ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 3 settembre 2013

IL TARCISIONE DI FERRAGOSTO

1. A PRANZO COL PAPA FRANCESCO A FERRAGOSTO L’ULTIMO SFOGO DI BERTONE: “SE NESSUNO QUI IN VATICANO MI DIFENDE DA CHI MI HA DEFINITO CORROTTO, È MEGLIO FINIRLA QUI” - 2. IL TARCISIONE DI FERRAGOSTO E’ PROFONDAMENTE FERITO DAI TWEET PESANTI COME PIETRE SPARATI IL 28 E IL 29 FEBBRAIO 2012 DALLA TRENTENNE FRANCESCA IMMACOLATA CHAOUQUI, NOMINATA, A SORPRESA, IL 19 LUGLIO SCORSO DA BERGOGLIO MEMBRO DELLA COMMISSIONE DI INCHIESTA SULLE FINANZE VATICANE: “BERTONE È UN CORROTTO. PARE CHE CI SIA DI MEZZO L’ARCHIVIO SEGRETO E UN’AZIENDA VENETA” - 3. A GETTARE SALE SULLA FERITA DEL CARDINALE ANCHE LA “TIEPIDA” DIFESA DEL VATICANO - 4. BERGOGLIO, CONFERMANDO AL LORO POSTO TUTTI GLI ALTRI MEMBRI DELLA SEGRETERIA DI STATO DI BERTONE, HA RIFILATO UN ULTERIORE SCHIAFFO AL CARDINALE -

1. L'ULTIMO SFOGO DI BERTONE CON FRANCESCO: "NESSUNO MI DIFENDE, MEGLIO FINIRLA QUI"
Orazio La Rocca per "La Repubblica"
BERTONE-BERGOGLIOBERTONE-BERGOGLIO
«Se nessuno qui in Vaticano mi difende da chi mi ha definito corrotto, è meglio finirla qui». Il cardinale Tarcisio Bertone lo dice con grande fermezza nel corso del pranzo consumato lo scorso Ferragosto nella residenza pontificia di Castel Gandolfo, alla presenza di papa Francesco, del cardinale Angelo Sodano, suo predecessore e attuale decano del Collegio cardinalizio, e del vescovo Marcello Semeraro, segretario della commissione degli 8 cardinali istituita da Bergoglio per studiare la riforma della Curia.
CARDINALE TARCISIO BERTONECARDINALE TARCISIO BERTONE
Bertone, però, stando a voci filtrate dai Sacri Palazzi, durante il pranzo di Ferragosto ha poca voglia di parlare di riforme perché da giorni sulla stampa circolano i contenuti di alcuni tweet al vetriolo pubblicati nei mesi precedenti dalla trentenne Francesca Immacolata Chaouqui, nominata, a sorpresa, il 19 luglio scorso da Bergoglio membro della Commissione di inchiesta sulle finanze vaticane.
Nomina che ha subito portato irritazione in Vaticano appena i giornali ricordarono che in quei tweet - pubblicati il 28 e il 29 febbraio 2012 - il segretario di Stato veniva duramente attaccato: «Bertone è un corrotto - sosteneva la neo commissaria pontificia - pare che ci sia di mezzo l'archivio segreto e un'azienda veneta».
PAPA FRANCESCO BERGOGLIOPAPA FRANCESCO BERGOGLIO
Parole pesanti come pietre che hanno colpito l'allora Segretario di Stato, non solo per il contenuto - è stato fatto notare ai commensali nel pranzo del 15 agosto - ma soprattutto perché «dette da una persona nominata dal Papa». Giudizi che, confida il porporato, «mi hanno ferito profondamente».
Ma a gettare sale sulla ferita del cardinale è stata anche - a suo dire - la "tiepida" reazione delle fonti vaticane e della stampa cattolica. Ad eccezione di un breve intervento del portavoce della Sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi: «Nessun commento particolare su quanto pubblicato, non mi sembrano cose che non si sapessero già. Ma è da verificare che siano tutte vere».
