di Arnaldo Xavier da Silveira
La traduzione è nostra ed è stata approvata dell'Autore
L'articolo pubblicato sul sito dell'Autore
Gli articoli dell'Autore sono disponibili nel sito Bonum Certamen
1] Negli ultimi articoli pubblicati su questo sito, ho esposto il carattere eretizzante del Vaticano II (1), e la sua rottura con la Tradizione (2). In entrambi i casi, era chiaro che il Concilio è stato ispirato dalla nouvelle théologie , corrente di orientamento inequivocabilmente modernista, condannata da Pio XII nel 1950 nell’enciclica Humani Generis. La mia argomentazione in proposito si basava, in parte, su un articolo del Cardinale Walter Kasper pubblicato il 12 aprile scorso sull’Osservatore Romano e intitolato “Un concilio ancora in cammino”.2] Amici e lettori mi chiedono di chiarire meglio il ruolo della nouvelle théologie nell’attuale crisi della fede. In queste righe non pretendo di esaurire l’argomento dal punto di vista dottrinale, storico o altro. Voglio solo mettere in luce il modernismo estremo che imperava in certi circoli teologici al tempo della pubblicazione dell’Enciclica Humani Generis, così come il suo sviluppo nei decenni successivi, fino ai nostri giorni. Per far questo mi avvalgo della testimonianza del Cardinale francescano Paulo Evaristo Arns, Arcivescovo di San Paolo per oltre 27 anni, dal 1970 fino al 1998, contenuta nel suo libro “Da Esperança à Utopia – Testemunho de uma Vida” [Dalla Speranza all’Utopia - Testimonianza di una Vita], apparso nel 2001 (3).
Un padre francescano studia a Parigi
3] In questo libro, l’autore racconta che alla fine del 1947, già ordinato sacerdote, studiava a Parigi, dove rimase fino al 1952, quando ottenne il dottorato alla Sorbona. Tra gli scrittori del tempo egli cita Sartre, che dice veniva “considerato” (sic!) di sinistra o comunista (p. 80); e cita anche i futuri cardinali Daniélou e de Lubac, insieme a “grandi autori domenicani, tra cui il futuro cardinale Yves Congar” (p. 80).
4] Il porporato prosegue: “L’unica cosa che ci ferì profondamente fu l’intervento di Papa Pio XII, ossia (sic!) della Curia Romana, sulla cosiddetta nouvelle théologie. Io frequentavo, senza essere iscritto, tutti i corsi e le conferenze di Daniélou, di Congar e degli altri Domenicani. Devo dire che li ammiravo e pensavo anche di imitarli una volta tornato in patria” (p. 80).
5] “Un giorno si seppe - narra il porporato - (…) che il maestro Daniélou e altri colleghi della Nuova Teologia erano stati oggetto di una rude ammonizione e anche di restrizioni nelle loro pubblicazioni, perché la nouvelle théologie era oggetto di sospetto. Partecipai alla riunione degli studenti (…) e scoprii che la maggioranza avrebbe abbandonato lo studio sistematico della teologia per dedicarsi ad altri impegni, o semplicemente alla pastorale, che in Francia stava per essere un po’ rinnovata” (pp. 80-81).
6] “Anche i preti operai e le Missioni della Francia - scrive il Cardinale Arns – avevano ricevuto diverse ammonizioni che ferivano il nostro spirito di giovani e diminuivano il nostro entusiasmo, che era grande, per l’azione di Roma nel dopoguerra. Solo più tardi, in Brasile, quando fu posta in discussione la Teologia della Liberazione, (…) provai lo stesso timore e manifestai la stessa apprensione al Segretario di Stato di Sua Santità Giovanni Paolo II, il Cardinale Agostino Casaroli” (p. 81).
Comunismo e Teologia della Liberazione
7] La visione del mondo e della Chiesa espressa dal Cardinale Arns, ha una logica interna che si estende a tutti i campi del pensare e dell’agire umani. Quindi, non c’è da meravigliarsi che egli qualifichi come “giovani idealisti” (p. 302), e come “una gioventù idealista e dall’intelligenza più illuminata” (p. 436), i comunisti e i comunistoidi che nel 1964 preparavano apertamente un golpe per prendere il potere in Brasile, e che successivamente passarono alla clandestinità, praticando rapine in banca, sequestri e omicidi.
