchio Testamento per soddisfare i giudaizzanti che volevano renderli nuovamente “schiavi degli elementi del mondo” (IV, 3). È quanto mai facile applicare la filippica dell’Apostolo ai cattolici tradizionali che attualmente sono tentati di scivolare indietro sotto le autorità conciliari, per soddisfare Nostra Aetate. Ma il mondo è sempre lo stesso, carne e diavolo, così, scusandomi con San Paolo, lasciatemi adattare alcuni versetti della Lettera ai giorni nostri: -
«O stolti Cattolici Tradizionali! Chi vi ha ammaliati, così che non dovreste seguire la Tradizione di Nostro Signore Gesù Cristo, come vi è stata esposta? Questo solo io vorrei sapere da voi: avete condotto una vita cattolica per tanti anni grazie al Vaticano II, o grazie alla Tradizione Cattolica? Siete così privi d’intelligenza che dopo aver sperimentato i frutti della Tradizione, ora volete rinunciarvi rimettendovi sotto le autorità conciliari? Avete colto tanti frutti invano? (III, 1-4)?
«Mi meraviglio che così in fretta vi allontaniate dalla linea di Mons. Lefebvre che vi ha chiamati alla grazia di Cristo, per volgervi verso il nuovo vangelo del Vaticano II, che non è affatto un vangelo; solo che sono i modernisti che vi turbano e vogliono sovvertire il Vangelo di Cristo. Orbene, se anche noi stessi o un angelo del Cielo cercasse di dirvi che il Concilio non è poi così male, buttatelo fuori e non ascoltatelo! Lasciatemelo dire di nuovo: chiunque pretenda che Monsignore Lefebvre sarebbe stato a favore di un accordo con la Roma conciliare, buttatelo fuori! Quali interessi stiamo perseguendo? Stiamo cercando di piacere ai Romani o di piacere a Dio? Se io piacessi ai Romani, non sarei più servitore di Cristo! (I, 6-10).
«Prima che giungeste alla Tradizione servivate gli uomini di Chiesa che stavano portando la Chiesa verso il mondo. Ma dopo aver trovato la Tradizione, come potete aver voglia di tornare indietro col mondo, sotto le autorità conciliari (IV, 8-9)? Sono dunque diventato un nemico della Fraternità perché dico la verità? Quelli che vi fuorviano dicono di guardare ai vostri interessi, ma vogliono che dimentichiate Monsignore Lefebvre, in modo da servire i loro interessi (IV, 16-17). State dunque saldi e non ritornate sotto il giogo del Concilio (V, 1). Stavate così bene. Com’è che adesso vi state allontanando dalla verità? Chi vi sta facendo questo non è servitore di Dio! Io sono fiducioso che voi ritornerete ai vostri intendimenti, ma chi vi sta fuorviando ha una grave responsabilità. Pensate che sarei così perseguitato se predicassi il mondo? Con chi sta corrompendo la Tradizione serva il coltello per più che solo la circoncisione (V, 7-12)!
I Galati di oggi
«O stolti Galati», grida San Paolo (Gal III, 1), rimproverando severamente uno dei suoi beneamati greggi che stava cedendo o voleva tornare dal Nuovo al Vecchio Testamento per soddisfare i giudaizzanti che volevano renderli nuovamente “schiavi degli elementi del mondo” (IV, 3). È quanto mai facile applicare la filippica dell’Apostolo ai cattolici tradizionali che attualmente sono tentati di scivolare indietro sotto le autorità conciliari, per soddisfare Nostra Aetate. Ma il mondo è sempre lo stesso, carne e diavolo, così, scusandomi con San Paolo, lasciatemi adattare alcuni versetti della Lettera ai giorni nostri: -
«O stolti Cattolici Tradizionali! Chi vi ha ammaliati, così che non dovreste seguire la Tradizione di Nostro Signore Gesù Cristo, come vi è stata esposta? Questo solo io vorrei sapere da voi: avete condotto una vita cattolica per tanti anni grazie al Vaticano II, o grazie alla Tradizione Cattolica? Siete così privi d’intelligenza che dopo aver sperimentato i frutti della Tradizione, ora volete rinunciarvi rimettendovi sotto le autorità conciliari? Avete colto tanti frutti invano? (III, 1-4)?
«Mi meraviglio che così in fretta vi allontaniate dalla linea di Mons. Lefebvre che vi ha chiamati alla grazia di Cristo, per volgervi verso il nuovo vangelo del Vaticano II, che non è affatto un vangelo; solo che sono i modernisti che vi turbano e vogliono sovvertire il Vangelo di Cristo. Orbene, se anche noi stessi o un angelo del Cielo cercasse di dirvi che il Concilio non è poi così male, buttatelo fuori e non ascoltatelo! Lasciatemelo dire di nuovo: chiunque pretenda che Monsignore Lefebvre sarebbe stato a favore di un accordo con la Roma conciliare, buttatelo fuori! Quali interessi stiamo perseguendo? Stiamo cercando di piacere ai Romani o di piacere a Dio? Se io piacessi ai Romani, non sarei più servitore di Cristo! (I, 6-10).
«Prima che giungeste alla Tradizione servivate gli uomini di Chiesa che stavano portando la Chiesa verso il mondo. Ma dopo aver trovato la Tradizione, come potete aver voglia di tornare indietro col mondo, sotto le autorità conciliari (IV, 8-9)? Sono dunque diventato un nemico della Fraternità perché dico la verità? Quelli che vi fuorviano dicono di guardare ai vostri interessi, ma vogliono che dimentichiate Monsignore Lefebvre, in modo da servire i loro interessi (IV, 16-17). State dunque saldi e non ritornate sotto il giogo del Concilio (V, 1). Stavate così bene. Com’è che adesso vi state allontanando dalla verità? Chi vi sta facendo questo non è servitore di Dio! Io sono fiducioso che voi ritornerete ai vostri intendimenti, ma chi vi sta fuorviando ha una grave responsabilità. Pensate che sarei così perseguitato se predicassi il mondo? Con chi sta corrompendo la Tradizione serva il coltello per più che solo la circoncisione (V, 7-12)!
«Coloro che vogliono che la Fraternità ripeta il Vaticano II, semplicemente stanno cercando di evitare di essere perseguitati a causa della croce di Cristo. Vogliono che siate mondani, mantenendo solo l’apparenza esterna della Tradizione. Vogliono tornare con i giudaizzanti di Roma, ma Dio non permetta che io voglia qualcosa di diverso dalla Croce del Signore Nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo. Su quanti seguiranno la Tradizione in questo modo, sia pace e misericordia. (VI, 12-16)»
Si legga adesso la Lettera stessa di San Paolo. E nessuno dica che la Parola di Dio non sia più applicabile!
Kyrie
eleison.
Londra, Inghilterra
Londra, Inghilterra
http://nullapossiamocontrolaverita.blogspot.com/2013/03/alla-sua-ipocrita-ed-illecita-scomunica.html
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