Con la nomina, effettiva dal 15 ottobre, del diplomatico veneto Pietro Parolin, nunzio apostolico in Venezuela e profondo conoscitore della “macchina” vaticana (avendo ricoperto la carica di sottosegretario ai rapporti con gli Stati dal 2002 al 2009), ha avuto inizio, in maniera significativa, la riforma della curia da parte di Papa Francesco.
Una riforma tanto cara a Benedetto XVI tanto che, secondo alcuni, alla base delle sue dimissioni vi sarebbe proprio la convinzione di non avere la forza per portare avanti una siffatta riforma. L’uscita di scena (comunque attesa) del cardinale Tarcisio Bertone, preceduta da alcune nomine non meno importanti (come la “rimozione” di mons.Sciacca dalla guida del Governatorato) segna un’accelerazione in quel processo di riforma della curia romana che vede nella commissione dei saggi, presieduta dal cardinale Maradiaga (tra l’altro in corsa sino all’ultimo per la sostituzione di Bertone), il principale punto di riferimento. E proprio in vista di questa attesa riforma, in Vaticano oggi è tempo di bilanci.
La “convocazione” della curia da parte di Papa Francesco
La riforma della curia, in realtà, ricopriva la prima posizione nella lista personale di Papa Francesco relativa alle priorità del pontificato. Gli scandali finanziari che hanno colpito lo Ior, la banca vaticana, hanno costretto il successore di Benedetto XVI a rivedere il proprio “programma” di pontificato. Ed ora Papa Francesco, dopo avere impostato le linee guida di una possibile riforma delle finanze vaticane, può finalmente dedicarsi alla struttura curiale. E’ quindi in quest’ottica che deve leggersi l’incontro di questa mattina tra il pontefice ed i suoi più stretti collaboratori. Alle ore 10, infatti,Papa Francesco ha convocato una sorta di Consiglio dei Ministri al quale parteciperanno i responsabili delle Congregazioni e dei Pontifici consigli, i cardinali presenti a Roma e gli arcivescovi. All’incontro sarà presente anche il cardinale Bertone, che rimarrà in carica come Segretario di Stato sino al 15 ottobre. Come evidenziato dalvaticanista de La Stampa Marco Tosatti, la lettera di invito inviata ai partecipanti, che proviene direttamente dalla Prefettura della Casa Pontificia, “non offre una vera e propria agenda suddivisa per punti” anche se lo scopo della riunione sarà quello di fare un primo bilancio di questi mesi di pontificato.
La riforma della curia, in realtà, ricopriva la prima posizione nella lista personale di Papa Francesco relativa alle priorità del pontificato. Gli scandali finanziari che hanno colpito lo Ior, la banca vaticana, hanno costretto il successore di Benedetto XVI a rivedere il proprio “programma” di pontificato. Ed ora Papa Francesco, dopo avere impostato le linee guida di una possibile riforma delle finanze vaticane, può finalmente dedicarsi alla struttura curiale. E’ quindi in quest’ottica che deve leggersi l’incontro di questa mattina tra il pontefice ed i suoi più stretti collaboratori. Alle ore 10, infatti,Papa Francesco ha convocato una sorta di Consiglio dei Ministri al quale parteciperanno i responsabili delle Congregazioni e dei Pontifici consigli, i cardinali presenti a Roma e gli arcivescovi. All’incontro sarà presente anche il cardinale Bertone, che rimarrà in carica come Segretario di Stato sino al 15 ottobre. Come evidenziato dalvaticanista de La Stampa Marco Tosatti, la lettera di invito inviata ai partecipanti, che proviene direttamente dalla Prefettura della Casa Pontificia, “non offre una vera e propria agenda suddivisa per punti” anche se lo scopo della riunione sarà quello di fare un primo bilancio di questi mesi di pontificato.