8] E del pari, non c’è da meravigliarsi se nel 1984, a Roma, egli difese il padre francescano Leonardo Boff, paladino della Teologia della Liberazione, davanti alla Congregazione per la Dottrina della Fede, fatto che ebbe una grande risonanza nella stampa mondiale. Descrivendo l’accusato come “uno dei miei più cari ex alunni”, “la cui azione ha favorito il nostro lavoro pastorale a San Paolo e nell’America Latina”, il cardinale Arns presenta il risultato di ciò che egli chiama “dialogo” con l’allora Cardinale Ratzinger, Prefetto della Congregazione, con un profondo lamento: “Sfortunatamente, a Leonardo Boff fu imposto il silenzio” (p. 253).
Il cardinale Kasper, la nouvelle théologie e il Vaticano II
9] Non si può trascurare di paragonare ciò che dice il cardinale Arns sullanouvelle théologie, con i passi dell’articolo del Cardinale Kasper nell’Osservatore Romano del 12 aprile, fonte inesauribile di suggerimenti per l’esame del Concilio. Vi si legge che la grande maggioranza dei Padri conciliari abbracciò l’ottimismo dell’aggiornamento di Giovanni XXIII, e “Volle cogliere le richieste dei movimenti di rinnovamento biblico, liturgico, patristico, pastorale ed ecumenico, sorti tra le due guerre mondiali”. Ora, i testi del Cardinale Arns prima citati mostrano il male noto a tutti gli studiosi della materia, e da nessuno negato: che il principale di questi movimenti tra le due guerre fu la nouvelle théologie, condannata da Pio XII.
10] In quest’articolo del Cardinale Kasper si legge anche che la maggioranza dei Padri conciliari, accogliendo le “richieste” dei detti movimenti di rinnovamento, hanno voluto “entrare in dialogo con la cultura moderna”, cosa che costituì “il progetto di una modernizzazione che non voleva e neanche poteva essere modernismo”. Ora, è anche noto e incontestato, alla luce della Tradizione cattolica, che la nouvelle théologie non è nient’altro che una delle versioni del modernismo. Che è ciò che dimostra l’illustre Padre Garrigou-Lagrange nel testo sul concetto modernista di verità trascritto nel precedente articolo di questo sito (4), in cui è chiaro che la nouvelle théologie “ridonda nello stesso modernismo”. Pertanto, il cosiddetto “progetto di una modernizzazione” del Concilio, riferito con viva approvazione dal Cardinale Kasper, è pieno modernismo.
Dei cinque citati Porporati
11] Il padre gesuita francese Jean Guénolé Louis Marie Daniélou (1905-1974) fu un perito conciliare, creato Cardinale da Paolo VI nel 1969.
12] Il padre francescano brasiliano Paulo Evaristo Arns è nato nel 1921. È Arcivescovo emerito di San Paolo. Fu elevato al cardinalato nel 1973, da Papa Paolo VI.
13] Il padre gesuita francese Henri de Lubac (1896-1991) diffuse le sue nuove dottrine già prima della seconda guerra mondiale. La sua attività didattica venne limitata da Roma alla vigilia della pubblicazione dell’Enciclica Humani Generis, con in seguito più gravi sanzioni. Sotto Giovanni XXIII, fu un perito nella preparazione del Vaticano II, e poi perito conciliare. Fu elevato al cardinalato da Giovanni Paolo II nel 1983. Papa Francesco lo considera come uno dei suoi pensatori francesi contemporanei prediletti (5).
14] Il padre domenicano francese Yves Congar (1904-1995) difese, subito dopo la seconda guerra mondiale, le nuove dottrine sull’ecumenismo, sulla collegialità e su altre materie, cosa che indusse il Vaticano, nel 1947, ad imporgli delle restrizioni nella sua attività di docente. Il suo libro “Vera e falsa riforma nella Chiesa”, fu proibito da Roma nel 1952. Fu rimosso dall’insegnamento nel 1954. Nel 1960, Giovanni XXIII lo invitò come perito nella commissione teologica preparatoria del Vaticano II. Fu poi perito conciliare. Dal 1969 al 1985 fece parte della Commissione Teologica Internazionale. Fu nominato cardinale nel 1994 da Giovanni Paolo II.
15] Il sacerdote Walter Kasper nacque in Germania nel 1933. Fu assistente di Hans Küng. Giovanni Paolo II lo nominò Vescovo di Rottenburg-Stoccarda nel 1989 e cardinale nel 2001. Nel 2010 sono state accettate le sue dimissioni per limiti d’età.
