ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 20 settembre 2013

IL MEGLIO DEVE ANCORA VENIRE





Continua da "Riflessioni di 23 anni fa":

"C'è un ulteriore sviluppo possibile all'interno del corpo Romano Cattolico che, se incontrollato, può scuotere l'unità della sua struttura. In breve, questa è l'elezione in conclave di un candidato papale la cui politica sarà quella di dissolvere l'unità e cambiare la struttura della Chiesa Cattolica Romana semplicemente attraverso l'abbandono del ministero petrino, il privilegio sul quale è costruita l'unità strutturale della Chiesa come un corpo visibile, e dissociando l'approssimativo numero di quattromila vescovi della Chiesa dalla loro collegiale sottomissione al papato - il principio sul quale sono stati finora strutturati.
Tutto ciò significherà una nuova funzione per il Vescovo di Roma, e non quella tradizionale; implicherà inoltre un nuovo rapporto con tutti i vescovi, incluso quello di Roma, fra loro. Se qualcuno dubita seriamente che un simile evento possa accadere, lasciatemi ricordargli che nessuno avrebbe seriamente previsto negli anni '40 e '50 che un papa negli anni '60 avrebbe cercato di modificare efficacemente gli elementi che garantivano l'accadimento centrale della Messa; nominalmente la riattualizzazione o la ri-presentazione del Sacrificio di Cristo sul Calvario. Eppure è ciò che è precisamente accaduto. 
C'è poi una seconda ragione per cui nessuno dovrebbe considerare remota questa possibilità sopra delineata. Una seria considerazione della situazione presente con occhi spassionati rivela molto rapidamente la sinistra situazione della vita cattolica oggi: al livello universale delle parrocchie e delle diocesi, e a quello superiore del papato e del ministero papale, troveremo presenti tutti gli elementi dispositivi richiesti e sufficienti a portare alla fruizione tali tremendi sviluppi presagiti. In realtà troveremo che questi elementi sono già stati estensivamente e intensamente elaborati. 
Al livello delle parrocchie e delle diocesi, e diffusamente fra i vescovi, preti, suore e laici, troveremo una irremovibile persuasione che prima del Vaticano II c'era una Chiesa Romano Cattolica - la Chiesa "pre-conciliare"; ma che dopo il Concilio, la Chiesa pre-conciliare ha cessato di esistere e il suo posto è stato preso dalla "Chiesa Conciliare", animata dallo "spirito del Vaticano II" e non si chiama più "Chiesa Cattolica Romana" ma piuttosto sia, in termini biblici, "popolo di Dio" sia, vagamente, "Chiesa". 
Troveremo che le due "Chiese" sono radicalmente differenti nella testa dei vescovi, dei preti, di suore e laici. Differenti su almeno quattro punti capitali. I laici della "Chiesa Conciliare" non proclamano l'esclusivo possesso dei mezzi della salvezza eterna. I non-cattolici così come i non-cristiani possono in maniera equivalente proclamare di avere i mezzi per la salvezza all'interno della loro religione - o "modo di vivere" qualora non siano credenti. Perché tutti noi - cattolici, non cattolici e non cristiani - siamo solo pellegrini con lo stesso obiettivo, sebbene lo approcciamo in modi differenti. 
Secondo, nella Chiesa Conciliare, la fonte dell'illuminazione religiosa, guida e autorità è la locale "comunità di fede". Il corretto credo e le corrette pratiche morali non vengono più dal corpo gerarchico dei vescovi sottomesso all'autorità centrale di un solo uomo che ha l'autorità del magistero, il Vescovo di Roma. 
Terzo,  i gruppi mondiali di "comunità di fede" hanno come prima funzione quella di cooperare con "l'umanità" per costruire e assicurare il successo della pace nel mondo e una riforma del mondo nell'uso delle risorse della terra per eliminare l'oppressione economica e l'imperialismo politico.
Quarto, le precedenti regole di comportamento morale della Chiesa Cattolica Romana riguardo i principi collegati alla vita - concepimento, matrimonio, morte e sessualità - devono essere portati in un fraterno allineamento con le prospettive, i desideri e le pratiche del mondo intero. Altrimenti come potrebbero i membri di questa Chiesa proclamare di essersi aperti ai loro fratelli e sorelle?" (pp. 680-681).
Malachi Martin, The Keys of This Blood, Simon and Schuster, 1990.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.