Verso l’incontro del 1 ottobre
C’è grande attesa per l’incontro che Papa Francesco avrà ad inizio ottobre con il gruppo degli otto saggi incaricati di consigliarlo nella riforma della Chiesa. E la vaghezza con la quale cardinali ed arcivescovi sono stati convocati oggi in Vaticano lascia presagire che l’incontro di questa mattina non riguarderà solamente il bilancio dei primi sei mesi di pontificato. Papa Francesco potrebbe infatti decidere di non aspettare la data del 1 ottobre e, come supposto da Marco Tosatti, “potrebbe cogliere l’occasione dell’incontro per fare qualche annuncio in relazione alla futura organizzazione degli organi centrali della curia”. Una riforma, quella della curia, che in realtà è già iniziata con la nomina di Parolin al vertice della Segreteria di Stato. Un’improvvisa accelerazione che ha fatto seguito all’incontro tra Bertone ed il Papa a fine agosto. Un incontro nel quale il Segretario di Stato avrebbe chiesto alcune garanzie precise nell’eventualità di una sua sostituzione convincendo così il Papa ad accelerare il ricambio.
C’è grande attesa per l’incontro che Papa Francesco avrà ad inizio ottobre con il gruppo degli otto saggi incaricati di consigliarlo nella riforma della Chiesa. E la vaghezza con la quale cardinali ed arcivescovi sono stati convocati oggi in Vaticano lascia presagire che l’incontro di questa mattina non riguarderà solamente il bilancio dei primi sei mesi di pontificato. Papa Francesco potrebbe infatti decidere di non aspettare la data del 1 ottobre e, come supposto da Marco Tosatti, “potrebbe cogliere l’occasione dell’incontro per fare qualche annuncio in relazione alla futura organizzazione degli organi centrali della curia”. Una riforma, quella della curia, che in realtà è già iniziata con la nomina di Parolin al vertice della Segreteria di Stato. Un’improvvisa accelerazione che ha fatto seguito all’incontro tra Bertone ed il Papa a fine agosto. Un incontro nel quale il Segretario di Stato avrebbe chiesto alcune garanzie precise nell’eventualità di una sua sostituzione convincendo così il Papa ad accelerare il ricambio.
Quale curia per Papa Francesco?
Saranno gli otto cardinali, rappresentanti dell’universalità della Chiesa, a predisporre un progetto di riforma della curia. Numerose sono le speculazioni intorno alla possibile riforma della curia e dello Ior tanto che il Sostituto della Segreteria di Stato Angelo Becciu qualche tempo fa affermò, in un’intervista all’Osservatore Romano, che “il Papa non ha ancora incontrato il gruppo di consiglieri che si è scelto e già in consigli piovono”. Un’idea, quella di affidarsi ad un gruppo di consiglieri, criticata da ampia parte del mondo tradizionalista per il quale la scelta di dotarsi di un gruppo di cardinali metterebbe in dubbio il primato del Papa. Ma come cambiare, dunque, una curia che viene spesso accusata di “arcaicità” e di essere di “ostacolo al ministero petrino mentre dovrebbe rappresentare il vero staff del Papa”?
Saranno gli otto cardinali, rappresentanti dell’universalità della Chiesa, a predisporre un progetto di riforma della curia. Numerose sono le speculazioni intorno alla possibile riforma della curia e dello Ior tanto che il Sostituto della Segreteria di Stato Angelo Becciu qualche tempo fa affermò, in un’intervista all’Osservatore Romano, che “il Papa non ha ancora incontrato il gruppo di consiglieri che si è scelto e già in consigli piovono”. Un’idea, quella di affidarsi ad un gruppo di consiglieri, criticata da ampia parte del mondo tradizionalista per il quale la scelta di dotarsi di un gruppo di cardinali metterebbe in dubbio il primato del Papa. Ma come cambiare, dunque, una curia che viene spesso accusata di “arcaicità” e di essere di “ostacolo al ministero petrino mentre dovrebbe rappresentare il vero staff del Papa”?