Nouvelle théologie e Vaticano II
16] La profonda influenza della nouvelle théologie sul Concilio Vaticano II è pacificamente ammessa dagli autori. Jurgen Mettepenningen, per esempio, della Facoltà di Teologia e Studi Religiosi dell’Università Cattolica di Lovanio, i cui lavori sull’argomento, di orientamento progressista, hanno avuto ampia diffusione internazionale, dichiara: “Nouvelle théologie (…) era il nome di uno dei movimenti più dinamici ed affascinanti della teologia cattolica nel XX secolo. Quantunque inizialmente condannata da Papa Pio XII nel 1946, e più tardi nella sua Enciclica Humani generis del 1950, è diventata influente nella preparazione del Concilio Vaticano II”. Questo testo si trova in un libro il cui titolo parla già da sé, indicando che la nouvelle théologie è erede del modernismo e precursore del Vaticano II: “Nouvelle Théologie - New Theology - Inheritor of Modernism, Precursor of Vatican II” (6).
17] Il ruolo dei periti della nouvelle théologie in Concilio è stato decisivo, specialmente quello del Padre Congar. Secondo la rivista progressista franceseInformations Catholiques Internationales, “egli ha ispirato direttamente dieci dei sedici testi” (7).
18] L’eminente storico Roberto de Mattei scrive che, nel suo diario, “Congar ha rivendicato la paternità della redazione parziale o totale di molti documenti: Lumen Gentium, De Revelatione, De ecumenismo, Dichiarazione sulle Religioni non cristiane, Schema XIII [Gaudium et spes], De Missionibus, De Libertate religiosa, De presbyteris” (8).
La tecnica per niente scolastica delle insinuazioni e dei silenzi favorenti l’eresia
19] Don José Francisco Hernández Medina, E.P., ha pubblicato un articolo intitolato “La nouvelle théologie” (9), in cui conferma pienamente il quadro generale dei fatti qui riportati. Il lavoro, con le gravi insinuazioni e i silenzi che privilegiano la nouvelle théologie, è qui analizzato perché caratterizza bene la posizione di molti che, mantenendo le apparenze di fedeltà alla sana dottrina, vogliono entrare in sintonia con il modernismo dominante.
20] Don Hernández Medina scrive che: “il periodo tra le due grandi guerre, in Francia e anche in Germania, fu contrassegnato da un notevole sviluppo della teologia, in particolare cattolica.” Se è sorprendente questo accenno al fatto che ci sarebbe stato un “notevole sviluppo” della teologia non cattolica, lo stupore cresce quando si legge, poco dopo, che “la crisi modernista e la pubblicazione dell’Enciclica Pascendi (…) ‘imporranno’, per così dire, la ‘riforma della teologia’”, così da “‘rinnovare la teologia’ dopo la crisi modernista, cercando di superare la dialettica, la storia e il dogma, ‘dialogando’ con la scienza, in continuità con la teologia classica”. In questo passo, l’autore insinua che la nouvelle théologie sarebbe in continuità con la Tradizione, cioè con la “teologia classica”; ora è chiaro che tanto lanouvelle théologie quanto il Concilio con le sue novità e il cosiddetto post-Concilio, non si collocano in continuità con la Tradizione (10).
21] Più avanti si legge che “la prima reazione degli organi ecclesiastici nei confronti di questa nuova teologia fu di considerarla semimodernista, tendente al relativismo filosofico e dogmatico e al soggettivismo, in nome dell’esperienza religiosa”. Don Hernández Medina racconta - sempre evitando di emettere qualsiasi censura - che il Padre Chenu, O.P., altro grande esponente della nouvelle théologie, si lamentò in questo modo della condanna di Pio XII contro di essa: “Al nostro piccolo gruppo di lavoro non restò altro da fare che chiudere i battenti”. E informa anche che il Padre Chenu registrò il soffocamento dei suoi sostenitori, dicendo “l’atmosfera che era diventata irrespirabile”; e che solo con Giovanni XXIII la nouvelle théologie tornò a sentire l’aria ossigenata. Dice Don Hernández Medina: “Con l’ascesa di Angelo Roncalli al Soglio Pontificio (1958-1963), molte cose cambiarono”, e cita quindi il Padre Congar: “Giovanni XXIII, in meno di alcune settimane, e poi col Concilio, creò un nuovo clima ecclesiale. L’apertura maggiore venne dall’alto. Ad un tratto, le forze di rinnovamento che avevano avuto difficoltà a manifestarsi apertamente, ora poterono svilupparsi”.
