Cl, dietro le quinte del Meeting Mauro o Lupi, in attesa di Carron
Cl alla ricerca del leader. In attesa di don Carròn. Inside
Alla ricerca di un leader. Disperatamente, tenacemente. Addio a Roberto Formigoni, quest'anno presente seppur non invitato, applaudito seppur non sul palco. Il popolo di Comunione e Liberazione, accorso come al solito a Rimini per il Meeting - manifestazione principale della vitalità ciellina e una delle più importanti nel panorama politico italiano - quest'anno non ha un leader politico. Quantomeno, non ne ha solo uno. E l'insoddisfazione cresce.
Ma andiamo con ordine. In origine c'è stata la frase di Bernhard Scholz, tedesco presidente della Compagnia delle Opere, il "braccio operativo e imprenditoriale" del movimento ecclesiale di don Giussani. Il successore di Vittadini scandisce chiaro: "Formigoni non è stato invitato a parlare perché non è più presidente della Regione Lombardia". Lui, ovviamente, non la prende bene. Perché dietro quelle parole c'è l'affermazione, nero su bianco, che Formigoni non è più un riferimento. In barba alle centinaia di migliaia di euro stanziate dal Pirellone di Formigoni proprio per il Meeting nei 17 anni precedenti. In barba alla "contiguità politica" tra Cdo e governo regionale. Insomma, se Formigoni tirò il calcio dell'asino ad Albertini, ne riceve uno ugualmente forte proprio da una delle guide del suo mondo. E, applausi dei fedelissimi a parte, avrà di che dolersene.
Ma come farà Cl oltre Formigoni? L'opzione politica che avrebbe voluto praticare la parte più consistente dei ciellini portava direttamente a Mario Mauro. Già europarlamentare recordman di preferenze (chi lo conosce ricorda gli incontri elettorali nelle aziende associate alla Cdo, una gigantesca rete di consenso), Mario Mauro poteva essere - per profilo ed esperienza - il futuro di un percorso partito da lontano. Il problema è che il quadro politico nel quale si è inserito, quello di Monti e di Scelta Civica, si è dimostrato fallimentare. E dunque, Mauro non ha un partito di riferimento. L'altra opzione porta ovviamente a Maurizio Lupi. Già assessore all'Urbanistica, potrebbe essere per Cl il candidato perfetto a sindaco di Milano. Ma come leader nazionale in tantissimi dentro il movimento storcono il naso: troppo berlusconiano. E Berlusconi, si sa, ha perso tantissimi punti proprio sulle vicende scabrose che lo riguardano (Ruby etc). Cose che per cattolici praticanti e militanti non sono facili da digerire.
Proprio per superare questo impasse, come ha riferito Affaritaliani.it, alcune settimane fa i leader si sono ritrovati a Villa Torretta, in Lombardia. Tra i più attivi Giancarlo Cesana e Giorgio Vittadini, che però si muovono al buio, senza una strategia concordata con l'intero movimento. Per adesso c'è stata solamente la decisione di puntare tutto su Tempi, il settimanale diretto da Luigi Amicone, per farne una Fondazione che sia da punto di sintesi in questa fase di stallo del progetto politico. Il punto è che la classe politica ciellina aspetta un segnale dall'autorità morale interna al movimento, don Carròn. Ma lui, straniero tanto quanto Scholz alle dinamiche italiane, della politica non si interessa. E questo sta facendo crescere non poco il disagio interno al Movimento nella sua ala politica.
di Fabio Massa @FabioAMassa
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