La “svolta” tradizionalista di Papa Francesco. Ora Eugenio Scalfari che dirà?
Chi avrebbe mai immaginato che papa Francesco, davanti ai giovani radunati ad Assisi di fronte alla basilica di Santa Maria degli Angeli, avrebbe messo in mostra tutto il suo più autentico e sano tradizionalismo?
Dopo le aperture significative nei confronti dei divorziati risposati, delle coppie conviventi, degli omosessuali, dopo il colloquio a tutto campo con il “cardinale laico” Eugenio Scalfari, il Santo Padre ha approfittato della presenza di tanti giovani riuniti nella città di San Francesco per parlare di matrimonio, celibato e verginità; tre tematiche che, affrontate oggi, per giunta da un papa considerato progressista, non hanno mancato di meravigliare.
Bergoglio ha ricordato che il principio dell’indissolubilità del matrimonio discende direttamente da Gesù, che è stato lui a stabilire che l’uomo non può dividere ciò che Dio ha unito. “Nel mondo di oggi, tutto è provvisorio – ha denunciato papa Francesco – compreso il matrimonio. Ma Gesù non è venuto a salvarci provvisoriamente, ma definitivamente”. Il matrimonio dunque è “per sempre” e su questo principio non possono essere ammesse deroghe. Il secondo aspetto del discorso di Francesco ha riguardato il valore del celibato e della verginità come rinuncia per il regno dei cieli. Un concetto già ampiamente affrontato da Benedetto XVI in risposta a quanti, anche all’interno della Chiesa, chiedono da tempo che il celibato sacerdotale da obbligatorio diventi facoltativo.
“L’uomo che sceglie il celibato e la donna che sceglie la verginità, compiono entrambi un passo in avanti. Non si tratta – ha spiegato ancora il Pontefice ai giovani – di un no, ma di un sì convinto verso il Signore. Il mondo deve riscoprire il valore del celibato e della verginità come rinuncia, non nel senso di privarsi di un qualcosa, ma nel senso di arricchire la propria esistenza con la presenza esclusiva del Signore”. Temi che hanno trovato nella patria di Francesco e Chiara la cornice ideale per essere affrontati e sviluppati davanti ad una miriade di ragazzi, accorsi in Umbria da ogni parte d’Italia per vedere e ascoltare il Papa dal vivo. Parlare oggi ai giovani di celibato e verginità potrebbe sembrare preistorico, oltre che inutile, ma se a farlo è papa Francesco tutto assume un significato diverso e straordinariamente positivo. Il Papa ad Assisi ha dimostrato chiaramente come, l’apertura su determinate tematiche, non contempli automaticamente l’abiura ai valori non negoziabili che la Chiesa ha difeso nel corso dei secoli. Francesco è disponibile ad affrontare il tema dei divorziati risposati che non possono ricevere l’Eucaristia, ma questo non significa che la Chiesa accetti il divorzio.
Quando Bergoglio ha dichiarato che il celibato sacerdotale non è un dogma e che se ne può discutere, non ha inteso negare il valore del celibato che proprio ad Assisi è stato rilanciato nella sua massima solennità, con esplicito invito ai giovani a valutare positivamente il concetto di rinuncia per il regno dei cieli. La forza di Francesco sta nella sua capacità straordinaria di mostrare al mondo una Chiesa inclusiva, pronta ad accogliere e perdonare i bisognosi di misericordia, disponibile a dialogare e confrontarsi con il mondo moderno senza pregiudizi e ostilità, ma ferma e risoluta nel mantenersi coerente con gli insegnamenti di Gesù e del Vangelo. Questo è il vero papa Francesco. Ad Assisi ha mostrato a tutti come si possa essere progressisti in un mondo dove i veri conservatori sono coloro che, in nome del relativismo, vogliono una società basata sull’anarchia dei valori, dove l’unico principio in grado di regolare la vita di ognuno è la sola libertà individuale. Una libertà che, inevitabilmente, non rende nulla stabile ma tutto permanentemente provvisorio.
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