22] Si noti che l’autore non accusa la nouvelle théologie di eterodossia, come sarebbe obbligato a fare un teologo cattolico. E nemmeno accenna alla minima censura su di essa. E, coerente con se stesso, Don non loda neanche i comportamenti zelanti di San Pio X e Pio XII che condannarono gli errori di cui è impregnata la nouvelle théologie. Dice solo che, dopo le accuse della “prima reazione” degli organi ecclesiastici (o della Santa Sede?), “molte cose cambiarono” con Giovanni XXIII e il Concilio. Inoltre, le citazioni senza riserva di Padre Congar e di Padre Chenu, permettono di scorgere quanto meno la larvata simpatia per il “nuovo clima ecclesiale” e per l’“apertura” venuta dall’alto, che infine liberò le “forze di rinnovamento” della nouvelle théologie.
23] Dall’insieme del sibillino articolo, carico di silenzi tristemente eloquenti, il lettore coglie l’impressione di come l’autore si allontani dalla chiara posizione di Pio XII e ammetta che la nouvelle théologie non sia semimodernista, e che quindi la sua condanna da parte della Santa Sede sarebbe stata il risultato di un equivoco, successivamente corretto da Giovanni XXIII e dal Concilio.
24] Qui mi permetto di ripetere che questo articolo di Don Hernández Medina riveste uno speciale interesse perché dimostra dove giungano certi ambienti in origine chiaramente antimodernisti, che però non hanno saputo resistere alla tentazione di aderire al Vaticano II. Non rinnegano esplicitamente le loro precedenti posizioni, fondate su San Pio X e Pio XII - forse perché le loro basi non lo permettono. All’interno della contraddizione intrinseca all’orientamento che hanno abbracciato, è logicamente inevitabile che adottino un linguaggio non scolastico, scivoloso, in sintonia con la nouvelle théologie, carico di ambiguità, insinuazioni e strani silenzi. I loro testi, che favoriscono chiaramente le cattive dottrine, sottopongono molti cattolici alla tentazione deltrasbordo ideologico inavvertito (11) in direzione del vortice modernista che oggi attrae tutti.
Conclusione: il modernismo trionfante
25] I fatti qui esposti mettono in rilievo le dimensioni apocalittiche dell’infiltrazione del modernismo in ambito cattolico, anche in seno all’alta gerarchia, così come la sua sorprendente promozione nel corso di più di mezzo secolo. Di fronte a questo, il fedele non può rimanere in silenzio, secondo quanto insegna Dom Guéranger: “Quando il pastore diventa lupo, è al gregge che, in primo luogo, tocca difendersi. Normalmente, senza dubbio, la dottrina discende dai Vescovi al popolo fedele, e i sudditi, in materia di fede, non devono giudicare i loro capi. Ma nel tesoro della rivelazione vi sono dei punti essenziali che ogni cristiano, in forza del suo titolo di cristiano, deve necessariamente conoscere e obbligatoriamente difendere. Il principio non cambia, che si tratti di fede o di procedura, di morale o di dogma. […] I veri fedeli sono quegli uomini che, in tali circostanze, traggono dal loro Battesimo l’ispirazione per una linea di condotta; non i pusillanimi” (12).
26] Nello stato di estrema confusione dottrinale dei giorni nostri, che la Madonna delle Vittorie conceda ai “veri fedeli” di cui parla Dom Guéranger, le Sue più elette grazie di discernimento soprannaturale, affinché essi possano difendersi dal modernismo trionfante e lottare contro di esso.
NOTE
1 - Si veda in questo sito Bonum Certamen l’articolo “Da qualificação teológica extrínseca do Vaticano II” [Della qualificazione teologica estrinseca del Vaticano II], del 29.06.2013.
2 - Si veda in questo sito Bonum Certamen l’articolo “Sentir com a Igreja é sentir com o Vaticano II?” [Sentire con la Chiesa è sentire col Vaticano II?], del 02.09.2013.
3 - Edizioni Sextante, São Paulo, 2001, 480 pp.
4 - Si veda in questo sito Bonum Certamen il punto 15 dell’articolo “Sentir com a Igreja é sentir com o Vaticano II?” [Sentire con la Chiesa è sentire col Vaticano II?], del 02.09.2013.
5 - Cfr. La Civiltà Cattolica nº 3918, anno 164, 19.09.2013, Intervista a Papa Francesco, pp. 449/477.
6 - T&T Clark, London/New York, 2010.
7 - N. 336 - May 15, 1969, p. 9.
8 - “Il Concilio Vaticano II, Una Storia mai scritta”, Lindau, Torino, 2010, p. 522.
9 - Hernández Medina, José Francisco, La «Nouvelle Théologie», Università Gregoriana, del 17.10.2009 in http://presbiteros.arautos.org/2009/10/la-nouvelle-theologie/, in italiano.
