Contr’ordine, fedeli!
La Sala Stampa della Santa Sede ha diramato un comunicato con cui si rende noto che, da ieri 15 novembre 2013, tanto l’intervista del Papa concessa al sig. Eugenio Scalfari, che la lettera inviata dall’emerito pontefice cardinal Ratzinger al professor Piergiorgio Odifreddi, ateo e propagandista di ateismo, sono state cancellate dal sito della santa Sede (www.vatican.va). Padre Federico Lombardi adduce cause precise quali, ad esempio, nel caso della pubblicazione dell’intervista, la mancata revisione del testo e la conseguente distorsione di talune affermazioni che hanno creato disorientamento nell’opinione cattolica.
Il testo pubblicato sul quotidiano La Repubblica “è attendibile nel suo senso generale ma non nelle singole formulazioni virgolettate, non essendo stato rivisto parola per parola”.
In un’istituzione ove si passano al setaccio anche i pensieri della domestica che passa lo straccio nei corridoi, sembra veramente una barzelletta questa ammissione che non depone certo a favore di taluni ufficii e dei collaboratori del Papa, lasciando trasparire un clima di superficialità e, nel contempo, un’arrampicata sugli specchi quella di Padre Lombardi il quale ammette perché “si sia aspettato tanto per fare una messa a punto della natura di quel testo avrebbe evitato molti fraintendimenti sul pensiero e sulle intenzioni del Papa”.
Altro indizio di incapacità, se così possiamo dire, per non alludere alla presa di coscienza dei danni provocati.
Siffatta spiegazione, tirata con l’elastico della diplomazia e con un pizzico di rossore, potrebbe anche essere accolta ma non nel caso della lettera, scritta personalmente da Ratzinger e, pari pari pubblicata. Anch’essa manipolata, anch’essa con i virgolettati fuori posto? Anch’essa causa di fraintendimenti? Che il quotidiano La Repubblica non sia uno stinco di santo dell’informazione lo sanno anche i sassi, ma che, a distanza di settimane ci si venga a dire che i testi d’entrambi i documenti erano stati non correttamente “virgolettati”, ci sembra l’ammissione di una caduta di stile quanto meno, se non la prova che, nelle sacre stanze, comincia a farsi strada la convinzione che, forse, si sta osando troppo con quest’esposizione mediatica e con questo parlare a braccio. Ma ciò che deprime in tutta questa vicenda è la conclusione dialettica con cui padre Lombardi tenta di definire l’intera intervista papale, e la lettera di Ratzinger, come l’espressione del pensiero personale del papa che, in tal contesto, non fa magistero. Inaudito e paradossale!
Cosicché abbiamo il sommo pastore che, quando afferma in privato che la nozione di bene e di male cade sotto il dominio della coscienza individuale, con ciò rimuovendo la legge eterna di Dio, che quando afferma che non esiste un Dio cattolico, che quando definisce l’evangelizzazione una sciocchezza, afferma una sua opinione, personale e priva di efficacia didattica e pedagogica universale. Vorremmo domandare al capo della Sala Stampa: ma se è questo il suo pensiero – e abbiamo citato tre soli esempio di tutta l’intervista – crede che, in un’enciclica potrebbe smentirsi? Se lo facesse avremmo il sentore del puzzo di doppio gioco.
Come potremmo prestare obbedienza a chi, nel segreto d’una amichevole conversazione dice una cosa ribaltandola, poi, in pubblico? Siamo arrivati ai “fuori onda” che, ci si permetta di dirlo, sono i momenti in cui si dice la verità. Non crede allora, padre Lombardi, che ne va della credibilità intera del Papa? Non ci risulta che Cristo usasse due stili di insegnamento, uno privato connotato di un certo pensiero e uno pubblico del tutto opposto.
La realtà è che, avendo preso coscienza del disorientamento provocato e della massiccia e dura critica levatasi da tutto l’orbe cattolico, gli uffici vaticani hanno pensato bene di abborracciare una scusa da affidare alla Sala Stampa. Ma le conseguenze di questi incidenti sono gravi e si spera che, educati da questa lezione, ci si attenga a una più e sobria esposizione mediatica e si prenda cura del gregge di Cristo affinché nessuna pecorella,affidata al Pastore, vada perduta.