Intervento che, evidentemente, Bertone ha giudicato piuttosto "debole" e "poco convincente". Da qui la richiesta di vedere anticipati i tempi della nomina del successore «se nessuno mi difende dall'accusa di essere corrotto». E forse proprio per queste lamentele, il Papa ha annunciato con un mese e mezzo di anticipo il nuovo segretario di Stato, Pietro Parolin.
papagandolfoPAPAGANDOLFO
Confermando, però, tutti gli altri membri della stessa Segreteria di Stato che lavoravano col cardinale. Un gesto visto in Vaticano come una ulteriore beffa per Bertone, il quale forse non a caso domenica scorsa a Siracusa si è lamentato di essere stato «vittima di corvi e vipere pur avendo lavorato positivamente al servizio della Chiesa».
2. "CHI FA CHIACCHIERE UCCIDE I FRATELLI" - L'ANATEMA DEL PAPA SUI VELENI NELLA CHIESA
Paolo Rodari per "La Repubblica"
PAPACASTEL GANDOLFOPAPACASTEL GANDOLFO
Con ieri sono tornate le omelie del mattino di papa Francesco. Pronunciate a braccio, prendono spunto sempre dal Vangelo del giorno. Riflessioni il cui destinatario soltanto in apparenza è l'indistinto orbe cattolico. In realtà, Jorge Mario Bergoglio non parla mai a caso. Così ieri quando, a sorpresa, commentando san Luca ha detto: «Quelli che in una comunità fanno chiacchiere sui fratelli, sui membri della comunità, vogliono uccidere».
CASTEL GANDOLFOsCASTEL GANDOLFOS
Parole pronunciate dopo che soltanto meno di ventiquattro ore prima era stato il cardinale Tarcisio Bertone, "premier" vaticano uscente, a sfogarsi in quel di Siracusa e a dire che chi negli ultimi due anni gli ha rovesciato addosso critiche è «un intreccio di corvi e vipere».
CARDINALE ANGELO SODANOCARDINALE ANGELO SODANO
Parole pesanti che l'Osservatore Romano di oggi ha riportato però soltanto in parte.
A chi si riferiva Francesco quando stigmatizzava il «chiacchiericcio », espressione coniata dal decano Angelo Sodano il 4 aprile 2010 in un'occasione storica, il saluto fuori protocollo alla Messa di Pasqua quando lo scandalo pedofilia scuoteva la Chiesa universale («Non lasciamoci influenzare dal chiacchiericcio del momento», disse)? Difficile rispondere.
FRANCESCA IMMACOLATA CHAOUQUIFRANCESCA IMMACOLATA CHAOUQUI
Di certo c'è che Bergoglio è il Papa che vuole portare il Vaticano fuori da Vatileaks, la stagione delle dicerie e dei veleni fra bande ecclesiastiche nemiche, quel mormorio di curia che secondo molti ha, nei fatti, ucciso il pontificato di Joseph Ratzinger. E poi ci sono i 45 giorni di proroga concessi a Bertone, che possono divenire uno stillicidio se le maldicenze non hanno fine. Insieme, c'è anche l'ammissione dello stesso Francesco nel discorso fatto a braccio ai seminaristi il 6 luglio scorso: «Anche io sono caduto in questo - nelle «chiacchiere », ndr -. Tante volte l'ho fatto, tante volte! E mi vergogno! Mi vergogno di questo! Non sta bene farlo: andare a fare chiacchiere».
FRANCESCA IMMACOLATA CHAOUQUIFRANCESCA IMMACOLATA CHAOUQUI
La curia romana che ha in mente Bergoglio deve essere altra cosa. Lo ha detto lo stesso Pontefice sul volo che lo riportava in Italia da Rio de Janeiro lo scorso luglio: «Credo che la curia sia un poco calata dal livello che aveva un tempo, di quei vecchi curiali... il profilo del vecchio curiale, fedele, che faceva il suo lavoro.
francesca immacolata chaouquiFRANCESCA IMMACOLATA CHAOUQUI
Abbiamo bisogno di queste persone. Credo... ci sono, ma non sono tanti come un tempo. Il profilo del vecchio curiale: io direi così. Dobbiamo averne di più, di questi». Le ultime nomine del Papa vanno in questa direzione. Non solo Pietro Parolin, nuovo segretario di Stato lontano dai giochi di potere, ma anche altri. Francesco prova a impiantare una curia fatta di uomini al servizio della Chiesa, e non di arrampicatori e carrieristi. Tanto che si dice che dopo la cacciata di alcuni fra i dirigenti dello Ior, altri dirigenti di altri dicasteri economici potrebbero presto lasciare. E da prelati con incarichi importanti potrebbero tornare a fare i semplici preti, in parrocchie lontane da Roma.
