Cl e il Cav. ormai distanti: il sodalizio tra il movimento ciellino e Silvio Berlusconi, incrinato da tempo, ha vissuto in questi giorni la definitiva (e irreversibile?) rottura.
Il dato maggiormente significativo si ritrova nel fatto che Maurizio Lupi e Mario Mauro, i due ministri più attivi nel fare muro e resistere alle tentazioni oltranziste dei falchi e delle pitonesse di affondare il governo Letta, sono espressione di Cl. Entrambi si sono laureati presso l’Università Cattolicadel Sacro Cuore di Milano, sono membri del gruppo cattolico Comunione e Liberazione: e non a caso hanno fatto da “traino” a quella pattuglia di pidiellini contrari alla deriva estremistica degli ultrà berlusconiani, al cui interno vi sono personalità vicinissime o non lontane come l’ex governatore lombardo Roberto Formigoni, l’ex sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella,Maurizio Sacconi già ministro del welfare e l’attuale responsabile delle riforme Gaetano Quagliariello.
Il rapporto Cl-Cav
In principio il rapporto era solido e poggiava su due basi ben precise: don Verzè e Berlusconi. Con a fare da trade union il polo di eccellenza rappresentato dal San Raffaele di Milano, i primi anni di amicizia personale tra i due, la prima pietra del nosocomio lombardo. E poi l’appoggio del mondo imprenditoriale. Poi la rottura, non tanto per le cene eleganti quanto per le mancate riforme, la non rivoluzione liberale, il nodo delle liberalizzazioni non fatte. Fino all’assunto giussaniano della comunità che non deve piegarsi ai desiderata del singolo, semmai il contrario. Passaggio che si ritrova oggi sulle colonne del Corriere della Sera, evidenziato da BernhardScholz, numero uno della Compagnia delle opere, 36 mila imprese in Italia e all’estero associate in un sodalizio vicino agli insegnamenti di don Luigi Giussani, il fondatore di Cl. Secondo cui, pur non volendo “valutare le vicende interne del Pdl”, ritiene che “dare la fiducia al governo è una richiesta oggettiva rispetto alla circostanza politica e storica in cui ci troviamo”.
In principio il rapporto era solido e poggiava su due basi ben precise: don Verzè e Berlusconi. Con a fare da trade union il polo di eccellenza rappresentato dal San Raffaele di Milano, i primi anni di amicizia personale tra i due, la prima pietra del nosocomio lombardo. E poi l’appoggio del mondo imprenditoriale. Poi la rottura, non tanto per le cene eleganti quanto per le mancate riforme, la non rivoluzione liberale, il nodo delle liberalizzazioni non fatte. Fino all’assunto giussaniano della comunità che non deve piegarsi ai desiderata del singolo, semmai il contrario. Passaggio che si ritrova oggi sulle colonne del Corriere della Sera, evidenziato da BernhardScholz, numero uno della Compagnia delle opere, 36 mila imprese in Italia e all’estero associate in un sodalizio vicino agli insegnamenti di don Luigi Giussani, il fondatore di Cl. Secondo cui, pur non volendo “valutare le vicende interne del Pdl”, ritiene che “dare la fiducia al governo è una richiesta oggettiva rispetto alla circostanza politica e storica in cui ci troviamo”.
Meeting 2013
Il progressivo distacco è stato siglato con parole precise in occasione del meeting di Cl dello scorso agosto, quando Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per Sussidiarietà e mente organizzativa del Meeting, disse: “Solo i falchi e i guerrafondai vogliono la guerra ma semplicemente perché non gli interessa nulla del futuro del paese”. Come dire che nessuno spiraglio era concesso allo scontro tra Pdl e Pd sulla questione Berlusconi. Ma soprattutto non è un caso che proprio i due esponenti maggiormente rappresentativi del movimento, Lupi e Mauro, siano ministri del governo Letta, espressione uno del Pdl e l’altro di Scelta Civica. Quasi a voler cementare l’appoggio all’esecutivo che in queste ore cerca la fiducia. Vittadini due mesi fa mise anche l’accento sul merito della questione, sottolineando che “il centrodestra deve parlare più di programmi e meno di leadership, vorrei un centrodestra che guardi ad Aznar e un centrosinistra ispirato a Blair tenendo conto anche dell’anomalia italiana: Aznar è uscito dalla politica a 50 anni, Blair a 60 e Clinton a 56”. Concludendo il suo ragionamento con la certezza che il nodo non sta nel fatto se Berlusconi sia finito o meno, quanto se “il centrodestra abbia un pensiero sulla evoluzione liberale dell’Italia”.