Il ruolo del cardinale Coccopalmerio
E’ probabile che un ruolo di primo piano in questo processo possa essere svolto dal cardinale lombardo Francesco Coccopalmerio, anche se, secondo alcuni, il suo mancato inserimento all’interno del gruppo degli otto saggi ne rappresenterebbe, di fatto, una bocciatura. Nel corso delle Congregazioni generali che hanno preceduto il conclave girava insistentemente una bozza di riforma che prevedeva l’istituzione di una figura chiave: quella del moderator curiae, che già esiste all’interno delle maggiori diocesi. Una sorta di “direttore generale” come il cardinale stesso la definisce “con il compito di far funzionare la Chiesa, di farla funzionare al meglio”. Una figura diversa dal segretario di Stato che, nell’idea di Papa Francesco, dovrà occuparsi solamente di politica internazionale. Il tutto, ovviamente, nell’ottica di una riforma “gesuitica” della Curia, improntata, cioè, alla struttura della Compagnia di Gesù, alla quale il Papa stesso appartiene: accanto al Preposito generale, dieci assistenti nominati dalla Congregazione generale che coordinano gruppi di province omogenee per lingua e nazionalità.
E’ probabile che un ruolo di primo piano in questo processo possa essere svolto dal cardinale lombardo Francesco Coccopalmerio, anche se, secondo alcuni, il suo mancato inserimento all’interno del gruppo degli otto saggi ne rappresenterebbe, di fatto, una bocciatura. Nel corso delle Congregazioni generali che hanno preceduto il conclave girava insistentemente una bozza di riforma che prevedeva l’istituzione di una figura chiave: quella del moderator curiae, che già esiste all’interno delle maggiori diocesi. Una sorta di “direttore generale” come il cardinale stesso la definisce “con il compito di far funzionare la Chiesa, di farla funzionare al meglio”. Una figura diversa dal segretario di Stato che, nell’idea di Papa Francesco, dovrà occuparsi solamente di politica internazionale. Il tutto, ovviamente, nell’ottica di una riforma “gesuitica” della Curia, improntata, cioè, alla struttura della Compagnia di Gesù, alla quale il Papa stesso appartiene: accanto al Preposito generale, dieci assistenti nominati dalla Congregazione generale che coordinano gruppi di province omogenee per lingua e nazionalità.
Francesco convoca i capi dicastero della Curia
Oggi vertice in Vaticano con Papa Francesco
MARCO TOSATTIROMAFrancesco chiama a raccolta i suoi più diretti collaboratori, per discutere della situazione della Chiesa – e forse anche dei suoi organi centrali – in questi primi mesi dall'elezione. E a questo scopo ha convocato un "vertice" straordinario in Vaticano per oggi. Sono stati chiamati a partecipare a questo insolito "Consiglio dei Ministri", fissato per le ore 10 nell'Aula del Bologna, i responsabili delle Congregazioni e dei Pontifici Consigli, cardinali e arcivescovi.
La lettera di convocazione spedita dalla Prefettura della Casa Pontificia, e non dalla Segreteria di Stato, non offre una vera e propria agenda suddivisa in punti. Nell'invito si afferma, in buona sostanza che l'interessato è invitato a essere presente nell'Aula del Bologna per incontrarsi con il Santo Padre.
Scopo della riunione, che però non sarebbe espressa in termini specifici nella lettra, sarebbe quello di compiere un bilancio di questi mesi. E cioè dei primi sei mesi di pontificato di Francesco. Ma non è chiaro come si svolgerà l'incontro. E' prevedibile che i cardinali, in ordine di anzianità, prenderanno la parola, ed esprimeranno laa loro opinione sulla situazione attaule della Chiesa. Non si sa se il Papa prenderà la parola all'inizio o alla fine, e se risponderà a eventuali domande sulle recenti decisioni e nomine.
Non è escluso, secondo alcuni, che questa vaghezza sia voluta; e cioè che papa Francesco potrebbe cogliere l'occasione dell'incontro per fare qualche annuncio in relazione alla futura organizzazione degli organi centrali della Chiesa. Senza attendere la riunione, fissata per il 1 ottobre, con gli otto cardinali suoi consulenti su questa materia, e rappresentativi di ogni parte del mondo.
Chi pensava infatti che papa Francesco avrebbe atteso quella riunione per dare inizio al rimpasto curiale è stato smentito dalla nomina a Segretario di Stato, del Nunzio in Venezuela, mons. Pietro Parolin; e dalla successiva conferma ai loro posti del Sostituto alla Segreteria di Stato, mons. Becciu; dell'Assessore, mons. Wells; del “Ministro degli Esteri”, Mamberti e del Prefetto della Casa Pontificia, mons. Gaenswein. In pratica la Segreteria di Stato è già stata rinnovata – e blindata – nelle sue strutture attuali, mentre massima è l'incertezza e i'instabilità in tutti gli altri organismi della Curia.