Santità: se proprio non intende limitare l’uso dei massmedia, segua almeno il monito di Cristo – Il vostro parlare sia Si Si No No, ciò che è in più vien dal maligno - ( Mt. 5, 37 ), si attenga a questo, segua la virtù della prudenza e vedrà che non ci sarà più bisogno di rettifiche o di cancellazioni.
Il testo pubblicato sul quotidiano La Repubblica “è attendibile nel suo senso generale ma non nelle singole formulazioni virgolettate, non essendo stato rivisto parola per parola”.
In un’istituzione ove si passano al setaccio anche i pensieri della domestica che passa lo straccio nei corridoi, sembra veramente una barzelletta questa ammissione che non depone certo a favore di taluni ufficii e dei collaboratori del Papa, lasciando trasparire un clima di superficialità e, nel contempo, un’arrampicata sugli specchi quella di Padre Lombardi il quale ammette perché “si sia aspettato tanto per fare una messa a punto della natura di quel testo avrebbe evitato molti fraintendimenti sul pensiero e sulle intenzioni del Papa”.
Altro indizio di incapacità, se così possiamo dire, per non alludere alla presa di coscienza dei danni provocati.
Siffatta spiegazione, tirata con l’elastico della diplomazia e con un pizzico di rossore, potrebbe anche essere accolta ma non nel caso della lettera, scritta personalmente da Ratzinger e, pari pari pubblicata. Anch’essa manipolata, anch’essa con i virgolettati fuori posto? Anch’essa causa di fraintendimenti? Che il quotidiano La Repubblica non sia uno stinco di santo dell’informazione lo sanno anche i sassi, ma che, a distanza di settimane ci si venga a dire che i testi d’entrambi i documenti erano stati non correttamente “virgolettati”, ci sembra l’ammissione di una caduta di stile quanto meno, se non la prova che, nelle sacre stanze, comincia a farsi strada la convinzione che, forse, si sta osando troppo con quest’esposizione mediatica e con questo parlare a braccio. Ma ciò che deprime in tutta questa vicenda è la conclusione dialettica con cui padre Lombardi tenta di definire l’intera intervista papale, e la lettera di Ratzinger, come l’espressione del pensiero personale del papa che, in tal contesto, non fa magistero. Inaudito e paradossale!
Cosicché abbiamo il sommo pastore che, quando afferma in privato che la nozione di bene e di male cade sotto il dominio della coscienza individuale, con ciò rimuovendo la legge eterna di Dio, che quando afferma che non esiste un Dio cattolico, che quando definisce l’evangelizzazione una sciocchezza, afferma una sua opinione, personale e priva di efficacia didattica e pedagogica universale. Vorremmo domandare al capo della Sala Stampa: ma se è questo il suo pensiero – e abbiamo citato tre soli esempio di tutta l’intervista – crede che, in un’enciclica potrebbe smentirsi? Se lo facesse avremmo il sentore del puzzo di doppio gioco.
Come potremmo prestare obbedienza a chi, nel segreto d’una amichevole conversazione dice una cosa ribaltandola, poi, in pubblico? Siamo arrivati ai “fuori onda” che, ci si permetta di dirlo, sono i momenti in cui si dice la verità. Non crede allora, padre Lombardi, che ne va della credibilità intera del Papa? Non ci risulta che Cristo usasse due stili di insegnamento, uno privato connotato di un certo pensiero e uno pubblico del tutto opposto.
La realtà è che, avendo preso coscienza del disorientamento provocato e della massiccia e dura critica levatasi da tutto l’orbe cattolico, gli uffici vaticani hanno pensato bene di abborracciare una scusa da affidare alla Sala Stampa. Ma le conseguenze di questi incidenti sono gravi e si spera che, educati da questa lezione, ci si attenga a una più e sobria esposizione mediatica e si prenda cura del gregge di Cristo affinché nessuna pecorella,affidata al Pastore, vada perduta.
Santità: se proprio non intende limitare l’uso dei massmedia, segua almeno il monito di Cristo – Il vostro parlare sia Si Si No No, ciò che è in più vien dal maligno - ( Mt. 5, 37 ), si attenga a questo, segua la virtù della prudenza e vedrà che non ci sarà più bisogno di rettifiche o di cancellazioni.
di L. P.
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