Nel nome del Figlio. Natività, fughe e passioni nell'arte
“È certamente indicativo che la più grande rivoluzione compiuta
nella storia dell’uomo sia legata al nome di un Figlio. Rivoluzione che trova
fondamento e certezza nella Resurrezione. Le rivoluzioni non le fanno i padri.
Le fanno i figli.
Dio ha creato il mondo, ma suo Figlio lo ha salvato. Nel nome
del Padre noi riconosciamo l’autorità, ma nel nome del Figlio noi affrontiamo
la realtà. I più grandi capolavori nella storia dell’arte hanno protagonista il
Cristo, mentre il Padre si affaccia dall’alto benedicente, quando si manifesta.
Pensiamo al Giudizio universale di Michelangelo con il Cristo
giudicante che alza la mano per indicare il destino dei buoni e dei cattivi.
Pensiamo al Battesimo di Cristo di Giovanni Bellini nella
chiesa di Santa Corona a Vicenza: il Figlio è protagonista e, in alto, il Padre
osserva. Pensiamo alGiudizio universale di Pietro Cavallini nella
chiesa di Santa Cecilia a Roma con l’umanissimo Cristo che ci osserva
garantendoci speranza e salvezza. Così come i Cristi pantocratori di Monreale e
di Cefalù. Il Padre eterno è rappresentato e irrappresentabile. È. Non fa. E questo
ne limita la rappresentazione. Appare essenzialmente nel momento della
creazione di Adamo e di Eva, a partire dai bassorilievi di Wiligelmo. Poi si
vede poco, occhieggia qua e là; ma il Cristo domina. Ed è il Figlio cui il
Padre ha delegato il destino dell’uomo. Nel nome del Figlio si cambia il
mondo.”
Vittorio Sgarbi
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