E' probabile comunque che questa convocazione sia da porre in relazione alla riunione che il Papa avrà con gli otto cardinali di tutto il mondo incaricati di studiare la riforma della Curia, e che avverrà all'inizio di ottobre. Vi parteciperà il Segretario di Stato uscente, il cardinale Tarcisio Bertone. E sarà interessante sapere se vi sarà una qualche forma di dibattito sulle decisioni più recenti, fra cui l'istituzione della Commissione di Inchiesta sulle finanze, che ha provocato non poche perplessità all'interno degli organi centrali della Chiesa, anche a causa del profilo personale di alcuni dei suoi membri. Su questi episodi il Papa avrebbe espresso qualche rammarico, nella consapevolezza di non poter tornare in tempi brevi su decisioni appena prese.
http://vaticaninsider.lastampa.it/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/papa-pope-el-papa-vaticano-vatican-27695/
Papa Francesco, la rivoluzione del governo vaticano: incontro con i 21 “ministri”
Nessuno dei cardinali nominati da Ratzinger al vertice della Curia di Roma ha ancora ricevuto la conferma del nuovo papa. E molti non l'avranno. In mattinata il "vertice" nella Santa sede. Incerto il futuro di monsignor Fisichella (Nuova evangelizzazione), in ascesa Attilio Nicora, l'anti-Bertone. Parola d'ordine, "purificare la Chiesa"
“Purificare la Chiesa“. Il programma elettorale di Papa Francesco si condensa tutto in questa frase pronunciata dall’allora cardinale Jorge Mario Bergoglio nelle congregazioni generali dei porporati durante i giorni del preconclave. Ma per purificare la Chiesa dai suoi mali (carrierismo,pedofilia, denaro) non si può non partire dalla Curia romana. Nel cuore del potere vaticano ci sono 21 dicasteri (9 congregazioni e 12 pontifici consigli) con al vertice cardinali e vescovi tutti nominati da Benedetto XVI. Nessuno di essi ha ricevuto fino a oggi da Francesco la conferma definitiva, diversamente da quanto il Papa ha fatto con il cardinale vicario di Roma Agostino Vallini, con il prefetto della Casa Pontificia, Georg Gänswein, e con i principali collaboratori del Segretario di Stato, i ministri dell’interno e degli esteri Giovanni Angelo Becciu e Dominique Mamberti, e i loro vice Peter Brian Wells e Antoine Camilleri.
Non pochi capi dicastero della Curia romana hanno tremato al momento dell’elezione di Papa Francesco, soprattutto coloro che attendono la porpora, scontata sotto il regno di Benedetto XVI e diventata improvvisamente un miraggio dopo il 13 marzo scorso. Dopo averli ricevuti singolarmente in udienza privata tra il Palazzo Apostolico e Casa Santa Marta, stamane Francesco ha incontrato collegialmente tutti i capi dicastero della Curia ereditata da Ratzinger per ascoltare le loro proposte in vista delle riunioni degli otto cardinali scelti dal Papa per riformare la macchina curiale e aiutarlo nel governo della Chiesa.
Ma chi sale e chi scende nella Curia romana con Francesco soprattutto dopo il pensionamento di Tarcisio Bertone? Ha già fatto i bagagli il cardinale Angelo Amato, prefetto della congregazione delle cause dei santi, salesiano come Bertone e a lui legatissimo. L’8 giugno scorso ha compito 75 anni, l’età ecclesiastica della pensione, e ha chiesto al Papa di lasciare il suo incarico. Una decisione dettata anche dalle indagini che, proprio su ordine di Bergoglio, la prefettura degli affari economici della Santa Sede sta effettuando sui conti Ior dei postulatori delle cause di beatificazione e di canonizzazione. Proprio il presidente di questa speciale “Corte dei conti” vaticana, il cardinale Giuseppe Versaldi, già vicario generale di Bertone a Vercelli, in questi primi sei mesi di pontificato di Francesco è riuscito a smarcarsi dal porporato salesiano stabilendo un rapporto di grande fiducia e sintonia con il Papa. Segno eloquente di ciò è stata la promozione che Francesco ha voluto concedere al braccio destro di Versaldi, il dottore commercialista torinesePaolo Ceruzzi, che da “esperto” è stato nominato da Bergoglio consultore della prefettura degli affari economici.
