clip_image001[1]
Ad ogni momento sembra spuntare una nuova grande crisi in Italia e nel mondo.
Eppure è sempre la stessa crisi dell’uomo occidentale ex-cristiano nella sua apostasia.
Essa si allarga, indicando ai veri cristiani che ogni nuovo crollo non può che essere legato alla stessa agonia del Cristianesimo per opera della Rivoluzione. Questo il nome del processo innescato dall’Avversario di Dio e dell’uomo, che è giunto a eleggere i suoi illuminati nella sede di Roma.

Il Papa Pio XII descriveva il processo rivoluzionario in questi termini:
Noi ben sappiamo quali minacciose nubi si addensano sul mondo, e solo il Signore Gesù conosce la Nostra continua trepidazione per la sorte di una umanità, di cui Egli, Supremo Pastore invisibile, volle che Noi fossimo visibile padre e maestro. Essa intanto procede per un cammino che ogni giorno si manifesta più arduo, mentre sembrerebbe che i mezzi portentosi della scienza dovessero, non diciamo «cospargerlo di fiori», ma almeno diminuire, se non addirittura estirpare, la congerie di triboli e di spine che lo ingombrano… Oh, non chiedeteCi qual è il «nemico», né quali vesti indossi. Esso si trova dappertutto e in mezzo a tutti; sa essere violento e subdolo. In questi ultimi secoli ha tentato di operare la disgregazione intellettuale, morale, sociale dell’unità nell’organismo misterioso di Cristo. Ha voluto la natura senza la grazia; la ragione senza la fede; la libertà senza l’autorità; talvolta l’autorità senza la libertà. È un «nemico» divenuto sempre più concreto, con una spregiudicatezza che lascia ancora attoniti: Cristo sì, Chiesa no. Poi: Dio sì, Cristo no. Finalmente il grido empio: Dio è morto; anzi: Dio non è mai stato. Ed ecco il tentativo di edificare la struttura del mondo sopra fondamenti che Noi non esitiamo ad additare come principali responsabili della minaccia che incombe sulla umanità: un’economia senza Dio, un diritto senza Dio, una politica senza Dio. Il «nemico» si è adoperato e si adopera perché Cristo sia un estraneo nelle Università, nella scuola, nella famiglia, nell’amministrazione della giustizia, nell’attività legislativa, nel consesso delle nazioni, là ove si determina la pace o la guerra. Esso sta corrompendo il mondo con una stampa e con spettacoli, che uccidono il pudore nei giovani e nelle fanciulle e distruggono l’amore fra gli sposi; inculca un nazionalismo che conduce alla guerra. Voi vedete, diletti figli, che non è Attila a premere alle porte di Roma; voi comprendete che sarebbe vano, oggi, chiedere al Papa di muoversi e andargli incontro per fermarlo e impedirgli di seminare la rovina e la morte. Il Papa deve, al suo posto, incessantemente vigilare e pregare e prodigarsi, affinché il lupo non finisca col penetrare nell’ovile per rapire e disperdere il gregge (cfr. Io. 10, 12). (*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, 12-X-52)

Quale veste ha indossato ultimamente questo «nemico» modernista?
Si può pensare che Pio XII lasciando chiaro che ; «il Papa deve, al suo posto, incessantemente vigilare e pregare e prodigarsi, affinché il lupo non finisca col penetrare nell’ovile per rapire e disperdere il gregge», temeva la «scalata» che stava per rovinare la Chiesa e la Cristianità dopo di lui? Sì, perché morto nel 1958 è stato rimpiazzato da Roncalli che ha aperto porte e finestre della Chiesa proprio all’aria fetida che promanava dall’opera di quel «nemico». Basterebbe ricordare nel piano politico il suo «patto scellerato» col potere comunista mondiale, già iniziato dal suo comparsa Montini (come descritto nel mio libro del 2010 di «breve» pubblicazione Christus Rex (?) «Giovanni XXIII, un enigma epocale, presentato da Franco Bellegrandi»).