10 - Si veda in questo sito Bonum Certamen l’articolo “Sentir com a Igreja é sentir com o Vaticano II?” [Sentire con la Chiesa è sentire col Vaticano II?], del 02.09.2013.
11 - Cfr. Plinio Corrêa de Oliveira, “Baldeação Ideológica Inadvertida e Diálogo” [Trasbordo Ideologico Inavvertito e Dialogo], in Catolicismo, nn. 178/179, ott-nov/1965, Campos/RJ, Brasil.
12 - Dom Prosper Guéranger, “L'année liturgique, Le temps de la Septuagésime, fête de Saint Cyrille d’Alexandrie” [L’anno liturgico, Tempo di Settuagesima, Festa di San Cirillo d’Alessandria], p. 321.
Un padre francescano studia a Parigi
3] In questo libro, l’autore racconta che alla fine del 1947, già ordinato sacerdote, studiava a Parigi, dove rimase fino al 1952, quando ottenne il dottorato alla Sorbona. Tra gli scrittori del tempo egli cita Sartre, che dice veniva “considerato” (sic!) di sinistra o comunista (p. 80); e cita anche i futuri cardinali Daniélou e de Lubac, insieme a “grandi autori domenicani, tra cui il futuro cardinale Yves Congar” (p. 80).
4] Il porporato prosegue: “L’unica cosa che ci ferì profondamente fu l’intervento di Papa Pio XII, ossia (sic!) della Curia Romana, sulla cosiddetta nouvelle théologie. Io frequentavo, senza essere iscritto, tutti i corsi e le conferenze di Daniélou, di Congar e degli altri Domenicani. Devo dire che li ammiravo e pensavo anche di imitarli una volta tornato in patria” (p. 80).
5] “Un giorno si seppe - narra il porporato - (…) che il maestro Daniélou e altri colleghi della Nuova Teologia erano stati oggetto di una rude ammonizione e anche di restrizioni nelle loro pubblicazioni, perché la nouvelle théologie era oggetto di sospetto. Partecipai alla riunione degli studenti (…) e scoprii che la maggioranza avrebbe abbandonato lo studio sistematico della teologia per dedicarsi ad altri impegni, o semplicemente alla pastorale, che in Francia stava per essere un po’ rinnovata” (pp. 80-81).
6] “Anche i preti operai e le Missioni della Francia - scrive il Cardinale Arns – avevano ricevuto diverse ammonizioni che ferivano il nostro spirito di giovani e diminuivano il nostro entusiasmo, che era grande, per l’azione di Roma nel dopoguerra. Solo più tardi, in Brasile, quando fu posta in discussione la Teologia della Liberazione, (…) provai lo stesso timore e manifestai la stessa apprensione al Segretario di Stato di Sua Santità Giovanni Paolo II, il Cardinale Agostino Casaroli” (p. 81).
Comunismo e Teologia della Liberazione
7] La visione del mondo e della Chiesa espressa dal Cardinale Arns, ha una logica interna che si estende a tutti i campi del pensare e dell’agire umani. Quindi, non c’è da meravigliarsi che egli qualifichi come “giovani idealisti” (p. 302), e come “una gioventù idealista e dall’intelligenza più illuminata” (p. 436), i comunisti e i comunistoidi che nel 1964 preparavano apertamente un golpe per prendere il potere in Brasile, e che successivamente passarono alla clandestinità, praticando rapine in banca, sequestri e omicidi.
8] E del pari, non c’è da meravigliarsi se nel 1984, a Roma, egli difese il padre francescano Leonardo Boff, paladino della Teologia della Liberazione, davanti alla Congregazione per la Dottrina della Fede, fatto che ebbe una grande risonanza nella stampa mondiale. Descrivendo l’accusato come “uno dei miei più cari ex alunni”, “la cui azione ha favorito il nostro lavoro pastorale a San Paolo e nell’America Latina”, il cardinale Arns presenta il risultato di ciò che egli chiama “dialogo” con l’allora Cardinale Ratzinger, Prefetto della Congregazione, con un profondo lamento: “Sfortunatamente, a Leonardo Boff fu imposto il silenzio” (p. 253).
