UNA RISPOSTA A CAMILLO LANGONE
SALUTO,
RINGRAZIAMENTO E AUGURIO A CAMILLO LANGONE
Per
la prima volta, a quanto mi risulta, Radio Spada è stata citata su
un quotidiano a diffusione nazionale. Si tratta de il Foglio del 3
ottobre scorso, in un articolo di Camillo Langone, che si definisce
nostro (e di altri blog) “fratello cattolico tradizionalista”,
seppur critico del nostro, a suo dire, eccessivo pessimismo.
Innanzitutto, come redattore di Radio Spada, devo ringraziare
Langone, sia perché ci legge con – pare – una certa assiduità,
sia perché, come disse un probabile futuro Padre della chiesa: “Non
importa che se ne parli bene o male, l’importante è che se ne
parli”.
Mi
trovo quindi nella necessità di rispondere, sia in quanto lettore
appassionato e ammiratore di Langone sia in quanto ex alunno, per
tredici anni (dalla prima elementare al quinto scientifico), di una
Scuola dei Padri gesuiti, gesuiti, per l’appunto, come Jorge Mario
Bergoglio, il vescovo di Roma Francesco.
Sin
dai gioiosi e spensierati tempi della scuola, notai (ma la
considerazione l’ho potuta maturare solo in tempi successivi) che i
gesuiti, come tutto il resto dell’umanità, si distinguono in due
categorie: quelli che vanno con Cristo e quelli che vanno contro
Cristo. Nella mia scuola avevamo alcuni padri che ci descrivevano
Lutero come un monaco eretico e scorreggione e ci spiegavano che
l’unica arca di salvezza è la Santa Chiesa Cattolica Apostolica e
Romana ed altri che invece si gingillavano con le filosofie orientali
e con l’evoluzionismo alla Teilhard de Chardin (gesuita anch’egli).
Poi,
nel resto della mia vita, ho conosciuto altri preti, alcuni dei quali
affermavano che, come era impossibile salvarsi al di fuori dell’Arca
quando venne il diluvio così sarà impossibile salvarsi al di fuori
della Chiesa quando verrà “il” giorno, mentre altri affermavano
che Gesù era un grand’uomo e che era “prima di San Giovanni”
solo perché lo aveva superato nella Fede.
Dunque
la grande differenza fra gli uomini e fra i preti non è fra l’essere
gesuita ed il non esserlo, ma fra l’essere cattolico e il non
esserlo. Cioè fra l’essere cattolico (e non c’è bisogno di
aggiungere “tradizionalista”) e l’essere, nel caso specifico,
modernista, che è una eresia denunciata per primo da papa San Pio X
nell’enciclica Pascendi Dominici Gregis del 1907 (1).
E
san Paolo ha scritto:
“Mi
meraviglio che così in fretta da colui che vi ha chiamati con la
grazia di Cristo passiate ad un altro vangelo. In realtà, però, non
ce n’è un altro; solo che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono
sovvertire il vangelo di Cristo. Orbene, se anche noi stessi o un
angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi
abbiamo predicato, sia anatema!”. (2)
E
parlava dei suoi tempi ma anche di questi tempi, e i suoi “noi
stessi” sono anche i “noi stessi” di oggi, ovvero i modernisti
che con il Concilio Vaticano II hanno preso il controllo della Chiesa
(controllo “di fatto” pur senza averne la reale autorità in
quanto eretici ed anatemizzati).
So
che il problema non inizia col vescovo di Roma Francesco, ma è molto
più vecchio e risale al Concilio Vaticano II ed a tutti coloro che,
interpretandolo in maniera più o meno progressista, lo hanno
accettato. Da lì discende tutto: le riunioni ecumeniche, le statue
di Buddha, i baci al Corano, il Bene oggettivo che non esiste più,
l’elogio dello stato laico, l’inferno vuoto, il limbo che non
esiste, il purgatorio che chi lo sa, la dottrina che diventa ambigua
lì dove per anni era stata chiara, etc etc.
Eh
sì, perché il modernista sostituisce alla Verità, che noi possiamo
riuscire a capire e comprendere per mezzo della ragione, il
Sentimento. Ed alla Fede sostituisce il Sentimento Religioso. E come
ovvia conseguenza tutto diventa soggettivo, perché ognuno ha un
sentimento diverso e tutto diventa accettabile, perché “ogni anima
desidera” come si dice a Barletta.
Ed
una realtà oggettiva, oggettiva non perché la si debba imporre con
la violenza o con le armi o con la legge, ma perché si impone da
sola alla ragione, rettamente adoperata, non esiste più (o meglio:
la realtà oggettiva continua ovviamente ad esistere, ma a parole se
ne nega l’esistenza).
Il
mondo moderno di questa realtà oggettiva non vuole più sentir
parlare, chi la sostiene e la difende viene tacciato di
“integralista” o “fondamentalista”, se non di “pazzo” o
peggio. Arriva il tempo in cui saremo perseguitati e saremo scacciati
dalle chiese (e questo già avviene per chi vuole celebrare la Messa
cattolica) e saremo odiati persino dai parenti e chiunque ci ucciderà
crederà di rendere culto a Dio e povere le donne che partoriranno in
quei giorni.
La
nostra torre ed il nostro tesoro li porteremo con noi nelle
catacombe.
San
Gimignano e Santa Priscilla sono più vicini di quanto non sembri.
Auguriamoci
che il Signore ci trovi forti e degni.
Pierfrancesco
Palmisano
(1)
http://www.vatican.va/holy_father/pius_x/encyclicals/documents/hf_p-x_enc_19070908_pascendi-dominici-gregis_it.html;
(2)
Gal. 1,6-8
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