Tale veste pontificale è stata poi indossata da Montini, divenuto Paolo 6º nell’onda di quelle aperture al culto dell’uomo nel mondo, all’ONU, alle Logge, agli Ebrei e ad ogni guerriglia armata o culturale.
L’apertura agli «opposti» è continuata poi seguendo la formazione antroposofica rapsodica del polacco Wojtyla, che aprì lo stesso concetto di «redenzione» a tutti, anche a quanti non ne volevano sapere, poiché Dio si sarebbe incarnato – in un certo modo – in tutti gli uomini (vedi «La strana teologia di Giovanni Paolo II», J. Dormann ; 1987). Quindi… seguì l’apertura a tutte le religioni ad Assisi!
In seguito fu eletto il sofisticato teologo luterano-illuminista, che da consulente conciliare era riuscito ad introdurre quel famigerato «subsistit in» per cui la Chiesa Cattolica veniva ridotta a ramo di quel grande albero massonico della «religione più universale». Lui non ha baciato il Corano come il predecessore, ma ha elargito altri baci agli ebrei e mussulmani fino alla spossatezza, quando ha passato la mano a Jorge Mario Bergoglio. Costui, che si dice Francesco, è davvero impegnato a baciare grandi nuove aperture programmate al bacio finale. Intanto rappresenta, più che un pontefice, l’esemplare dell’uomo dalla coscienza rinnovata dalla gran rivoluzione culturale del dialogo e della tolleranza insuperabile e irreversibile Vaticano 2º. E mentre Bergoglio lo predica a Roma il cardinale Burke in America biasima proprio questo rischio.
Così si capisce il terribile commento di San Tommaso alla IIª Epistola ai Tessalonicesi, per cui la grande apostasia avverrà nella chiesa che riceve l’Anticristo a braccia aperte.
L’occupazione del Soglio di Pietro da parte di un falso cristo
Si tratta di capire dalla persona stessa quale il suo pensiero, così come, dai documenti del Vaticano 2º si può capire che essi rappresentano una tacita rinuncia alla Fede cattolica, come insegnata da 260 Papi e da 20 Concili ecumenici.
Qui seguiremmo la recente intervista di Bergoglio attraverso una nostra recensione della breve analisi di LouieVerrecchio** in «An X-Ray of Francis’ Interview», pubblicato da «Tradition in Action», che, dalle sue parole, ne deduce il suo programma.
Ciò servirà, più che ad approfondire le idee pellegrine di un simulacro papale, a capire quel che rappresenta, cioè il pensiero decadente dell’uomo contemporaneo irretito da tutti i miasmi di una grande decadenza culturale e religiosa di marchio ecumenista.
1- Francesco si confessa: a disaggio nell’esercizio dell’autorità (non è mai stato di destra, cioè, lo spaventano le naturali gerarchie e la necessaria autorità!) ;
2- come conseguenza vuole aprire all’invenzione conciliare della «collegialità» (che ripiega su un democratismo caotico aperto alle rivoluzioni);
3- confessa che assumere l’autorità di Cristo come Pontefice romano urta, più che con la sua indole, con la sua «ecclesiologia conciliare»;
4- perciò vive il dilemma della dicotomia tra ortodossia e ortoprassi; tra fede e pratica; tra dottrina e spiritualità;
5- sembra voler anticipare una visione di «chiesa» ancora non «sperimentata» nel sentimento delle grandi masse;
6- come i predecessori, non intende che la realtà (il fumo di Satana e la vistosa auto-demolizione clericale, interferisca nelle sue assolute certezze, riposte nel Vaticano 2º!;
7- perciò la sua determinazione a lodarlo e trattarlo come se fosse il sunto della vera dottrina, per cui è ostile a quanti osano vedere il contrasto delle disastrose innovazioni causate da esso, prima di tutto nella Liturgia, poi nella Dottrina di sempre;
8- quindi la sua aperta ostilità verso i Cattolici tradizionali risale a questa sua radicale «ecclesiologia conciliare»;
9- Ecco che Bergoglio dimostra di credere che l’insegnamento cattolico va adeguato alla vita del mondo e non il contrario, inoltre, che la Chiesa non deve formare l’uomo, ma piuttosto il contrario e cioè che l’uomo forma l’insegnamento della Chiesa;
10- Per finire dimostra tutto il suo modernismo col reinterpretare San Vincenzo di Lerino sulla continuità dottrinale, accusata di formare un blocco, una verità piena, il che considera sbagliato, rivelando così il pensiero spiccatamente modernista accusato nella «Pascendi» e formulato nella professione di fede che è un voto solenne.