Il cardinale Kasper, la nouvelle théologie e il Vaticano II
9] Non si può trascurare di paragonare ciò che dice il cardinale Arns sullanouvelle théologie, con i passi dell’articolo del Cardinale Kasper nell’Osservatore Romano del 12 aprile, fonte inesauribile di suggerimenti per l’esame del Concilio. Vi si legge che la grande maggioranza dei Padri conciliari abbracciò l’ottimismo dell’aggiornamento di Giovanni XXIII, e “Volle cogliere le richieste dei movimenti di rinnovamento biblico, liturgico, patristico, pastorale ed ecumenico, sorti tra le due guerre mondiali”. Ora, i testi del Cardinale Arns prima citati mostrano il male noto a tutti gli studiosi della materia, e da nessuno negato: che il principale di questi movimenti tra le due guerre fu la nouvelle théologie, condannata da Pio XII.
10] In quest’articolo del Cardinale Kasper si legge anche che la maggioranza dei Padri conciliari, accogliendo le “richieste” dei detti movimenti di rinnovamento, hanno voluto “entrare in dialogo con la cultura moderna”, cosa che costituì “il progetto di una modernizzazione che non voleva e neanche poteva essere modernismo”. Ora, è anche noto e incontestato, alla luce della Tradizione cattolica, che la nouvelle théologie non è nient’altro che una delle versioni del modernismo. Che è ciò che dimostra l’illustre Padre Garrigou-Lagrange nel testo sul concetto modernista di verità trascritto nel precedente articolo di questo sito (4), in cui è chiaro che la nouvelle théologie “ridonda nello stesso modernismo”. Pertanto, il cosiddetto “progetto di una modernizzazione” del Concilio, riferito con viva approvazione dal Cardinale Kasper, è pieno modernismo.
Dei cinque citati Porporati
11] Il padre gesuita francese Jean Guénolé Louis Marie Daniélou (1905-1974) fu un perito conciliare, creato Cardinale da Paolo VI nel 1969.
12] Il padre francescano brasiliano Paulo Evaristo Arns è nato nel 1921. È Arcivescovo emerito di San Paolo. Fu elevato al cardinalato nel 1973, da Papa Paolo VI.
13] Il padre gesuita francese Henri de Lubac (1896-1991) diffuse le sue nuove dottrine già prima della seconda guerra mondiale. La sua attività didattica venne limitata da Roma alla vigilia della pubblicazione dell’Enciclica Humani Generis, con in seguito più gravi sanzioni. Sotto Giovanni XXIII, fu un perito nella preparazione del Vaticano II, e poi perito conciliare. Fu elevato al cardinalato da Giovanni Paolo II nel 1983. Papa Francesco lo considera come uno dei suoi pensatori francesi contemporanei prediletti (5).
14] Il padre domenicano francese Yves Congar (1904-1995) difese, subito dopo la seconda guerra mondiale, le nuove dottrine sull’ecumenismo, sulla collegialità e su altre materie, cosa che indusse il Vaticano, nel 1947, ad imporgli delle restrizioni nella sua attività di docente. Il suo libro “Vera e falsa riforma nella Chiesa”, fu proibito da Roma nel 1952. Fu rimosso dall’insegnamento nel 1954. Nel 1960, Giovanni XXIII lo invitò come perito nella commissione teologica preparatoria del Vaticano II. Fu poi perito conciliare. Dal 1969 al 1985 fece parte della Commissione Teologica Internazionale. Fu nominato cardinale nel 1994 da Giovanni Paolo II.
15] Il sacerdote Walter Kasper nacque in Germania nel 1933. Fu assistente di Hans Küng. Giovanni Paolo II lo nominò Vescovo di Rottenburg-Stoccarda nel 1989 e cardinale nel 2001. Nel 2010 sono state accettate le sue dimissioni per limiti d’età.
Nouvelle théologie e Vaticano II
16] La profonda influenza della nouvelle théologie sul Concilio Vaticano II è pacificamente ammessa dagli autori. Jurgen Mettepenningen, per esempio, della Facoltà di Teologia e Studi Religiosi dell’Università Cattolica di Lovanio, i cui lavori sull’argomento, di orientamento progressista, hanno avuto ampia diffusione internazionale, dichiara: “Nouvelle théologie (…) era il nome di uno dei movimenti più dinamici ed affascinanti della teologia cattolica nel XX secolo. Quantunque inizialmente condannata da Papa Pio XII nel 1946, e più tardi nella sua Enciclica Humani generis del 1950, è diventata influente nella preparazione del Concilio Vaticano II”. Questo testo si trova in un libro il cui titolo parla già da sé, indicando che la nouvelle théologie è erede del modernismo e precursore del Vaticano II: “Nouvelle Théologie - New Theology - Inheritor of Modernism, Precursor of Vatican II” (6).
