L’APOSTOLATO IGNARO DELLA CONTROSEMINA
Mentre, bambinello, mi preparavo alla prima comunione, un ragazzaccio che abitava nel mio palazzo mi persuase a seguirlo nell’avventuroso bagno nel fiume contiguo alla mia città. Dopo qualche giorno comparve l’itterizia e la mia nonna materna mi condusse, per curarmi, in un sobborgo miserabile della città dove fui sottoposto a riti che, con sbigottimento, io riconobbi subito come superstiziosi, proibiti dal catechismo che frequentavo. Così scoprii il paganesimo nella cristianità.
Subito dopo, col ritorno di mio padre dalla guerra di Spagna, aprii gli occhi sulla potenza dell’anticristianesimo che osava fucilare Gesù Cristo nelle pubbliche piazze, mentre mi ero fatta l’idea che l’Europa fosse cristiana.
Ma quale fu il mio stupore di quindicenne quando mi imbattei in squadracce notturne che cantavano “stornelli” blasfemi (irriferibili).
Cominciai a farmi una ragione di questi lampeggiamenti dopo la guerra, al ginnasio e al liceo. Imparai che solo al tempo di Carlo Magno l’evangelizzazione d’Italia era stata completata, che in pieno Medio Evo il paganesimo furoreggiava non solo fra gli universitari, ma anche fra i cortigiani dei re e degli imperatori, anzi che c’era stata una rinascenza pagana anche 4-500 anni prima e che Copernico e Galilei rievocavano la teologia solare del tempo antico, per non dir nulla dell’imperversare delle streghe, dell’uso ecclesiastico degli esorcismi e del culto della Dea Ragione installato e incensato a Notre Dame durante la rivoluzione francese.
Negli studi successivi mi resi conto della drammatica attualità della parabola evangelica relativa alla contro semina operata dall’inimicus homo nel campo di Dio.
Molto tardi capii che nell’Ottocento idee pagane, superstiziose e immanentiste, furono largamente seminate sia tra gli idealisti che tra i positivisti, sotto influsso massonico, cabalista e orientalista, aprendosi varchi perfino in ambiente cattolico. L’occultismo, con le sue superstizioni e riti, entrò tra le file dei progressisti, dei rivoluzionari, degli anarchici e perfino dei cosiddetti tradizionalisti. Esso invase, fin dai suoi inizi, la psicanalisi.
Questi influssi furono sfacciatamente sbandierati tra i nuovi movimenti artistici del Novecento (dada e futurismo) ed erano l’anima della loggia di Gropius e del falso spiritualismo di Kandinskij.
Spiritismo, teosofia, antroposofia contaminarono tanti fino a diventare mode. E’ comprovato che anche il modernismo ecclesiastico (illusoriamente stroncato da San Pio X) era connesso con l’occultismo.
In Italia un capo liberale come Giovanni Amendola (alla fine convertitosi alla fede cattolica e morto coi sacramenti) ne fu contaminato; un capo interventista del combattentismo nazionalista come Gabriele d’Annunzio, esaltatore esplicito del paganesimo anticristiano (probabilmente avviatosi anch’egli sulla via del prodigo saziatosi delle ghiande) ne era intriso; anche tra i fondatori dei fasci, molti erano neopagani, occultisti e massoni (anche se poi vari di essi si convertirono).
Di grave ammonimento per la pastorale del secolo XXI è la contro semina tentata all’interno del fascismo mentr’esso era al potere.
I quadrumviri che guidarono la famosa “marcia su Roma” del 1922 erano massoni e la stessa organizzazione della marcia fu appoggiata da uno dei due rami della massoneria (la quale, ricordiamolo è scuola di esoterismo che attinge al di fuori del cristianesimo).
E’ vero che nel 1925 Mussolini sciolse quasi tutte le organizzazioni massoniche (dando così un duro colpo all’infiltrazione in atto della massoneria nelle strutture fasciste), però tutti sanno che uomini di vertice della massoneria restarono in contatto coi vertici fascisti, al fine di indurli ad accogliere l’ispirazione non cristiana, bensì immanentistica e pagana.
Certamente con i Patti del Laterano (1929) il regime, ufficialmente, scelse la Religione Cattolica come religione di Stato, ma i circoli iniziatici esoterici neopagani non desistettero coi libri e riviste, col loro odio anticristiano, dal tentativo di influenzare il Regime stravolgendone l’impegno religioso e culturale in senso naturalistico e pagano, pitagorico, iranico, tantrico, e diffondendo un’ermeneutica storica che faceva apparire il cristianesimo come estraneo e alienante dalla tradizione patria.
Non c’è alcun dubbio che tali circoli esoterici, nonostante la opposizione cattolica, per lo più piuttosto debole, si siano radicati in vari regioni, da nord a sud, della penisola. Il personaggio di maggior rilievo in quest’opera di penetrazione fu J. Evola (in contatto con capi massoni, con Guenon e poi con capi steineriani), che trovò perfino il modo di appoggiare il regime nella politica razzista. La sua capacità di aggancio e semina si consta specialmente nel suo rapporto con Giuseppe Bottai, uno tra i principali esponenti del fascismo. Evola e Bottai si erano conosciuti durante la prima guerra mondiale, appartenendo allo stesso reparto. Proprio in quel periodo Bottai si convertì alla Chiesa Cattolica, ma il pagano Evola agganciò l’amico nel periodo delle leggi razziali inducendolo ad accettare per la rivista “Critica Fascista” articoli giustificativi del razzismo con argomenti pagani che provocarono la reazione cattolica, costringendo il direttore al loro ripudio.
Evola continuò la sua semina anche dopo il 1945, i suoi libri furono ampiamente diffusi, e lo sono tuttora, specialmente tra la gioventù della cosiddetta destra nazionale, anzi ancor oggi ci sono edizioni, librerie e perfino circoli di quell’ambiente che si definirono pagani, spregiatori del cristianesimo e esaltatori degli dei antichi. Purtroppo i cattolici del dopoguerra hanno evitato ogni confronto serio con quegli ambienti i quali, secondo me, si sono resi disponibili ad un influsso “superiore”, che è propriamente diabolico. Ma il silenzio cattolico diventa ora inescusabile, perché copre i nuovi e più potenti pagani affermatisi dopo il 1945 con l’appoggio dei vincitori bellici.
L’iniziatore di questo malvagio influsso è stato il banchiere esoterista Raffaele Mattioli, in rapporto, durante la guerra, col nemico esterno e con i partigiani azionisti, Parri e La Malfa. Mattioli stabilì tempestivamente un rapporto con l’ebreo Ernst Bernarth e costui si servì dell’ebreo B. Bazlen per accreditare in Italia la psicanalisi. In questo circolo entrò Roberto Calasso, apertamente neopagano. Costui irretì Adriano Olivetti e il suo movimento, ma anche i falsi mistici Ceronetti, Zolla, Quinzio, Severino, Cacciari. Una pleiade di editrici e di riviste fa da corona al neopagano Calasso che da decenni moltiplica la contro semina tra i cristiani italiani senza che i Vescovi, i parroci, le università cattoliche e pontificie romane se ne siano accorti.
Gli evangelizzatori ignorano l’inimicus homo che semina instancabilmente, essi predicano, anzi, l’urgenza di “abbattere i bastioni”, si credono invincibili mostrandosi sentimentali e perdonisti a scatola chiusa.
Ennio Innocenti
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