PADRE FEDERICO LOMBARDIPADRE FEDERICO LOMBARDIPietro ParolinPIETRO PAROLIN
Certo, non tutti i dimissionari tornano indietro per demeriti. Per Francesco, infatti, la missione nel mondo vale tanto quanto - c'è chi dice di più - quella svolta nelle istituzioni ecclesiastiche. Per questo, ad esempio, seppure inusuale non stupisce l'"arretramento" per volere papale di monsignor Paolo Mancini, già segretario generale del Vicariato di Roma, a semplice parroco di via Gallia, dove nella capitale sorge la chiesa della Natività di Nostro Signore Gesù Cristo. Torna a fare ciò che più ama fare: il parroco fra la gente. E non vi torna per demeriti.
Così monsignor Guido Pozzo. Era elemosiniere del Papa, incarico che porta alla porpora. Francesco l'ha rimandato nella sua vecchia "casella", capo di Ecclesia Dei, l'organismo incaricato di trattare coi lefebvriani. Il sacerdozio è un servizio, insomma. E va svolto dove più è necessario.
JORGE MARIO BERGOGLIO ARCIVESCOVO DI BUENOS AIRES jpegJORGE MARIO BERGOGLIO ARCIVESCOVO DI BUENOS AIRES JPEG
Contro il chiacchiericcio Francesco sa bene che esiste una strada che se ben utilizzata può essere utile. Il ritorno dei laici oltre il Tevere, come dimostrano le commissioni per le riforme di vari settori della curia riempite dal Papa argentino proprio di laici. Oppure il fatto che uno fra i suoi principali consiglieri in curia sia un laico, il segretario della Commissione per l'America Latina Guzmán Carriquiry.
JOSEPH RATZINGER PAPA BENEDETTO XVIJOSEPH RATZINGER PAPA BENEDETTO XVI
Vatileaks, fra le tante sue sfaccettature, è anche la storia della difficoltà di molti curiali a raggiungere papa Benedetto XVI. Per fargli conoscere il proprio punto di vista, o ciò che ai loro occhi era importante egli sapesse, diffondevano notizie riservate all'esterno colpevolmente incuranti dei crimini che commettevano.
Francesco contro questo modo di fare ha adottato una strategia semplice: ha aperto le porte del proprio appartamento. Santa Marta, non a caso, è un albergo, o un «convitto» come egli ama chiamarlo. Un luogo di passaggio per cardinali e vescovi, dove non c'è nemmeno bisogno di un maggiordomo personale. Bastano, e avanzano, i due segretari e, soprattutto, il personale addetto dello stesso albergo.
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/1-a-pranzo-col-papa-francesco-a-ferragosto-lultimo-sfogo-di-bertone-se-nessuno-62057.htm

Tutto Bertone parola e veleni

di 
Se ne va, sbattendo la porta, il Segretario di Stato Tarcisio Bertone. Lanciando strali a destra e sinistra, mentre papa Francesco – quasi a frenarlo – ha ribadito ieri “quanto male fanno le chiacchiere nella Chiesa”. Il Signore, ha detto il papa, “ci aiuti a superare divisioni e personalismi”. Lo scandalo Vatileaks (pur non nominato) ha scoperchiato troppi peccati. Ammonisce Francesco: “Quanto danno fa l’essere parte di interessi meschini”. Domenica a Siracusa, al Santuario della Madonna delle Lacrime – mai nome fu più appropriato – il porporato si è lamentato del clima, che ha trovato in Curia nei sette anni di comando. “Un intreccio di corvi e di vipere”. Mai un Segretario di Stato aveva accompagnato il suo avvicendamento con tanti sassolini buttati all’impazzata. In Vaticano lo sport del lunedì negli uffici è stato quello di decrittare le sue frasi e scovare le allusioni dello sfogo bertoniano. Forse, più in là, seguiranno altre frecciate
Vipere.
