Intervista a Vatican Insider dello scrittore Tommaso Nelli sugli ultimi sviluppi delle indagini
Il 22 giugno una fiaccolata organizzata dai familiari si svolgerà a Roma per Emanuela Orladi, la giovane scomparsa 30 anni fa e mai ritrovata. Il corteo percorrerà la strada fra la scuola di musica frequentata dalla ragazza e la sua abitazione. In questa intervista a "Vatican Insider" lo scrittore Tommaso Nelli (che ha dedicato vari saggi alla vicenda) anticipa i risultati delle sue ultime indagini su uno dei misteri più inquietanti della storia d'Italia e lancia un appello a Papa Grancesco:"Tolga gli omissis".
Quali novità sono emersi dai suoi studi sul caso Orlandi?
"In primis, le forti responsabilità del Vaticano. Evidenti fin dal 3 luglio 1983, quando nell’Angelus Wojtyla accese l’attenzione mediatica sulla sparizione della giovane Orlandi. La sala stampa della Santa Sede, però, nei suoi comunicati ufficiali derubricò la vicenda a “sequestro di persona” quando invece nessuno aveva ancora rivendicato il rapimento della ragazza. Da ultimo, la presenza, quasi certa, di un’unica regia dietro le tre telefonate fatte, seppur con voci e in tempi differenti, dai gestori della scomparsa alle uniche amiche di Emanuela contattate in trent’anni: Laura, Carla, Gabriella. Ovvero gli stessi nomi presenti sullo spartito con esercizi di flauto che Emanuela aveva con sé il giorno della scomparsa".
Quale ruolo ha la basilica di Sant'Apollinare?
"La basilica di sant’Apollinare è divenuta suo malgrado famigerata, più che famosa, per aver ospitato dal 24 aprile 1990 fino al 14 maggio 2012 la salma di Enrico De Pedis, boss della fazione “testaccina” della banda della Magliana. Una sepoltura ancora oggi circondata dal mistero dato che il Vaticano non ne ha mai spiegati i motivi e si ignorano i “favori” resi da De Pedis alla parrocchia.
Inoltre, dalle testimonianze raccolte, quando la scuola “Ludovico Da Victoria” arrivò nel palazzo di sant’Apollinare, fine anni Settanta del secolo scorso, la basilica, sotto la titolarità del cardinale Felici, appariva quasi sconsacrata poiché era un edificio ecclesiastico dal culto limitato".
De Pedis frequentava don Vergari?
"Don Vergari ha scritto sul suo sito internet che si conobbero quando De Pedis era detenuto nel carcere di Rebibbia, intorno alla fine degli anni Settanta. Il sacerdote poi ne celebrò il matrimonio, ne officiò i funerali e a un mese dalla morte dello stesso De Pedis inoltrò richiesta al cardinale Poletti, vicario di Roma, per la traslazione della salma dal Verano a sant’Apollinare con la motivazione che De Pedis era stato un benefattore e lo aveva aiutato ad allestire mense per i poveri. Però, a sant’Apollinare, né prima e né dopo il 1983, in base a testimonianze raccolte, non ci sono mai state mense per i poveri".
Quale ruolo ha avuto la Banda della Magliana nel caso Orlandi'
"Il ruolo esatto dovranno appurarlo gli inquirenti. Al momento, si possono fare ipotesi relazionandoci alla caratura di quella che Otello Lupacchini, giudice istruttore del processo alla banda della Magliana, definì una vera e propria holding politico-criminale. Se fu lei a operare il sequestro, occorre approfondire chi prelevò Emanuela quel 22 giugno 1983. De Pedis? Significherebbe che il mandante è qualcuno ancor più potente del boss dei “testaccini”. I suoi sgherri? Allora si entra nel campo del ricatto. Verso chi e perché? Il Vaticano per storie di soldi prestati e non restituiti? Ma allora perché rapire una quindicenne figlia di un postino? Opinione personale che la banda della Magliana abbia svolto un ruolo di manovalanza nell’occultamento del corpo di Emanuela".
A Sant'Apollinare aveva uno studio Scalfaro?
"Certo. Scalfaro aveva uno studio al quarto piano del palazzo di sant’Apollinare, gli allievi e gli insegnanti della “Da Victoria” mi hanno raccontato di averlo incontrato più volte in ascensore, specificando che era in ottimi rapporti con la direttrice dell’istituto, suor Dolores Salsano, e seguiva con interesse l’attività canora come dimostra una foto dove i due, vicini di posto, assistono a un saggio della scuola a inizio anni Ottanta. Ma il punto fondamentale è un altro: Scalfaro, il 4 agosto 1983, quarantatré giorni dopo la sparizione di Emanuela Orlandi, fu nominato ministro degli Interni dell’allora governo Craxi. All’epoca, al Viminale facevano capo i servizi segreti, presenze oltremodo ombrose in questo enigma trentennale".
Quali sono i lati più oscuri della vicenda?
