ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 31 agosto 2013

L'epoca della desolazione (non solo Obama/Bergoglio)

Commento all'apocalisse
Beato Bartolomeo Holzhauser

T. Vers. 14. E all'Angelo della Chiesa di Laodicea, scrivi: L’Amen, il testimone fedele e verace, il principio della creazione di Dio. Il settimo ed ultimo stato della Chiesa inizierà con la na­scita dell’Anticristo e durerà fino alla fine del mondo.
Sarà un’epoca di desolazione, durante la qua­le avverrà la totale apostasia dalla fede, come predetto in San Luca, al cap. 18: Ma quando il Figlio dell ’uomo verrà, troverà ancora la fede? In questo periodo si compirà l’abominazione della desola­zione descritta da S. Matteo al cap. 24, e da Daniele ai capp. Ile 12: E si consumerà il mondo e la parola della volontà di Dio. A questa epoca si adatta il settimo Giorno della Creazione del mondo, nel quale Dio completò la sua opera e riposò in questo giorno da tutte le opere che aveva intrapreso. Cfr, Gen. Cap. 2, Così nel settimo stato della Chiesa si compirà la sua opera spirituale, che aveva stabilito di operare per mezzo del suo Figlio Gesù. E riposerà quindi in eterno con tutti i suoi Santi. Alla medesima epoca conviene il settimo dono dello Spirito Santo, ossia quello della Scienza. In quel tempo infatti si apprenderà chiaramente, dopo che l’Anticristo sarà stato abbattuto e gettato nell'inferno, che Gesù Cristo si era fatto Uomo, e allora i Giudei restanti faranno penitenza. Come dice Daniele, inoltre, al cap. 12, molteplice sarà allora la scienza sulla terra, quando apparirà il se­gno del Figlio dell’uomo in ciclo c ogni occhio lo vedrà. A questo settimo stato conviene pure la settima cd ultima età del mondo, quella in cui si avrà la fine della creazione, per cui sarà anche l’ultima epoca della Chiesa. La figura di questo periodo è la Chiesa di Laodicea, che significa ‘vo­mito’, e tale sarà l’ultimo stato, perché, mentre l’Anticristo crescerà in età, la carità andrà raffred­dandosi, vi sarà la generale apostasia, si perturberanno i Regni, sconvolti dalle guen-e intestine, gli uomini non ameranno altro che se stessi, saranno accidiosi, tiepidi, mentre i pastori, ossia i Prelati e i Principi, saranno mediocri, alberi autunnali, senza foglie e frutti di opere buone, erranti come le meteore, nubi senza pioggia. E allora Cristo comincerà a vomitare la sua Chiesa dalla sua bocca, e permetterà che Satana sia sciolto ovunque e che il figlio di perdizione entri nel mondo.
II. Queste cose dice l’Amen, il testimone fedele e verace, il principio della creazione di Dio. Queste parole contengono quelle caratteristiche e prerogative di Cristo, che come al solito, vi sono premesse. Queste cose dice l’Amen. L’Amen è un modo di dire della lingua ebraica ed altro non significa che ‘veramente’, e viene attribuito a Cristo in quanto è la prima verità per la sua Divi­nili e la sua essenza. S. Giovanni infatti al cap. 14, scrive; lo sono la verità, la via e la vita. A nes­sun semplice uomo può attribuirsi questo titolo, perché ogni uomo è menzognero e solo Dio è vera­ce. Testimone fedele e verace della patema maestà c gloria, a cui diede testimonianza fino alla mor­te nella fedeltà e perfettissima divina verità, in quanto suo Figlio. Che è il principio della creazione di Dio, poiché tutte le cose furono fatte per mezzo suo, e senza di lui nulla fu fatto, S. Giovanni cap. 1. Questi attributi e divine insegne si pongono qui in principio per confermare gli animi dei suoi servi nella verità del Vangelo di Cristo contro la falsa empietà dell’Anticristo, il quale, magnifican­dosi al di sopra di Dio Signore del cielo e della terra, bestemmierà terribilmente che Gesù Cristo non è Dio, non si è incarnato, e che né la sua testimonianza, né il suo Vangelo sono veri.
