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L’EDITORIALE DEL VENERDI
di Arai Daniele
(con ampia documentazione fotografica)
Il 13 giugno, Sant’Antonio e doppia data di Fatima, è anche data d’inizio della gran mutazione conciliare riguardante una «revisione» del Vangelo sul deicidio.
Era il 13 giugno 1960, quando Giovanni 23 ricevete in udienza l’israelita Jules Isaac che dinanzi a lui perora la causa secondo le tesi già formulate nel suo libro «Gesù e Israele», per l’apertura dell’ecumenismo ai «fratelli maggiori», rappresentati dal «B’nai B’rith».
Giovanni 23 lo manda dall’appena promosso cardinale Augustin Bea.

Nell’udienza del 18 settembre 1960, Bea, che risulta come massone nella lista di Mino Picorelli, che sarà assassinato per aver divulgato segreti massonici, riceve l’incarico di preparare per il Concilio un documento sulla delicata materia. Iniziano così i contatti coi rappresentanti più noti del giudaismo per guastare la «via del Signore» (cf. Gv 1, 23), che dopo cinque anni porterà all’incredibile dichiarazione conciliare «Nostra aetate».
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Come i Giudei plasmarono il Vaticano 2º*
(*Il Concilio ecumenico del Vaticano (1869–70), dogmatico come gli altri venti Concili ecumenici della Santa Chiesa, resta per ora il Iº e unico con questo nome. Ma poiché si usa chiamare Vaticano secondo il conciliabolo del 1962-65, evitiamo dargli il numero romano per testimoniare che tal evento, demolitore della Fede, non può essere considerato nella continuità dei Concili cattolici.)  
Bea parte per l’America. Nel lungo articolo del 25 gennaio 1966, «How The Jews Changed Catholic Thinking», Joseph Roddy, Editore del Look Magazine, descrive i principali contatti per l’apertura di Giovanni 23 alla «lobby» giudaica, intenta a «invadere il campo della dottrina e del dogma di Santa Madre Chiesa». L’articolo, scritto subito dopo la chiusura del Vaticano 2º, parla del rapporto delle idee inserite nei suoi documenti, come la «Nostra Aetate», con la politica del mondo. Per l’arcivescovo di Aix, Provenchères, il «segno dei tempi» all’origine di questo decreto del Vaticano 2º «è stato l’incontro di Jules Isaac con Giovanni XXIII». Roddy documenta il suo seguito e ne intuisce le conseguenze che abbiamo conosciuto con le visite dei successori di Roncalli, G23, alle sinagoghe. Si trattava di accordarsi per condannare il presunto «odio cristiano» verso i giudei deicidi a causa dei Vangeli.
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A tale scopo e per svolgere una attività «ecumenista» che avrebbe spinto altri prelati a inseguire accordi fino ad allora impensabili, il cardinale Bea ricevette grandi poteri. Roddy descrive il viaggio di Bea a New York del marzo 1963. Portato dall’Hotel Plaza all’«American Jewish Committee». Lì, poi, il «Sanhedrin» (Sinedrio) avrebbe ricevuto il capo del segretariato per l’Unità dei Cristiani (ormai estesa ai giudei!). Era l’inizio della “storia di come potenti progressisti di Sion e prelati di Roma e dell’America hanno usato il potere della stampa per provare al pubblico che la penna e l’agenda modernista-massonica-sionista era per loro più potente del Dogma e della Verità!” Frase dello stesso Joseph Roddy.
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Questa iniziativa presso il Vaticano della più potente, influente e antica organizzazione internazionale giudaica, fondata nel 1843 come ramo della massoneria riservata agli ebrei, aveva suscitato gran sorpresa. In Francia, molti sono gli uomini politici legati ad essa secondo un’inchiesta sul suo modello massonico pubblicata da Emmanuel Ratier («Mystères et Secrets des B’nai B’rith», edizione italiana Sodalitium, Verrua Savoia).