Il progressivo distacco è stato siglato con parole precise in occasione del meeting di Cl dello scorso agosto, quando Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per Sussidiarietà e mente organizzativa del Meeting, disse: “Solo i falchi e i guerrafondai vogliono la guerra ma semplicemente perché non gli interessa nulla del futuro del paese”. Come dire che nessuno spiraglio era concesso allo scontro tra Pdl e Pd sulla questione Berlusconi. Ma soprattutto non è un caso che proprio i due esponenti maggiormente rappresentativi del movimento, Lupi e Mauro, siano ministri del governo Letta, espressione uno del Pdl e l’altro di Scelta Civica. Quasi a voler cementare l’appoggio all’esecutivo che in queste ore cerca la fiducia. Vittadini due mesi fa mise anche l’accento sul merito della questione, sottolineando che “il centrodestra deve parlare più di programmi e meno di leadership, vorrei un centrodestra che guardi ad Aznar e un centrosinistra ispirato a Blair tenendo conto anche dell’anomalia italiana: Aznar è uscito dalla politica a 50 anni, Blair a 60 e Clinton a 56”. Concludendo il suo ragionamento con la certezza che il nodo non sta nel fatto se Berlusconi sia finito o meno, quanto se “il centrodestra abbia un pensiero sulla evoluzione liberale dell’Italia”.
twitter@FDepalo
NON C’È COMUNIONE SULLA LIBERAZONE (DAL BANANA) -
I CIELLINI SI SPACCANO SULLA FIDUCIA AL GOVERNINO
L’ala Lupi-Mauro di CL viene puntellata dal sito “Tracce”, rivista mensile del movimento, che spara contro le intemerate spaccatutto di Berlusconi - L’ala fedele al Sire di Hardcore guarda invece a “Tempi”, magazine diretto da Luigi Amicone, che ospita una “lettera ai moderati” del Cav…
Andrea Tornielli per "La Stampa"
MARIO MAURO E MAURIZIO LUPI
La spaccatura nel Pdl sul mantenimento in vita del governo Letta si riflette anche nelle diverse posizioni interne al movimento di Comunione e liberazione, al quale appartengono due ministri dell'esecutivo, Maurizio Lupi (Forza Italia) e Mario Mauro (Scelta Civica).
Lo attestano due diversi giudizi resi pubblici nelle ultime ore. Sul sito web di «Tracce», la rivista mensile di Cl, è online un editoriale nel quale si legge: «Lascia stupiti e addolorati la leggerezza con cui il Pdl, uno dei pilastri del governo di larghe intese e dell'intera politica italiana, si sta avventurando nel tunnel di una crisi.
LUPISMORFIA
Si reclama giustizia per Silvio Berlusconi, si parla di "eversione" e di "lesione della democrazia", si scambiano accuse con gli alleati-avversari del Pd, ma si fa tutto questo evitando di fare i conti davvero con una domanda capitale: e dopo?».
FORMIGONI IN VACANZA
Il dopo, scrive «Tracce», sono «nuove elezioni, con una legge elettorale che sembra fatta apposta per impedire di governare. O una nuova, imprevedibile maggioranza, messa insieme in qualche modo dagli sforzi di Giorgio Napolitano ma sicuramente più debole di quella che c'era. Oppure, alla peggio, le dimissioni di Napolitano stesso e l'avvitamento totale del sistema nel buio».
FORMIGONI
Mentre è un altro magazine di area ciellina, «Tempi», diretto da Luigi Amicone, ad anticipare sul suo sito web ampi stralci di una lettera ai moderati italiani che Silvio Berlusconi ha inviato al settimanale e che sarà pubblicata nel prossimo numero in edicola. Un messaggio molto duro con il presidente della Repubblica e con il premier: «Enrico Letta e Giorgio Napolitano avrebbero dovuto rendersi conto che, non ponendo la questione della tutela dei diritti politici del leader del centrodestra nazionale, distruggevano un elemento essenziale della loro credibilità e minavano le basi della democrazia parlamentare.
LUIGI AMICONE
Come può essere affidabile chi non riesce a garantire l'agibilità politica neanche al proprio fondamentale partner di governo e lascia che si proceda al suo assassinio politico per via giudiziaria?». Il Cavaliere accusa il Pd di «atteggiamento irresponsabile», e della necessità di evitare «un regime di oppressione insieme giustizialista e fiscale». Per tutto questo, scrive Berlusconi al settimanale ciellino, «pur comprendendo tutti i rischi che mi assumo, ho scelto di porre un termine al governo Letta».
MINISTRO MARIO MAURO
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