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giovedì 13 giugno 2013

Su Francesco aleggia lo spettro di Vatlileaks.

Lobby gay, il papa svela scogli alla riforma

Su Francesco aleggia lo spettro di Vatlileaks.

Le affermazioni di papa Francesco sull'esistenza di una «lobby gay» in Vaticano e sulla «corrente di corruzione» nella Curia romana, ancorché pronunciate nel corso di un incontro strettamente privato, sono apparse ai più come un vero e proprio sfogo dinanzi alle tante difficoltà della riforma che Bergoglio si appresta a mettere in atto nel governo centrale della Chiesa.

L'ISOLAMENTO DI RATZINGER. Parole di un pontefice che rischia di ritrovarsi nello stesso isolamento del suo predecessore Benedetto XVI: un isolamento e un'impossibilità di agire ai quali, sulla scia della bufera Vatileaks, Ratzinger ha reagito con le dimissioni. Sono insomma le stesse ombre che tornano. È la stessa radicata stagione degli scandali che le carte trapelate con Vatileaks hanno solo in parte portato alla luce e che ora - a detta dello stesso Bergoglio - mostra di non essere mai finita. Non a caso, della presunta lobby gay, almeno stando alle indiscrezioni, avrebbe parlato anche il rapporto dei cardinali-detective sul caso Vatileaks (Julian Herranz, Jozef Tomko e Salvatore De Giorgi) che Ratzinger, lasciando il pontificato, ha affidato al suo successore. E non è difficile intravedere nelle parole di papa Francesco anche l'eco delle sue conversazioni e dei contatti col pontefice emerito, sicuramente più assidui e frequenti di quanto non si creda.
FIDUCIA NELLA COMMISSIONE. Il papa ha mostrato, comunque, molta fiducia nella commissione da lui incaricata di coadiuvarlo nel progetto di riforma della Curia. Il summit con gli otto cardinali, come si sa, è convocato per l'inizio di ottobre, nei giorni immediatamente precedenti la visita ad Assisi, ma i contatti sono continui. Il 7 giugno, ad esempio, guarda caso proprio all'indomani dell'incontro con la Clar, il papa ha ricevuto uno di loro, l'arcivescovo emerito di Santiago del Cile, cardinale Francisco Javier Errazuriz Ossa.
IL DISPIACERE DELLA CLAR. La presidenza della Clar, con sede a Bogotà, si è detta «profondamente dispiaciuta» per la diffusione del colloquio con il papa del quale, ha detto in una nota, è «attribuibile solo il senso generale». In ogni caso, la sintesi fatta dai partecipanti non era destinata «alla pubblicazione« e le espressioni usate «non possono essere attribuite con certezza al Santo padre». Il sito Reflexion y liberacion, giustificandone la pubblicazione, ha comunque sottolineato che la sintesi ricevuta «era in piena sintonia con ciò che ogni giorno sui grandi mezzi di comunicazione si scrive e s'informa su quanto dice e scrive papa Francesco».
ATTESA PER LE REAZIONI. Ora, in attesa dei progetti di riforma e anche delle nomine in Curia - innanzitutto del successore del cardinale Tarcisio Bertone alla segreteria di Stato -, occorrerà anche vedere come reagiranno le presunte lobby tuttora imperanti, siano esse legate al malaffare o ai comportamenti omosessuali. Un sasso nello stagno lo ha gettato un parroco-contestatore come il genovese don Paolo Farinella. «Il papa rischia. Lo possono ammazzare. Quando comincerà a toccare problemi come lo Ior deve iniziare a preparare da mangiare da solo», ha detto a La zanzara su Radio 24.

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