Un caro amico, provato nel fisico dal susseguirsi delle novità in cartellone al Circo Bergoglio, mi ha chiamato ieri. Era indignato per le malignità e le cattiverie che si vanno perpetrando, secondo quanto gli riferiva un suo conoscente di Curia, nei confronti di Mons. Guido Marini, Maestro delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice.
Da quel che si è lasciato trapelare, pare che Mons. Maestro terminerà di essere Cerimoniere del Papa dopo il 29 Giugno, alla vigilia delle ferie estive, e che per lui non sia prevista alcuna promozione. Dovrebbe quindi far ritorno nell'Arcidiocesi di Genova: egli sarebbe vittima di un gesto vergognoso, che in tempi cattolici si riservava ai reprobi e che oggi è invece adottato verso i meritevoli. Ma chi si prosterna, dinanzi alle telecamere, a sbaciucchiare i piedi dei galeotti e poi non genuflette davanti al Santissimo Sacramento, è chiaro che tiene in non cale anche i minimi rudimenti della buona creanza e che non si farà scrupoli di alcun genere: se ne sta forse facendo verso Benedetto XVI? In questo Bergoglio dimostra scarsissimo savoir faire e pare propendere piuttosto per il faire savoir.
Lo sdegno legittimo del mio amico, certamente condiviso da molti altri chierici e laici, non deve tuttavia perdere di vista - a mio avviso - alcuni elementi che possono ribaltare completamente la valutazione di quanto si prospetta per Mons. Marini e, temiamo, per molti altri degnissimi Prelati.
Credo infatti che, data la situazione presente, non essere oggetto di promozioni sia un fatto tutt'altro che negativo: in nome dell'adagio Promoveatur ut amoveatur sono assurti alle più alte cariche di Curia personaggi indegni, ed altri sono stati assegnati a Diocesi e sedi cardinalizie, Nunziature e cattedre universitarie. Non solo: quando la promozione viene accordata da chi è alieno al mondo del promosso, essa suona come un riconoscimento che quest'ultimo si guarda bene dal desiderare, non tanto in sé, ma in ragione di chi gli concede la promozione.
Sono certo che quel sant'uomo di Mons. Marini non si adonterà di far onorevolmente ritorno alla propria Diocesi, anziché esser promosso dal demolitore dell'opera liturgica del Predecessore, oggi recluso a Castelgandolfo.
Lasciamo che la setta conciliare innalzi agli onori degli altari i suoi santi, che promuova i suoi sodali, che tributi onori ai suoi simili: l'anticamera papale è piena di questuanti che chiedono a gran voce di esser rimessi al loro posto, di ricevere una mitria in capo o di vestire la Sacra Porpora, ad iniziare dall'omonimo Martiranese, che non fa mistero della necessità di riparare all'esilio - ampiamente meritato - degli scorsi anni.
Ecco: quel personaggio merita certamente una promozione, e chi gliela accorderà confermerà con quel gesto il legame di intrinsecità che qualifica entrambi.
Non sedi cum concilio vanitatis, et cum iniqua gerentibus non introibo. Odivi ecclesiam malignantium, et cum impiis non sedebo.
Sono certo che quel sant'uomo di Mons. Marini non si adonterà di far onorevolmente ritorno alla propria Diocesi, anziché esser promosso dal demolitore dell'opera liturgica del Predecessore, oggi recluso a Castelgandolfo.
Lasciamo che la setta conciliare innalzi agli onori degli altari i suoi santi, che promuova i suoi sodali, che tributi onori ai suoi simili: l'anticamera papale è piena di questuanti che chiedono a gran voce di esser rimessi al loro posto, di ricevere una mitria in capo o di vestire la Sacra Porpora, ad iniziare dall'omonimo Martiranese, che non fa mistero della necessità di riparare all'esilio - ampiamente meritato - degli scorsi anni.
Ecco: quel personaggio merita certamente una promozione, e chi gliela accorderà confermerà con quel gesto il legame di intrinsecità che qualifica entrambi.
Non sedi cum concilio vanitatis, et cum iniqua gerentibus non introibo. Odivi ecclesiam malignantium, et cum impiis non sedebo.
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