Sono stato, mio malgrado, testimone attivo di una situazione spiacevole.
Niente di clamoroso o grave, una banalità, che però, nella sua
mediocrità, fa riflettere. Anticipo, ovviamente, che non sto condannando
nessuno, né tantomeno esprimendo giudizi sulle persone coinvolte in
questa vicenda. Aldilà della banalità di quanto accaduto, colgo
l’occasione per esprimere un mio commento sulla situazione, nota ormai a
molti, che ha scaturito la spiacevole situazione che ora vado
raccontando.
In data 24 agosto, dopo aver letto le domande facenti parte il
questionario inviato dal visitatore apostolico mons. Todisco ai
Francescani dell’Immacolata in merito alle vicissitudini che li stanno
riguardando e delle quali mi sono già espresso e sulle quali tornerò più
sotto, ho posto al giornalista e vaticanista Andrea Tornielli, sul
social network Twitter, la seguente domanda: “@Tornielli Scusi, le
domande 8, 9 e 11 della Lettera del Visitatore Apostolico ai FI, sono in
continuità con il Magistero di Benedetto XVI?” La mia domanda,
ovviamente polemica, nasce dal fatto che Tornielli è un grande fautore
(ma non è il solo) dell’idea che tra papa Francesco e papa Benedetto XVI
ci sia piena continuità. Continuità che, vuoi per miei cecità,
incapacità o ignoranze, non riesco a vedere. Ma nemmeno io sono il solo.
La vicenda del commissariamento dei Francescani dell’Immacolata –
proprio per motivi liturgici, checche i nostri cari vaticanisti abbiano
detto il contrario – evidenzia in maniera chiara, e allo stesso tempo
grave, la discontinuità che intercorre tra il papa regnante e quello
emerito. Aldilà dell’essere favorevoli o contrari a questa discontinuità
(o continuità), quello che lascia basiti è l’assoluta pregiudizialità
nell’affrontare le questioni. Tanto che pare proprio ci sia un
pregiudizio di fondo: la continuità deve esserci e pur non dimostrandola
la si continua a dichiarare. Ed è questo che, per quel che vale, ho
provato ad interrogare Andrea Tornielli. Il quale, e qui sta il fatto
spiacevole, mi ha risposto questa mattina, con un messaggio privato
(quindi che posso leggere solo io, mentre la domanda che gli posi io era
ed è pubblica): “Assolutamente sì”. Non capisco il perché del
nascondersi dietro un messaggio privato, quando, oltretutto, la mia
domanda era pubblica. Inoltre, siccome Tornielli su Twitter non mi
segue, io non ho la possibilità di replicargli, di rispondergli. Potrei
farlo solo pubblicamente, con il rischio di passare per folle che si
inventa le cose, visto che le risposte del mio interlocutore non sono
visibili ai più. Fine della parentesi personale.
Per tornare alla vicenda dei Francescani dell’Immacolata riporto le
domande loro poste dal visitatore apostolico che, a mio avviso, mostrano
l’avversità (ancora una volta) del nostro clero (specie quello che
comanda) nei confronti della Messa tradizionale. Oltre il disprezzo c’è,
sempre a mio avviso, la palese discontinuità con il Magistero di
Benedetto XVI (che è quanto facevo notare a Tornielli). Queste le tre
domande in questione:
8. Ritieni che l’introduzione definitiva della forma extraordinaria nell’Istituto è un bene?
9. Ritieni che l’introduzione della forma extraordinaria
nell’Istituto sia voluta dal Papa? Dal Superiore Generale? Dal Consiglio
Generale? Dal Capitolo della tua Comunità?
11. Se dovessi scegliere tu tra le due forme (Ordinaria e
extraordinaria), per tutti i membri dell’Istituto, quale e perché
sceglieresti?
Da queste si evince chiaramente la pretestuosità delle domande e la loro
palese discontinuità. Perché? Perché domandare a un cattolico se
l’introduzione della forma extraordinaria (la Messa tradizionale) è un
bene, significa insinuare che la volontà di papa Benedetto XVI di
introdurre questa espressione della liturgia cattolica (cosa che il papa
fece con il Motu Proprio Summorum Pontificum) sia un male. Se di una
cosa siamo certi sia un bene, non lo andiamo domandando. Siccome però si
vogliono colpire i Francescani dell’Immacolata proprio perché fedeli
alla volontà di papa Benedetto XVI, ecco che si insinua la domanda in
questo modo. Tanto qualcuno che risponda negativamente lo si trova, e su
costoro (anche se saranno pochi, non lo so), si costruirà la condanna.
Condanna che, pare, sia stata già scritta (e il commissariamento pare la
prima pena). La domanda 9 insinua o che i Francescani dell’Immacolata
sono ignoranti o che introdurre la liturgia tradizionale sia andare
contro la volontà del papa. Di papa Benedetto XVI sicuramente no (è Lui
che ha firmato il Motu Proprio); di papa Francesco qualcuno lo sospetta,
sia per il suo modus celebrandi, sia per alcune sue esternazioni che
hanno allarmato i cattolici amanti della Messa di sempre. Certamente
l’introduzione della forma extraordinaria è stata voluta è stata voluta
dal Papa, il Motu Proprio questa permette, legifera e auspica! Il
visitatore apostolico, però, induce a pensare che celebrare la Messa di
sempre sia disubbidire al papa. Se le cose stano così, almeno ce lo
dicano, e non ci prendano per sciocchi. Infine l’ultima domanda, la 11,
che non si discosta dalle precedenti, va a prescindere contro il Motu
Proprio e contro il Magistero di Benedetto XVI. Rispondere a quella
domanda significa buttare all’aria otto anni di pontificato
benedettiano. Benedetto XVI, infatti, tanto si è speso (forse non a
sufficienza, ma questo è un altro discorso) perché nella Chiesa si
considerasse la forma ordinaria e quella extraordinaria come medesime
espressioni dell’unica liturgia romana. Entrambe con la stessa dignità,
entrambe importanti e da valorizzare. Il problema, però, è che se uno
celebra nella forma ordinaria e rigetta, anche disprezzandola, quella
extraordinaria (cioè la maggior parte di preti e vescovi) nessuno parla.
Se, come ha insegnato Benedetto XVI, si perseguono entrambe le forme
(quindi non assolutizzando quella extraordinaria) si è perseguitati e
commissariati, con l’obbligo di celebrare solo nella forma ordinaria
(ennesima conferma di come il fine sia solo e soltanto quello di
eliminare ogni possibilità che si celebri nella forma extraordinaria). I
Francescani dell’Immacolata celebravano in entrambe le forme, ma questo
non va bene, perché si vuole che tutti celebrino nella forma ordinaria e
che sia nuovamente bandita la forma extraordinaria.
Si potrebbe parlare a lungo, come ho anche io indegnamente fatto, se sia
meglio la forma ordinaria o quella extraordinaria. Qui, però, il
problema non è nemmeno questo. Il problema, qui, è che si cerca un
pretesto per impedire ai Francescani di celebrare nella forma
extraordinaria. Punto. Lo si fa cercando un pretesto, è la cosa è
squallida e triste. E, infine, il tutto ignorando il Magistero di
Benedetto XVI, checché illustri vaticanisti dicano il contrario.
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