Dopo Tarcisio Bertone, sostituto alla carica di Segretario di Stato, papa Bergoglio silura anche monsignor Mauro Piacenza, da Prefetto delle Congregazioni per il clero a penitenziere apostolico
Monsignor Mauro Piacenza |
Una lobby, insomma. Una costruzione quasi perfetta, segnala dal filo rosso di un'avversione cronica alla modernità e tanta nostalgia delle chiesa pre-conciliare.
In pochi giorni, papa Francesco, pacato e accondiscendente nei modi quanto risoluto nella sua battaglia moralizzatrice della curia, ha spazzato via tutto e tutti.
L'ultimo mazzata ieri, quando Bergoglio ha annunciato il trasferimento di Mauro Piacenza, 69 anni, da tre potentissimo prefetto della Congregazione per il Clero, alla decisamente più defilata Penitenzieria apostolica, il tribunale delle anime che si occupa di temi legati alle confessioni e alle indulgenze. Piacenza l'ha presa con diplomazia, ha ringraziato il papa e il Signore, ha dichiarato (quasi un'excusatio non petita) di avere lavorato in fedeltà con il Concilio Vaticano Secondo e ha salutato. Ben consapevole che si sia trattato di un siluro.
Piacenza, allievo ed erede spirituale di Giuseppe Siri, pur senza il suo carisma, era considerato, durante il pontificato Ratzinger, uno degli uomini più influenti della curia romana. Quasi quanto il vice-papa, quel Tarcisio Bertone che, da arcivescovo di Genova aveva compiuto l'ultimo, clamoroso balzo verso il governo vaticano. Ha lasciato male, Bertone, accompagnato dal volteggiare dei corvi e inacidito contro il nuovo che avanza.
Il suo tracollo ha travolto, inevitabilmente, Marco Simeon, il giovane self-made-man diventato famoso per una folgorante, e per molti incomprensibile carriera, che lo ha portato prima ad essere capo delle relazioni istituzioni di Capitalia, poi alla guida di Rai Vaticano. Uomo di enorme potere, devotissimo a Bertone e Piacenza, al punto da essere individuato come il regista dell'operazione che portò alla rimozione di Ettore Gotti Tedeschi dalla guida dello Ior. Ma anche la sua parabola, a soli 33 anni, sembra giunta al termine. Simeon, silurato da Rai Vaticano, è stato paracaduto a Rio de Janeiro. Da qui continuerà a collaborare con la Rai e proverà a consolarsi con Mondiali di calcio e Olimpiadi.
Il ciclone Bergoglio, poi, sfiora anche lo zucchetto rosso di Angelo Bagnasco. Non tanto in qualità di vescovo di Genova ma piuttosto per il suo ruolo di presidente della Cei, unica conferenza episcopale al mondo nominata direttamente dal papa. Archiviati gli scontri, sotterranei ma continui, con Bertone per l'esclusiva sulla politica italiana, ora c'è da fare i conti con la nuova linea. Papa Francesco ha già fatto capire che l'interventismo non è più gradito. E a Bagnasco non è rimasto che adeguarsi.
di ALBERTO PUPPO
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