Vers. 15. lo so le tue opere. Con il consueto modo di esprimersi biasima qui le opere del settimo stato, come è chiaro dalle parole che seguono: perché non sei né freddo, né caldo, ovvero non hai ne timor di Dio, né fervore di carità, per il cui impulso tu possa seguire la giustizia e la veri­tà (metaforicamente freddo e caldo significano appunto quelle due virtù), poiché negli ultimi giorni abbonderà l’iniquità, c si raffredderà la carità di molti, come descritto in S. Matteo, cap. 24, v. 12. giustamente quindi quest’epoca della Chiesa è definita né fredda, né calda. Oh fossi tu freddo, op- pur fervente! 11 modo desiderativo indica chc Cristo Signore piange col suo paterno affetto questo stato della sua Chiesa, come suole un padre od una madre piangere suo figlio, e lo sposo piangere la sposa chc amava.
Vers. 16. Ma poiché sei tiepido e non fervente, né freddo, sto per vomitarti dalla mia boc­ca. Langui c vieni meno nella fede, nella speranza c nella carità, per cui non pratichi le opere della giustizia e non osservi i miei precetti. Sto per vomitarti dalla mia bocca: quello che viene sputato dalla bocca è di solito qualcosa di schifoso e spiacevole, come soprattutto l’acqua tiepida, a cui con bella similitudine viene paragonato il cristiano tiepido nella fede, nella speranza e nella carità, e co­lui che non ha altro che il nome di cristiano. Per cui segue: Sto per vomitarti dalla mia bocca, ini- zierò a poco a poco a gettarti lontano da me, ad abbandonarti e lasciarti cadere nell’eresia. Sto per vomitarti dalla mia bocca, col permettere di essere conculcato dalle genti e dall’Anticristo, come lo sputo e l’acqua tiepida, espulsa dalla bocca, è calpestata dai piedi. Il popolo cristiano c nella bocca di Cristo per la fede alla sua parola e al Vangelo, e lo vomita, quando permette che cada nell’eresia e nell’apostasia per l'insipienza delle sue abominazioni. Questo Cristo comincerà a fare sul finire della sesta epoca e continuerà nella settima, quando infatti la carità si raffredderà e l’iniquità abbon­derà, e vi sarà la generale apostasia.
Vers. 17. Perché dici: Son ricco e mi sono arricchito e non ho bisogno di nulla - e non sai che tu sei meschino e miserabile e pitocco e cieco nudo?
Vers. 18. Ti consiglio a comprar da me oro purgato col fuoco perché tu arricchisca, e ve­sti bianche perché tu le indossi e non appaia la vergogna della tua nudità e collirio da ungere i tuoi occhi perché tu ci veda. Con questa paterna riprensione rivela i vizi e i difetti di quest’epoca, dando contemporaneamente il salutare consiglio c l’opportuno rimedio per evitarli. Il primo vizio è una certa perversa presunzione dello spirito e della propria sapienza, per cui in quei giorni gli uomi­ni accecati non sapranno riconoscere i loro peccati ed errori, cd incalliti nei delitti, nei piaceri c nei loro errori si giustificheranno, incapaci di accogliere la sana dottrina. Per questo qui Cristo parla co­sì: Perché dici? Perché ti vanii falsamente e male presumi, son ricco, ovvero dotato di perfette e magnifiche scienze, della giustizia e della verità, c mi sono arricchito, nella pratica e nell’esercizio di tutte le arti ed esperienze, come mai altro secolo, e non ho bisogno di nulla, ovvero nessuno ha da insegnarmi alcuna cosa. Questo perverso spirito satanico hanno anche ai nostri giorni gli pseu­dopolitici e i falsi cristiani, i quali, disprezzata ogni vera scienza e sana dottrina, ed irrisi i pastori d’anime, si giustificano in ogni cosa, seguendo il loro amor proprio c la loro malvagia volontà nella perdizione. Per cui segue: E non sai? Non riconosci che sei misero. Sei misero per la tua cecità e mancanza della grazia e della vera luce, per cui sei misero pure per la tua inimicizia con Dio, mise­ria più grande della quale non può esserci, e quindi sei ancor più misero, perché non sai,ovvero non riconosci la miseria, in cui ti trovi e non vuoi che Io, o altri, vi ponga rimedio, e sei miserabile per il reato della pena, come conseguenza di quei peccati; e pitocco, povero di meriti per i beni spi­rituali. che non possono acquisirsi da chi è nemico di Dio; e cieco, perché non vedi e non riconosci i tuoi difetti, i vizi, la tua povertà e miseria; e nudo, spogliato delle virtù della vera fede, della spe­ranza. della carità, giustizia e religione, poiché l’abito delle virtù è il vestito c l’indumento dell’anima.