17] Il ruolo dei periti della nouvelle théologie in Concilio è stato decisivo, specialmente quello del Padre Congar. Secondo la rivista progressista franceseInformations Catholiques Internationales, “egli ha ispirato direttamente dieci dei sedici testi” (7).
18] L’eminente storico Roberto de Mattei scrive che, nel suo diario, “Congar ha rivendicato la paternità della redazione parziale o totale di molti documenti: Lumen Gentium, De Revelatione, De ecumenismo, Dichiarazione sulle Religioni non cristiane, Schema XIII [Gaudium et spes], De Missionibus, De Libertate religiosa, De presbyteris” (8).
La tecnica per niente scolastica delle insinuazioni e dei silenzi favorenti l’eresia
19] Don José Francisco Hernández Medina, E.P., ha pubblicato un articolo intitolato “La nouvelle théologie” (9), in cui conferma pienamente il quadro generale dei fatti qui riportati. Il lavoro, con le gravi insinuazioni e i silenzi che privilegiano la nouvelle théologie, è qui analizzato perché caratterizza bene la posizione di molti che, mantenendo le apparenze di fedeltà alla sana dottrina, vogliono entrare in sintonia con il modernismo dominante.
20] Don Hernández Medina scrive che: “il periodo tra le due grandi guerre, in Francia e anche in Germania, fu contrassegnato da un notevole sviluppo della teologia, in particolare cattolica.” Se è sorprendente questo accenno al fatto che ci sarebbe stato un “notevole sviluppo” della teologia non cattolica, lo stupore cresce quando si legge, poco dopo, che “la crisi modernista e la pubblicazione dell’Enciclica Pascendi (…) ‘imporranno’, per così dire, la ‘riforma della teologia’”, così da “‘rinnovare la teologia’ dopo la crisi modernista, cercando di superare la dialettica, la storia e il dogma, ‘dialogando’ con la scienza, in continuità con la teologia classica”. In questo passo, l’autore insinua che la nouvelle théologie sarebbe in continuità con la Tradizione, cioè con la “teologia classica”; ora è chiaro che tanto lanouvelle théologie quanto il Concilio con le sue novità e il cosiddetto post-Concilio, non si collocano in continuità con la Tradizione (10).
21] Più avanti si legge che “la prima reazione degli organi ecclesiastici nei confronti di questa nuova teologia fu di considerarla semimodernista, tendente al relativismo filosofico e dogmatico e al soggettivismo, in nome dell’esperienza religiosa”. Don Hernández Medina racconta - sempre evitando di emettere qualsiasi censura - che il Padre Chenu, O.P., altro grande esponente della nouvelle théologie, si lamentò in questo modo della condanna di Pio XII contro di essa: “Al nostro piccolo gruppo di lavoro non restò altro da fare che chiudere i battenti”. E informa anche che il Padre Chenu registrò il soffocamento dei suoi sostenitori, dicendo “l’atmosfera che era diventata irrespirabile”; e che solo con Giovanni XXIII la nouvelle théologie tornò a sentire l’aria ossigenata. Dice Don Hernández Medina: “Con l’ascesa di Angelo Roncalli al Soglio Pontificio (1958-1963), molte cose cambiarono”, e cita quindi il Padre Congar: “Giovanni XXIII, in meno di alcune settimane, e poi col Concilio, creò un nuovo clima ecclesiale. L’apertura maggiore venne dall’alto. Ad un tratto, le forze di rinnovamento che avevano avuto difficoltà a manifestarsi apertamente, ora poterono svilupparsi”.
22] Si noti che l’autore non accusa la nouvelle théologie di eterodossia, come sarebbe obbligato a fare un teologo cattolico. E nemmeno accenna alla minima censura su di essa. E, coerente con se stesso, Don non loda neanche i comportamenti zelanti di San Pio X e Pio XII che condannarono gli errori di cui è impregnata la nouvelle théologie. Dice solo che, dopo le accuse della “prima reazione” degli organi ecclesiastici (o della Santa Sede?), “molte cose cambiarono” con Giovanni XXIII e il Concilio. Inoltre, le citazioni senza riserva di Padre Congar e di Padre Chenu, permettono di scorgere quanto meno la larvata simpatia per il “nuovo clima ecclesiale” e per l’“apertura” venuta dall’alto, che infine liberò le “forze di rinnovamento” della nouvelle théologie.
23] Dall’insieme del sibillino articolo, carico di silenzi tristemente eloquenti, il lettore coglie l’impressione di come l’autore si allontani dalla chiara posizione di Pio XII e ammetta che la nouvelle théologie non sia semimodernista, e che quindi la sua condanna da parte della Santa Sede sarebbe stata il risultato di un equivoco, successivamente corretto da Giovanni XXIII e dal Concilio.
