Scandalo Ior, la procura indaga
su altre 13 operazioni sospette
su altre 13 operazioni sospette
Un milione di euro trasferito su conti di JP Morgan
ROMA - Ci sono altre tredici operazioni sospette nell’inchiesta sullo Ior a carico di Paolo Cipriani e Massimo Tulli, che due giorni fa hanno lasciato le poltrone di direttore e vicedirettore della Banca Vaticana e rischiano il processo.
Un altro milione di euro, che si aggiunge ai 23 milioni, trasferiti attraverso conti Ior alla banca tedesca Jp Morgan. E mentre per l’ex presidente, Ettore Gotti Tedeschi, si profila una richiesta di archiviazione, a Cipriani e Tulli, indagati per riciclaggio, i pm contestano l’omessa comunicazione in base alla normativa antiriciclaggio. Intanto dagli atti dell’inchiesta su Nunzio Scarano, il monsignore che si era servito di un agente Aisi per portare allo Ior 20 milioni di euro, emerge che il religioso riceveva da Montecarlo e dall’estero continui versamenti sui conti vaticani.LA CHIUSURA DELL’INCHIESTA
Il procuratore aggiunto Nello Rossi e il pm Stefano Fava hanno concluso gli accertamenti su quei 23 milioni di euro trasferiti dai conti Ior a quelli Jp Morgan e alla Banca del Fucino con l’avallo di Cipriani e Tulli. Tre anni fa era stato questo il punto di partenza dell'inchiesta sulla banca Vaticana e adesso, nell’avviso di conclusione delle indagini che sarà notificato agli ex vertici, si aggiungono altre tredici operazioni sospette. Un altro milione di euro trasferito da conti Ior a Jp Morgan.
DIALOGO CON D’AMICO
Non c’è soltanto il trasferimento di 20 milioni di euro degli armatori D’Amico dalla Svizzera su un conto Ior per eludere le leggi antiriciclaggio nell’inchiesta su Scarano. Dalle intercettazioni del monsignore, protagonista di un’indagine che offre uno spaccato sulle modalità con cui anche i prelati gestivano i conti Ior, emerge che il religioso finito in manette riceveva abitualmente bonifici da Montecarlo. A marzo 2012, Scarano parla con Cesare D’Amico: «Sono stato a Montecarlo ed è tutto a posto», dice l’armatore. «Va bene ok», risponde il monsignore e D’Amico: «Dovrebbero arrivare i primi venti e poi... dopo verranno a inizio mese te li mandano!». Il monsignore risponde: «Va benissimo, ok. Allora do istruzioni lì allo Ior. Ti ringrazio».
PRESI PER I FONDELLI
E’ maggio 2012 quando Scarano ha saputo che la banca del Fucino ha chiesto informazioni sulle movimentazioni dei suoi conti e ne parla al telefono con il suo amico 007 Giovanni Zito, arrestato con lui la scorsa settimana: «Lo Ior adesso rispondeva dicendo che questi sono proventi personali - spiega Scarano - hanno detto che io sono un dirigente del Vaticano, che quelli sono fondi miei personali che dipendono dal mio lavoro e poi che sono anche donazioni punto e basta...Poi ho domandato allo Ior che dice: Nunzio, in genere noi diamo la risposta, anche perché a noi non ci possono chiedere l’importo del tuo conto e tutto il resto, è chiaro che noi tutto il resto non lo andremo mai a dire, però per evitare di continuare a dare fastidio. Poi ho domandato al direttore dello Ior che dice: no guarda noi queste lettere ne abbiamo avute già centinaia e a tutte abbiamo dato risposta e la tua sarà una risposta più o meno come le altre». Quando qualche mese dopo Scarano preleva 15mila euro in contanti, la banca gli chiede di indicare la causale, qualche ora più tardi, il religioso commenta con un amico: «Ho dovuto dire stamattina per prelevare che si tratta di opere di carità. Cioè ma tu ti rendi conto? Uno deve dire i cazzi suoi. Vuoi essere preso per i fondelli? Ti prendo per i fondelli».
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