ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 23 luglio 2013

Fàmolo strano..


Fatti: il 13 marzo 2013 l’Altissimo e Reverendissimo Signor Jorge Mario, cardinale di Santa Romana Chiesa Bergoglio diviene Papa col nome di Francesco. Nei giorni e nelle settimane immediatamente successivi, nel clima di “Bergogliomania” creato dai media (riedizione dell’ “Obamania” di 6-7 anni fa. Ve la ricordate?), si fa strada, suffragata da spezzoni di alcune omelie pronunciate dal Papa al Santa Marta, l’ipotesi proibita: è in corso l’assalto allo IOR! Lo IOR, perbacco!
La roccaforte ambita da tutti gli anticlericali, quella la cui chiusura è considerata un obiettivo storico, non potendo non preludere alla chiusura della Chiesa stessa! E il Papa che, dice la televisione, è destinato a “cambiare” (cioè chiudere) la Chiesa, non potrà non cominciare dal “cambiamento” (cioè dalla chiusura) dello IOR! Ecco, forse a nessuno viene in mente che fine faranno gli incolpevoli dipendenti dell’Istituto, comunque irresponsabili di eventuali faccende poco chiare di cui potrebbero dover rendere conto i dirigenti. Tutti licenziati, sbattuti sulla strada con le proprie famiglie si presume. Forse che, per fare “la Chiesa povera per i poveri” si deve iniziare a fabbricare sempre più poveri? Mistero…
Ecco, in questo clima di euforia, il 15 giugno Papa Francesco nomina il nuovo prelato dello IOR: monsignor Battista Ricca. Alzi la mano chi aveva mai sentito nominare costui prima di quel momento. Eppure, a leggere i giornali, sembrava che fosse celeberrimo per le sue doti di onestà, incorruttibilità, probità morale: un santo, un eroe, l’uomo giusto al momento giusto, quello che tutti aspettavano ma di cui non avevano fatto il nome solo per paura di profanarne la sacralità con le proprie labbra impure. Monsignor Ricca è l’albergatore della Domus Sanctae Marthae, ed in questi mesi di consuetudine familiare, ha guadagnato la fiducia del Papa: è l’uomo di Bergoglio allo IOR, il bergogliano di ferro, è Robin laddove il Papa è Batman!

Il 3 luglio il vaticanista Sandro Magister, dal suo blog, racconta però un’altra storia: il 22 marzo il Papa riceve i nunzi apostolici di tutto il mondo, li ascolta uno per uno, e scopre di aver fatto una cappellata da Guinness dei Primati. Infatti, pare proprio che monsignor Ricca, 13 anni orsono, fosse stato cacciato a pedate dalla Nunziatura Apostolica in Uruguay e, dopo un breve periodo a Trinidad e Tobago, si sia trovato a fare l’albergatore. Insomma, silurato. Motivi: “conducta escandalosa” e “pink power”. Magister parla di un Papa mortificato, deluso, addolorato, che si sente tradito e vuole rimediare. “Ricca, venuto a conoscenza di ciò che si dice di lui in Uruguay, ha chiesto e ottenuto un incontro con Francesco, per difendersi e accusare. Ma il papa sembra deciso ad agire sulla base delle informazioni avute. Forse più presto del previsto, perché in Uruguay lo scandalo pare vicino ad esplodere pubblicamente.” Nel frattempo ci ha pensato Magister a farlo esplodere in Italia. Almeno, in teoria, perché nessuno, ma proprio nessuno, nemmeno il più anticlericale dei giornalisti si getta a pesce sulla gustosa storia.

L’11 luglio, Magister torna alla carica, sul suo blog e, il giorno dopo, sull’Espresso, che dedica al Papa la copertina: “Un Papa così non si era mai visto. Ce la farà?”. L’analisi del vaticanista è molto diversa dai peana deliranti del mainstream, e rimarca oggettivamente anche i punti critici del nuovo pontificato, fra cui proprio la nomina-autogol. Ancora zero. Ed ecco allora che il 18 luglio sul blog di Magister esce in anteprima il pezzo forte del numero dell’Espresso del giorno dopo: “Il prelato della lobby gay” (mentre la copertina dell’Espresso, più sinteticamente, declamerà: LOBBY GAY, con la foto di due prelati di spalle). Si scopre che il Papa è rimasto vittima di un “crudele e subdolo inganno”: “L'hanno tenuto all'oscuro delle rilevanti informazioni che, se da lui conosciute per tempo, l'avrebbero trattenuto dal nominare monsignor Battista Ricca "prelato" dell'Istituto per le Opere di Religione.”  Si scoprono tutti i particolari dell’ “amicizia speciale” di monsignor Ricca con tal Patrick Haari, aitante militare svizzero e del pestaggio che l’ “integerrimo” prelato rimediò durante una serata in un locale di incontri per gay di cui era abituale frequentatore. Ed ecco allora apparire, come flash su “Televideo” e nella sovrimpressione di RaiNews24 il titolino: “Lobby gay: prelato dello Ior nei guai”. Perfino padre Lombardi stavolta si trova a dover replicare: “Quanto affermato sul conto di monsignor Ricca non è attendibile”. Si, vabbè…

Tutta questa squallida vicenda, in cui ci troviamo pienamente solidali con il Papa “fregato”, suscita però in noi un paio di perplessità. La prima: immaginiamo che una simile scempiaggine (perché tale oggettivamente è, anche se priva di dolo da parte del Santo Padre) l’avesse fatta il povero Benedetto XVI: quale crocefissione avrebbe dovuto subire? Ripetiamo: felicissimi che Papa Francesco si veda risparmiato un martirio analogo a quello del suo predecessore. Poiché, però, non ci sembra che il mondo, ed in particolare il mondo del giornalismo e dell’informazione, si siano di botto convertiti al Cattolicesimo Romano, ed anzi ci sembra che il tasso di anticlericalismo sia invariato se non cresciuto, riteniamo legittimo chiederci a che gioco stia giocando Satanasso. La seconda: perché, scoppiato il bubbone, il gaio monsignore è ancora al suo posto? Santità, stia tranquillo: la Città del Vaticano è uno stato indipendente dall’Italia. Anche se passa la legge sull’omofobia, a Lei non faranno niente comunque.

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