Il  secondo vizio sarà la vana fiducia nelle ricchezze, nei tesori, nei vasi d'oro, negli orna­menti e nelle magnifiche costruzioni dei templi, nell’esterno splendore delle cose spirituali e tempo­rali, le quali tutte, poiché mancheranno della carità di Dio, non piaceranno a Cristo Gesù, come i sa­crifici dell’antica legge, eseguiti senza misericordia, non furono accetti al Signore Dio. Tutte queste cose saranno preda e bottino dell’Anticristo, che s’impossesserà dei tesori delle Chiese, dei Re, dei Principi, dei ricchi, e conculcherà ogni cosa santa e sacra, incendierà le chiese, distruggerà dalle fondamenta i magnifici palazzi, e farà di tutte ciò un’estrema distruzione e profanazione, quale non vi fu mai, c infine tutto brucerà col fuoco c ridurrà in cenere. Per cui segue il salutare consiglio e la soave ammonizione di Cristo: Ti consiglio in quanto già sei impegnato nel combattimento, a com­prar da me al posto di tutte quelle cose oro purgato col fuoco della carità c della celeste sapienza con le opere di misericordia e le elemosine a vantaggio dei poveri e dei santi, purgato, perché il ti­ranno non potrà sottrarlo né alcuno potrà contraffarlo. Questo fece San Lorenzo e altri santi di Dio. Quando infatti vedevano che incombeva il combattimento della loro morte e l’ora della prova, di­stribuivano ai poveri tutti i tesori della Chiesa, e si compravano l’oro purgato dalla fiamma della ca­rità, con la quale fervorosi andarono ad incontrare con gioia i roghi ardenti e le pene dei crudeli ti­ranni. Così devono fare i servi di Dio, soprattutto in quei tempi di persecuzione, poiché non vi sarà né occasione, né necessità, né alcuna possibilità d’impiegare altrimenti l’oro, l’argento, i vasi, i te­sori, come paternamente li esorta in questo passo Cristo; perché tu arricchisca,tesaurizzando con queste cose caduche e presto passeggere un tesoro nei cieli, che nessuno potrà sottrarti, e non lo po­trà in eterno. E vesti bianche perché tu le indossi, le vesti delle virtù e dei doni di Dio, che conse­guono alle opere della carità e della misericordia; e non appaia la vergogna della tua nudità, ossia si scoprano i tuoi peccati, che sono la nudità dell'anima, mentre la carità copre la moltitudine dei peccati. E collirio da ungere i tuoi occhi: il collirio è la medicina degli occhi, gli occhi sono la memoria e l’intelletto dell’anima; questi divengono ottusi e ciechi per la vista delle cose presenti. Questo collirio, che è la medicina spirituale, con cui sanare quei due occhi c preservarli da quella cecità, è la meditazione dei Novissimi, l’investigazione delle Sacre Scritture, cose che ai soldati di Cristo in quei giorni saranno massimamente necessarie per la futura crudeltà dei tormenti, per gli errori e gli inganni dei pseudoprofeti, e per gli scandali e la generale apostasia dalla fede di Cristo, per cui qui come assai salutarmente preavvisa, dicendo: E collirio da ungere i tuoi occhi perché tu ci veda, applica gii occhi della mente, sia a ricordare sempre nel giorno della tribolazione i novissi­mi che ti attendono, sia a studiare le Scritture, per vedere la vanità delle cose presenti, la stabilità di quelle future, la malvagità di quel che ti promette e con cui ti blandisce il tiranno, e la falsità dei se­gni e dei prodigi che compirà allora.