Situazione diametralmente opposta per l’altro “protetto” di Bertone, ovvero il cardinale Domenico Calcagno, che il porporato salesiano ha voluto alla presidenza dell’amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica. Alla sua pensione canonica mancano cinque anni: il tempo giusto per lavorare in un altro dicastero. Sempre più in ascesa, invece, nella cerchia dei cardinali che si occupano di finanza vaticana, l’acerrimo nemico di Bertone, il cardinale Attilio Nicora, saldamente ancorato alla presidenza dell’Autorità di informazione finanziaria della Santa Sede. Dopo essere stata istituita da Benedetto XVI nel dicembre 2010, l’Aif era stata depotenziata da Bertone. L’8 agosto scorso, con un motu proprio estivo, Francesco ha potenziato fortemente l’autorità presieduta da Nicora rispondendo indirettamente al suo ormai ex premier che, dalle montagne della Valle d’Aosta dove era in vacanza, aveva affermato ai microfoni dei giornalisti presenti che “la riforma dello Ior è iniziata già prima di Papa Francesco”.
Scontata la riconferma del cardinale canadese Marc Ouellet, prefetto della congregazione per i vescovi, che in conclave ha fatto confluire i suoi voti su Bergoglio, così come quella del porporato brasiliano João Braz de Aviz, prefetto della congregazione che si occupa dei religiosi, verso il quale il Papa nutre moltissima stima e affetto. Anche il cardinale argentino Leonardo Sandri, prefetto della congregazione per le Chiese orientali, è molto ascoltato da Bergoglio. Con lui Francesco si è voluto confrontare per calibrare gli appelli e le iniziative per la pace in Siria. Scontata anche la riconferma del cardinale polacco Zenon Grocholewski alla guida della congregazione per l’educazione cattolica.
Ha riconquistato numerose posizioni monsignor Gerhard Ludwig Müller, prefetto dellacongregazione per la dottrina della fede, ovvero secondo successore di Ratzinger di cui sta curando l’opera omnia. Dopo la fumata bianca il futuro di Müller a Roma sembrava segnato in modo negativo vista la totale diversità di pensiero con Bergoglio sulla teologia della liberazione. Ma, invece, i due sono riusciti a dialogare in modo proficuo e per Müller si è riaperta la strada per la porpora. Non è andata nello stesso modo per il “piccolo Ratzinger”, ovvero il cardinale Antonio Cañizares Llovera, prefetto della congregazione per il culto divino, che Bergoglio vorrebbe rimandare in Spagna come arcivescovo di Madrid. Stessa sorte, invece, dovrebbe accomunare il cardinale Mauro Piacenza, prefetto della congregazione per il clero, e il cardinale Fernando Filoni, al vertice di Propaganda Fide. Per entrambi il Papa sta valutando incarichi diversi fuori dalla Curia romana.
Per i pontifici consigli dovrebbero essere confermati i cardinali Stanislaw Rylko (laici), Kurt Koch (unità dei cristiani), Peter Kodwo Appiah Turkson (giustizia e pace), Robert Sarah (“Cor Unum”), Jean-Louis Tauran (dialogo interreligioso) e Gianfranco Ravasi (cultura). Prossimi alla pensione, invece, a motivo dell’età, i cardinali Antonio Maria Vegliò (migranti) e Francesco Coccopalmerio (testi legislativi). Tra i vescovi è in forte ascesa Claudio Maria Celli (comunicazioni sociali), amico di lunga data di Bergoglio. Dovrebbe essere riconfermato anche Zygmunt Zimowski (salute) che, come Celli, dovrebbe essere premiato con la porpora. Incerto invece il futuro di Rino Fisichella (nuova evangelizzazione) e soprattutto di Vincenzo Paglia (famiglia). Entrambi attendono una porpora che con Benedetto XVI regnante era già pronta dal sarto.
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