Henry le Caron :“Un ebreo vi fa una proposta di servizio a nome della Sinagoga… Se volete salvare la Chiesa… la vostra “nuova Chiesa”, dovrete rinunciare alla Rivelazione, all’Incarnazione e alla Redenzione. A tale prezzo otterrete la simpatia della Sinagoga e potrete così contare sul suo appoggio” (Sodalitium n° 38, giugno-luglio 1994, pp. 17-29)

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Si può vagliare il livello di potere ricevuto dal cardinal Augustin Bea per tale corsa nella missione di avvicinamento, affidatagli da Giovanni 23, dalle modifiche da lui introdotte nei testi liturgici riferiti agli ebrei con la redazione della «Nostra aetate» del Vaticano 2º e poi, dall’invito ad «aperture» verso gli ebrei continuate con la visita di Giovanni Paolo 2º e Benedetto 16º alla sinagoga di Roma e al Muro del pianto.
Il fatto è che i capi del Vaticano conciliare e modernista non vogliono perdere il treno di chi comanda nel mondo, dove viaggiano i capi democratici del dominante americanismo. La questione è ben illustrata in questa serie di foto, ormai storiche, che potrebbe avere per titolo: «Chi comanda in America» (Maurizio Blondet).
L’«aggiornamento» della posizione dottrinale in Vaticano è evidente nei successivi «Orientamenti conciliari». Il 24 giugno 1965, i capi conciliari approvano il documento ufficiale d’invito ai cristiani affinché«preparino il mondo alla venuta del Messia», insieme agli ebrei. L’eco di tale invito si trova al paragrafo 840 del «nuovo catechismo»: «quando si considera il futuro, il popolo di Dio dell’Antica Alleanza e il nuovo popolo di Dio tendono a fini analoghi: l’attesa della venuta (o del ritorno) del Messia».
La Fede nella venuta di Cristo e il Suo rifiuto avrebbero fini analoghi! Quale pensiero sofistico, «gnostico» o modernista è stato capace di tale sproposito per cui la necessità di conversione degli ebrei al Vangelo di Cristo, prima missione degli Apostoli, di san Pietro e della Chiesa, sarebbe, secondo tali falsi profeti, ormai confusione superata?
Domanda inutile se rivolta ai conciliari poiché Paolo 6º era ormai deciso di presentarsi al mondo con l’ephod del gran sacerdote giudaico Caifa, che condannò Gesù!
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Il Cardinale Ciappi, teologo di Pio XII, rimasto in Vaticano fino all’inizio del tempo di Giovanni Paolo 2º, dichiarava:“Il Terzo Segreto dice che la grande apostasia nella Chiesa inizia dal suo vertice. La conferma ufficiale del segreto de La Salette (1846): “La Chiesa subirà una terribile crisi. Essa sarà eclissata. Roma (il Vaticano) perderà la fede e diventare la sede dell’Anticristo”.
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“Cose spaventose e strane sono successe in terra: i profeti profetavano menzogne e i sacerdoti li applaudivano con le loro mani; e il mio popolo ha amato queste cose. “Che castigo non verrà dopo tutto questo?” (Gr 5, 30-31).
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 Tolto ogni freno che contenga nelle vie della verità gli uomini già volgentisi al precipizio per la natura inclinata al male, potremmo dire con verità essersi aperto il pozzo dell’abisso dal quale vide S. Giovanni salire tal fumo, che oscurato ne rimase il sole, uscendone innumerabili locuste a disertare la terra (Mirari vos, Gregorio XVI, 15/8/1832) contro il delirio delle libertà e dell’indifferentismo in materia di religione. Proprio quello che il Vaticano 2º dichiarò essere diritto nei suoi documenti sulla libertà religiosa ecumenista e sulla «Nostra aetate», per cui ogni religiosità, e soprattutto gli Ebrei, sono su «vie di verità», anche ripudiando Gesù Cristo.
Si torna al «consumnatum est», che questa volta porta alla morte del Cristianesimo.