Vers. 19. Io quanti amo, li riprendo, come un Padre che corregge, ammonisce e punisce i suoi figli diletti dei difetti che devono emendare e dei pericoli che devono evitare. E castigo, per­mettendo che loro accadano in questa vita avversità, tribolazioni, disavventure, persecuzioni e che cadano in potere di uomini empi. Il Salmista dice al riguardo nel Salmo 65, v. 12: Ci hai lasciato pestare il capo dagli uomini, siam passati per il fuoco e l'acqua, poi ci hai menati fuori al refrige-
TU. Abbi dunque zelo e fai penitenza. Con queste parole Cristo propone ai suoi soldati che vinceranno nell'ultima tribolazione due cose da imitare, ossia il suo esempio e far penitenza. Abbi dunque zelo, imita i buoni, i forti e sapienti mici soldati, che vinsero in una simile persecuzione sot­to Diocleziano e i suoi predecessori. E fai penitenza dei tuoi peccati, pentiti, ossia sorgi presto dalle tue cadute, come fece il Papa S. Marcellino, chc per paura della morte e dei tormenti aveva sacrifi­cato agli idoli.
Vers. 20. Ecco io sto all’uscio e picchio: se uno ascolta la mia voce e apre l’uscio, entrerò da lui e cenerò con lui e lui in me. Queste parole contengono la venuta e la cena dell’Agnello alla quale ci invita, dicendo: Ecco io sto all’uscio e picchio. Si dice che Cristo sia all’uscio della sua Chiesa quando è prossimo a venire per il giudizio e la rinnovazione del mondo. Picchierà in vero quando gli uomini vedranno compiuti i segni e la tribolazione predetti in San Matteo al cap. 24, do­ve aggiunge: Dall’albero del fico apprendete quindi... così anche voi quando vedrete tutte queste cose, sappiate che è vicino alle porte. Se uno ascolta la mia voce e apre l’uscio: in quei giorni vi saranno due voci, quella vera di Cristo, e quella falsa ed empia deH’Anticristo e dei suoi seguaci, che lo proclamerà il Messia. Contro questa voce ci avverte Cristo in San Matteo al cap. 24: Allora, se qualcuno vi dirà: Ecco qui è il Cristo, o lì, non gli credete. L’altra voce è quella di Cristo, che si contiene nella Sacra Scrittura, chc dice chc lui è il vero Messia e il Figlio di Dio. Questa voce sarà fatta risuonare dalla bocca di Enoch ed Elia e degli altri servi di Dio, che resisteranno allora all'Anticristo c predicheranno che Gesù Cristo è il vero Messia, Dio e Uomo, chc si è incarnato. Di­ce quindi appropriatamente: Se uno ascolta la mia voce e apre l’uscio del suo cuore per la fede in me, entrò in lui colla grazia della consolazione in tutti i tormenti e le avversità. Entrerò da lui e ce­nerò con lui e lui in me. La cena corporale è la refezione dell’uomo prima di dormire, quella spiri­tuale è il conforto dell’anima prima della morte. In questo senso dice: Cenerò con lui, lo ricreerò e lo conforterò in morte con la grazia della perseveranza, e lui in me, ossia persevererà in tutti i tor­menti fino al sopraggiungere della morte.
Vers. 21. Chi vince il mondo, la carne, il diavolo c la morte, gli darò di seder con me sul mio trono, come anch ’io ho vinto e mi son seduto col Padre mio sul suo trono. Si promette con queste parole ai soldati di Cristo, chc nell’ultimo combattimento di questo mondo vinceranno il po­tere e la dignità di giudicare i vivi e i morti, come Cristo promise agli Apostoli in S. Matteo, cap. 19: In verità vi dico, voi che mi avete seguito nella rigenerazione, quando il Figlio dell'uomo sede­rà sul trono della sua gloria, sederete anche voi sopra dodici toni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Cosi anche qui promette ai suoi servi, a motivo della difficoltà della vittoria che conse­guiranno in quella estrema persecuzione e tribolazione, la massima dignità dei cieli, che è il potere giudiziario, chc viene indicata nell’espressione ‘sedere sul trono’.

Chi ha orecchie, ascolti che cosa lo Spirito dice alle Chiese. Questo già è stato spiegato. Per cui qui finisce il Primo Libro.

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