ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 17 aprile 2013

Erat autem Caiphas: Bergoglio sconfessa se stesso




Nel corso dell'omelia pronunziata domenica 15 Aprile, Bergoglio ha detto: 
Ci sono voci che vogliono andare indietro. Questo si chiama essere testardi, questo si chiama voler addomesticare lo Spirito Santo, questo si chiama diventare stolti e lenti di cuore.
Molti hanno voluto cogliere nelle parole del Vescovo di Roma un'aspra critica verso il tradizionalismo, il conservatorismo e in genere nei confronti di qualsiasi atteggiamento che non si dimostri aperto ed entusiasta alla novità assoluta, all'innovazione più ardita. 


Certo è che Bergoglio non rischia nemmeno lontanamente di esser considerato un conservatore, men che meno un tradizionalista: è quindi ragionevole supporre che le sue affermazioni, pur nel lacunoso e stentato eloquio che contraddistingue le sue omelie, vadano intese nel senso che vi hanno attribuito i più. 



Eppure, allo stesso modo in cui Caifa, nel condannare Nostro Signore come blasfemo dinanzi al Sinedrio, diede la chiave di lettura vera e profonda della Passione redentrice del Salvatore nostro, Expedit unum hominem mori pro populo, crediamo sia da notare come, forse senza nemmeno rendersene conto, Bergoglio abbia detto una verità incontestabile, che però gli si ritorce inesorabilmente contro.



E' verissimo, infatti, che vi sono testardi che, nonostante la crisi che affligge la Chiesa da decenni, si ostinano a voler andare indietro, riproponendo l'indigesta poltiglia conciliare riscaldata e rancida. E' verissimo che, dopo cinquant'anni di fallimenti, vi sono stolti che guardano al conciliabolo romano con l'entusiasmo che i figli dei fiori secchi mostrano verso il ciarpame ideologico sessantottino. E' verissimo che, dopo il Pontificato di Benedetto XVI, vi sono lenti di cuore che rimpiangono le liturgie straccione di Wojtyla, i balli di selvaggi in San Pietro, le baracconate ecumeniche di Assisi e tutto il repertorio del grottesco circo conciliare. 



E' a costoro, vogliamo credere, che involontariamente alludeva Bergoglio; e forse, in un curioso lapsus freudiano, egli ha sconfessato anche se stesso, il suo voler tornare ad una presunta figura piaciona del Vicario di Cristo, scarpe grosse e cervello fino, esautorato non solo nelle proprie insegne - che pur timidamente Benedetto XVI aveva in parte riportato in auge - ma anche nella sostanza, avvilendo il ruolo sovrano del Papa a vantaggio della collegialità, presentando il Successore del Principe degli Apostoli come un prevosto di campagna o un coadiutore parrocchiale di periferia, imponendo orgogliosamente il proprio discutibilissimo ego a detrimento della sacra maestà del Sommo Pontefice.



E ci chiediamo, retoricamente: chi è il testardo, stolto e lento di cuore

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