di Francesco Colafemmina
Ci si stupisce delle parole attribuite a Bergoglio da qualche membro
della CLAR, la confederazione di religiosi latino americani (fermi
almeno agli anni '70) e pubblicate clandestinamente sull'avvenieristico
sito dei reduci della Teologia della liberazione (Reflexion y
Liberacion).
Io non mi stupisco più di nulla. Il Papa parla un po' così, dicono che
aspiri a raggiungere tutti. Forse è vero ed encomiabile. Ma ciò che
turba gli angelici timorati di Dio che cadono dal pero sono le
affermazioni papali in merito al ruolo anacronistico della Congregazione
per la Dottrina della Fede, in merito alla presenza in Vaticano di una
"lobby gay" (ma va'! E vuoi vedere che adesso i media ci dimostreranno
che ratzingeriani e tradizionalisti ne farebbero parte?), in merito al
tradizionalismo (ah sì... quella malattia che colpisce lo 0,0... % dei
cattolici nel mondo?) associato al pelagianesimo.
Anime pie! Ma non ve ne eravate accorti che già dal regno di Giovanni
Paolo II si cercava di assecondare lo spirito del mondo, il cambiamento
costantemente in atto nella geopolitica, nella visione della società,
nella concezione stessa dell'essere umano? E non vi rendevate conto
sotto Benedetto XVI che l'insofferenza per il papa era sinonimo di
critica a tutto ciò che di santo e retto Benedetto diceva e faceva?
Forse non ascoltavate il Cardinal Martini - grande interprete di
Bergoglio - lanciare i suoi proclami ereticali? Evidentemente eravate
proni sui vostri rosari "a fare la contabilità", come direbbe l'attuale
papa.
Ebbene, vi svelo che l'epoca che stiamo vivendo coincide con un nuovo
orizzonte dell'umanità. Con il compimento di un'opera lenta e complessa
che solo i mezzi di comunicazione, la scienza tecnologica e il potere
finanziario hanno reso possibile. Abolire le identità, le culture, le
tradizioni. Far convivere "le infinite possibilità dell'uomo di
trascendere se stesso". Così si esprimeva una settimana fa il buon
Massimo Cacciari durante un convegno sulla "dignità" cui partecipavo
anch'io in qualità di relatore. La dignità dell'uomo coinciderebbe con
la terribile meraviglia di quest'essere capace di trascendere ogni legge
morale, ogni legge persino naturale. Un uomo luciferino è la porta
della dignità umana. Al mio obiettare che la dignità così intesa sarebbe
un vuoto involucro del nulla, un concetto in grado di far decadere
secoli di cultura occidentale volta al riconoscimento della virtù, del
valore, del bello, dell'etica, Cacciari non ha risposto (con grande
sollievo per il pubblico). E certo! E' consapevole di essere già
vittorioso, al di là dell'agone verbale. Sono io ad incarnare un mondo
vecchio, un mondo già superato, trasceso, travolto...
Ieri mi hanno trascinato ad un concerto di Jovanotti. Voi direte: ma
cosa c'entra Jovanotti con Bergoglio o con Cacciari? Ogni "artista" o
meglio ogni uomo in grado di esercitare un potere immaginifico sui
giovani, di raggiungere le loro vite e plasmare la cultura giovanile di
un'epoca, va ben al di là del mondo musicale. Per questo Jovanotti
durante il suo concerto ci tiene a lanciare un sentito predicozzo sui
punti. Sì, sui punti. Un tempo la nostra vita (anni '80 e '90) era fatta
di punti messi uno accanto all'altro. Tutto era già determinato nelle
nostre vite da una sorta di "ordine". Poi è arrivato il web (la
tecnologia che cambia il modo di pensare e di vivere dell'umanità) e i
punti si sono mescolati. Siamo oggi noi a doverli inventare, collegare,
cancellare. Sempre e di nuovo creare figure con questi punti. Siamo noi
artefici inesausti di umanità. Ecco così ritornare "le infinite
possibilità dell'uomo di trascendere se stesso".
E' lo spirito della nostra epoca priva di elementi stabili, fluida, di
più, destrutturata. L'uomo demiurgo costruisce e distrugge, ebbro della
sua imitazione divina. E in questa società ampiamente gnostica (non
certo nel senso new age cui alluderebbe Bergoglio) le istituzioni
crollano o meglio sono sempre in divenire, cambiano finalità e modalità
espressive. Perché heghelianamente tutto deve essere storicizzato,
plasmato dallo spirito dell'epoca. E la nostra epoca deve pertanto avere
una Chiesa adatta alle sue necessità e alle modalità espressive
contingenti. Una Chiesa capace di "uscire sempre da se stessa", di
trascendere continuamente se stessa, dunque. Lo ha ribadito oggi stesso Bergoglio: "Questa tentazione di andare indietro, perché siamo più ‘sicuri’ indietro: ma la sicurezza piena è nello Spirito Santo che ti porta avanti,
che di dà questa fiducia - come dice Paolo - e questa fiducia lo
Spirito, che è più esigente perché Gesù ci dice: ‘In verità io vi dico:
finché non siano passati il cielo e la terrà, non passera un solo iota
della legge’. E’ più esigente! Ma non ci dà quella sicurezza umana. Non possiamo controllare lo Spirito Santo: quello è il problema! Questa è una tentazione."