L’“Oscar” va automaticamente a Francesca Immacolata Chaouqui, la trentunenne esperta di pubbliche relazioni, inserita dal papa nella Commissione per la riforma finanziaria del Vaticano. Nei suoi tweet prima della nomina aveva definito Bertone “corrotto” e dell’ex ministro Giulio Tremonti aveva strologato: “Gli hanno chiuso il conto allo Ior perché è gay”. (Querela in arrivo). La Chaouqui, vicina all’Opus Dei, rappresenta un mistero, perché nessuno è riuscito a capire a che titolo sia stata raccomandata.
“Certamente ho avuto i miei difetti. Se dovessi ripensare adesso a certi momenti agirei diversamente”.
Di sicuro il porporato non ripeterebbe ciò che disse in Cile nell’aprile 2010 e cioè essere stato dimostrato che “esiste un legame tra omosessualità e pedofilia… Questa è la verità e là sta il problema”. In tempi più vicini il Segretario di Stati uscente non si cimenterebbe probabilmente di nuovo nella creazione di un polo sanitario cattolico comprendente il San Raffaele, il Gemelli, il Bambin Gesù e l’ospedale di Padre Pio a San Giovanni Rotondo. Come gli venne in mente dopo la morte di don Verzé.
“Ci sono state vicende che ci sono sfuggite anche perché quei problemi erano come ‘sigillati’ all’interno della gestione di certe persone non in collegamento con la Segreteria di Stato”.
Frase piuttosto contorta, ma chiarissima per gli addetti ai lavori. Bertone ce l’ha con il cardinale Castrillon Hoyos, che istruì la pratica dei vescovi lefebvriani da riabilitare, togliendo loro la scomunica, sorvolando tranquillamente sul fatto che mons. Williamson era un notorio antisemita. Anche la nomina ad arcivescovo di Varsavia di un presule, ex spia comunista dei servizi polacchi, per il cardinale andrebbe messa a carico della Congregazione dei Vescovi.
Un intreccio di corvi.
Preso di mira non è solo Paolo Gabriele, ma la fronda vaticana che ha favorito e coperto la fuga di notizie. E anche i corvetti a latere, che già nell’agosto 2011 avevano con lettere anonime denunciato il siluramento di mons. Viganò – che intendeva scoperchiare la corruzione negli appalti in Vaticano – e le altre gole profonde che hanno contattato i giornali nell’anno fatale dei Vatileaks. Bertone sa molte cose dopo che la gendarmeria vaticana fece una prima indagine interna.
Il Segretario di Stato è il primo collaboratore del Papa, un esecutore leale e fedele dei compiti che gli vengono affidati.
Qui Bertone ha ragione. Se ha peccato è stato anche per fedeltà ad oltranza. Tra le cose del “bilancio positivo”, che lui rivendica, che lui rivendica c’è l’opera di paziente e attenta di ricucitura con il mondo islamico dopo la crisi seguita al discorso di Regensburg di Benedetto XVI nel 2006, condito di accuse a Maometto.Il Segretario di Stato ha cercato anche invano di convincere papa Ratzinger ad adottare per la preghiera del Venerdì Santo nella messa tridentina la formula sugli ebrei, scelta da Paolo VI. Non riuscito nel suo intento. Benedetto XVI ha voluto inventare una nuova formula caratterizzata da un proselitismo escatologico, facendo prontamente scoppiare un conflitto con l’ebraismo.
“Ci sono stati tanti problemi… mi hanno rovesciato addosso accuse”.
Critiche e polemiche sono esplose sulla stampa in tutto il mondo. Ma in una cosa Bertone è nel giusto. Chi tra le teste pensanti del cattolicesimo italiano lo ha spesso criticato alle spalle, non ha mai preso posizione pubblicamente sui gravi errori del pontificato ratzingeriano. Avrebbero anche potuto aiutarlo, in fondo.

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