Giuramento antimodernista:
«Mi dichiaro infine del tutto estraneo ad ogni errore dei modernisti, secondo cui nella sacra tradizione non c’è niente di divino o peggio ancora lo ammettono ma in senso panteistico, riducendolo ad un evento puro e semplice analogo a quelli ricorrenti nella storia, per cui gli uomini con il proprio impegno, l’abilità e l’ingegno prolungano nelle età posteriori la scuola inaugurata da Cristo e dagli apostoli.
Mantengo pertanto e fino all’ultimo respiro manterrò la fede dei padri nel carisma certo della verità, che è stato, è e sempre sarà nella successione dell’episcopato agli apostoli, non perché si assuma quel che sembra migliore e più consono alla cultura propria e particolare di ogni epoca, ma perché la verità assoluta e immutabile predicata in principio dagli apostoli non sia mai creduta in modo diverso né in altro modo intesa. Mi impegno ad osservare tutto questo fedelmente, integralmente e sinceramente e di custodirlo inviolabilmente senza mai discostarmene né nell’insegnamento né in nessun genere di discorsi o di scritti. Così prometto, così giuro, così mi aiutino Dio e questi santi Vangeli di Dio.

Evidentemente Jorge Mario Bergoglio non vuole né può onestamente pronunciare questo voto e nemmeno quello del Papa eletto per la continuità della Chiesa.
La sua «strategia popolaresca» fa leva proprio sul sentimentalismo pauperista più decadente, che non ha niente da spartire con la Fede nella Religione dei Santi e dei Martiri imitatori di Gesù Cristo. Quel che vuole è rappresentare «l’uomo nuovo» della Rivoluzione conciliare.
Siamo dunque al «culto dell’uomo» che occupa il Luogo Santo di Dio per assumere l’Autorità divina dopo aver superato l’ostacolo del «katéchon»;
e il Papato che si oppone all’avanzata dell’apostasia generale, gran levatrice del potere dell’Anticristo, è «liquidato» dalle parole buoniste, per meglio sedurre, di chi indossa le vesti del dolce Gesù in terra, ma è avverso alla Verità che Lui ci ha trasmesso.
Noi di certo preferiamo tornare alle parole di speranza dell’ultimo Papa cattolico:
Allora, mentre gli empi continuano a diffondere i germi dell’odio, mentre gridano ancora: «Non vogliamo che Gesù regni sopra di noi»: « nolumus hunc regnare super nos » (Luc. 19, 15), un altro canto si leverà, canto di amore e di liberazione, spirante fermezza e coraggio. Esso si leverà nei campi e nelle officine, nelle case e nelle strade, nei parlamenti e nei tribunali, nelle famiglie e nella scuola… Portate dappertutto la vostra azione illuminatrice e vivificatrice. E sia il vostro canto un canto di certezza e di vittoria. Christus vincit! Christus regnat! Christus imperat!
*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, 12-X-52
 Quattordicesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1952 – 1° marzo 1953, pp. 357 – 362
 Tipografia Poliglotta Vaticana
 ** Louie Verrecchio is an author, columnist and speaker living and working in the Archdiocese of Baltimore, MD. The Founder and President of Salve Regina Publications, he is one of Catholic News Agency’s longest running columnists (since April 2009).
L’EDITORIALE DEL VENERDI
di Arai Daniele
 http://www.agerecontra.it/public/pres30/?p=13050