24] Qui mi permetto di ripetere che questo articolo di Don Hernández Medina riveste uno speciale interesse perché dimostra dove giungano certi ambienti in origine chiaramente antimodernisti, che però non hanno saputo resistere alla tentazione di aderire al Vaticano II. Non rinnegano esplicitamente le loro precedenti posizioni, fondate su San Pio X e Pio XII - forse perché le loro basi non lo permettono. All’interno della contraddizione intrinseca all’orientamento che hanno abbracciato, è logicamente inevitabile che adottino un linguaggio non scolastico, scivoloso, in sintonia con la nouvelle théologie, carico di ambiguità, insinuazioni e strani silenzi. I loro testi, che favoriscono chiaramente le cattive dottrine, sottopongono molti cattolici alla tentazione deltrasbordo ideologico inavvertito (11) in direzione del vortice modernista che oggi attrae tutti.
Conclusione: il modernismo trionfante
25] I fatti qui esposti mettono in rilievo le dimensioni apocalittiche dell’infiltrazione del modernismo in ambito cattolico, anche in seno all’alta gerarchia, così come la sua sorprendente promozione nel corso di più di mezzo secolo. Di fronte a questo, il fedele non può rimanere in silenzio, secondo quanto insegna Dom Guéranger: “Quando il pastore diventa lupo, è al gregge che, in primo luogo, tocca difendersi. Normalmente, senza dubbio, la dottrina discende dai Vescovi al popolo fedele, e i sudditi, in materia di fede, non devono giudicare i loro capi. Ma nel tesoro della rivelazione vi sono dei punti essenziali che ogni cristiano, in forza del suo titolo di cristiano, deve necessariamente conoscere e obbligatoriamente difendere. Il principio non cambia, che si tratti di fede o di procedura, di morale o di dogma. […] I veri fedeli sono quegli uomini che, in tali circostanze, traggono dal loro Battesimo l’ispirazione per una linea di condotta; non i pusillanimi” (12).
26] Nello stato di estrema confusione dottrinale dei giorni nostri, che la Madonna delle Vittorie conceda ai “veri fedeli” di cui parla Dom Guéranger, le Sue più elette grazie di discernimento soprannaturale, affinché essi possano difendersi dal modernismo trionfante e lottare contro di esso.
NOTE
1 - Si veda in questo sito Bonum Certamen l’articolo “Da qualificação teológica extrínseca do Vaticano II” [Della qualificazione teologica estrinseca del Vaticano II], del 29.06.2013.
2 - Si veda in questo sito Bonum Certamen l’articolo “Sentir com a Igreja é sentir com o Vaticano II?” [Sentire con la Chiesa è sentire col Vaticano II?], del 02.09.2013.
3 - Edizioni Sextante, São Paulo, 2001, 480 pp.
4 - Si veda in questo sito Bonum Certamen il punto 15 dell’articolo “Sentir com a Igreja é sentir com o Vaticano II?” [Sentire con la Chiesa è sentire col Vaticano II?], del 02.09.2013.
5 - Cfr. La Civiltà Cattolica nº 3918, anno 164, 19.09.2013, Intervista a Papa Francesco, pp. 449/477.
6 - T&T Clark, London/New York, 2010.
7 - N. 336 - May 15, 1969, p. 9.
8 - “Il Concilio Vaticano II, Una Storia mai scritta”, Lindau, Torino, 2010, p. 522.
9 - Hernández Medina, José Francisco, La «Nouvelle Théologie», Università Gregoriana, del 17.10.2009 in http://presbiteros.arautos.org/2009/10/la-nouvelle-theologie/, in italiano.
10 - Si veda in questo sito Bonum Certamen l’articolo “Sentir com a Igreja é sentir com o Vaticano II?” [Sentire con la Chiesa è sentire col Vaticano II?], del 02.09.2013.
11 - Cfr. Plinio Corrêa de Oliveira, “Baldeação Ideológica Inadvertida e Diálogo” [Trasbordo Ideologico Inavvertito e Dialogo], in Catolicismo, nn. 178/179, ott-nov/1965, Campos/RJ, Brasil.
12 - Dom Prosper Guéranger, “L'année liturgique, Le temps de la Septuagésime, fête de Saint Cyrille d’Alexandrie” [L’anno liturgico, Tempo di Settuagesima, Festa di San Cirillo d’Alessandria], p. 321.
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