Per questo l'attuale papa paragonerebbe i tradizionalisti ai pelagiani.
Non solo perché sarebbero per lui dei farisei che si autogiustificano
presso il Signore, dei precisini perfettini pronti sempre a condannare
il prossimo, a fare le pulci al teologo o al prete modernista, ma
incapaci di elargire amore, di vivere cristianamente, di evangelizzare
restandosene chiusi in se stessi, nella loro setta; essi sarebbero
pelagiani anche perché fondamentalmente incapaci di accettare la
presenza della grazia. La grazia intesa come potere giustificatore dello
Spirito Santo. Potere che si esprime - secondo Bergoglio - attraverso i
piccoli e grandi segni del nostro tempo. Attraverso il Concilio ad
esempio, ma anche attraverso questa necessità di aggiornare
costantemente il grande motore della Chiesa. La Chiesa che deve sempre
uscire da se stessa altrimenti "si ammala". Ecco spiegato il
pelagianesimo di quelli che "non si mettono in ascolto dello Spirito".
E i tradizionalisti perché non capiscono l'accusa e la respingono al
mittente? Perché essi vivono secondo dei valori tradizionali, ossia
sedimentati nel tempo. Appartengono ad una Chiesa che detta le
coordinate per mettersi in ascolto dello Spirito e che non lascia fare
al caso, identificando spesso lo Spirito Santo con lo spirito del mondo.
Credono che il tempo attuale sia inficiato nella sua dimensione
spirituale dalla peste del "modernismo", sono legati a Papi
"catecontici" (per dirla alla Cacciari) espressione del mondo che fu.
Sono anch'essi in fondo dei residuati bellici, pari ai teologi della
liberazione chiusi nel loro fortino nonostante la guerra sia finita da
un pezzo. E infatti Bergoglio li mette sullo stesso piano.
Come sotto l'Impero Romano tutte le religioni avevano diritto ad essere
praticate purché "coesistessero", così in quest'epoca "globale" anche il
Cattolicesimo deve vivere di anime che coesistono, senza la pretesa da
parte di una di esse di custodire verità o modalità di espressione più
autentiche delle altre. Tutti insieme allegramente, neocatecumenali,
focolarini, lefebvriani, opusdeiani, teologisti della liberazione,
confusi, dispersi, non pervenuti... tutti insieme.
Questa è la vera problematica. Questa è la vera decadenza. Decadenza
dell'Occidente, della cultura occidentale che ha informato il
cattolicesimo stesso. Perciò le parole del Papa non devono destare
preoccupazione per questa o per quella sua battutina. Il Papa non è
anti-tradizionalista, no. E' solo una sorta di mondialista cattolico.
Non tradirà nessuna dottrina, ma prepara anch'egli l'opera del suo
successore perché svuota la Chiesa di autorità, di riferimenti. Agevola
la confusione fra lo Spirito Santo dei cattolici "maturi" con il caos.
Adegua l'edificio in cui sono stati costruiti tramezzi, come disse
l'altro adepto dei tempi moderni, il padre Cantalamessa. Fa insomma
l'accorto muratore che crea ordine dal caos. Il tutto in attesa che il
mondo passi. In attesa del perpetuo divenire.
Come nel video trasmesso ieri durante il concerto di Jovanotti. Non
ricordo più la canzone, ma mentre cantava, il maxischermo mostrava il
sole e un piccolo pianeta che vi passa davanti. Il sole erutta plasma,
poi improvvisamente appare una nebulosa planetaria sullo sfondo e in
evidenza un piccolo pianeta incrostato e nero, fatto di pietre che pian
piano esplodono. Ed ecco apparire immagini della sonda Voyager che fu
lanciata nel 1977 con un messaggio verso l'infinito. E poi, come in un
flashback triste, appare la terra e volti di persone. E ancora la sonda
Voyager che sussiste alla scomparsa dell'uomo. Naturalmente dubito che
uno solo dei presenti al concerto abbia compreso quel video. Il senso?
Ma è chiaro, torniamo sempre lì alle "infinite possibilità dell'uomo di
trascendere se stesso".
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