Un’indagine interna sulle finanze che passano per la fabbrica dei Santi. Dopo aver azzerato i vertici della banca vaticana, istituito commissioni d’inchiesta e un comitato di sicurezza finanziaria, rafforzando anche il ruolo dell’Aif (l’Autorità d’Informazione Finanziaria), il Papa adesso vuol vederci chiaro anche sui conti Ior delle postulazioni, quegli organismi diocesani o degli ordini religiosi che propongono in Vaticano le cause dei Santi.
E così la Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede (una specie di Corte dei Conti vaticana) a fine luglio, forse anche in previsione del nuovo «Motu Proprio» del Papa che allarga anche ai dicasteri vaticani l’attuazione delle direttive contro il riciclaggio, avrebbe richiesto alla congregazione guidata dal cardinale Amato, i bilanci degli ultimi anni di tutte le postulazioni, imponendo contemporaneamente dei vincoli ai conti correnti Ior delle cause dei Santi.
L’obiettivo sarebbe quello di capire da dove provengono i fondi delle singole postulazioni, cumuli di denaro che servono per pagare le spese vive delle cause (cancelleria, stampa, viaggi, cerimonie), che negli anni possono trasformarsi anche in milioni di euro e che transitano per la congregazione vaticana (la «più ricca» d’Oltretevere dopo Propaganda Fide).
Un ulteriore passo verso la trasparenza, che ha anche rallentato però il lavoro della Fabbrica dei Santi: dopo un lungo iter burocratico di raccolta dei bilanci quinquennali o triennali di un centinaio di postulazioni, a frenare la marcia verso la santità di molti beati (le canonizzazioni di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II previste per l’aprile 2014 non sono in pericolo), ci sarebbe anche il divieto temporaneo ai postulatori di utilizzare il denaro depositato presso la Banca Vaticana per procedere con pagamenti esterni alla Santa Sede. Almeno fino a quando le verifiche della Prefettura degli Affari Economici non saranno concluse.
«In materia finanziaria Papa Francesco ci riserverà presto nuove e belle sorprese», assicura il cardinale Giuseppe Versaldi, presidente della «Corte dei Conti» vaticana che non conferma e non smentisce l’avvio dell’indagine: «Il nostro compito è di fare delle verifiche come previsto dal regolamento, quindi di procedere con controlli approfonditi ove richiesto». Si tratta in questo caso di analisi finanziarie che riguardano quei flussi di denaro che attraversano le mura leonine, per poi fuoriuscire una volta proclamati i santi e i beati: iter a volte anche trentennali su cause promosse da postulatori che, se vogliono, possono anche non appoggiarsi allo Ior. In molti casi vengono aperte, infatti, delle associazioni senza scopo di lucro per raccogliere i fondi provenienti dai fedeli o in alternativa ci si affida direttamente ai conti diocesani.
Ma Oltretevere c’è chi è convinto che l’obiettivo finale, oltre alla trasparenza, sia anche quello di far chiudere tutti questi conti aperti nella Banca Vaticana e intestati a organismi esterni alla Santa Sede che ricevono presso Ior offerte la cui provenienza non è mai facilmente verificabile. Solo l’anno scorso il Vaticano dovette correre ai ripari per una vicenda che riguardava proprio le cause dei Santi: protagonista fu l’ex postulatore generale dell’ordine dei Frati Predicatori Domenicani, Padre Francesco M. Ricci, che, fidandosi di alcuni intermediari di fiducia, si ritrovò coinvolto nell’inchiesta su Gianfranco Lande, il «Madoff dei Parioli». Il frate, tra il 2000 e il 2007, aveva prelevato 1,7 milioni di euro circa dal conto Ior della postulazione, per affidarli alla società «Eim» di Lande che garantiva, disse Ricci in procura, «interessi ben maggiori di quelli offerti da altri: fino al 20 per cento». Salvo poi ritrovarsi truffato e con soli 900.000 euro. Toccò a Padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa Vaticana dover prendere le distanze, precisando che «Postulazioni e Postulatori sono clienti della Congregazione per le Cause dei Santi, a cui si rivolgono per promuovere le cause di cui si occupano, ma non fanno assolutamente parte di essa».
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