"Gli omissis del caso Orlandi fanno invidia a quelli di Cossiga nel rapporto Manes. Fra questi: quale è stato l’effettivo contributo dell’intelligence italiana – Sisde e Sismi – alle indagini? Perché non furono subito interrogati tutti gli iscritti alla scuola di musica per sapere se qualcuno, quel giorno, avesse visto qualcosa? Chi era l’amica presente, stando ai verbali, con Emanuela quando ricevette l’offerta di lavoro dal fasullo rappresentante di cosmetici mentre andava a lezione quel 22 giugno 1983? E, soprattutto, perché gli inquirenti non hanno mai individuato la ragazza dai capelli scuri e ricci – che non è Fabiana Valsecchi come azzardato da alcuni rotocalchi nell’agosto 2010 (allieva anch’essa della “Da Victoria"), ultima persona ad aver visto Emanuela poiché con lei alla fermata dell’autobus, su corso Rinascimento, una volta uscite dalla lezione di musica?"
GIACOMO GALEAZZICITTÀ DEL VATICANO
Emanuela Orlandi, Chi l’ha visto e il flauto del mistero
ROMA – Che con questa storia del flauto in apparenza simile, ma solo simile, a quello suonato da Emanuela Orlandi, fatto trovare sotto una formella della Via Crucis vogliano andare a parare di nuovo su Enrico “Renatino” De Pedis? Non è escluso. Evocare il fantasma della banda della Magliana fa traffico su internet e audience in tv.
A “Chi l’ha visto?” hanno detto che lo strumento musicale è stato ritrovato in una località vicina ad un’altra dove a suo tempo sarebbe stata vistaEmanuela Orlandi. Anche se secondo alcune indiscrezioni il flauto sarebbe stato fatto trovare a Roma, nella basilica di Santa Francesca Romana, il Messaggero del 5 aprile ha scritto invece che è stato ritrovato a Castel Romano, località vicino aPomezia a pochi chilometri da Torvaianica, il paese dove la “supertestimone” Sabrina Minardi nel 2008 ha “confessato” che De Pedis ha tenuto prigioniera – in via Rumenia, nella casa di vacanze dei genitori della donna – Emanuela Orlandi prima di gettarne il cadavere in una betoniera insieme con quello del piccolo Domenico Nicitra.
Quando i magistrati hanno fatto notare alla Minardi, tra le altre cose che non quadrano, che quel bambino è scomparso il 24 giugno 1993, vale a dire dieci anni dopo Emanuela e tre anni dopo l’uccisione dello stesso De Pedis, la “supertestimone” ha cambiato cadavere: non era quello di Nicitra, bensì quello di Mirella Gregori, la quindicenne romana sparita nell’83 un mese e mezzo prima della Orlandi. Nel frattempo però è scomparsa anche la credibilità della Minardi. Ma andiamo per ordine.
Ormai è una vera e propria guerra: tra il partito “Il flauto è del tipo usato da Emanuela” e il partito opposto “No, il flauto è di un altro tipo”. Dove Emanuela è ovviamente la Orlandi e il flauto oggetto del contendere è quello fatto trovare alla redazione di “Chi l’ha visto?”.
In corso è anche una guerra parallela, tra chi sostiene che la lettera anonima (contenente capelli, ritagli di giornale, disegno e foto “misteriose”, una delle quali è di un teschio) inviata ad una ex compagna di scuola di musica della Orlandi e alla signora Maria Antonietta Gregori, ha un significato nascosto. Tutto da decifrare, ma sicuramente utile per risolvere almeno il mistero della scomparsa di Mirella Gregori, sorella minore di Maria Antonietta.
Per far pendere la bilancia dalla parte di chi ci crede possa essere utile anche qualche piccolo errore. Sicuramente non voluto, certo. Per esempio, a corredo di una lunga intervista alla signora Maria Antonietta il redattore di “Chi l’ha visto?” Fiore De Rienzo fa una affermazione ben precisa e piuttosto impegnativa: le due date scritte a mano dopo la parola in maiuscolo MUSICO su uno dei fogli inviati con la lettera corrispondono alle date della nascita e della morte del compositore Luigi Hugues.
Che guarda caso è l’autore del brano musicale per flauto che figurava nella pagina di spartito fatta trovare in fotocopia il 27 luglio ’83 dai fantomatici rapitori di Emanuela. Le due date scritte a mano sono 26/OTT/1808 e 5/3/1913. E De Rienzo ha scandito che Hugues è nato appunto il 26 ottobre 1808 ed è morto il 5 marzo 1913. Come a dire che è campato la bellezza di 105 anni. Possibile?
No. Non è possibile. Per il semplice motivo che il compositore di musiche per flauti Luigi Hugues è nato non solo un altro giorno di ottobre, il 27 anziché il 26, ma anche in un altro anno: per l’esattezza, nel 1836. Ovvero ben 30 anni dopo quanto sostenuto a “Chi l’ha visto?”. La buonanima di Hugues e lo spartito del 27 luglio ’83 NON c’entrano quindi nulla, anche se è suggestivo credere il contrario e suggestionante il farlo credere.
