PERCHE' CANONIZZARE UN PAPA DI CUI SI CONTRADDICE IL MAGISTERO?
Capitolo 32.
In alcune correnti del pensiero moderno si è giunti ad esaltare la
libertà al punto da farne un assoluto, che sarebbe la sorgente dei
valori. In questa direzione si muovono le dottrine che perdono il senso
della trascendenza o quelle che sono esplicitamente atee. Si sono
attribuite alla coscienza individuale le prerogative di un'istanza
suprema del giudizio morale, che decide categoricamente e
infallibilmente del bene e del male. All'affermazione del dovere di
seguire la propria coscienza si è indebitamente aggiunta l'affermazione
che il giudizio morale è vero per il fatto stesso che proviene dalla
coscienza. Ma, in tal modo, l'imprescindibile esigenza di verità è
scomparsa, in favore di un criterio di sincerità, di autenticità, di
«accordo con se stessi», tanto che si è giunti ad una concezione
radicalmente soggettivista del giudizio morale.
Come si può immediatamente comprendere, non è estranea a questa
evoluzione la crisi intorno alla verità. Persa l'idea di una verità
universale sul bene, conoscibile dalla ragione umana, è inevitabilmente
cambiata anche la concezione della coscienza: questa non è più
considerata nella sua realtà originaria, ossia un atto dell'intelligenza
della persona, cui spetta di applicare la conoscenza universale del
bene in una determinata situazione e di esprimere così un giudizio sulla
condotta giusta da scegliere qui e ora; ci si è orientati a
concedere alla coscienza dell'individuo il privilegio di fissare, in
modo autonomo, i criteri del bene e del male e agire di conseguenza. Tale visione fa tutt'uno con un'etica individualista,
per la quale ciascuno si trova confrontato con la sua verità,
differente dalla verità degli altri. Spinto alle estreme conseguenze,
l'individualismo sfocia nella negazione dell'idea stessa di natura
umana.
Queste differenti concezioni sono all'origine degli orientamenti di
pensiero che sostengono l'antinomia tra legge morale e coscienza, tra
natura e libertà.
di Papa Francesco
D. Santità, esiste una visione del Bene unica? E chi la stabilisce?
R. «Ciascuno di noi ha una sua visione del Bene e anche del Male. Noi dobbiamo incitarlo a procedere verso quello che lui pensa sia il Bene».
D. Lei, Santità, l’aveva già scritto nella lettera che mi indirizzò. La
coscienza è autonoma, aveva detto, e ciascuno deve obbedire alla propria
coscienza. Penso che quello sia uno dei passaggi più coraggiosi detti
da un Papa.
R. «E qui lo ripeto. Ciascuno ha una sua idea del Bene e del Male e deve scegliere di seguire il Bene e combattere il Male come lui li concepisce. Basterebbe questo per migliorare il mondo».
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