Strano però: questa volta “Chi l’ha visto?” il nome di Mirella ha voluto affiancarlo a quello di Emanuela, mentre ha invece voluto tenerlo nascosto quando nel settembre 2005 ha lanciato la famosa telefonata anonima del tormentone De Pedis/S. Apollinare.
Quella volta infatti fu mandata in onda solo la prima parte della telefonata:
“Riguardo al caso di Emanuela Orlandi per trovare la soluzione del caso andate a vedere chi è sepolto nella cripta della Basilica di Sant’Apollinare e del favore che Renatino fece al cardinal Poletti”.
Mentre la seconda parte invece rimase nei cassetti:
“E chiedete alla figlia del barista di via Montebello che anche la figlia stava con lei……con l’altra Emanuela”.
Il barista di via Montebello, angolo via Volturno, erano i Gregori, genitori di Mirella, ma quella volta il suo nome venne taciuto. Se fosse stata resa nota anche la seconda parte della telefonata si sarebbe oltretutto capito bene che si trattava di una presa in giro e che comunque il suo autore non sapeva bene neppure di cosa stesse parlando.
Le parole “e chiedete alla figlia del barista di via Montebello che anche la figlia stava con lei……con l’altra Emanuela” infatti non hanno senso, per due motivi:
1. i Gregori non avevano nessuna figlia della “figlia del barista”, cioè nessuna nipote;
2. anche se il telefonista si fosse riferito alla figlia, Mirella, anziché a una fantomatica nipote, sta di fatto che non è mai esistita nessuna “altra Emanuela” con la quale Mirella “stava” da una qualche parte.
Insomma, se fosse stata mandata in onda l’intera telefonata si sarebbe capito subito che il suo autore era un goliarda e andava a spanne. Possibile che l’intera redazione di “Chi l’ha visto?”, così esperta, non l’abbia capito?
Veniamo ora alla guerra del flauto. L’asso nella manica di chi vuole assolutamente credere, e far credere, che quello fatto trovare sia della stessa marca, Ramponi & Cazzani, usata da Emanuela Orlandi o addirittura il suo, è il colore rosso della fodera interna dell’astuccio contenitore.
I militanti di questo credo affermano infatti che solo la ditta Ramponi & Cazzani faceva contenitori foderati di stoffa rossa per i propri flauti, mentre la Yamaha li faceva e li fa solo foderati di blu. Affermazione fatta per rintuzzare i ricordi dell’ex compagno di Emanuela al corso di flauto da me intervistato: secondo i suoi ricordi infatti lo strumento usato dalla ragazza doveva essere uno Yamaha, esternamente nikelato, e non un Rampone & Cazzani esternamente argentato come invece ribadito da “Chi l’ha visto?” anche nella puntata del 17 aprile.
Spiace dover dire che tutt’oggi sono acquistabili online bei flauti traverso marca Yamaha degli anni ’70 e ’80 con tanto di astuccio contenitore originale Yamaha foderato di un bel panno rosso. Perfino di varie tonalità. In un’ora io ne ho trovati una dozzina, tra annunci eBay, Kijiji e di singoli privati. Fermo restando che chiunque compri uno strumento musicale di una marca può benissimo comprare anche un contenitore di un’altra marca, specie nel caso di uno strumento acquistato usato come quello con il quale suonava Emanuela.
A “Chi l’ha visto?” dicono che la notizia del flauto ritrovato l’hanno sparata subito, prima degli accertamenti della magistratura, perché “abbiamo il dovere di approfondire”. Strano però che non interessino gli approfondimenti che ho proposto via e-mail. Evidentemente sanno il fatto loro. Bene, anzi meglio così.
La notizia del ritrovamento del flauto “Chi l’ha visto?” l’ha data il 3 aprile:
“Una persona è venuta in redazione a dirci “io so dov’è il flauto di Emanuela”".
Non vorremmo ci fosse andata il 1° aprile. Sarebbe la seconda volta che abboccano: nel 2005 a uno scherzo da prete, questa volta a un pesce d’aprile.
Ecco tutti gli annunci trovati di flauti traverso marca Yamaha degli anni ’70 e ’80 con tanto di astuccio contenitore originale Yamaha foderato di un bel panno rosso
di Pino Nicotri
Altra bella eredità caricata sulle spalle del pontefice di turno.
RispondiElimina"La sala stampa della Santa Sede, però, nei suoi comunicati ufficiali derubricò la vicenda a “sequestro di persona” quando invece nessuno aveva ancora rivendicato il rapimento della ragazza".
Veramente il primo a parlare di sequestro non fu la sala stampa , ma il papa all'angelus. Solo Nicotri ha il cattivo gusto di farlo notare